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I giardini incantati. Le piante e la magia lunare – Devon Scott

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A distanza di 5 anni da Tradizioni perdute (edito dalla casa editrice Lunaris), Devon Scott torna ad affacciarsi sul panorama letterario di stampo esoterico col suo I giardini incantati. Le piante e la magia lunare.

Nel sito della Venexia leggiamo che Devon Scott è studiosa di folklore e di tradizioni magico-iniziatiche dell’Europa occidentale. Il suo cv è degno di nota per chi voglia avvicinarsi a questo mondo che tanto affascina quanto incute remore, poiché è ricco di esperienze ed evidenzia una conoscenza vastissima dell’humus misterico della nostra tradizione mediterranea – come si evince dalla sua scheda biografica all’indirizzo http://www.specchiomagico.net/devon.htm.

Se con Tradizioni perdute, infatti, l’autrice aveva tracciato un meraviglioso viaggio a ritroso nel tempo, tra gli angoli bui della storia della magia e quelli più noti, con I giardini incantati s’inerpica su un territorio minato, poiché già fertile di libri e grimori, col rischio di risultare “uno tra i tanti”. Invece, questo trattato dallo stile scorrevole e immediato risulta originalissimo ed emerge nel mare magnum di opere votate allo studio della Natura e dei suoi incommensurabili poteri.

Quello che colpisce è innanzi tutto il linguaggio ai limiti del fiabesco con cui la scrittrice racconta le origini della magia lunare, ricalca le orme dei più antichi abitanti del bacino mediterraneo – gli Egizi, i Greci, i Latini – per risalire fino quelle dei popoli nordici (i Celti) e sfiora con la sua bacchetta magica – la scrittura – le tracce, spesso impolverate dall’usura del tempo. Tutto ciò interseca, di pagina in pagina, lo spirito della cultura popolare. Con abilità stilistica Devon Scott infatti riesuma i fantasmi del passato e li fa rivivere alla luce dei nostri giorni, rintracciando somiglianze di usi e costumi popolari disseminati nello spazio e nei secoli.

Il libro si divide in cinque parti: la prima, intitolata “Stregate dalla luna”, è quasi totalmente votata alla celebrazione della Signora d’argento e consiste in un excursus storico dell’adorazione di quest’astro, un po’ simbolo e un po’ divinità, presso le popolazioni antiche. La saggezza racchiusa nello scrigno di un sapere misterico, che affonda le sue radici nei millenni alle nostre spalle, riemerge nella descrizione dei “giardini degli dei” in cui “vivevano i primi esseri umani, non ancora segnati dal peccato originale, in pace con tutto il creato” e che dagli Egizi erano “tanto amati da essere raffigurati su pitture e mosaici“. E così ci si ritrova a scoprire che i “giardini degli uomini” del passato dovevano essere specchio di quelli che si trovano in alto, nella sfera divina, rispettando le parole della Tavola di Smeraldo: “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso“. Forse per questo gli Etruschi cucinavano minestre di farro profumate con erbe aromatiche: per assomigliare un po’ ai loro dei. O forse per questo nacque il tanto amato da Mthieu de Vendome locus amoenus, il “giardino segreto” di cui Devon Scott rintraccia le origini e descrive la struttura per poterne costruire uno vicino alla nostra casa. A questo l’autrice dedica un intero paragrafo, “Costruiamoci un giardino esoterico”, in cui fornisce consigli utilissimi accompagnati da bellissime illustrazioni e corredati a loro volta, tra un accenno agli abitanti del Piccolo Popolo e un suggerimento su come fare per vederli, da una bellissima preghiera di consacrazione di questo luogo sacro.

