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Notturno Bus

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Torna il cinema di genere.

In una Roma notturna si inseguono storie e vite ai margini della legalità. Un microchip, uno scambio, rapporti internazionali.

Facce cattive, atteggiamenti sadici. Una galleria di personaggi secondari che non si tirano indietro davanti alla violenza. Finalmente psicologie sporche, morali ambigue.

Leila (Giovanna Mezzogiorno) è una ladra (passaporti e carte di identità) che si ritrova fra le mani una valigetta piena di soldi.

Franz (Valerio Mastrandrea) porta gli autobus. Tutte le notti Roma-Fiumicino. Ha lasciato gli studi di filosofia, ha dei debiti a poker.

I due si incontrano per caso.

E l’azione prende vita. Si snoda tra fughe e inseguimenti, fisici quanto psicologici. Si scappa tra le strade, dentro magazzini, sugli autobus (molto bella la sequenza sul Lungotevere). Leila e Franz si scontrano e si incastrano nei limiti delle loro vite, profondamente diverse eppure complementari. I sentimenti che giocano a ferirsi, le maschere che cercano di cadere. Trovarsi insieme nel momento più difficile e giocarsela tutta, il massimo della vincita e il massimo del rischio. E non tirarsi indietro.

Forse ancora non c’è, ad un livello di scrittura, quel cinismo e quel pessimismo che veramente ci porterebbero all’interno del genere noir, dove i personaggi diventano finalmente liberi di lasciarsi alle spalle buonismi e sentimentalismi vari per diventare simbolo delle debolezze umane e della  nostra condizione.

La sceneggiatura è tratta da un romanzo e l’incastro narrativo è quindi ben calibrato. La presenza di Mastrandrea offre poi l’apertura verso situazioni comiche di stralunata intensità. Mastrandrea spiazza. Perché la sua romanità (che esce sempre fuori dalle sue battute) rimane come congelata da una compostezza fisica quanto verbale che lo lascia distaccato da tutto. Sempre in bilico tra malinconia e cinismo, ironico e pessimista, Mastrandrea si cuce addosso i propri ruoli. Piccole sfumature che modifica di volta in volta. Con il rischio però di ripetere sempre se stesso.

Notturno Bus è un bell’esempio di un cinema che trova la sua realizzazione nel gusto del raccontare, del creare intrecci, di costruire personaggi. E’ notevole la realizzazione tecnica dell’opera. A partire dalla regia per arrivare al montaggio. Originali i titoli di coda, sulle note de La Paranza di Daniele Silvestri.

Si corre dentro la vita da soli, fino a quando qualcuno non ci prende per mano e inizia a farlo insieme a noi.


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