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Intervista con Ecor

7 min read

Airways è un album sui fenomeni naturali e sulle impressioni che hanno lasciato sugli esseri viventi dall’inizio del tempo. È un lavoro sulla connessione al passato e al futuro attraverso la bellezza eterna dell’universo. Viviamo e spesso percepiamo il mondo naturale come qualcosa di esterno a noi, qualcosa che dobbiamo proteggere, rispettare e capire. In questo modo, tendiamo a dimenticare che siamo parte della stessa natura che ammiriamo, e come parte di essa parliamo le sue lingue. E quando ci sediamo e ascoltiamo, quando riusciamo a percepirne i messaggi, un flusso infinito di bellezza e vastità ci riempie. Possiamo sentirci tutt’uno con ciò che ci circonda, parte di qualcosa di molto più grande di noi stessi.

Airways è il nuovo lavoro di Rocco Cogliati, in arte Ecor.

https://ecor.bandcamp.com/releases

Genere: Darkwave – Ambient – Ethereal Wave

Ossemorum / Into thin air / Homichlo / Airways / Perderti / Vent fin / Billows / Cirene / Rotanev (The night sky) / Ossemorum II (My dreams)

Intervista

Davide

Ciao Rocco. Innanzi tutto perché Ecor? È un acronimo o cosa? In che modo vi hai racchiuso la tua poetica musicale, il tuo progetto?

Rocco

Ciao! Ecor nasce mescolando il mio cognome materno, Coe, e la prima lettera del mio nome. L’ha ideato mio fratello, e mi è subito piaciuto. Inoltre, contiene la parola “eco”, che è un concetto che mi piace molto: l’ambiente che restituisce qualcosa al mittente. Mi piace pensare che la mia musica susciti un po’ quest’idea di scambio, che l’ascoltatore non si senta solo di star passivamente percependo, ma di essere in conversazione con me quando mi ascolta.

Davide

Quando e come è iniziata la tua vocazione per la musica?

Rocco

Sin da quando sono piccolo i miei genitori mi hanno iscritto a corsi di pianoforte, percussioni e canto, e in casa nostra c’era sempre musica allo stereo. Sono cresciuto con David Bowie, Laurie Anderson e i canti tradizionali dei Nativi Americani, che ancora oggi adoro e ascolto molto spesso. Penso che i miei primi approcci all’interpretazione personale della musica derivino da lì – imparando e cantando canti antichi ma tutt’oggi attualissimi nella loro bellezza.

Davide

Cosa precede “Airways”, quali altri tuoi lavori? In cosa più assomiglia e in cosa più si discosta dalla tua produzione precedente?

Rocco

Airways è il mio primo lavoro! È un progetto che porto avanti da molti anni. Ho imparato a registrare e produrre incidendo questi pezzi, quindi mi ci è voluto del tempo prima di sentirmi soddisfatto. 

Davide

Airways, come hai scritto, è un album sui fenomeni naturali. Quali in particolari sono stati per te evocativi nel tracciare questo tuo percorso musicale, così come nella stesura dei testi?

Rocco

La nebbia, le stelle, i sogni e le onde sono tra i protagonisti di questo album. In particolare, il cielo notturno mi affascina e ispira davvero immensamente. Incido le melodie e scrivo i testi quando mi sento davvero connesso ai miei dintorni, affascinato da un qualche evento o una qualche situazione che mi permette di entrare in contatto con concetti quali l’eternità dei fenomeni naturali, o la grandezza dell’universo, o la grande comunione con la natura della quale tutti siamo figli e parte.

Davide

“Non credo nel male, credo solo nell’orrore. In natura non esiste alcun male, ma soltanto orrore in abbondanza…” scrisse Karen Blixen. Come definire bellezza quella dell’universo e della natura pensando anche ai suoi “orrori”, benché assolutamente utili? Qual è il tuo rapporto estetico con la natura?

Rocco

Vedo l’estetica come un concetto molto umano, adatto alla nostra interpretazione e catalogazione del mondo ma assente dal gruppo delle leggi che governano la natura. La bellezza della natura non è da interpretare in senso estetico, ma in senso concettuale: sta nel perfetto equilibrio di tutto ciò che esiste e nel fatto che ogni cosa è utile. Ogni oggetto o creatura nasconde qualcosa di interessantissimo e stimolante. Più che di bellezza, parlerei di fascino, inteso nel senso di scoperta infinita e infinita fonte di spunti. Una volta che ci si riesce a sentire immersi e collegati a questa enormità ci si sente parte di questo grande schema, e in quanto parte ci si sente utili e affascinanti tanto quanto una stella, una nuvola o un albero secolare.

