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Intervista con Alberto Iovene

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The New Day”, il nuovo progetto del pianista e compositore bitontino Alberto Iovene, è omaggio al concetto di rinascita e di superamento delle difficoltà, di qualunque natura esse siano.

Frutto di un sodalizio artistico fra Iovene e Daniele di Bonaventura, considerato uno dei più grandi bandoneonisti jazz a livello internazionale, e supportato magistralmente dalla ritmica costituita da Camillo Pace al contrabbasso e Mimmo Campanale alla batteria. Un viaggio che spazia fra vari stili musicali, partendo dal jazz, passando per il tango ed il latin jazz e approdando alle ballads.  Un turbinio di musica coinvolgente e ricca di pathos per un disco elegante, molto lirico, sapientemente arrangiato e di grande intensità espressiva.

Abeat records, 2023

https://www.abeatrecords.com/music/

https://www.abeatrecords.com/music/shop/cd-master-copia/

Intervista

Davide

Buongiorno Alberto. Come e quando sono nate queste tue ultime composizioni? Il filo rosso che le attraversa e le collega è, dunque, il concetto di superamento delle difficoltà e di rinascita in un senso anche tuo personale o artistico più o meno recente?

Alberto

Ciao Davide, buongiorno a te! Queste composizioni sono il frutto di un lavoro durato 5 anni, che sono state pensate, elaborate e scritte in momenti difficili ma anche in momenti molto felici. E’ uno spaccato di vita traslato in musica, un compendio di forti emozioni che hanno trovato sfogo nel modo migliore che si possa volere. L’arco temporale va dal 2015 al 2020, pandemia compresa, durante la quale è nato il brano “Quiet Restless Town”, per esempio.

Davide

Il bandoneon accompagna da sempre l’immaginario legato al tango. Ed è sicuramente uno strumento il cui suono peculiare è capace di evocare una struggente malinconia; qualcuno lo ha definito anzi lo strumento malinconico per eccellenza. In che modo hanno dialogato il pianoforte e il bandoneon in queste tue composizioni? Alla ricerca di quale clima e di quale completezza reciproca ideali?

Alberto

Il bandoneon di Daniele di Bonaventura non è un bandoneon legato ad un solo immaginario, capace di evocare malinconia, è esso stesso tutto l’immaginario, capace di evocare una serie infinita di sentimenti; la bravura inarrivabile di Daniele di Bonaventura, ma soprattutto il suo modo di concepire la musica, porta questo strumento a livelli altissimi di versatilità, e lo spinge verso linguaggi nuovi con i quali tutti possono dialogare. Nel mio caso, per questo nuovo progetto, ho trasportato Daniele ed il suo bandoneon nel mondo del jazz e dell’improvvisazione, ed è stato un percorso naturale, senza forzature, perché questo formidabile bandoneonista (il quale è anche un pianista ed un compositore eccellente) ha interpretato le mie musiche in maniera esemplare, senza che io avessi bisogno di spiegare troppo, lasciandosi trasportare dalla musica stessa, creando il clima giusto e dando ai miei brani quella completezza che io stesso ero sicuro di ricevere grazie alla sua grande sensibilità artistica ed infinita bravura.

Davide

E tra il pianoforte, in quanto anche strumento ritmico, e il resto della sezione ritmica?

Alberto

I miei brani, i miei temi, hanno una ritmica intrinseca molto forte, anche qui non c’è stato molto da spiegare. Collaboro con Camillo e Mimmo da tanti anni, e tra il mio pianoforte e la sezione ritmica si è creata una alchimia pazzesca sin dai primi ascolti dei brani; ho lasciato molto spazio al contrabbasso e alla batteria, in modo tale da farli sentire a proprio agio nei miei pezzi, sapendo di fare la cosa migliore. Ho descritto a parole l’atmosfera che volevo creare, dando loro la libertà di creare il ritmo migliore in sinergia con il mio pianoforte.

Davide

Cosa riprende “The new day” dai tuoi precedenti lavori e cosa invece ha portato di nuovo nel tuo percorso musicale?

