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Do Not Sign! L’app avvocato che ci segue ovunque

5 min read

«Un robot non può recar danno all’umanità e

non può permettere che, a causa di un suo mancato intervento,

l’umanità riceva danno»

(Isaac Asimov, IV legge della robotica o legge zero)

Do Not Sign! (Non firmare!): un’app semplice e funzionale, un avvocato sempre a portata di mano, frutto della più avanzata intelligenza artificiale, che leggerà per noi
formulari e contratti scritti in un incomprensibile legalese e in caratteri lillipuziani avvisandoci di tranelli, norme capestro o semplicemente segnalandoci gli obblighi che, per pigrizia o fretta, non avremmo mai conosciuto.

Dagli Stati Uniti, e ora pure in Europa, per districarci dalla giungla di condizioni d’uso e autorizzazioni necessarie per accedere a un sito, utilizzare un servizio online, scaricare un’applicazione senza perdere tempo né rinunciare ai nostri diritti.

Accetta e continua

Oggi non sono più i formulari contrattuali precompilati, le condizioni generali o le cosiddette clausole vessatorie regolate dagli articoli 1341 e 1342 del codice civile a preoccuparci, se mai ci hanno preoccupato.

Piattaforme di e-commerce, social media, giochi, navigatori satellitari, qualunque tipo di sito visitiamo dai nostri apparati (personal computer, tablet, smartphone) ci chiede più volte al giorno di accettare le condizioni d’uso del servizio per potervi accedere e goderne.

E noi, da fiduciosi utilizzatori, incuranti accettiamo sempre, senza minimamente porci il dubbio su quali possano essere tali condizioni: non andiamo a leggere perché bisognerebbe fare un altro click, scrollare la pagina, leggere paginate scritte in un minuscolo corpo 2, altro che lilliputians characters, a volte in inglese, spesso flagghiamo automaticamente e andiamo avanti, accettiamo e continuiamo, presi dalla frenesia dell’arrivare al nostro obiettivo virtuale.

Così facendo, siamo in pace con noi stessi e con il mondo: noi possiamo comprare un volo lastminute per i Caraibi, scaricare l’oroscopo di domani, prenotare una cena in un qualsiasi ristorante, condividere le foto del nostro battesimo, e al contempo rinunciare a tutti i nostri diritti, dimenticare di avere una privacy e magari anche impegnarci inconsapevolmente a prestazioni draconiane.

Non cediamo solo i nostri dati personali cosiddetti sensibili ma apriamo alle grandi corporation del knoweledge management la nostra esistenza: gusti alimentari e malattie congenite, letture preferite e vizi segreti, tempo che trascorriamo al lavoro e furtive scappatelle. Tutto viene catturato, registrato e processato per produrre serie storiche e informazioni da usare sui mercati, anche nostro malgrado.

Do Not Sign!

Ecco allora il contesto in cui si è sviluppata l’applicazione Do Not Sign!, in italiano
Non firmare!
, dal 20 novembre anche in Europa.

Una sorta di avvocato algoritmico da tenere nello smartphone che in pochi centesimi di secondo è capace di leggere tutti i contratti e le condizioni d’uso che ci vengono proposti, interpretarne le clausole più recondite e accendere delle spie d’allarme in caso di necessaria attenzione.

Un’app nata sulla scia di Do Not Pay[1] (Non pagare), che dal 2015 offre un servizio analogo per contestare le multe nel Regno Unito e Usa.

Nelle intenzioni dei creatori il nuovo prodotto non vuole ovviamente sostituire il lavoro di avvocati e associazioni di difesa dei consumatori ma solo offrire un primo, rapido e immediato aiuto a chi si trova davanti ai termini d’uso d’un servizio online e deve decidere in tempo zero se accettare in maniera più consapevole o rinunciare.

Al momento, negli Stati Uniti, Do Not Sign! è offerto insieme al fratello maggiore Do Not Pay! a un costo mensile di 3 dollari e permette agli utenti di caricare, scansionare o copiare e incollare gli URL degli accordi di licenza per passarli al vaglio dell’avvocato digitale.

