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Intervista ai GOTAMA

7 min read

 

            Dalla Lombardia, i Gotama sono una valida band italiana di musica “metal”. Molta strada ormai ha percorso il genere “heavy metal”, abbreviato “metal”, e molte strade più o meno secondarie ha tracciato cammin facendo, dai prodromi di certo hard rock alla definizione data dallo scrittore William Burroughs (a lui si deve il conio del termine “heavy metal”). Una lunga sequela di sottogeneri dagli anni ‘70 ad oggi ha complicato, ma anche arricchito, le modalità di espressione all’interno del più ampio filone che, come tale, “heavy metal” ha quasi cessato di esistere o significare. E tra epic metal e doom metal, thrash metal e prog metal, quindi power, gothic, death, poi ancora funk-metal e folk metal e avanti s’è infine forse chiuso il cerchio quando, a metà degli anni Novanta, si è come ricominciato tutto daccapo con il nu metal dei Korn e dei Deftones etc., dove il “nu” sta per “new” (nuovo) e, perciò, un “nuovo” o “rinnovato” heavy metal, con il riappropriarsi di una maggiore genericità per cavarsi dall’impiccio dei sottogeneri categorizzanti, divenuti un po’ troppo vincolanti per la libertà espressiva, creativa ed originariamente più eclettica, che apparteneva già all’heavy metal dei primordi, dai Black Sabbath ai Metallica ed altro ancora.

            In questa accezione di “Nu Metal” si ascrivono i Gotama. Nu Metal, ma anche “crossover”. Termine anche questo di non sempre chiaro significato, poiché letteralmente tradotto vorrebbe sottindere un “attraversamento” tra generi diversi e, per questo, si potrebbe idealmente applicare a tutto, ma in realtà definisce un metal contaminato e contaminabile e, quindi, fruibile da culture e gusti musicali diversi.

            Nati nel 1995 come band di cover, ufficialmente nel 1999, i Gotama, già TBC nel 1997, sono oggi Francesco Capoferri alias Checo (voce), Samuele Paparo alias Sami (chitarra), Sergio Berardi alias Gingi (batteria) e Gian Maria Dossi alias Jon (basso). Il gruppo dichiara influenze diverse, quali Metallica, Pantera, Sepultura, Faith No More, Fear Factory, Korn, Deftones, System of a Down, Incubus, Tool… Nonostante i modelli di riferimento originari, l’identità sonora e creativa dei Gotama ha qualcosa di suo proprio, distinguendosi come un prodotto originale e molto personale. Per questioni di universalità, la lingua prescelta è l’inglese, ma i Gotama sono attenti ad attingere consapevolmente alle proprie italiche radici, sviluppando un ottimo crossover melodico.

            I Gotama oggi sono una band interessante, di ottima caratura, sia per la tecnica, sia per la capacità creativa. Il primo album autoprodotto di cinque proprie composizioni è “Freedom Attitude” (2000).

            Nel 2002 la Jestrai di Bergamo produce un demo di quattro nuovi brani dei Gotama, “4 drugs”. Nel 2004 il bassista Nicola Corna lascia la band, sostituito da Jon, che apporta anche un pizzico di funk.

 

Brani scaricabili in mp3 all’indirizzo

http://vitaminic.it/artist/gotama/tracks/

Home page

http://www.gotama.it

 

Davide

 

Perché avete scelto il nome Gotama, leggendario capostipite di Siddhartha?

 

Gotama

 

Il nome è nato moltissimo tempo fa, sui banchi di scuola, durante le letture di “Siddharta” di Hermann Hesse. Gotama altrimenti detto il Buddha (l’illuminato) è il primo uomo a percorrere e completare la via verso il Nirvana. Ci è sembrato di ottimo auspicio.

 

Davide

 

Avete ad oggi realizzato due ottimi lavori, da me proposti e piaciuti all’ascolto anche da persone che non amano il genere metal. La discografia che mi è nota e che ho fin qui riportato è completa? Cosa c’è di nuovo nell’aria?

 

Gotama

 

Nell’aria c’è veramente molto: l’ascolto musicale si sta arricchendo sempre di più, soprattutto da quando alcuni dei nostri componenti si stanno dedicando con sempre migliori risultati alla registrazione musicale. Tale presupposto, oltre a moltiplicare gli incontri con stili musicali assai differenti fra loro, consente di apprezzare a fondo la melodia e l’esecuzione.

Anche se, quando sentiamo uscire dalle casse Master of Puppets…

 

Davide

 

Parlatemi dei vostri testi. Quale contenuto generale potrebbe riassumerli?

 

Gotama

 

I nostri testi rispecchiano in pieno la linea suggerita nel nostro nome. Hanno una natura molto riflessiva ed intimista, sono votati all’introspezione, alla ricerca della propria energia vitale, del proprio equilibrio; esattamente come faceva Siddharta.

 

Davide

 

The praise of folly è l’elogio della follia di Erasmo da Rotterdam? Come lo avete condensato? Che cosa elogiate voi della follia e quale tipo di follia?

