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Giorgio Lanzani

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Giorgio Lanzani

Giorgio Lanzani (Milano, 1948)… La sua musica si può scaricare dal sito ufficiale
www.lanzani.com, così come dall’interessantissimo www.free-art.org E l’ascolto diretto della sua produzione musicale potrà senz’altro dirla più lunga di quanto non riuscirò a delinearne io a introduzione di un’intervista. Qui, a me preme saperne invece un po’ di più del musicista, oltre alle già disponibili in rete presentazioni, essenziali note biografiche d’uopo e d’accompagno. Sono davanti a un’artista poliedrico, con un che di ineffabile e un passato di italico (rock) blues, vicino a quello "filologicamente corretto" dei Roberto Ciotti e Treves Blues Band, per intenderci, ma più da cantautore che questi. Negli Ottanta, Lanzani suonava quindi proprie canzoni con formazioni come la City Band ed altri progetti denominati Parsifal e Lanzani Band. Poi, nel mezzo dei Novanta la svolta: il nostro ha iniziato a proporsi in veste di autore di musica sacra e (neo)classica.
Dall’enciclopedia libera on line Wikipedia (che merita il plauso di integrare, ampliare per tempi e visuali i limiti ufficial-cartacei di Garzantine e Treccani) apprendo che è nato a Milano nel 1948, che attualmente vive dalle parti di Venezia ed è un compositore di musica sacra, con la quale ha debuttato nel 1996 presentando un’Ave Maria per coro polifonico, che nel 2003 ha composto un concerto per pianoforte e orchestra e che sta ora lavorando alla composizione delle musiche per l’opera lirica dell’Amleto.

Ciao Giorgio… Anzitutto complimenti per il tuo sito e per Free-Art… C’è davvero molta, molta sostanza. Vuoi farne una presentazione?

A un certo punto della mia vita ho sentito il bisogno di mettere ordine in tutta la mia produzione creativa e così grazie ad Internet ho potuto inserire nelle pagine elettroniche la mia musica e le altre produzioni realizzate in tanti anni di lavoro creativo. Fatto questo ho pensato anche agli altri e così è nata Free art ,uno spazio per altri che come me, producono cultura.

Dalle origini cantautorali blueslike sei passato più di recente a comporre musica classica e sacra. A cosa devi questo notevole cambiamento di genere?

Il discorso è lungo, bisognerebbe leggere la Sindrome della rondine per capire. Diciamo che l’isolamento da un lato, il vivere in piccoli paesi dove non ho referenti e poi il congedo brusco e brutale dal mio lavoro, dall’insegnamento nelle scuole dal quale sono stato cacciato proprio per la mia creatività e per l’invidia che essa suscitava in alcuni ha fatto sì che mi sia rivolto verso un terreno più alto, dove la materia e i limiti dell’umano non possano toccarmi e l’ho trovato nella polifonia e nella composizione sacra. Questo non vuol dire che non m piacciano più il blues o il jazz o il rock che adoro.

Come ben sai, le mie domande non sono mai – diciamo – succinte. Quindi perdonami fin d’ora. Ho scaricato un po’ della tua musica dal tuo sito. Anzitutto i brani di musica sacra in versione computer music. Le voci sintetiche, che cantano le parole dei testi, che hai elaborato con il computer, mi hanno rievocato i primi esperimenti di Homer Dudley, che nel 1939 inventò l’antenato del vocoder, il Voder. Con esso per la prima volta nessuna voce umana entrava nella procedura di produzione di parole da parte di una macchina. La commistione di musica sacra di antica foggia e di voce sintetica fa davvero effetto e, secondo me, ti ritaglia anche un posto nel genere elettronico. Anzitutto, quando hai cominciato a suonare e comporre, quali strumenti suoni e insegni?

