KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Congo – David Van Reybrouck

3 min read

Feltrinelli Editore
Storia
Pagg. 669
ISBN 9788807888731 
Prezzo Euro 15,00

Un paese grande, non un grande paese

Un brodo giallastro, ocra, ruggine. Ti trovi ancora a centinaia di miglia dalla costa, ma già lo sai: qui comincia la terra. Il fiume Congo si getta nell’Oceano Atlantico con una forza tale da cambiare il colore dell’acqua per centinaia di chilometri.” 

Già l’incipit di questo libro riesce a dare un’idea delle dimensioni di questo grande stato, vale a dire l’ex Congo belga, che ora si chiama Repubblica Democratica del Congo esteso per 2.344.858 km quadrati (all’incirca otto volte l’Italia) e con una popolazione di circa 17 milioni di abitanti. Del resto il fiume stesso, cioè il Congo, ha una lunghezza di ben 4.300 km., con un bacino idrografico che è superato solo da quello del Rio delle Amazzoni. Quindi si tratta di un paese molto grande, con una bassa densità di popolazione, immense foreste, miniere di diamanti, rame, uranio e cobalto, per lo più concentrate nella provincia del Katanga, il che dovrebbe far pensare a uno stato ricco, con un Pil pro capite particolarmente elevato, e invece non è così. Anzi, vi regna la miseria, vi dilaga la corruzione, la mortalità infantile è particolarmente elevata. Perchè? Il perché ce lo spiega David Van Reybrouck con questo libro corposo (sono più di 600 pagine), ma ben strutturato e completo quanto ad analisi della storia di questo stato e della della sua evoluzione dopo aver raggiunto l’indipendenza il 30 giugno 1960, troppo presto perchè potesse reggersi in modo equilbrato da sé, con una classe dirigente impreparata sotto l’aspetto politico e quello amministrativo. Quindi, l’iter di decolonizzazione non si può dire certamente ben riuscito, con questa fretta di rendersi autonomi, anche perché il Belgio temeva che potesse nascere una guerra di indipendenza come quella che incendiava l’Algeria; un po’ questa decisione affrettata, un po’ la frenesia degli emergenti capi congolesi, sta di fatto che il lavoro di emancipazione non fu completato, determinando tutta una serie di conseguenze, quali colpi di stato, guerre, purghe etniche, dittature mascherate da democrazie, pessima o addirittura inesistente amministrazione che hanno portato un paese potenzialmente ricco a essere invece misero. Le Nazioni Unite dovettero intervenire più volte, ma non risolsero il problema di fondo dell’impreparazione culturale al concetto di libertà e democrazia di chi aspira ai posti di comando. 

L’autore ha la straordinaria capacità di narrarci la storia del Congo dalle sue origini, quando era un Regno che poi divenne proprietà del re del Belgio Leopoldo II, che non esitò a sfruttare in modo impietoso la popolazione, come se anche questa fosse una sua proprietà personale; decise poi di conferire questo suo territorio privato nelle colonie belghe nel 1908 quando si accorse delle notevoli difficoltà di gestire questa entità troppo grande. Il libro è in grado di farci conoscere passo dopo passo la storia del paese, e lo fa in un modo che posso definire avvincente, del tutto inusuale cioè per un saggio storico, notoriamente greve. Quindi, ne consiglio la lettura perché è più che mai utile capire come un paese che avrebbe tutte le carte per esser ricco sia invece povero e come il rimedio sia ben lungi dal venire, perché uno spirito libero e democratico non si crea mai di colpo, ma ha bisogno di tempi che possono essere più o meno lunghi.


David Van Reybrouck é uno dei più importanti intellettuali in Belgio, è ricercatore, giornalista, poeta. Ha scritto numerosi libri, ma è con Congo (Feltrinelli, 2014) che ha ottenuto rinomanza internazionale. È presidente del Pen Club belga. Nel 2011 ha lanciato in Belgio il progetto G1000, una piattaforma di innovazione democratica per aumentare la partecipazione dei cittadini al processo politico. A questi temi ha dedicato il saggio Contro le elezioniPerché votare non è più democratico (Feltrinelli 2015).

Commenta