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Intervista con Giuseppina Ciarla

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Giuseppina Ciarla, italiana ma d’adozione americana dal 1996, musicista di formazione classica e dal 2002 principale arpista dell’Opera di Sarasota (Florida), è anche una cantante poliedrica che spazia dal jazz al pop più sofisticato. Nell’arco della sua carriera ha collaborato con illustri direttori d’orchestra come Lorin Maazel, Yannick Nézet-Séguin, Victor DeRenzi, Daniel Oren, John Neschling, Stefan Anton Reck, Roberto Abbado, Larry Rachleff.  Annovera, inoltre, collaborazioni con Terry Riley, Nanni Moretti, Antony Hegarty, Daniel Binelli, Anthony Braxton, Carol Wincenc, Tara Helen O’Connor, Benny Kim, Eddie Daniels, Marc Neikrug. Durante il suo incarico come ‘Prima Arpa’ presso la Fondazione del Teatro Petruzzelli di Bari si è esibita con il Bolshoi Ballet. Ha calcato il palco del Lincoln Center di New York, oltre a suonare presso l’Ambasciata Italiana a Washington DC. Per essersi distinta come ‘Prima Arpa’ dell’Opera di Sarasota in Florida, le è stato conferito nel 2017 il prestigioso ‘Gunther & Ilse Kern Grant for Outstanding Opera Artist’.

“A ticket home”, registrato durante la pandemia del 2020, è il suo album di debutto da solista autoprodotto e uscito a settembre del 2021 e composto di 11 brani, due dei quali di sua composizione (Preghiera e L’invasione di Farfalle). Le restanti musiche e canzoni sono evergreen di autori vari: Oblivion (Astor Piazzolla), Que Sera, Sera (Ray Evans – Jay Livingston), In cerca di te (Gian Carlo Testoni – Eros Sciorilli), Maria Marì (Eduardo Di Capua – Vincenzo Russo), Nature Boy (Eden Ahbez), Bella ciao (canzone popolare), The ballad of Sacco and Vanzetti (Ennio Morricone – Joan Baez), Billie Jean (Michael Jackson) e Libertango.

https://www.giuseppinaciarla.com/

Intervista

Davide

Buongiorno Giuseppina. Un disco davvero prezioso, affascinante e originale, a cominciare dal fatto che è molto raro trovare un lavoro in cui l’arpa, quanto meno quella classica da concerto, sia accompagnatrice e protagonista assoluta in un lavoro pop o anche più raro nella musica jazz. Intanto vorrei chiederti come è nato il tuo amore per la musica e in particolare per il tuo strumento?

Giuseppina

Buongiorno Davide e grazie per aver così tanto apprezzato il mio lavoro. L’amore per la musica è nato dalla fortuna di avere genitori che mi hanno cresciuta a pane e musica di tutti i generi, dalla classica al jazz. Il mio strumento è stato un incontro casuale e inaspettato. Da piccola suonavo la chitarra e il flauto dolce, a orecchio, per ore. Era il mio gioco preferito. Poi, un meraviglioso insegnante di scuola media mi segnalò al conservatorio di Campobasso – e lì mi indirizzarono verso l’arpa. Fu così che mi ritrovai per la prima volta di fronte al mio strumento – e fu amore a prima vista.

Davide

Perché un “biglietto per tornare a casa”? 

Giuseppina

Perché da musicista classica ho sempre sentito l’esigenza di esplorare la mia creatività più di quanto la professione me lo concedesse. Sono tornata alla mia casa creativa, alla mia espressione più intima e autentica. La casa è anche l’augurio che mi faccio di poter portare la mia musica anche qui in Italia e in Europa, oltre che negli States, dove vivo.

Davide

Qual è stato il tuo approccio nella rilettura dei classici da te prescelti e quindi reinterpretati? Qual è stato il tuo più personale perno interpretativo o, meglio, reinterpretativo e ricercativo attraverso queste canzoni, la tua arpa e la tua voce?

Giuseppina

Io mi definisco un’archeologa delle canzoni. Un po’ come si faceva nel periodo barocco con il word painting, io mi pongo come obiettivo quello di restituire ai testi un vestito musicale che ne sottolinei il significato più profondo. Un misto di colori sia armonici che dinamici. 

Davide

Perché in particolare hai scelto quei brani, attraversando quasi un secolo di musica, da Maria Marì (1899) a Natalino Otto (In cerca di te – perduto amore) su fino agli anni ’80 di Billy Jean e Oblivion di Astor Piazzolla? Cosa, pur così diversi e lontani tra di loro, li accomuna oggi al tuo tempo presente?

Giuseppina

All’apparenza non si intravede il filo conduttore che lega questi brani iconici e diversi per generi e provenienza storica. Tuttavia sono per lo più brani con cui sono cresciuta. Fanno parte della storia musicale del mio cuore.

Davide

Tra le note del disco hai scritto: “Mi ci è voluto molto tempo, ma sono orgogliosa di aver finalmente smesso di nascondermi. Sono grata di aver trasformato il dolore della pandemia del 2020 in un atto di amore, coraggio e creatività”. Cosa nascondevi prima, la tua creatività come autrice o cosa, e perché?