 

Gotama

 

Si è trattato di una pura intuizione, suggerita dal ritmo incalzante e “folle” della canzone. Ma abbiamo in ogni caso sposato in pieno l’idea e quindi l’elogio alla follia fatto da Erasmo da Rotterdam: elogio di una follia intesa come coraggio di andare oltre, di portare le proprie idee, le proprie convinzioni e le proprie conoscenze oltre l’oscurantismo degli uomini e dei tempi.

Questo concetto, oltretutto, è stato ripreso anche nel testo di un’altra nostra canzone, Living my Life.

 

Davide

 

Un approccio obliquo e multigenere, sebbene filtrato da uno stile metal, lascia intuire anche una vostra cultura musicale più composita. Quali influenze non metal, quali dischi e/o gruppi e musicisti non metal, vi hanno maggiormente colto nel segno?

 

Gotama

 

Le influenze sono svariate: quelle più intense derivano dagli incontri con musicisti di generi diversi dal nostro, per questo nei nostri concerti amiamo improvvisare delle jam-session con amici che ci sono venuti a vedere, o con i gruppi che animano insieme a noi la serata.

Dal punto di vista musicale, sicuramente gruppi non-metal come RadioHead o Quinto Rigo hanno attirato la nostra attenzione.

 

Davide

 

Per certi versi, intenzionale o meno, la vostra musica mi richiama ad una finalmente raccolta eredità del prog hard rock/metal italiano dei primi anni Settanta, Balletto di Bronzo, Biglietto per l’Inferno ed altre splendide cadute nel dimenticatoio e, a dire il vero, nemmeno molto considerate all’epoca. Cosa ne pensate del metal in patria? In fondo, anche noi avremmo una nostra memoria, senza dover sempre solo seguire l’anglo-americano corteggio pur d’obbligo. Segnalereste qualche gruppo o titolo nostrani?

 

Gotama

 

Ad essere sinceri, non abbiamo una grande cultura del metal italiano, non certo per giudizi di sorta o preconcetti, ma per il semplice fatto che siamo cresciuti con il metal d’oltre oceano, e ci siamo formati, nel bene e nel male, in quella scuola.

Va detto, a nostra parziale discolpa, che quando eravamo ragazzini e cominciavamo ad ascoltare metal, non c’era molto accesso a questo genere musicale: non esistevano emittenti, canali televisivi dedicati, siti internet che proponessero il metal nella sua ricca diversità.

In ogni caso, non è mai troppo tardi per recuperare delle conoscenze che ci si lasciati sfuggire, non trovi?

 

 

 

Davide

 

Certo, mai negarsi il piacere di conoscere… Avete la possibilità di mettere insieme una superband e deciderne il line up ed ascoltare così finalmente un disco con tutti i vostri musicisti prediletti raccolti in un unico progetto. Chi scegliereste per questo “superdisco”?

 

Gotama

 

Batteria: Gingi

Basso: Jon

Chitarra: Sami

Voce: Cheko

Cori: Mike Patton,

         Phil Anselmo,

         Lemmy,

         James Hetfield

😀

 

Davide

 

Che significato personale attribuite al successo? In linea più generale, cosa ad oggi vi soddisfa come Gotama nel mondo, cosa no o di meno?

 

Gotama

 

Noi crediamo da sempre che il successo consista nel riuscire a fare la nostra musica liberamente, con leggerezza, divertendoci; ben consapevoli del fatto che tutto ciò che facciamo in campo musicale lo stiamo facendo essenzialmente per noi, per il nostro godimento; e che lo faremmo in ogni caso, perché è una nostra necessita profonda.

Tutto ciò che è arrivato e arriverà e tutto ciò che non è arrivato e non arriverà mai è solo chiacchiere e distintivo.

 

Davide

 

Se da una parte ogni strumento musicale si può prestare a qualunque genere musicale, dall’altra il  genere metal è intrinsecamente legato a una specifica strumentazione… La chitarra elettrica suonata con il distorsore, per esempio, è imprescindibile…  Come musicisti, sentite e in qualche misura vi capita di soffrire questo rapporto vincolante tra la strumentazione e il genere che suonate?

 

Gotama

 

Sinceramente no, ci siamo sempre sentiti liberi di inserire nei nostri pezzi qualunque strumento ritenessimo indicato per completare la nostra creazione: ad esempio, ormai da qualche annetto, nei nostri pezzi e nelle nostre esibizioni ha fatto il suo ingresso in pianta stabile la chitarra classica, con la quale sottolineiamo i passaggi più melodici, alternata, ovviamente, alla chitarra elettrica, che manda in saturazione le valvole e produce quel suono caldo e distorto che ti dà la carica e ti fa pogare.

 

Davide

 

Una libera risposta di qualunque tipo a una domanda che non vi ho fatto?

 

Gotama

 

Ieri alle 16.30

 

Davide


Pro e contro del Web… Avendo aperto la posta elettronica solo oggi alle 22.42, non mi resta che dirvi grazie per l’intervista. In bocca al lupo e… à suivre.

 

(le foto pubblicate sono state scattate da Oriella Minutola)

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