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Associazione indigenti – Matteo Collura

4 min read

Edizioni Einaudi

Narrativa

Pagg. 103

ISBN 2570161508274

Prezzo Euro 9,90

Se gli ultimi alzano la testa

Uno può nascere con la pelle nera o con la pelle bianca, una condizione irreversibile, come irreversibile è la miseria, quella situazione di estremo degrado che sradica perfino la dignità, quel gradino ultimo in assoluto che si trova sotto quello della povertà, dove povertà significa possedere molto poco, mentre miseria è essere privi di tutto.

In una Palermo dell’immediato dopoguerra si aggira in un quartiere fatiscente un’umanità dolente che non possiede assolutamente nulla e che per sopravvivere deve fare conto, perfino per il cibo, sulla carità. E’ di questa moltitudine di esseri umani, ricchi solo di miseria, che parla il primo romanzo scritto da Matteo Collura, attento a raffigurare la condizione degli ultimi, talmente emarginati da far chiedere a uno dei protagonisti, Agostino Giummo, se è proprio vero che il sole spunta per tutti.

Cenciosi, affamati, tenuti alla larga dagli altri, soprattutto da quelli che fanno loro il principio che se non ci fossero i poveri non ci sarebbero i ricchi, stufi di essere vessati dalle istituzioni, in primis il dottor Lannina, direttore dell’Ente Assistenza Poveri, che lucra sul cibo della mensa loro riservata, a un certo punto non ce la fanno più e alzano la testa, trovando il loro Masaniello nella persona di Giuseppe Boscone che fonda una specie di società di mutuo soccorso, l’Associazione indigenti.

Abituati a vivere fin dalla nascita con il capo chino non chiedono grandi cose, domandano solo il rispetto del diritto di esistere e che si concretizza in due pasti al giorno, anche in estate, perché si mangia tutti i giorni. Sono richieste modeste, eppure aprono un conflitto, perché scalfiscono il potere di chi sta sopra. Saranno osteggiati in tutti i modi, Giuseppe Boscone verrà anche rinchiuso in manicomio per un breve periodo, le proteste pacifiche provocheranno le cariche della polizia con manganellate a tutto spiano e quando le autorità civili si dimostreranno chiuse a qualsiasi accordo gli indigenti non potranno che rivolgersi a quelle religiose. Andranno a Roma dal Papa, che non li riceverà, ma farà avere loro tante belle parole e un contributo, una tantum, di carità.

Compreso che anche questo tentativo è inutile si rivolgeranno ai santi, a Santa Rosalia, la patrona, con un pellegrinaggio, ma si vede che in Paradiso sono sordi e gli indigenti torneranno a chinare la testa.

Associazione indigenti è un romanzo breve, ma intenso, dove non c’è una parola di più del necessario, il che rende benissimo la condizione di chi non ha nulla, ed è un’opera di denuncia scritta con molto acume, senza un briciolo di retorica, ma ponendo all’attenzione del lettore l’insostenibilità di un sistema che emargina chi non ha lavoro, chi non ha ricchezza. Il libro è bello, scuote la coscienza, ma è anche amaro, in ciò denotando una maturità insospettabile in chi per la prima volta scrive un romanzo; so che l’autore vi è molto legato e ne comprendo i motivi, anche perché è sempre attuale. Infatti non ci saranno forse più i miseri di Palermo, ci sono invece quelli delle capanne in Africa e che arrivano sulle nostre coste con mezzi di fortuna, quando non muoiono durante la traversata; ma l’autentico dramma è che la condizione di ultimi sembra sempre più irreversibile in una società altamente classista.

Da leggere, senz’altro.

Matteo Collura (Agrigento 1945), dopo una giovanile esperienza di pittore e dopo aver intrapreso la professione giornalistica, ha esordito in letteratura con il romanzo Associazione indigenti, pubblicato nel 1979 da Einaudi su approvazione di Italo Calvino. È autore della biografia di Leonardo Sciascia Il maestro di Regalpetra (TEA, 1996) e del romanzo sulla vita di Luigi Pirandello Il gioco delle parti (Longanesi, 2010). Ha pubblicato numerosi altri libri, la maggior parte dedicati alla sua terra d’origine; tra questi: Sicilia sconosciuta (Rizzoli, 1984; 2016); Baltico (Reverdito, 1988); In Sicilia (Longanesi, 2004); Qualcuno ha ucciso il generale (Longanesi, 2006); L’isola senza ponte (Longanesi, 2007); Alfabeto Sciascia (Longanesi, 2009); Sicilia. La fabbrica del mito (Longanesi, 2013). È inoltre autore di Novecento. Cronache di un secolo italiano dal terremoto di Messina a Mani Pulite (TEA, 2008) e del romanzo La badante (Longanesi, 2015). Sua la versione teatrale del romanzo di Leonardo Sciascia Todo modo. Scrive articoli di cultura per «Il Messaggero» e il «Corriere della Sera». Risiede a Milano.

 

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