KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con i Rust

7 min read

“Urstoff” è l’album d’esordio della band metal torinese Rust, dato alle stampa su etichetta Dusktone nel corso del 2018. Tra alcuni cambi di line-up i Rust sono attivi già da una quindicina di anni, prima come Lesmathor e poi come October Rust. “Urstoff” è un album formato da sei tracce di genere death metal e la band è costituita da Lord Jotun, voce, Nick Diamon, chitarra, Hor, basso, Dead Goul, batteria.

Tracks: The Bounteus Dearth, Graylight Contoured, No Place Like Death, Windumanoth, Scribed in Carnelian Gashes, Wounds of the Sunken Dawn.

LINK AL VIDEO “GRAYLIGHT CONTOURED

LINK AL VIDEO “NO PLACE LIKE DEATH

Intervista

Davide

Ciao. È meglio bruciare in fretta, perché la ruggine non dorme mai, cantava Neil Young. La band porta un nome che potrebbe evocare quello della omonima band metal finlandese, disciolatsi una decina di anni fa. Perché “Rust”?

Rust

Rust, era il termine che si sposava al meglio con la nostra proposta musicale una volta abbandonato il monicker Lesmathor dal quale nacque tutto. La scelta fu piuttosto spontanea in merito a ciò. Sapevamo vi fosse una band finlandese ma sapevamo anche che si era disciolta, cosa che ci fece passare da October Rust in Rust.

Davide

Quali sono le origini e la storia della band e perché sono passati tanti anni prima di arrivare a questo debut album? 

Rust

Come menzionato sopra, la storia della band trae origine nel lontano 2001 quando formammo i Lesmathor, band prevalentemente old-school blackmetal che dopo diversi avvicendamenti e cambi di line-up si trasformò nel 2004 negli October Rust con sonorità più opethiane e dintorni. Registrammo anche una demo intitolata “Dusk Promenade” che ebbe favorevoli consensi. Ciò nonostante, la band si sgretolò per motivi personali e artistici per essere poi riesumata una decina d’anni dopo.
Si rese necessario a quel punto, ricominciare da zero, riprendere le idee basilari, rimaneggiarle e soprattutto modificare il nome per dare una ventata di freschezza.
Cercavamo qualcosa di diretto, di semplice e non volevamo rinunciare alla ruggine il cui contesto semantico si allineava perfettamente al nostro sound cupo, malinconico ma anche tagliente ed evocativo.

Davide

“Urstoff” come la materia primigenia? Quali sono gli elementi base della vostra materia sonora primigenia?

Rust

Per Urstoff s’intende la materia primigenia nel senso che la ruggine (La parola Urstoff contiene Rust essendo un palindromo) sia in senso letterale (il metallo), sia dal punto di vista retorico è cosa ben radicata nell’uomo e ha permesso alle culture di evolversi (il ferro) ma anche di non abbandonare mai la consuetudine primordiale di cullarsi nel proprio torpore, tristezza e disperazione per farne un vero e proprio elemento creativo e autentico. Basti pensare allo spleen baudelariano che ha caratterizzato la cultura a venire.
Urstoff è così dal punto di vista retorico l’ossidazione dell’anima che si avvale di un susseguirsi di immagini nitide e sfocate, stati d’animo che oscillano tra la follia e la sobria disperazione, paesaggi sterili a tinta unica, paesaggi lugubri di anime dolcemente naufragate e sottosuoli dove regna l’indicibile.

Davide

Quali sono i temi trattati nei testi in inglese?

Rust

Su “Urstoff” in linea di massima i testi tentano di avvicinarsi alla “materia primordiale” dell’anima, dell’io, della mente, e di come l’esperienza che definiamo “esistenza” influisce su di essa e la influenza a sua volta. Complice la condizione di esseri finiti, limitati nello spazio e nel tempo, il tema della perdita e del disfacimento in generale è molto presente, tuttavia si percepisce una tensione di fondo, un non volessi arrendere allo sterile pessimismo. Lasciarsi alle spalle comode illusioni non significa per forza rinunciare a trovare una scintilla nell’oscurità.

Davide

Ci sono varie tecniche canore nel metal, come yell, screming, shout, growl ecc. Dunque perché usare il growl, cupo e gutturale, che rende i testi piuttosto difficili da comprendere, piuttosto che altro? 