Ho iniziato a suonare nel ’62 e immediatamente a comporre. Mia madre è maestra di piano e ho fatto con lei una sola lezione. Poi l’ho rifiutata .Così con Rosalia Dell’Acqua e con Leonardo Colonna. Ho imparato a suonare da solo a orecchio. Ho fatto poi alcuni tentativi con altri insegnanti ma ho sempre fatto una sola lezione, tranne che con due eccezioni: Amendola e Tonon. Ma direi che nel complesso il frutto del mio lavoro è quasi esclusivamente merito o demerito mio. Comporre per me è istintivo e viene da sé: appena imparo una cosa la rifaccio a modo mio e poi tento di farne una diversa, che sia solo mia.

Le tue composizioni sono anche eseguite in concerto da normali cantanti e strumentazioni acustiche. Se ne può reperire delle registrazioni? Le tue competenze di computer music mi sembrano molto elevate, ma la classica suonata interamente da un computer non renderà mai giustizia a una composizione, se questa è stata pensata per strumenti musicali veri. Diventa altro, una delle tante possibilità di gioco e sperimentazione, come ben sapeva Frank Zappa quando scoprì il suo omonimo siciliano del ‘700 Francesco Zappa, facendo suonare in automatico non-umano quelle barocche partiture per computer e suoni sintetici di Synclavier.

Il computer sostituirà in pieno qualsiasi concertista nelle registrazioni., mentre continuerà ad esistere la musica suonata dal vivo da esseri umani, così come esistono corse a piedi e corse con la Ferrari o con gli aeroplani. In realtà quando un suono viene registrato in digitale con la possibilità che si ha di rielaborare il suono nota per nota è chiaro che una registrazione digitale del computer sarà meglio di una dal vivo o in sala di registrazione, naturalmente eleborata da un artista.. Questo quando però i suoni di cui il computer dispone saranno di pari livello rispetto a quelli reali, cosa che per ora non è, specialmente per gli archi violini viole in particolare e per alcuni strumenti a fiato.
Per quanto riguarda le mie composizioni esistono registrazioni dal vivo di cui posso fornire copia su cd o su cassetta o file mp3, ma non esistono registrazioni di etichette discografiche se non dell’Ave Maria di cui esiste una registrazione in Giappone, ma che non ho mai potuto reperire.

Che definizione personale dai tu oggi all’etichetta musica sacra? La musica sacra varia moltissimo da un luogo all’altro della Terra. E’ sacro il canto gregoriano e lo Stabat Mater di Pergolesi, ma anche il gospel o lo spiritual, il canto profondo dello sciamano di Tuva, i canti e le danze rituali e inebrianti dei Maori, un raga poorvi di ispirazione alla preghiera per sitar, tampur e tablas, il didjeridoo dei nativi australiani. i tamburi di cerimonie primitive africane, l’elettronica di un Kyrie Eleison di Florian Fricke… Battiato docet.

Dare una definizione di musica sacra è di per sé riduttivo, le definizioni tendono sempre a ridurre il campo per mettere a fuoco, meglio lasciare l’oggetto nell’indefinito.

"Veni Sancte Spiritus" sembra scaturita dalla vena ispirata e ieratica di Juri Camisasca. "Seguirò" potrebbe entrare nel repertorio di Battiato. Verso quali compositori antichi e contemporanei ti senti debitore di formazione e ispirazione? Quali i maestri di musica, di fatto e spirituali?

Per quanto riguarda Camisasca non lo conosco, Battiato mi piace ma non lo considero un mio maestro, la mia formazione è nata grazie al fatto che a mio padre la musica classica non interessava e così sono stato io ad accompagnare mia madre dagli otto anni in poi alla Scala e al Conservatorio ad ascoltare opere e concerti. A volte morivo di noia, non capivo, Wagner mi faceva morire, portavo la radiolina con l’auricolare… ma poi Nureiev e la Fracci o certe melodie verdiane mi sono rimaste dentro eccome. I miei maestri di musica sono tanti, impossibile citarne alcuni senza far torto ad altri: per stringere al massimo diciamo che nell’ultimo periodo mi sono orientato verso Beethoven per il concerto per piano e orchestra, ma che ultimamente è Wagner il mio lume per quanto riguarda l’Amleto.

