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Simone Cattaneo. Di culto et orfico – Giorgio Anelli

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prefazione di Davide Brullo
Giulio Ladolfi Editore (Borgomonero, 2019)
pag. 58
euro 10.00

“Simone Cattaneo è un grande poeta in sé, non perché perché si è suicidato”. Questo punto della biografia critica firmata poco tempo fa da Giorgio Anelli, rappresenta un imperativo al quale perlomeno tendere. Oltre che, a pieno, il segno della dedizione all’opera. Che spacca la futilità, ostentata per giunta, del sensazionalismo. 
Cattaneo, suicidatosi a Saronno – dov’era nato, nel 2019, è stato un poeta eccessivo. Dove, in questo caso, la poesia dell’eccesso è, come spiega giustamente Anelli forse, un fulmine lasciatoci dal mistero della costante chiaroveggenza. Cattaneo irride il misticismo. Frullando i moti stessa della realtà e delle sue, perfino anche quando belle, comparse. Senza la paura d’aggiungere, di tanto in tanto, altre comparsate. 
E’ accaduta un’altra meteora. E niente se ne andrà, di contro; magari qualcuno avrà un giorno il coraggio di dire che avrebbe potuto capire meglio i versi di Simone Cattaneo. Ma se non è successo (se pur l’autocritica dovesse arrivare), vuol dire che non s’è stati all’altezza del poeta. 
Ancora, se avessi inquadrato anche dosi di quel misticismo di cui sopra, ma nella sua eccezione meta-religioso, e avendo rintracciato comprovanti cartelle cliniche, potremmo riconoscere a Simone Cattaneo la grandezza almeno del nostro Alfonso Guida. Più evidentemente la condizione d’una considerazione tutt’ora ingiusta; epperò Guida non ama Rimbaud; mentre a rivedere l’acuto Giorgio Anelli qui Simone Cattaneo tocca proprio Jean Nicolas Arthur Rimbaud.
La cura e il tatto col quale Giorgio Anelli ha spiegato la materia di Cattaneo fanno di questa pubblicazione uno dei pochi validi e sinceri riconoscimenti al poeta Cattaeno, che vediamo e sentiamo anche attraverso quella speciale foto. Un’immagine ferma e un’immagine da non fermare proprio più.

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