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Intervista con Massimo Valentini

8 min read

La Abeat records di Mario Caccia ha pubblicato l’ultimo lavoro di Massimo Valentini dal titolo “Nudo”.

Massimo Valentini è sassofonista, compositore, cantante e percussionista  considerato tra i musicisti più interessanti della scena musicale contemporanea, apprezzato da molti artisti internazionali per la sua versatilità, suono ed espressività con influenze stilistiche che abbracciano diversi generi musicali: rock, world music, blues, jazz, fusion, avant-garde e musica classica. L’artista è nato e cresciuto in Italia e da allora ha viaggiato e vissuto in Brasile, Argentina, Ungheria, Romania, assorbendo il folklore dei paesi e ampliando il contributo musicale alla scena musicale del nuovo millennio. Dotato di grande originalità di suono e di stile esprime una sensibilità poetica contemporanea, unendo cantabilità melodica a raffinatezza e articolazione ritmica. Un melange perfetto per una rievocazione geniale di atmosfere folk afro-arabe e americane dove si percepiscono toni e colori della tradizione lirica italiana, della musica brasiliana mineira, del tango argentino, della chacarera.

https://www.abeatrecords.com/music/

https://bfan.link/nudo

Intervista

Davide

Ciao Massimo. Se non sbaglio, questo è il tuo terzo album dopo “Aprender a Ser Rio” del 2020 e “Mico” del 2021. Cosa continua e ulteriormente sviluppa “Nudo” rispetto ai tuoi lavori precedenti, cosa introduce di nuovo nel tuo percorso musicale?

Massimo

Diciamo che NUDO è il secondo album a mio nome, dopo Jumble del 2016, Aprender a Ser Rio è un album meraviglioso firmato da me e dal chitarrista brasiliano Wanderson Lopez, registrato in Brasile nel Gennaio 2020. Tornando a NUDO, è un bellissimo lavoro, sono soddisfatto. Per ogni essere in natura è naturale evolversi, me è fondamentale accorgersi dei cambiamenti e accettarli per accogliere le emozioni che ci circondano ogni giorno, tutti i giorni. NUDO non è altro che questo, evoluzione e consapevolezza di sé.

Davide

Ogni artista in fondo è nudo quando si esprime e si mostra attraverso la sua arte, perché attinge a una propria nudità interiore? Perché “Nudo”?

Massimo

Tutti noi nasciamo nudi ed è la cosa più naturale che possa esistere al mondo: Crescendo poi la nudità diventa innaturale per molte persone, infatti l’espressione ”Mi sento nudo” è spesso associata ad un disagio. Credo invece che mettere a nudo il proprio essere, i propri sentimenti o semplicemente piacersi nudi è fondamentale per capire chi realmente siamo, per essere sinceri con noi stessi. NUDO rappresenta per me un arrivo ma anche un punto di partenza, una possibilità di essere semplicemente ciò che sono, una possibilità di liberarmi del superfluo.

Davide

Ci presenti i musicisti che hanno preso parte a questo lavoro?

Massimo

Ti presento prima i quattro musicisti che mi seguono ormai da otto anni. Sono esigente e pretendo molto dai miei musicisti, pretendo da me e da loro il massimo, sono musicisti straordinari e so che con loro la parola osare non ha più un significato limitante ma bensì di carica emotiva. Ognuno di loro ha una forte personalità, necessaria alla mia musica. Paolo Sorci, potrei definirlo il mio “io” chitarrista, spero non me voglia… ahahah… Andres Langer al pianoforte, la sua energia e le sue armonie legate al tango e alla musica popolare argentina, danno alla mia musica quel sapore intenso di cui non posso fare a meno. Filippo Macchiarelli, non suona semplicemente il basso ma è una seconda voce che con il suo timbro morbido e potente al tempo stesso si insinua tra i vari strumenti e li sorregge tutti. Per quanto riguarda la batteria, come dicevo prima, sono sempre stato molto esigente, soprattutto per la batteria. Ho cambiato nove batteristi in due anni, poi nel 2017 è finalmente arrivato Gianluca Nanni.

In NUDO hanno partecipato anche altri due straordinari musicisti, l’arpista Marta Celli che con la sua Arpa Celtica artigianale, ha davvero un suono unico rispetto alle altre arpe celtiche e mi ha subito colpito, oltre ad avere un tocco perfetto per due brani presenti in questo nuovo album.

Poi il percussionista Marco Zanotti con cui collaboro da anni in altri progetti. Con le sue percussioni riesce a ricreare un oceano di colori. Nel primo brano dell’album è presente anche un quartetto d’archi formato da Ximena Jaime al violino, Michele Vagnini alla Viola, Vladimir Zubitsky al violoncello e Jean Gambini al contrabbasso.

Per concludere, ha collaborato con me alla scrittura del testo dell’unico brano cantato dell’album, Marica Bacciardi.

Davide

Le composizioni di “Nudo” sono molto varie, ma convivono e sono attraversate e legate da una complessiva omogeneità, da una sorta di simbiosi mutualistica, un po’ come nei romanzi multigenere. Cosa unisce fortemente i brani di “Nudo” al di là delle apparenze dei diversi generi o linguaggi musicali?