La tua musica classica si ispira a stili, epoche e compositori anche precisati, come nel caso di Mozart per il primo tempo del Concerto per pianoforte e orchestra. Da un tempo ad oggi, giungendo a dodecafonia, microtonalità, serialità, minimalismo, elettronica, improvvisazione, rumore e cacofonia… sembra che la cosiddetta musica classica, oggi ridefinita forse più propriamente musica seria o colta, con le finali estreme sperimentazioni avvenute sia ormai ridotta al silenzio dell’opera di fatto inesistente 0’00" di John Cage e a nessuna più possibile novità. Anni addietro ne parlavo con il compositore e organista Massimo Rizzuti: lui componeva al modo di Johann Sebastian Bach. Non capivo allora questa simulazione retroattiva, a parte una questione di gusto e passatempo personali. Oggi invece, che mi è quanto mai chiaro che non c’è veramente più niente di possibilmente nuovo sotto il sole… Hai mai cercato di pensare a qualcosa di ancora inespresso o di innovabile in musica? Pensi vi sia, a venire? Come lo immagini?

E’ stato l’argomento del mio ultimo esame di Storia della musica : la fine della creatività nella musica classica così come nel jazz: è il tema del mio lavoro un ritorno alla melodia e all’armonia del passato tagliando i rami secchi che sono certe stucchevoli ripetizioni o altre forme oggi incomprensibili: prendiamo un tavolino del seicento è chiaro che oggi è improponibile con le sue forme ampollose e ridanciane ma siamo sicuri che non sia più bello di un tavolo funzionale fatto con quattro pezzi di ferro ? Soprattutto siamo sicuri che non si possa ripartire di lì magari lasciando qualche intarsio per ritrovare il piacere di vedere un mobile che si lasci amare ? Così nella musica io mi rivolgo a Hendel a Vivaldi a Verdi a Wagner, a me le la cosiddetta musica classica contemporanea non ha mai interessato: solo noia.

La tua ultima composizione per organo liturgico, una "Marcia nuziale"… Mi ha sempre attratto la musica che io definisco "funzionale", cioè creata in precisa funzione di un qualcos’altro, di una qualunque specifica attività umana: dalle musichette di Jean Michel Jarre o Peter Gabriel per gli Swatch a quelle d’ambiente per le sale d’attesa di un aeroporto di Eno… Anzi, ne approfitto per chiederti se ti interessa inserire su Free-Art le mie 8 Satiesques per pianoforte, musiche fatte e finite di 25 secondi l’una che appositamente avevo composto per i messaggi della mia segreteria telefonica… La domanda è? In effetti non era una domanda… Ho divagato.

La tua era una piccola provocazione ho capito: risponderò così: spero che la prossima volta che ti sposi chiederai all’ organista di suonare quella musica per il tuo matrimonio…
Per quanto riguarda le tue musichette per segreteria telefonica ben vengano: mandamele.

Chiederò la tua "Marcia Nuziale", se solo mi deciderò una volta tanto al gran passo. Stai lavorando a un’opera lirica la quale, se ho capito bene, utilizzerà il testo integrale, tal quale, quindi non ridotto e adattato alla musica al modo di un librettista, dell’Amleto di Shakespeare. Vuoi farne qualche precisazione e anticipazione?

Ho tentato di ridurre il testo dell’Amleto ma è troppo bello , è impossibile tagliarlo se non in così piccole parti che non ne vale la pena. Non so se vivrò abbastanza per completare l’opera, ma la cosa non mi dissuade dal tentare, mi sono sempre piaciute le sfide, soprattutto quelle che faccio con me stesso.

La tua musica è accessibile solo su Internet o vi sono anche incisioni, una discografia passata, presente o futura?
In conclusione, un qualcosa che vuoi dire tu senza che io te lo domandi…

La mia musica è accessibile per ora solo su internet come ho detto sopra. In futuro non so, ma credo comunque che la mia musica durerà nel tempo e sarà capita più facilmente nel tempo a venire…

Grazie Giorgio… A’ suivre.

Davide Riccio

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