Davide

La natura non fa nulla di inutile, disse Aristotele. L’arte (quindi, appunto, artificio),  per quanto connaturatasi nell’uomo, è invece il suo opposto, producendo – oltre che imitarla – tutto ciò che la natura non produrrebbe mai. Come convive in “Airways” questa contraddizione tra l’arte, in questo caso musicale, e la natura a cui si ispira? O, in altre parole, in che modo hai dialogato tra la natura interna tua o dell’uomo in generale e quella esterna?

Rocco

Non penso che esista una distinzione tra naturale e artificiale. Non siamo esseri separati dalla natura, e in quanto tali le nostre azioni e creazioni sono naturali tanto quanto noi. Tutto ciò che esiste è utile, semplicemente perché esiste per un motivo. Dobbiamo ricordarci, come hai citato nella domanda, che la natura non fa nulla di inutile – e noi siamo natura, quindi non facciamo nulla di inutile. L’utilità dell’arte, o di Airways in particolare, è varia. Personalmente, Airways è stato un modo per conoscermi molto meglio e per guardarmi dentro in profondità. Quale cosa più utile, anche dal mero punto di vista della sopravvivenza, di capirsi e comprendersi meglio?

Davide

Non ci sono solo atmosferici suoni elettronici. Vint fin è un madrigale a più voci di gusto rinascimentale. Altrove vi sono echi medievaleggianti, come in Ossemorum II (My dreams), che tamburi e voci di basso profondo mi hanno riportato alle atmosfere scarne e cupe del Mantram der erdberührung I dei Popol Vuh. Quali sono i tuoi più importanti “maestri”, quelli cha hanno lasciato in te un segno più profondo, aiutando la costruzione della tua “identità sonora”?

Rocco

Sono moltissimi, ogni cosa che apprezzo lascia la sua impronta, per quanto lieve possa essere. Tra i più importanti mi sento di citare Anna Von Hausswolff, Philip Glass, Liv Kristine (in tutti i suoi progetti), Laurie Anderson, i Dead Can Dance, gli Anathema, Demen e i Tool. Un’enorme fetta però consiste in musica antica (soprattutto rinascimentale) e canti tradizionali (specialmente Scandinavi e dei Nativi Americani). La loro musica mi tocca davvero in profondità, riaccende forse quel tratto primordiale che ho ricercato molto con Airways.

Davide

Hai suonato tutto da solo o ci sono degli ospiti in “Airways”?

Rocco

Ho suonato, registrato e prodotto tutto io.

Davide

Scrive lo psicoanalista Antoine Fratini che dagli uomini preistorici ai moderni della pop art o del surrealismo, l’attività artistica ci appare come una lunga e inesauribile spinta creativa che presuppone l’esistenza, a monte, di una corrispondente necessità interiore. Cosa ti spinge alla musica? E verso cosa?

Rocco

Penso che a spingermi alla musica sia proprio il senso di connessione al mondo che provo quando compongo qualcosa. Non so ancora esattamente verso cosa io tenda suonando, ma forse è proprio questo ignoto a rendere la creazione artistica così bella ed interessante. È la stessa curiosità che mi spinge nei miei studi, o che spinge ciascuno di noi a provare qualcosa di nuovo o a conoscere uno sconosciuto. Si sa più o meno verso dove si tende, ma finché c’è anche il lato di incertezza ci sarà anche la curiosità ad andare avanti.

Davide

Cosa seguirà?

Rocco

Nel futuro prossimo ho in piano di rilasciare su YouTube qualche cover, come omaggio agli artisti che più mi ispirano. Per quanto riguarda la mia musica, invece, spero di riuscire a concludere un EP, sempre collegato a Airways, entro l’anno prossimo. Ultimamente, inoltre, sto iniziando un tipo di ricerca musicale un po’ più Avant-Garde/elettronica, molto basata su effetti alle voci, canone e delay. Vedremo a cosa porterà. 

Davide

Grazie e à suivre…

Rocco

Grazie mille per le domande e per l’occasione di presentare un po’ quel che faccio!

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