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Intervista con Le Piccole Morti

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https://lepiccolemorti.bandcamp.com/releases

Dopo un Ep e un Full Lenght pubblicati come Old Scratchiness, la band, rinnovata nella line up e nel proprio sound si presenta nella sua nuova incarnazione come Le Piccole Morti, con un nuovissimo Ep di cinque brani intitolato Vol. 1!

Il disco è stato pubblicato dall’etichetta ferrarese New Model Label in anteprima su Spotify il 20 settembre 2019 e a seguire su tutti gli store digitali il 27 settembre. Il 4 ottobre invece la pubblicazione in formato digipack.

Il nucleo della band esiste fin dal 2010 e durante questi anni ha pubblicato due dischi autoprodotti sotto un diverso monicker in lingua inglese (Old Scratchiness), per poi cambiare nome nel 2017 e iniziare a comporre musica e testi in italiano, arrivando a definire il proprio genere Noir Rock: una sorta di rock alternativo con spunti jazz, elettronici e cantautorali.

Tutte influenze riscontrabili nelle cinque tracce del loro primo Ep, intitolato Vol. 1 e pubblicato dall’etichetta New Model Label, nel quale hanno partecipato come ospiti ai violini Nicola Manzan (Bologna Violenta, Ronin, Torso Virile Colossale), specificatamente nel brano Piccole Morti, e alla batteria Riccardo Cocetti (Monolith Grows!).  

La line-up si compone dei due fondatori Alessandro Degl’Antoni e Federico Caroli, rispettivamente voce e basso della band. In ordine di inserimento nella formazione vi sono poi Alex Cavani (chitarre), Francesco Ferrari (tastiere & synth) e Lorenzo Petrucci (batteria).

Le Piccole Morti hanno condiviso il palco con: Ecstatic Vision (USA), For Dummies (MEX), Ciao Lucifer (NL) Eremo, Monolith Grows!, Gorilla Pulp, Flying Disk, Cani dei Portici, Fakir Thongs, Amber Town, Exit Limbo, Kaos India, Pin Cushion Queen e molti altri.

Intervista

Davide 

Ciao. Perché da Old Scratchiness alla nuova incarnazione de Le Piccole Morti?

Le Piccole Morti 

DEGLIA: Il progetto nella sua versione precedente, se pur stimolante, portava con sé alcune criticità ed errori che spesso vengono fatti dalle giovani band indipendenti. 

Per prima cosa cantare in inglese rivolgendosi al pubblico italiano non è mai facile perché semplicemente le persone non lo comprendono e questa è una problematica che pone le sue radici nel nostro sistema scolastico (quindi non mi addentro). Ancora più importante però è l’aver trovato la mia chiave di scrittura dei brani nella lingua italiana, che offre una vasta scelta di sfumature e di significato.

Abbiamo cercato di fare tutto quello che ci piace, ma guardando bene alla coerenza e al senso del progetto, da portare avanti in Italia e nella lingua che in questo paese si parla.

A livello musicale diciamo che dal 2011 al 2017 abbiamo esplorato e cambiato così tante cose che lo “stoner” e tutto l’immaginario a esso legato ci stava un po’ stretto.

Davide

Cosa sono “le piccole morti”?

Le Piccole Morti

DEGLIA: Le piccole morti sono “i pezzi di noi che se ne vanno”. È tutto quello che la vita ci porta via, tutto il dolore che rimane, i pezzi che il tempo strappa. Tutto viene spiegato a tutti i concerti con l’esecuzione del primo brano che appunto introduce al progetto dando all’ascoltatore la giusta chiave di lettura.

Davide

Semplicemente “Vol. 1”, perché e perché un e.p. di 5 brani? 

Le Piccole Morti 

DEGLIA: Secondo me la cosa più importante da imparare quando si produce arte è sapere quando fermarsi. Cinque brani, per la potenza e il carico emotivo che viene espresso, sono perfetti: né troppi, né troppo pochi.

Vorrei dire che è dovuto al tracollo dei tempi di attenzione degli ascoltatori, ma lo avremmo fatto comunque così. L’arte è un venirsi incontro tra chi produce e chi ascolta, ma credo che a un certo punto le persone debbano lasciarsi guidare da musica nuova, insolita, musica per pensare.

Vol.1 perché è semplice ed esprime semplicemente ciò che questo vuole essere: la nostra presentazione al mondo, il nostro manifesto e il nostro nuovo e definitivo inizio.

Davide

Come nascono queste cinque tracce e cosa in particolare le attraversa e le unisce nei testi e nell’idea musicale?

Le Piccole Morti 

DEGLIA: Il filo rosso che attraversa tutto è proprio lo stesso concetto del nome “Le Piccole Morti”: il collegamento tra i pezzi esiste in quanto parte della stessa matrice concettuale originaria: “Vol.1” è un manifesto, una dichiarazione di intenti in cinque sfumature diverse che affrontano aspetti diversi del concetto comune. Proprio per questo il titolo dell’Ep non aggiunge nulla.

La nascita dei testi avviene tante volte in saletta durante le prove, lasciandosi andare a se stessi con le parole e con la musica. A volte invece parole e musica arrivano già strutturati indipendentemente per poi unirsi.

La bellezza del nostro modo di lavorare è la libertà con cui lo facciamo, non abbiamo limiti se non il nostro concetto di partenza (“Le Piccole Morti”), la lente che tramite parole e pensiero determina un’impronta sonora, una coerenza del “sentire”, un immaginario e una gamma di emozioni.

