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Intervista con LaRizzo

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Alessandra Rizzo

“Fogli che raccontano” è il nuovo disco di LaRizzo, nome d’arte di Alessandra Rizzo, cantante autrice livornese ma catanese di adozione, edito a settembre 2020 con TRP music. LaRizzo ha precedenti esperienze in formazioni di vario genere. Il sound pop morbido ed elegante di “Fogli che raccontano” è intriso di jazz e di soul-blues. Accompagnano la cantante Peppe Tringali alla batteria, Alberto Fidone al contrabbasso ed Edoardo Musumeci alle chitarre. Ospiti compaiono Gionata Colaprisca alle percussioni, Massimo Greco alla tromba e Mario Pappalardo al piano Fender Rhodes. 

Tracce: Sono frammenti / Albero di pietra / Troppe luci niente stelle / Con le mie scarpe / Sgualcito dal tempo / Memorie lontane / Equilibrio instabile / Fogli che raccontano.

 www.larizzo.it

(Fogli che raccontano)

Davide

Ciao Alessandra. Quando e come nascono in te la musica e il canto?

Alessandra

Da quando sono nata.  Cantavo di notte, di giorno e la musica ha sempre fatto parte della mia vita. C’è voluto qualche anno per capire che stava diventando il mio lavoro, ma è un amore che dura da 40 anni.

Davide

Quali consideri le tappe personali e professionali fondamentali che hanno costruita la tua identità musicale?

Alessandra

In primis gli anni della formazione. Ho avuto la fortuna di avere avuto tanti insegnanti che hanno creduto in me e mi hanno spinto sempre a crederci. Il trasferimento a Catania, dalla Toscana, è stato fondamentale. A differenza di quanto si creda, le opportunità migliori le ho avute proprio trasferendomi al Sud. Qui ho incontrato i musicisti migliori, che mi hanno permesso di crescere e disegnare la strada che volevo percorrere. Fondamentale l’incontro con Edoardo Musumeci e Riccardo Samperi. Dal Mei di Faenza ad oggi, ogni passo è stato fatto affinché “Fogli che Raccontano” vedesse la luce e, senza loro al mio fianco, non sarebbe stato possibile.

Davide

Com’è nato il materiale di questo tuo ultimo lavoro, cosa volevi raccontare di te e del tempo che stai o stiamo vivendo? C’è un tema conduttore in particolare che volevi attraversare, scandagliare, una qualche risposta che infine ti sei potuta dare nel farne canzoni?

Alessandra

La necessità di scrivere mi pervade ogni volta che accade un evento particolare nella mia vita. Dopo qualche anno mi sono accorta che ogni brano, era legato a quello successivo. C’era stata una fine, una rinascita ed un nuovo inizio. Come scrivo in “Con le mie scarpe”: sono stata in viaggio alla ricerca di qualcosa che, forse, segretamente, era nascosto solo dentro me. Cercavo una risposta e l’ho trovata… ma da quel momento non ho più smesso di cercare. Ogni giorno mi impegno a capire un po’ di più di me e così, da ogni nuova consapevolezza, nasce un brano.

Davide

Ci presenti i musicisti che hanno suonato in questo tuo lavoro? Qual è stato il centro o il cuore del processo creativo e compartecipativo nell’arrangiare e suonare queste canzoni fino alla loro forma per voi più appagante?

Alessandra

Fogli che raccontano è un “figlio fortunato” perché molte persone “speciali” si sono prese cura di lui (anche quando io ero un po’ distratta). Padrino d’eccezione è sicuramente Edoardo Musumeci. Con Edo suoniamo insieme da oltre 13 anni. Lui è stato il primo a credere in quello che scrivevo. Arrivavo a casa sua e, a lui, toccava l’arduo compito di “vestire” i miei appunti. Riccardo Samperi, dopo aver ascoltato le prime idee, è diventato parte integrante del progetto e con Edo hanno iniziato a lavorare agli arrangiamenti definitivi, senza mai dimenticarsi chi sono, da dove vengo e dove volevo arrivare. Da qui la scelta dei musicisti da coinvolgere. Alberto Fidone e Peppe Tringali, che mi hanno regalato la sensazione meravigliosa di sentirsi in una botte di ferro. Edoardo alle chitarre è sempre il meglio che io possa desiderare, è stare al sicuro. Un onore avere avuto come ospiti, Gionata Colaprisca, Massimo Greco, Mario Pappalardo che hanno impreziosito alcuni brani. Ognuno ha regalato un po’ di sé a questo progetto, permettendo che fosse esattamente come lo avevo immaginato.

Davide

Qual è il tuo obiettivo prioritario quando scrivi una canzone?

Alessandra

Curarmi. Scrivo per liberarmi da qualcosa che non ho detto, scrivo per essere sincera con me stessa. Probabilmente è una scrittura un po’ “egoista”, ma che, in quanto tale, arriva all’esterno senza filtri.

Davide

Chi canta, spaventa tutti i mali! dice un antico proverbio spagnolo. Cosa sono per te la voce, il canto?

Alessandra

“Quien canta sus males espanta!, potrebbe essere un po’ il nostro “Canta che ti passa”.
La voce è uno strumento meraviglioso. Entriamo in contatto con il nostro io più profondo e ne sentiamo le vibrazioni. Impariamo ad ascoltare parti di noi stessi che non sapevamo nemmeno esistessero. Accade, così, che il canto diventa una forma di ascesi. È staccarsi dal suolo e visitare un altro mondo, come quando si medita. Ci ricordiamo che dobbiamo respirare e inizia il viaggio. Per questo motivo, alla fine di un concerto, ho sempre bisogno di qualche minuto di silenzio e solitudine, è un modo per tornare con i piedi per terra. 

Davide

Quali sono stati i tuoi modelli di riferimento principali? Cosa significa per te ispirarti a qualcuno o qualcosa?

Alessandra

I miei modelli sono stati davvero tanti. Ho ascoltato generi diversi, ma tendenzialmente vengo attratta dalle voci maschili. Non mi soffermo sul virtuosismo, ma sull’emozione che mi provoca quella voce e quando decido di cantare un brano non mio, è sempre perché mi ritrovo totalmente in quel testo. Scatta la famosa frase: “quanto avrei voluto scrivere io queste parole”.
Quando mi ispiro a qualcuno lo faccio non solo guardando alla sua arte, ma anche cercando di capire la persona che è. Deve essere un esempio di vita che mi sprona ad essere una donna migliore.

Davide

Quando si sogna da soli è un sogno, quando si sogna insieme è una realtà che comincia, disse Che Guevara. Qual è il tuo sogno da sola e verso quale realtà insieme?

Alessandra

Amo condividere tutto quello faccio e credo che il miglior risultato possibile sia ottenibile unendo le forze. Vivo profondamente i mali altrui, come tutte le persone altamente sensibili e amo andare oltre l’apparenza. Sogno di vivere in una società più vera. Dove non sia necessario omologarsi. Dove la diversità torni ad essere ricchezza. Dove insieme ci si possa prendere cura di sé e dell’altro.

Davide

Cosa seguirà?

Alessandra

L’ultimo brano del disco è proprio “Fogli che Raccontano”. Alla fine dell’ascolto si ha la sensazione che qualcosa sia rimasto in sospeso… per me è il brano che farà da traghettatore al prossimo lavoro. Tutto sta ripartendo da qui e sarà un altro viaggio, un’altra storia da raccontare.

Davide

Grazie e à suivre…

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