Massimo

Credo che ad unire tutte le musiche è il mio suono, il mio timbro. Il timbro è l’elemento più importante in un musicista, è la sua carta di identità.

Davide

Hai viaggiato in diversi paesi. Cosa, principalmente, e in che modo ricerchi tra le musiche del mondo; e come le integri in un tuo più personale linguaggio?

Massimo

Mi viene facile ascoltare, sono molto curioso ma non ricerco tra le musiche del mondo; quando viaggio ascolto e accolgo quello che semplicemente arriva dall’esterno e in qualche modo, non so come, diventa una parte di me. Sicuramente tutto il percorso accademico/classico fatto in conservatorio è stato ed è fondamentale per riuscire a riprodurre in libertà con il sassofono i miei pensieri.

Davide

Oltre al sax soprano, al basso, al piano e al synth, hai suonato alcuni strumenti musicali etnici come il cajon e la quena o flauto delle Ande, due strumenti musicali di origine peruviana, un flauto cinese o dizi in ceramica, e un’arpa celtica. Qual è il tuo rapporto con il polistrumentismo? Perché è importante per te conoscere e suonare più strumenti?

Massimo

Come ti dicevo prima, sono una persona curiosa e mi affascinano tutti gli strumenti. Ogni volta che “scopro” dei nuovi strumenti devo assolutamente provare a suonarli e scoprire cosa possono fare oltre al loro modo tradizionale di suonarli. Così facendo ho scoperto di amarne alcuni più di altri e di volerli approfondire. Per darti un’idea di quanto io sia curioso, ti dico che durante le restrizioni dovute al covid ho studiato per due anni l’argilla, dopodiché il flauto dizi in ceramica me lo sono costruito da solo. Mi piace molto suonare anche il cajon e utilizzare la voce come strumento. Conoscere altri strumenti è come conoscere e assaggiare il cibo di varie popolazioni, puoi comprendere meglio tutto.

Davide

Tua è anche la voce, sebbene la maggior parte delle composizioni sia strumentale. Quando, invece, senti che una composizione, a differenza delle altre, ha invece bisogno di parole?

Massimo

La componente melodica nella mie composizioni è sempre stata molto importante, anche nel mio modo di fare gli assoli, quindi penso sia facile per chi sa scrivere testi, inserire parole sulle mie melodie. Non è quindi un bisogno di scrivere un testo, ma piuttosto un voler confermare con le parole un preciso sentimento, una precisa situazione.

Davide

Miles Davis disse che la vera musica è il silenzio e che tutte le note non fanno che incorniciare il silenzio. Cosa cerchi di catturare e incorniciare o racchiudere tu, innanzi tutto, con le tue note?

Massimo

Tutti hanno dei demoni dentro, chi più e chi meno, suonando non faccio altro che buttarli fuori ed è inevitabile per chi ascolta venire catturato da essi.

Davide

In Italia pare sia sempre più difficile far diventare la propria passione per la musica un lavoro, specialmente se è musica di qualità. Qual è il tuo rapporto, in questo senso, con il nostro paese? Quanto è importante incontrare ancora discografici ed etichette di valore, sempre più rari e rare?

Massimo

Sono sempre stato una persona propositiva e mi piace vedere il buono nelle persone ma è anche giusto dire che oggi molti giovani artisti, nel jazz o in generale nella musica strumentale e improvvisata, si producono da soli, oppure il prodotto arriva alla casa discografica già finito, pronto per essere pubblicato. Come può una casa discografica, che non ha investito quasi nulla nella produzione e promozione dell’album, promuovere con determinazione, serietà e tenacia un artista e la sua musica? Beh, non può perché non ha rischiato nulla e non perderà mai nulla se quell’artista non avrà un seguito, vendite, ascolti, ecc ecc.

Però, i diritti della musica sono divisi a metà, tra l’artista e la casa discografica, nel caso in cui ci fossero CD la casa discografica obbliga quasi sempre l’artista a comprarne una quantità, ecc ecc… Una casa discografica seria dovrebbe aiutare i giovani artisti e pagare quasi tutto, registrazione, musicisti, ospiti, mixaggio, mastering, dare all’artista un booking e un ufficio stampa ma questo accade quasi solamente nella musica pop e a certi livelli.

Molte case discografiche, soprattutto quelle di Jazz, hanno un pensiero vecchio, sterile, non più adatto alle esigenze di oggi, giuste o sbagliate che esse siano. È difficilissimo, se non impossibile per un giovane artista pagare e pensare da solo a tutto quello che ho appena citato. Questo è uno dei motivi per cui il mercato del jazz e di altre musiche affini sta scomparendo. Confido però nel futuro!

Davide

Cosa seguirà?

Massimo

Ora assieme al mio booking estero, stiamo programmando il tour invernale 2023/2024. Sto preparando assieme alla mia band i live per questa estate e lavorando ad un nuovo progetto e a nuove musiche. Poi a Giugno, NUDO verrà presentato ai Grammy.

Davide

Grazie e à suivre…

 

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