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Rituali

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RITUALI

Il Pipistrello, Sovrano delle Tenebre, volava attraverso il proprio regno. La città, di notte, era una necropoli di ombre. Infiniti muri di pietra aggregati in angoli assurdi. Tetti aguzzi e spigolosi, tesi a nascondere i vicoli alla vista della Luna. Ogni finestra sbarrata era la via verso misteri inquietanti. Ogni porta chiusa poteva condurre ad orrori indicibili. Un’ isolata lanterna a olio riusciva solo a solleticare le ombre, che si agitavano e si contorcevano come fiamme nere, assediando da ogni lato quella luce tremolante e sinistra. Una crepa in un muro era una breccia sull’ Oltretomba, una nera finestra senza imposte l’ orbita vuota di un teschio ghignante.  per questo che gli uomini, di notte, spariscono, lasciando le strade deserte. Nessuno pu¢ essere cos¡ coraggioso da avventurarsi nel labirinto dei vicoli tortuosi, mentre ogni alito di vento si trasforma nel respiro rantolante di uno spettro dal sudario di tenebre, in agguato nell’ oscurità gelida di un cancello o di un portone, con un pugnale di ghiaccio nascosto sotto le vesti…
Quanti incubi, quante angosce si affollano ogni giorno nelle vie di una città? Nelle tenebre essi si aggirano liberamente, rivestiti di forma fisica, ogni notte pi£ numerosi.
Ma il Pipistrello volava libero, superiore ai timori umani, Re della
Notte ammantato di ombre. E quella notte, come ogni notte, era notte di caccia. Ragni ed insetti si annidavano nei pi£ segreti recessi di quei vicoli oscuri, e il Pipistrello lanciava il suo grido inaudibile, per accecare di follia le loro deboli menti e farli fuggire allo scoperto. Le sue nere ali fendevano le Tenebre come una lama, mentre si lanciava in picchiata e risaliva, con una preda ancora viva conficcata nelle zanne.
Una falce di Luna, rossa come il sangue, osservava tutto questo sbirciando tra gli angoli dei tetti, e tra le guglie cariche di Demoni di pietra della Cattedrale. La grande Cattedrale che si slanciava verso l’ alto fendendo il Buio in due abissi gemelli, separati dall’
Ombra.

Il Pipistrello pendeva guardingo dalla cornice di una finestra, circondandosi di uno scudo di suoni, mentre si accingeva a divorare la sua vittima. Quando fu certo che nulla potesse avvicinarsi senza urtare il suo schermo e metterlo in allarme, inizi¢ a mangiare. Il carapace chitinoso dell’ insetto era gradevolmente croccante sotto i suoi denti aguzzi; la polpa all’ interno era dolce, zuccherina.
Distrattamente, osserv¢ la scena che i tremolii di una lucerna proiettavano sul muro di fronte a lui. Sagome di uomini armati che trasportavano di peso qualcosa o qualcuno, mentre un’ altra ombra li seguiva a breve distanza. E, di quest’ ultima ombra, il Pipistrello poteva sentire rimbombare, nel proprio spirito, il pianto segreto e i gemiti repressi.
I primi bagliori dell’ Aurora si mostrarono in lontananza.

Il Sole sorgeva. Sorgeva. La luce si riversava attraverso le infinite iridi delle innumerevoli vetrate policrome. Ben presto un’ impossibile alternanza di luce e tenebra invase ogni recesso delle immense navate, disegnando il profilo acuto degli archi e delle volte. Il Sole sorgeva nella Cattedrale! Ciascuno dei presenti ebbe un sussulto di meraviglia. Ma gli occhi di Leanan erano bagnati di lacrime.
La luce splendida dell’ Alba disegn¢ la nera sagoma di una grande croce. Poi, su quella croce, divenne evidente il contorno di un’ ombra pi£ scura, ornata di una rossa corona di fiamme liquide, gettata scompostamente sul capo. Era un uomo o un Demone? La sua pelle color ebano si confondeva con i vestiti di cuoio nero. Le orecchie appuntite di una Creatura della Notte, create per ascoltare la voce degli
Spiriti, spuntavano dalla sua testa, reclinata e ondeggiante come quella di chi si stia lentamente risvegliando da un sonno drogato.
Eppure, dai suoi polsi martoriati, fissati al legno della croce con molti giri di filo spinato, colava vero sangue.
La luce solare danz¢ sui suoi capelli e li fece risplendere di un fuoco rosso e meraviglioso, mille volte pi£ intenso di quello delle cento e pi£ fiaccole che, allineate nelle navate laterali, impallidivano fino a svanire, insignificanti al cospetto della sconvolgente magnificenza dell’ Alba.
Erano uomini a portare quelle torce. Sacerdoti e frati, dalle lunghe vesti candide, con i cappucci sollevati a mettere in ombra i visi, e
Doppie Croci ricamate in oro e in argento sul petto. Soldati e
Cavalieri Templari, dalle armature lucide e dalle spade sguainate, con
Doppie Croci tracciate in rosso scarlatto sulle sopravvesti bianche. E sul bianco di quelle vesti e sopravvesti, e sul metallo lucido delle corazze, il Sole tracciava milioni di minuscoli arcobaleni cangianti.
Le cento e pi£ voci di quei cento e pi£ uomini intonarono, all’ unisono, un gregoriano:

Ti amo, mio Dio, per il Cielo e la Terra.

