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Elvis Latino (Insolita Musica)

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Il termine “musica latina” o “latino americana”, a cominciare dagli anni ’50 negli Stati Uniti d’America, dove fu coniato inizialmente, sta a indicare tutte le musiche, per lo più associate a rispettive danze caratteristiche, tipiche dei paesi del Sud e del Centro America e, per influenza originaria, di Spagna e Portogallo. Salsa, soca, samba, rumba, mambo, tango, flamenco, milonga, calipso, samba, bossa nova, merengue, fado, mariachi, bolero, danzon, boogaloo, cha cha cha, bachata, son, cumbia, contradanza, charanga, pachanga e chi più ne ha, ne metta. Si tratta di musiche europee mischiatesi nel tempo a musiche, ritmi e sonorità locali o di meticcia origine altresì africana. Ma non è di Elvis Presley rifatto in chiave “latino americana” che volevo parlarvi. Sicuramente esiste un nutrito repertorio di rifacimenti e riarrangiamenti ballabili dei classici di Elvis in forma di salsa, rumba o merengue, ma non è questo, l’Elvis latino, l’argomento.
E non è nemmeno l’Elvis che, secondo una nota leggenda, vivrebbe ancora dopo la sua morte, avvenuta il 16 agosto 1977. Una speculazione o diceria ufficiosa, messa in circolazione da voci mai rassegnatesi del tutto al lutto di cotanta pagina della storia del rock, vuole che “The King” viva ancora in un’isola segreta e appartata dell’Argentina, sotto mentite spoglie e falsa identità.
No, quel che vi propongo è molto più insolito. E’ Elvis Presley tradotto e cantato già in ogni lingua, oggi anche in latino. Si può storcere il naso, ma in effetti, almeno a un primo impatto, la abbinata tra la lingua eterna per eccellenza e l’immortalità di Elvis “The Pelvis” Presley sembrerebbe quanto mai calzante e appropriata. Ci ha pensato Jukka Ammondt, un professore di letteratura della Università di Jyväskylä, Finlandia. Doctor Ammondt, come si fa chiamare nelle vesti di cantante, non suonava più la chitarra dagli anni dell’adolescenza, quando Elvis era il suo idolo; poi, a cinquant’anni (a partire cioè dal 1992),  incontrò un latinista, il professor Teivas Oksala, e nacque l’idea decisamente originale di riprendere a fare musica, traducendo e cantando in latino. Pubblicò un singolo e due album, uno di composizioni di Toivo Kärki, il successivo di tango finlandese cantato in latino. Teivas Oksala tradusse le parole, l’album fu molto apprezzato, anche dal Papa e dal Vaticano. Evidentemente incoraggiato dal successo dell’operazione del “tango triste finnicum”, Ammondt osò di più, traducendo alcune canzoni di Elvis…
 
Surrender/ Nune aeternitatis
It’s Now Or Newer/ Nunc hic aut numquam
I Can’t Help Falling in Love/ Non adamare non possum
Wooden Heart / Cor ligneaum
Love Me Tender/ Tedere me ama
The Wings of Dream/ Alae somnii…
 
L’album, edito nel 1995, per il sessantenario dalla nascita di Elvis, si intitolava “The legend lives forever in latin”. Seguiranno il singolo “Rock latin” e l’album “Rocking in latin” (1997)… Scusate, ma merita almeno dare una sbirciata ai titoli…

Quate, Crepa, Rota/ Shake, Rattle and Roll
Mella Fella/Money Honey
Ursus Taddeus/ Teddy Bear
Amantes Ut Ego/A Fool Such As I
Nunc Distrahor/All Shook Up
Ai, Nunc Laudi Sis Claudia!/ Lawdy Miss Clawdy
Ne Saevias/Don’t Be Cruel
Glaudi Calcei/ Blue Suede Shoes

I due album ebbero un certo successo, Doctor Ammondt si esibì in Europa, Stati Uniti e Sudamerica, alla radio, in televisione… Quanto basta per sentirsi incoraggiato all’inizio del nuovo Millennio a un progetto perfino più ambizioso. Nel 2001 uscì infatti un mini album, “Three songs in sumerian”, ossia tre canzoni in lingua sumera con il contributo del professor Simo Parmola (tra le quali una versione dell’evergreen Blue suede shoes di Carl Perkins). Un evento forse da Guinness dei Primati, perché non c’è dubbio che ad oggi è stato ed è rimasto il primo album di musica in lingua sumera mai pubblicato (a meno che i Sumeri non conoscessero già i dischi, come a Baghdad le pile, a Dendera le lampade elettriche con generatore, le scarpe coi tacchi da tre a seicento milioni di anni fa dalle parti di Antelope Springs e altrove altri cosiddetti “reperti impossibili”).  Dice Ammondt: “C’è una forza primitiva nel sumero e cantare in questa lingua è per me come un sacro rito. Questo progetto è molto interessante, è una occasione per ricordare l’importanza di una delle culture fondamentali alla base della nostra civiltà”.
Forse il latino resterà eterno (parola impegnativa nel corso del Cosmo), Elvis nondimeno, ma non è detto che a combinare due formule “eterne” si possa parimenti eternare. E, infatti, il doctor Ammondt mi pare già bell’e dimenticato. Come tutte le cose, in fondo… Nothing lasts for ever…
 

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