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Venerdì santo

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Venerdì santo

dedicato ai ragazzi lasciati senza ragioni apparenti. (dateci una ragione, brutte puttane).
venerdì santo e non so perchè scrivo. venerdì santo, un giorno come li altri, per tanti altri. ma mai per me. ieri la mia ragazza, se mai potessi chiamarla mia, mi ha lasciato. ci ha messo poco, a lasciarmi: un minuto. tutto troppo in fretta. due minuti. come in vacanza. tre minuti. il momento sbaliato. quattro minuti. e perdi del tempo. cinque minuti. pensi. e non sono azzeccati. sei minuti. (aveva) il treno alle sediciezerosei. sette minuti. non di più, e al diavolo i discorsi seri. venerdì santo e
‘sta sera, (CACCHIO), ho perso il portafolio. sono andato a comprare qualche birra da Tony,
al negozio dietro all’angolo, e alla fine non c’era più. il ragazzo delle pizze, mezz’ora più tardi, mi guardava con lo sguardo annoiato.
“non lo trovo più” li ho detto. e in effetti lo avevo cercato come un dannato. spero di averlo lasciato in quel maledetto negozio. (CACCHIO). ho perso il portafolio, per delle birre. però le ho bevute, dietrodifila, e mi sono piaciute. venerdì santo e scrivo, non so nemmeno perchè. mi hanno telefonato due amici. io ero tronco come un cammello, alle sette e mezzo del pomeriggio. ci avevo la casa libera.
“CAZZO” li faccio, “ho perso il portafolio e mi ha mollato la donna.”
“CAZZO” mi fanno, “ci dispiace.”
“CAZZO” li faccio, “anche a me.”
“ma non lo trovi davvero?” mi fanno.
“che cosa?” li faccio.
“il portafolio!” volevo dire. venerdì santo e la musica è a buco in questa casa. io sono sempre più tronco. non so nemmeno il perchè.
per te, mi viene da pensare. ma sono solo stronzate. intanto hanno (ri)telefonato i due di prima.
“CAZZO” mi fanno “ti passiamo a prendere.”
“CAZZO” li faccio. “sto male.”
“CAZZO” mi fanno. “è lo stesso.”
“dove si va?” li faccio.
“in montagna”
“da chi?”
“da Canna.” volevo dire.
“donne?” li faccio.
“un paio, di sicuro” mi fa il primo.
“buono” rispondo.
“ma una è occupata” continua il sencondo. non è male, penso riattaccando. tronco, sono tronco. il resto verrà, come è sempre venuto. e andato. venerdì santo e la musica è troppo alta. mi fa male. ronza tutta intorno alle orecchie. comincio a essere stanco, ho volia di una palia, ma le finisco sempre al momento sbaliato. venerdì santo e sono semper più tronco.

Eppure ti amo, nonostante tutto.

Modena, aprile 1994

Raffaele Gambigliani Zoccoli

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