Ti amo, mio Dio, pi£ degli occhi miei

E del mio cuore che batte.

Ti amo, mio Dio, nei miei cari fratelli

Che Tu hai creato, come creasti me.

Ti amo, mio Dio, perché perdoni i buoni,

E la Tua collera sradica il male,

E gli Inferi si spalancano per accogliere

I Demoni che ne sono sorti per Tua volontà,

Per mettere alla prova la nostra fede

E mostrarci la via verso la Vita Eterna.

Ma, nell’ ombra di un grande pilastro, sormontata da un’ arcata di altezza vertiginosa, Leanan giaceva in ginocchio, tenendosi il viso fra le mani, e piangeva.

Huriel l’ Inflessibile, Capo Inquisitore di Schneiderburg, avanzava nella navata centrale, verso il Demone d’ Ossidiana in croce. Si sentiva euforico. Un vero demone! Era il processo pi£ importante della sua vita. Mentalmente, passava in rassegna le formule convenzionali di interrogatorio, per scegliere le pi£ adatte all’ occasione. Si sorprese a chiedersi se era possibile torturare un demone come quello.
Il solo pensiero gli dava un piacere quasi sensuale. Comunque, sarebbe stato un lavoro difficile, nessun paragone con le solite streghe…
In quell’ istante, l’ Uomo Nero sulla croce raddrizz¢ la testa ciondolante, ed apr¡ gli occhi. Gli occhi! Le fiamme di tutti gli
Inferni Jewhsiti e pagani ardevano all’ interno di quelle orbite dal taglio felino. Fiamme che danzavano vorticosamente, come se volessero dilagare all’ Universo intero. Occhi che splendevano pi£ rossi delle torce e pi£ splendidi dell’ Alba. Occhi che offuscavano ogni luce terrena. Gli occhi di un Dio della Guerra pagano, risorto dall’
Inferno per cercare vendetta per se stesso e per i propri terribili fratelli. Ogni sacerdote e ogni guerriero nella Cattedrale rimase immobile a guardare quegli occhi, il canto si dissolse nel silenzio, come se non fosse mai esistito. E quegli occhi fissavano direttamente gli occhi di Huriel. Tutta la potenza di un’ ira sovrumana aggred¡ la sua mente attraverso gli occhi, rimescolandola come una cosa liquida.
Le sue certezze vacillarono come per un colpo d’ ariete. Sentiva la sua ostinazione, la sua razionalità, la sua stessa umanità prossime a crollare. Ma con un mostruoso sforzo di volontà riusc¡ ad opporre resistenza. Chiuse le palpebre e le riapr¡, per tre volte. Poi, evitando di fissare direttamente quello sguardo infernale, si rifugi¢ nelle formule imparate a memoria, la difesa che, fino a quel momento, era sempre riuscita a proteggerlo:
®Demone, progenie di Baalzhabebh, nutrito al seno immondo di Lilith tentatrice! Noi, ministri della suprema giustizia di Jewhs, rappresentanti del Sacro Tribunale Superiore dell’ Arcangelo Punitore, nel nome delle Tre Persone dell’ Unico Dio, che é Onnipotente ed
Onnisciente Luce d’Amore, siamo qui riuniti per distruggere il tuo involucro materiale e ricacciarti nelle Tenebre degli Inferi. La tua sofferenza sarà terribile, e purgherà il Mondo dalla tua oscena malvagità!¯
Ma doveva sforzarsi perché la voce non gli tremasse.
Colui che era stato chiamato Demone fiss¢ Huriel con rinnovata intensità, bruciandogli l’ anima come tizzoni ardenti ustionano la pelle nuda. Un mormorio percorse i presenti quando il Capo Inquisitore arretr¢ di un passo.
Colui che era crocifisso parl¢:
®I Demoni vivono solo nella tua mente perversa, prete! Il mio nome é
Mordreath di Graydust, che i mortali chiamano la Fiamma Nera!¯
Molti di coloro che reggevano le torce si gettarono in ginocchio, incapaci di sostenere la maestà di quella voce. Alcuni si diedero alla fuga e uscirono dalla Cattedrale correndo e gridando. Gli altri erano come pietrificati.
Leanan smise di singhiozzare e si alz¢ in piedi, fissando Mordreath come in preda a trance. La potenza smisurata di quegli occhi e di quella voce danzava come fiamma vivente nei saloni di marmo del suo spirito, e i passi di quella danza erano mille ricordi confusi, mille emozioni contrastanti. E una frase, pronunciata una volta da quella voce nell’ intimità di un nudo abbraccio di amanti. La frase che era sempre scritta in quegli occhi di fuoco.

Io sono la tua Eternità.
continua

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