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Storie d’amore, di morte e di follia – Alessandro Berselli

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Questa incapacità di fare il primo passo mi sgomenta. Non sarà sul serio che la vita è solo gente che cerca di recuperare ciò che si è lasciato alle spalle, errori, scelte, occasioni perdute, un dannatissimo rincorrere cose che sono già successe, nel bene e nel male, ma comunque finite, concluse, archiviate?”

Ho scoperto la scrittura che costeggia l’estremo di Alessandro Berselli partendo da un racconto. Costeggiare l’estremo, potrete pensare, che cosa poco originale.  Che novità opaca. La scrittura ha sempre cercato di “abitare” certi territori. E’ vero. Dipende come. Dipende in che misura è attiva l’ossessione e in che misura lo strumento “scrittura” si adatta al narrare questo disagio nostro quotidiano, questo disagio di cui ogni momento è inzuppato, imbevuto, avvolto. Un distillato di disagio, ed è materiale che pur con l’insicurezza barcollante dovuta alla paura del riconoscimento, abbiamo sotto gli occhi.
“E’ stato un po’ come violare qualcosa di inviolabile. Devo ammettere che il cuore mi batteva forte, e non certo per la paura che Lei potesse rientrare da un momento all’altro. Non ho toccato niente, se è questo che La preoccupa. Sono solo restato a guardare, respirando lentamente… Vera era ossessionata dall’idea dell’abbandono…Forse era per questo che si era sempre ritrovata a vivere di passioni provvisorie e di amori labili, di rapporti effimeri che per la loro stessa natura erano già destinati, fin dal loro nascere, a concludersi irrisolti, non compiuti, sterili. Nicola per lei era diverso. Nicola era un amore maturo, totale… E in questo io e Vera siamo stati davvero uguali. Abbiamo continuato ad amare lo stesso uomo per quello che era e, soprattutto, per quello che per noi rappresentava. L’illusione di riscatto, o l’estrema possibilità di dare un senso a tutto quanto.” I racconti contenuti in Storie d’amore, di morte e di follia, ARPAnet 2005, www.ARPANet.org, sono scritti con un nitore che spaventa. E’ un libro dove vivono e vengono fatti vedere grumi di psicosi e di comportamenti anomali con una scrittura dall’impianto formale sorprendente. Si legge e si sa che dietro l’apparente ordine dei tre racconti “cova” il malfermo. Il delirio. Il gravoso enigma della vita: “Com’è difficile capire le cose. Non ci si chiede mai se quello che è successo sia stata un’esplosione o un’implosione, un momento di imprevedibile violenza, o un gesto a lungo soffocato.” La raccolta è, in un certo modo collegata a “Né con te né senza di te ” di Paola Calvetti, che firma infatti le note introduttive sulla quarta di copertina, e il collegamento, l’omaggio, il legame è definito come “Prequel, interquel, sequel” ed è il risultato di un concorso a proposito del quale scrive la Calvetti: “…é un’idea bellissima: perché incarna e rivendica la vitalità di personaggi che altrimenti l’autore-fedifrago metterebbe in soffitta… Con La cantina dell’architetto Alessandro Berselli dà il meglio. Sceglie la formula dell’epistolario (nei precedenti quella del diario e del racconto sceneggiato) ma, soprattutto, affonda il coltello di lettore e di narratore in un personaggio che nel romanzo ha poco più di qualche pagina. Ma molte responsabilità… Non si sfugge al proprio destino mentale, suggerisce l’autore in ognuno dei tre racconti. Che hanno un filo unico che li lega. Il senso di morte. Di fine dell’amore. Né con te né senza di te. Appunto.” Non ho letto il romanzo della Calvetti ma so che questo rapporto di debito/prosecuzione/interpolazione/omaggio a un testo è parte integrante del progetto editoriale ARPANet, e  per questo potete dare uno sguardo al sito www.ARPABook.com e alle antologie tematiche CONCEPTS.

Si tratta di un progetto vasto, importante, sul quale abbiamo già scritto e di certo torneremo. Una certa concezione del “fare” libri e di impreziosire quello che si fa uscendo da certe logiche puramente mercantili , attivando circoli virtuosi con i media, con la rete, con le presentazioni dal vivo, con la capacità di aggregare autori noti e di coinvolgere esordienti, una concezione che si basa sul valorizzare le scritture, calandosi nel contemporaneo collegandosi strettamente a tutta la tradizione artistica, letteraria, musicale e pittorica precedente o parallela. E’ una tessitura, attenta, seducente. Se date un’occhiata al catalogo, noterete anche  la particolare fascinazione dei titoli, forse non vuol dire niente ma forse si. Un intreccio e un’attenzione che non si ferma sulle belle parole o su virtuosi e coraggiosi propositi ma che produce sul serio, e  tanto, e-book, libri e antologie che sapranno lasciarvi a bocca aperta. Una società editoriale attiva, concreta, interattiva, che gode di prestigiose collaborazioni, spinta e valorizzata dall’entusiasmo garbato ma travolgente di Carlotta Vissani che mi ha permesso di venire in contatto con molte “scritture” che meritano attenzione. Torniamo a Storie d’amore, di morte e di follia. Il libro di Berselli è  caldamente consigliato anche a chi non ha letto il romanzo col quale proclama il debito/legame. Come è stato, appunto il mio caso. E’ una scrittura rarefatta, senza concessioni. Ti senti traballante mentre lo leggi. Pensi che stia per accadere arrivare la frantumazione definitiva, lo sfaldamento della psiche-narrante, della mente che catalizza gli eventi, è in agguato, lo annusi, lo assaggi, anche se l’autore gioca a mistificare, divaga, con sapienza: “Ho paura a lasciare entrare un po’ d’aria. Preferisco respirare questa polvere, e questa umidità, mentre la musica delle Variazioni Goldberg scende dal piano di sopra…Onestamente non trovo davvero nulla di strano nel mio comportamento. Nel fatto che non esca  più di casa, ad esempio, o nel tempo che trascorro in attesa, nel buio della mia cantina… E’ tutto così calmo, adesso…” Sale un timore che Berselli fa sapientemente lievitare. Ci racconta senza dubbio storie borghesi, ma prive della dimensione schiumosa e morbosa.  Sono la camera ardente della borghesia le sue vicende dove amore e follia corteggiano lo stesso baratro e dove la scrittura sa essere il baricentro. Qualcosa di raro,nella produzione italiana contemporanea, che mi fa attendere con una certa apprensione – e intendete apprensione sotto i vari significati – un  nuovo libro di questo autore bolognese che non conosco. Ma che è natoa dicembre del 1965 come me (una casualità dalla quale potrebbero dipanarsi  inquietanti intrecci narrativi nitidi e pericolosi come sa essere pericolosa la scrittura di Berselli). Un romanzo, intendo, e presto.

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