ALEX: Credo che la nostra capacità più grande sia quella di riuscire ad attraversare diverse influenze musicali senza lasciare che nessuna predomini nettamente sulle altre, ma amalgamando il tutto con la nostra personalità, che è ciò che contraddistingue la nostra idea di “noir rock”, il genere-non genere che abbiamo coniato per definire la nostra proposta musicale. In particolare i brani di “Vol.1” sono i primi che abbiamo scritto in italiano e perciò questo è il filo rosso principale che li lega tra loro; musicalmente abbiamo cercato di legare insieme i brani del nostro repertorio che ci sembravano più adatti a questo formato Ep, dove il primo impatto è fondamentale; perciò sono tutti pezzi dalla durata relativamente contenuta, dove però vi è spazio per l’eterogeneità di stili: dal post rock al jazz, dal pop alla new wave, ma tutto filtrato da un’ottica dark che permea ogni singola nota.

Davide

Bennato disse che il rock deve creare tensioni, dubbi, interrogativi e trasmettere buone vibrazioni. Cosa deve fare o creare dal vostro punto di vista?

Le Piccole Morti 

DEGLIA: Come già ho anticipato alla fine della terza domanda la nostra vuole essere musica per pensare. Non deve distrarre ma prendersi l’attenzione che merita, non deve sedare ma far passare il messaggio. Bennato aveva ragione: se il tuo rock fa venire i dubbi allora è davvero musica per pensare.

Davide

Chi e cosa hanno maggiormente influenzato “Le Piccole Morti” e questo “Vol. 1”?

Le Piccole Morti

DEGLIA: Pur mirando alla massima originalità possibile l’universo al quale ci avviciniamo è quello della scena alternativa italiana, rappresentata in primis dai vari Afterhours, Verdena, Teatro degli Orrori e via discorrendo.

Ma il punto è che, sia in parole che in musica, l’unica cosa che ha senso è puntare alla propria riconoscibile identità. Credo si debba pensare a meno artisti possibile quando si scrive, altrimenti si viene sopraffatti e sedotti da impronte altrui.

ALEX: È innegabile che la maggior parte delle nostre influenze arrivino dal rock alternativo italiano degli anni ’90, ma la nostra volontà è sempre stata quella di non allinearci a nessuna scena e a nessun genere definiti, cercando sempre di dare il marchio de Le Piccole Morti a tutti i riff, i ritornelli e le linee vocali di ogni brano; chiaro che durante l’ascolto di “Vol.1” possono ritornare alla mente echi di rock italiano alternativo, ma i nostri background musicali sono veramente variegati, dal groove alla Rage Against The Machine che piace tanto a Federico, il nostro bassista, passando per l’ossatura jazz dei nostri pezzi che è tutta merito dal nostro tastierista Sprunk. Per quanto mi riguarda io sono un divoratore seriale di musica di ogni genere e quindi le influenze che porto con me sono davvero moltissime: per quel che riguarda i brani di questo Ep posso dire che le mie ispirazioni principali sono state i Cure, i Diaframma, gli Ulver, lo shoegaze in generale e il mio mentore musicale di sempre John Frusciante. 

Davide

Cosa cambiereste dell’attuale scenario musicale italiano che molti dicono non godere proprio di buona salute?

Le Piccole Morti 

ALEX: Questa è una domanda molto complessa a cui non è semplice dare una risposta univoca: ci sono molti fattori che rendono la scena underground italiana debole e non è che poi con gli artisti di fama maggiore vada poi così meglio, se restiamo nei confini della musica rock o alternativa – termini che poi lasciano il tempo che trovano oggi, com’è successo con l’“indie”, che da vero e proprio movimento e corrente culturale, non solo musicale, è arrivato ad essere il nuovo, scialbo, pop italiano – . Per quel che ci riguarda conosciamo band e musicisti, anche del nostro stesso paese, che cercano di organizzare eventi e concerti dal nulla, per tentare di mantenere viva l’attenzione su ciò che di buono offre la nostra scena, ma è purtroppo una goccia nell’oceano, seppur importantissima. Sarebbe facile dire che bisogna solo presenziare ai concerti e comprare il merch delle band, ma onestamente quali sono i motivi per cui tu dovresti essere spinto a sostenere un gruppo che non conosci se non hai neanche i presupposti e le motivazioni per uscire ad ascoltarlo? Sarebbe bello poter avere più spesso la possibilità di aprire concerti di artisti più affermati per poter dare maggior visibilità alla propria musica, ma anche questa è una via non così facilmente percorribile, vista dall’ottica di chi organizza concerti e deve poi remunerarti (sempre se succede). Quindi l’unica cosa che mi sento di dire è che bisogna cercare di fare squadra con più realtà possibili, conoscere gruppi e cercare di organizzare date insieme, mai rinchiudersi nel proprio piccolo mondo, perché se già le possibilità sono ai minimi storici, in questo modo non potremo far altro che azzerarle del tutto. E poi certo, se vi avanzano dieci euro, una maglia o un cd, se la musica vi piace, regalateveli o regalateli; farete contenti chi suona, che potrà perlomeno pagarsi la benzina in questo modo.

Davide

Cosa seguirà?

Le Piccole Morti

DEGLIA: Straripiamo di creatività e il materiale nuovo è già moltissimo; credo seguirà ragionevolmente un “Vol.2” ma è prestino per azzardare un titolo.

Sicuro è che non abbiamo ancora finito di analizzare il nostro messaggio, il concetto viene semplicemente arricchito di sfumature, di argomenti e di nicchie da esprimere.

ALEX: Il bello è che noi non smettiamo mai di scrivere e registrare nuovo materiale e difatti abbiamo già una bella sfilza di bozze in attesa di essere scolpite; il nostro desiderio è quello di dare un seguito ancora più variegato all’Ep, comprendendo anche quei brani più sfaccettati e complessi che rendono completa la proposta de Le Piccole Morti. 

Davide

Grazie e à suivre.

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