L’algoritmo intelligente è capace di autoapprendimento di modo che più esempi di formulari e contratti esamina, maggiori sono le competenze che sviluppa e la capacità di rilevare clausole vessatorie.

Tra i primi casi emblematici esaminati dall’app ci sono i formulari di Facebook e Google che tutti noi abbiamo accettato senza leggere.

Per quanto riguarda il social network di Mark Zuckenberg, Do Not Sign! ha individuato alcune criticità tra cui la possibilità per Facebook di cambiare i termini di servizio in qualsiasi momento dando comunicazione solo successivamente ai suoi utenti e la libertà di archiviare ed elaborare i dati in qualsiasi parte del mondo, dunque anche in luoghi non soggetti alle stringenti normative sulla protezione dei dati personali.

Allo stesso modo le condizioni d’uso di Google non sono passate indenni dall’esame di Do Not Sign!: è critico il fatto che la società si riserva il diritto in qualsiasi momento di interrompere la fornitura dei suoi servizi e che detti servizi sono utilizzati sempre e comunque «a esclusivo rischio degli utenti».

Il caso F-secure

Per testare il livello di consapevolezza degli utenti e l’affidabilità dei richiami delle condizioni d’uso, nel 2016 l’Europol[2], l’agenzia dell’Unione Europea che offre assistenza ai 28 Stati membri nella lotta alla grande criminalità internazionale e al terrorismo, e la società di sicurezza informatica F-Secure[3] hanno avviato una proficua collaborazione all’interno della quale erano previsti numerosi test.

Quello forse più impattante è consistito nella modifica per alcune settimane delle condizioni generali d’uso per accedere al wi-fi libero e gratuito di un importante aeroporto londinese: tra le clausole ve ne era una che impegnava l’usuario a cedere il
proprio figlio primogenito alla società erogatrice del servizio in cambio di 30 minuti di connessione gratuita!

Si può ben intendere che, al termine dell’esperimento sociale, l’azienda responsabile dovette dichiarare pubblicamente che, nonostante la clausola fosse stata accettata e dunque l’accordo fosse vincolante per le parti, non aveva alcuna intenzione di esigere la cessione dei primogeniti da parte dei propri utenti dal momento che, secondo la legge inglese, risultava illegale la compravendita di bambini.

Questo episodio dimostra in maniera evidente quanto il pedissequo rispetto delle previsioni normative non consenta sempre l’effettiva tutela dei diritti delle persone ma rafforza la posizione dei grandi players: anzi, pare quasi che la posizione del consumatore si indebolisca ulteriormente a fronte del consolidamento dei fornitori professionali che potranno dimostrare di aver adempiuto a quanto previsto dai vari ordinamenti giuridici in cui operano semplicemente con il flag richiesto.

Do Not Sign!
vuole essere dunque anche uno strumento per stimolare l’attenzione dei consumatori e farli maturare nella consapevolezza dei loro diritti.

Secondo Joshua Browder, padre dell’applicazione, «i consumatori eviteranno le aziende con contratti meno interessanti e preferiranno le aziende con termini più vantaggiosi», a condizione ovviamente che esista una valida offerta alternativa a cui rivolgersi.

Browder spera inoltre che col tempo si possano creare campagne di pressione per modificare le condizioni generali particolarmente vessatorie.

«La luce del sole porta trasparenza e questa crea cambiamento» sostiene «Molte aziende usano simili formulari perché sanno che nessuno li legge. D’ora in avanti, se le persone ne saranno consapevoli, ci sarà una corsa a cambiare le cose».

La strada è aperta, confidiamo in questo nuovo aiuto per far valere i diritti delle persone e che l’intelligenza artificiale possa essere un valido aiuto all’intelligenza umana.


[1] Cfr. sito aziendale, https://donotpay.com

[2] Cfr. sito istituzionale, https://www.f-secure.com

[3] Cfr. sito aziendale, https://www.f-secure.com

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