Giuseppina

Erano anni che volevo partorire questo progetto, ma un po’ il pudore, retaggio del mio percorso classico misto alla totale mancanza di tempo, me lo hanno impedito. Arrangio, canto e scrivo musica da sempre, ma ho dubitato per anni del valore di quello che facevo solo ed esclusivamente per il mio diletto. La pandemia, col suo dolore immenso, mi ha regalato il tempo e il coraggio.

Davide

Sei dunque anche l’autrice di due deliziosi brani originali. Come sono nati? 

Giuseppina

Grazie Davide. Sono nati da riflessioni sull’amore. Un po’ catartici, se vogliamo.

Davide

Dunque la pandemia… Un qualcosa che mai ci saremmo aspettati potesse colpire ovunque nel mondo così drammaticamente. Quanto ha inciso sulla tua attività professionale?

Giuseppina

Sono rimasta senza lavoro per un anno intero, tranne piccole performance con organici ridottissimi. Ma è stato un momento prezioso per riflettere, studiare e finalmente produrre A Ticket Home.

Davide

Io ho un debole per il “Concerto per arpa” di Heitor Villa Lobos. Quali sono le pagine musicali o parti scritte per l’arpa che più ami e ancora ti emoziona suonare? Quali sono i tuoi compositori preferiti?

Giuseppina

Meraviglia Villa Lobos! Io amo ancor di più le sue composizioni per chitarra. I miei compositori preferiti spesso non sono compositori che hanno scritto per arpa. Bach primo tra tutti. Sull’arpa adoro Ravel, Debussy e Hindemith. Indipendentemente dal mio strumento, amo Verdi, Shostakovich, Mahler, tutta la musica barocca, Chopin, gli intoccabili Mozart e Beethoven. Insomma come si fa a scegliere e quanto potrei andare avanti con la lista?

Davide

Tra le tante prestigiosissime tue collaborazioni artistiche, ve ne sono alcune in particolare che abbiano lasciato in te un segno o un insegnamento più profondo?

Giuseppina

Credo di aver imparato tantissimo ascoltando il fraseggio dei cantanti e di altri strumentisti. Per me essere musicista significa anche trascendere le caratteristiche peculiari ad ogni strumento. A volte si impara di più da musicisti che non suonano il proprio strumento. Una collaborazione, tra tutte, che ha lasciato tracce indelebili è  stata quella con Lorin Maazel. Un genio assoluto, una gioia infinita suonare per lui.  

Davide

Dai sumeri ai greci, dal medioevo ai romantici, l’arpa è sempre stata simbolo immateriale di armonia e di magia, passando anche per la demonologia e la angelologia. Altri come i poeti e scrittori Ungaretti, Kahlil Gibran o James Joyce hanno usato l’immagine dell’arpa come una unione tra anima e corpo materiale, nervoso e sensuale… Cosa invece simboleggia per te? E quanto ti ha coinvolto vibrare finalmente insieme le corde del tuo strumento e quelle della tua voce?

Giuseppina

Per me rappresenta il rifugio perfetto. L’abbraccio indispensabile per suonarla costituisce il mio tempio ideale, in cui le vibrazioni mi raggiungono fino a creare un’alchimia fatta di meditazione e disciplina. Un grande amore, pieno di gioie e anche dolori. Croce ​e Letizia, Letizia al cor.

Davide

Il 12 settembre ti sei esibita a Termoli, tua città. Sei tornata in Italia per restarvi o tornerai negli Stati Uniti? Cosa ti manca di più dell’Italia quando sei negli States, cosa degli States quando sei in Italia?

Giuseppina

Si, è stata una grande gioia presentare a Ticket Home a Termoli dove sono cresciuta – e poi all’Officina Pasolini a Roma. Sono già di ritorno negli Stati Uniti, proprio adesso sono sull’aereo che mi riporta a casa. Mi piacerebbe tantissimo poter tornare in Italia. L’America è meravigliosa e generosa, ma non è il mio paese di origine e tutti i miei affetti più cari sono in Italia. Adoro lavorare negli States e sono grata per le grandi opportunità che mi ha offerto. È davvero il Paese del sogno americano e, sicuramente, più meritocratico del nostro. Dell’Italia mi manca tutto, tranne la condizione triste dell’arte, i fondi inesistenti, la burocrazia feroce, la mancanza di opportunità vere per i musicisti e non, l’incapacità di valorizzare e proteggere i propri talenti, il clientelismo, lo snobismo, le strade piene di buche, le persone non puntuali, la mancanza di organizzazione. Il resto, invece, è talmente bello che ho il cuore gonfio di dolore ogni volta che parto.

Davide

Capisco. Cosa seguirà?

Giuseppina

Di tutto e di più. Ho ancora tanto da scrivere e arrangiare, tanti progetti che aspettano di prendere il volo. Mi piacerebbero collaborazioni illustri ed eclettiche, alcune già in cantiere. Tante sorprese e un lungo tour la prossima estate.

Davide

Grazie e à suivre…

Giuseppina

Alla prossima. Grazie a te!

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