Alberto

Dai miei precedenti lavori “The new day” riprende il rispetto e l’amore per la melodia, la profonda attenzione e propensione verso la costruzione di un tema, chiaro e riconoscibile, cantabile. Di nuovo invece ha portato colori diversi, nuove emozioni, tradotte in nuova musica.

Davide

La copertina raffigura qualcosa che rievoca le vastità argentine e, soprattutto, un’alba sul mare e una striscia di terra e di nuvole, un orizzonte che, metaforicamente, è forse anche l’insieme delle prospettive che si aprono all’azione umana o all’evolversi di una situazione, magari proprio verso un modo nuovo e diverso di intendere la nostra vita sul pianeta? O quale altro orizzonte volevi suggerire?

Alberto

La copertina è una foto molto evocativa di un mio amico regista e fotoreporter con il quale collaboro da tanti anni. Quando gli parlai di questo nuovo progetto, gli chiesi di valutare insieme una sua foto o immagine che sposasse il concetto del “nuovo giorno”, ovvero l’idea di andare oltre le difficoltà, di trovare sempre la forza di guardare avanti e di non lasciarsi mai abbattere, di vedere sempre una luce nuova dietro ogni cosa. In questa foto, una “semplice” alba sul mare che prelude al nuovo giorno, si scorge un mare mosso e lo stesso mare, calmo, divisi da una striscia di terra, metaforicamente l’insieme di due prospettive/stati d’animo che fanno parte di un solo essere, che intende la vita su questo pianeta come un continuo superamento di quello che è passato ma anche di quello che verrà, in un unico, difficile, ma possibile equilibrio.

Davide

Chi sono stati i tuoi maestri, quelli che senti oggi raccolti e sublimati nel tuo modo di comporre e di suonare il piano, di cercare e creare la tua musica?

Alberto

Ho iniziato ad ascoltare e suonare jazz grazie ai tanti dischi di grandi geni della musica, che avidamente compravo con i miei risparmi, da quando avevo 15 anni: da Paco de Lucia a John McLaughlin, da Oscar Peterson a Claude Bolling passando per Chick Corea e Jacques Loussier, ma credo che i due maestri che abbiano inciso maggiormente sul mio modo di concepire la musica e approcciare il pianoforte siano stati Michel Petrucciani e Keith Jarrett. L’album “Both Worlds” di Michel Petrucciani (e poi tutti gli altri) e tutta la discografia di Jarrett hanno segnato per sempre il mio credo musicale, nutrito per anni dalle pagine, lette e rilette, del libro “Il mio desiderio feroce”, una mappa esistenziale e artistica dell’immenso genio di Jarrett.

Davide

Lo scrittore e viaggiatore Lawrence Durrell scrisse che la musica è solo amore in cerca di parole. Cos’è per te?

Alberto

Cosa rappresenti la musica per me è cosa ardua da descrivere, forse non sarei neanche in grado di dire cosa è veramente la musica per me. Sicuramente essa rappresenta per me il modo migliore per tradurre e veicolare le mie emozioni, che altrimenti rimarrebbero chiuse nell’abisso più profondo della mia anima, ma credo che, se davvero volessi definire cosa è la musica per me, essa forse è una necessità, una specie di sete irrefrenabile che avverto, il desiderio pazzo e irragionevole di rimanere sempre estasiato davanti alla magia delle note che scorrono, e per questo cercarle e suonarle all’infinito.

Davide

Quanto è importante incontrare ancora discografici ed etichette di valore, sempre più rari e rare specialmente in Italia?

Alberto

Questo è fondamentale, non importante. Avere di fronte un discografico preparato e sensibile, un professionista del settore che ti guarda negli occhi e si confronta con te, regalandoti magari delle dritte o dei complimenti, una persona con la quale si può costruire un percorso, e che porta “in scena” la tua musica nel migliore dei modi, oggi è davvero molto, molto importante per un artista.

Davide

Cosa seguirà?

Alberto

Seguiranno altri dischi, altri brani, altri sentimenti, tante altre note, tanta musica, spero anche tanti concerti.

Davide

Grazie e à suivre…

 

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