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Musica dal retrofuturo (Insolita Musica)

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C’era una volta il futuro… Chi, come me, ha vissuto gli anni Settanta, specialmente da bambino, sa che allora esisteva ancora una certa idea di futuro ideale, ottimistico, solare, pieno di prossimo democratico benessere per tutti al mondo e di meraviglie tecnologiche ed ecologiche, di case dal design futuristico, iperfunzionali, piene di elettrodomestici strabilianti a sensori o a comando vocale. Case trasportabili magari con elicotteri da un luogo all’altro. Un futuro fatto di città avveniristiche come la Democracity del plastico della mostra Futurama a New York (1939), di viaggi extraplanetari e colonie lunari e marziane, di automobili “spaziali” come la Pininfarina Modulo o quella del comandante Ed Straker in Ufo Shado. E tutto questo futuro “futuribile” lo si immaginava a portata di mano, anzi, di vita, a venti o trent’anni di distanza, nell’anno 2.000 insomma, o suppergiù. A proposito di retrofuturo, guardatevi questo sito bellissimo, e “commovente” per alcuni di noi, ricco di illustrazioni spettacolari e di storie dal retrofuturo, periodo che va dagli anni Venti ai Settanta. Da questo sito, con Real Audio, si può anche ascoltare molta musica da colonne sonore di vecchi film di fantascienza come “Viaggio allucinante”, “L’uomo che fuggì dal futuro”, “L’invasione degli ultracorpi” e altro ancora.  
 
 
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Poi, dopo gli anni del Boom economico e la lenta agonia delle utopie sociali, tanta guerra fredda e minacce atomiche, The Day After, Blade Runner ed epigoni, il futuro, negli anni Ottanta, comincerà a diventare cosa oscura, negativa, orwelliana, post-atomica, apocalittica o post-apocalittica, cyber-punk e quant’altro fino a smaterializzarsi nel virtuale degli scrittori no future (e “No future” fu il grido punk dei Sex Pistols). Fu così che il futuro immaginato prima, quello “buono”, speranzoso, fiducioso, opulento, venne declassato a “retrofuturo”. Il retrofuturo aveva anche una sua musica, quella dei primi complessi strumenti elettronici, per esempio, a volte pesanti diverse tonnellate e grandi come una casa (come il Thelarmonium o dinamofono) o come il sintetizzatore della Radio Corporation of America.
La musica del futuro fu il primo vero miscuglio tra generi, si esprimeva attraverso l’uso della prima strumentazione elettronica insieme alla assunzione dei nuovi linguaggi musicali mutuati dalle numerose avanguardie (atonalità, dodecafonia, serialità, politonalità, futurismo e rumorismo, musica concreta, jazz…) e la scoperta di musiche più lontane ed esotiche (la musica Exotica e Lounge, suonata spesso con i primi strumenti elettronici tuttofare, come l’organo Hammond, nasce proprio in quegli anni, e sarà spesso eretta a colonna sonora ideale in un, verso un futuro ideale). Potete ascoltare degli esempi visitando il sito http://www.discretesynthesizers.com/nova/intro.htm  
Questo sito (The Novachord Restoration Project) parla di un straordinario strumento elettronico, ormai dimenticato e negletto, ma oggi assai raro e prezioso: è lo Hammond Novachord, 1049 esemplari costruiti, arduo da programmare e controllare, però capace di suonare come i più moderni sintetizzatori. Nel sito che vi ho indicato potete ascoltare vecchi dischi dove musici ormai ignoti come Pedro Moequecho vi suona Gershwin o “Las hojas muertas”…  Oppure colonne sonore di Jerry Goldsmith  (Voyage to the bottom of the sea) o di Harry Lubin (Outer Limits), fino alle composizioni eseguite al Novachord da un possessore a noi contemporaneo, tal Phil Cirocco (autore del sito in questione).
 
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Se invete volete una chicca assoluta, potete scaricare in mp3 un intero cofanetto di 4 dischi extended play, poi commercializzati anche in forma di long playing, in cui sono registrate 8 tracce (su 8 lati) eseguite con il mastodontico Electronic Music Synthesizer sviluppato e creato da Herbert Belar e Harry Olson presso il centro di ricerca della RCA “David Sarnoff Research Center”  nel 1955. Si trattava di un macchinario elettronico difficilissimo da programmare, controllato da un rotolo di carta perforata da una apposita tastiera, quindi letta e suonata in un rullo come nelle vecchie pianole o negli organetti di Barberia. Ogni nota descriveva diversi parametri: note, frequenza e suono, dinamica o volume e avanti. Il suono così riprodotto veniva direttamente inciso su dischi laccati. Nei dischi (rarissimi) qui interamente scaricabili, potrete sentire le spiegazioni sul funzionamento del sintetizzatore della RCA, che esegue poi (da solo) musiche di Bach, Brahms, Irving Berlin e altro.
 
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La smania di futuro e fantascienza di quegli anni (soprattutto ’50 e ’60), produsse moltissima musica “futuribile”, anche se non propriamente elettronica nell’accezione più pura e purista del termine. Una ultima segnalazione che vi dò è quella di un sito da cui potrete scaricare in mp3 quattro differenti versioni di “Telstar”. Il Telstar fu il primo satellite attivo per le telecomunicazioni, messo in orbita nel 1962. Qualche settimana prima dell’inizio dell’era del telespazio, uscì un disco 45 giri intitolato appunto “Telstar” o “The theme from Telstar”. Era un brano divertente ideato e voluto da Joe Meek, produttore televisivo, registrato dai “Tornadoes”. La musica d’occasione iniziava e terminava con i rumori originali del satellite. Fu un hit. La storia del primo satellite Telstar divenne tutt’uno con la storia e il successo di quel disco. La potrete ascoltare e scaricare anche nelle versioni dei Ventures (1963), di Hans Annéllsson (1999) e di Seksu Roba (2004).
 
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