Rust 

La voce è uno strumento come gli altri, e come tale è fondamentale che si adatti all’insieme. Se la musica si fa cupa e aggressiva, è naturale che la voce abbracci tecniche che la rendano adatta al contesto (ovviamente si tratta di una semplificazione estrema; le nostre scelte a livello di composizione e arrangiamento non seguono formule tanto schematiche). Sul discorso comprensibilità, c’è da dire che anche una voce più pulita può risultare difficile da decifrare (basta un minimo di riverbero per impastare le parole); in ogni caso, i testi sono inclusi nel booklet per ogni evenienza.

Davide

L’heavy metal è in costante crescita, non conosce confini, e – rompendo il duopolio anglo-americano, continua ad avere un appeal globale e un buon giro di affari (mentre il resto del mercato discografico piange miseria) al punto che, qualche anno fa, il Wall Street Journal ha scritto che l’heavy metal è diventata l’improbabile colonna sonora della globalizzazione. “Le barriere linguistiche sono poco importanti nel mondo del metal, dove tutto ruota attorno al sound, un ronzio spesso dissonante che non ha radici in nessun’altra tradizione musicale.” Tutto cià rafforzato da un  sentimento di appartenenza ad una grande famiglia che fidelizza i fruitori di questo genere musicale indipendentemente dalla nazione di provenienza. Voi cosa ne pensate? E perché avete scelto di esprimervi attraverso questo preciso genere musicale?

Rust

Il metal ha da sempre goduto di uno status autentico e sebbene non sia diventato un fenomeno di massa, continua ad avere un appeal globale e ottimi giri d’affari per la grinta e forza che sa trasmettere. A ciò va anche ascritto che il macrogenere in sé si è sempre offerto e continua a prestarsi a numerose contaminazioni per ogni palato. Pensiamo ai vari sottogeneri che hanno mantenuto solamente la radice di -metal. Non c’è alcun bisogno di stilare l’elenco.
Riteniamo perciò  il metal come l’espressione più pura e non diluita di emozioni viscerali, piene, non filtrate. Credo che sia tale bagaglio emotivo, comune a ogni essere umano al di là della propria provenienza e cultura, a renderlo così universale come linguaggio. Ed è questa caratteristica a renderlo la forma musicale più versatile per esprimere quello che riversiamo nelle canzoni dei Rust.

Davide

Lord Jotun, voce, Nick Diamon, chitarra, Hor, basso, Dead Goul, batteria… I veri nomi si possono rendere noti? E/o che significato hanno questi soprannomi?

Rust

Generalmente come la tradizione Black-Metal vuole, si è soliti attribuirsi dei Nickname e noi in quanto italici non potevamo non esimerci dal non farlo.
Dead Soul direi che è molto chiaro nella sua traduzione letterale. Hor è frutto di fantasia ma ha un’ottima assonanza e piacque al nostro bassista.
Nella mitologia nordica, “jotun” è il nome della razza dei giganti. Sono i primi esseri viventi (l’universo intero e la stessa razza umana, secondo tale tradizione, sono stati creati dal corpo di Ymir, il primo jotun nato dal caos primordiale), il che li rende allo stesso tempo selvaggi per la loro natura e saggi per la loro esperienza.
Nick Daimon invece rappresenta il termine “Daimon” della mitologia greca ma anche della cultura buddista mentre Nick è il diminutivo del proprio nome.

Davide

Torino vanta una lunga storia di gruppi metal. È ancora un buon posto per suonare musica metal o qualcosa è cambiato negli ultimi tempi?

Rust

Ci sono stati alti e bassi, ma questo è forse il momento peggiore che abbiamo mai visto. La crisi sanitaria mondiale purtroppo non ha risparmiato la nostra città ed è difficile prevedere come sarà la situazione quando il peggio sarà passato.

Davide

Perché in copertina avete scelto una immagine sotto i portici di Torino? 

Rust

In Realtà non sono i portici di Torino ma è il porticato del vecchio manicomio di Collegno. Anche le foto del booklet interno sono state scattate nel medesimo posto e possiamo dire che si percepiva una certa energia durante le session.

Davide

Cosa seguirà?

Rust

Stiamo iniziando a mettere a fuoco il carattere di quello che sarà il successore di “Urstoff”, anche se è troppo presto anche per noi per fare previsioni. Il viaggio è appena iniziato; seguiteci e perdetevi insieme a noi, oltre lo spazio, oltre il tempo…

Davide

Grazie e à suivre…

Commenta