KULT Underground

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Lunar Park

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Sei una perfetta caricatura di te stesso.
Così inizia l’ultimo romanzo di Bret Easton Ellis.
Nel primo capitolo Bret fa il punto della situazione. Parla del suo successo, della sua vita, delle droghe che ha usato. Parla del padre, della confusione, di una svolta inaspettata nella sua vita.
Sei una perfetta caricatura di te stesso.
E qui inizia la storia vera (ma fino a che punto?) e propria. Troviamo Bret che si è sposato, ha un figlio suo e una bambina della moglie a cui badare, un nuovo romanzo da scrivere (Figa Dodicenne) e soprattutto una nuova vita da sperimentare.
Quello che si delinea tra le pagine è un Bret Easton Ellis che sembra incarnare molte delle caratteristiche dei suoi personaggi, la loro superficialità, il loro vuoto interiore, la banalità e il profondo egoismo.
Ma poi qualcosa, come sempre, inizia a disfarsi. E non è solo la casa di Elsenore Street in cui Bret vive o il suo rapporto con i figli, è la maschera del suo personaggio che incomincia a sgretolarsi.
E i confini tra realtà e immaginazione, vita e scrittura, iniziano ad assottigliarsi. Intrappolato all’interno di una storia di fantasmi, che parla del soprannaturale, Bret si ritrova a fare i conti con i demoni della propria memoria e della propria natura. Si ritrova a fare i conti con i suoi personaggi che vogliono diventare reali (Patrick Bateman, su tutti), con il padre che sembra volergli dire a tutti i costi un qualcosa e con un Bret Easton Ellis più giovane e affamato che invece questo qualcosa cerca di nasconderglielo.
Invischiato in una storia sempre più allucinante Bret arriva allo sdoppiamento di se stesso, si divide tra personaggio e scrittore, sempre in bilico sulle decisioni da prendere, sulle cose a cui credere, sui comportamenti da seguire.
Un libro attraverso il quale Bret reinventa genialmente se stesso. Giocando sullo stesso terreno di cui sono fatti i sogni, gli incubi e per questo anche i libri Bret trova una nuova via della narrarzione, un nuovo modo di raccontare le cose.
Senza rinunciare al suo stile tagliente, ironico e ipnotico Bret ci guida attraverso le molteplici sfaccettature della propria anima regalandoci dei momenti di saggezza e profondità che si mischiano come sempre all’orrore, al vuoto esistenziale e alla solitudine.
Ma il vero cambiamento avviene proprio a livello contenutistico. Dopo romanzi che ci hanno fatto entrare in un vuoto incolmabile qui sembrano venire alla luce dei sentimenti profondi, dei valori, delle verità sulla vita che ci riempiono di stupore, perchè nuove per uno scrittore come lui e forse perchè finalmente autentiche.
Saper (re)inventare se stessi attraverso le parole credo che sia il massimo a cui un scrittore possa aspirare.
Perchè significa trovare la libertà in quel luogo che hai amato (o odiato) più di ogni altro.
Quel luogo che sei stato tu a costruire, quel luogo che sei stato tu a rendere vivo.
Con tutto il tuo carico di dolore, di esperienze, di delusioni.
Un romanzo sorprendente e amaro.
Dove tra fantasmi e incomprensioni è ancora possibile trovare quel barlume di umanità che conferisce una nuova luce alle parole di Bret.
Una luce che non è speranza o illuminazione.

Ma solo consapevolezza di se stessi.

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