La seconda parte del libro prende il titolo “I doni della dea” e consiste in una selezione dettagliatissima delle piante più importanti per la salute, la bellezza e la magia. Di ogni pianta vengono descritti tre aspetti fondamentali: le caratteristiche principali (ovvero, i connotati della pianta che permettono di identificarla in un bosco o in una campagna), le indicazioni d’uso (per un utilizzo terapeutico delle proprietà che la pianta racchiude), le tradizioni e i riti (semplici rituali che utilizzano alcune parti della pianta e che ci arrivano dal passato). Alla selezione delle piante segue quella delle spezie e degli aromi di cui, per ognuna, viene illustrata la storia fatta di miti e leggende e l’utilizzo in cucina a scopi terapeutici (e culinari) o per incredibili ricette di bellezza.

Scopriamo così la ricetta della deliziosa “Confettura di latte e vaniglia” con cui prendere per la gola il ragazzo che tanto ci piace (provare per credere), oppure il “Rito contro il mal di denti” che, nel caso di dolori improvvisi ma non gravi, ci risparmia i soldi di un’amarissima novalgina (nel caso il dolore persista, mi raccomando però, di filata dal dentista!). Segue una lista delle piante velenose. Il secondo capitolo della II parte del libro è l’albero della cuccagna degli amanti del fai-da-te: segreti per creare profumatissimi (e naturalissimi) saponi con le proprie mani, indicazioni per costruire cuscini portafortuna, ricette di maschere di bellezza, di creme, di tonici per ogni inestetismo, consigli per creare incensi e rimedi naturali per problemi di salute di piccola entità. La seconda parte del libro termina quindi con un glossario dei termini più utilizzati nell’identificare le proprietà terapeutiche delle piante.

La terza parte è quella che riprende maggiormente il titolo. È anche la sezione più densa dal punto di vista dei contenuti magico-misterici che sono eredità della tradizione popolare. Nonostante il libro sia maggiormente destinato a un pubblico femminile che, come si legge in quarta di copertina, desidera “mettere in pratica un antico sapere a loro riservato”, in realtà questa parte intitolata “Il calderone magico” è fruibile da qualsiasi appartenente alla religione pagana – ma non solo – e illustra una serie di rituali molto semplici suddivisi per capitoli. Innanzi tutto la scrittrice descrive il “corredo magico” che qualsiasi “strega” o aspirante tale potrebbe crearsi da sé, senza troppi fronzoli o “manie di grandezza”. Spiega, per esempio, come si fanno le candele, la coppa, la tunica e tutto ciò che serve a chi voglia avvicinarsi alla magia in modo serio e concreto. In seguito passa a spiegare l’importanza delle così dette Dimore Lunari (utili perché momenti in cui la Luna è particolarmente fertile per finalità magiche, associate a pianeti di volta in volta diversi).

Da questo punto in poi inizia la fase di descrizione dei rituali che arriva a coprire anche le ultime due parti del libro (la IV e la V). I rituali vengono così divisi in: “rituali dell’anno magico” (in base ai quali l’autrice prende in considerazione le festività celebrate dai Pagani durante le quattro stagioni), “incantesimi per l’amore e l’armonia”, “incantesimi per denaro e prosperità”, “incantesimi per coraggio, forza vitale e forza d’animo”, “incantesimi per i poteri mentali”, “incantesimi per salute e protezione”. In Appendice, infine, si trova un capitolo intitolato “La luna nell’orto” in cui l’autrice, mese per mese, indica quali ortaggi seminare, trapiantare e/o raccogliere, in base alle fasi della Luna (nuova, piena, crescente, calante).

Il libro si conclude così, dopo essersi fatto omaggio alla Natura che, così benevolmente, ci offre i suoi doni al fine di migliorare il rapporto con noi stessi e con gli altri e provvede ad alimentare il nostro corpo e il nostro spirito rinfrancandoli, lì dove glielo permettiamo, dalle fatiche della quotidianità.

Alla fine di questo bellissimo e magico viaggio tra le pagine del libro di Devon Scott, non mi resta quindi che consigliarlo a tutti: streghe e non streghe, pagani e non pagani, uomini e donne. Questo grimorio, infatti, ha una magia intrinseca e molto potente: riesce a parlare al cuore di tutti, anche a quello di coloro che non praticano la magia (e lo dico per esperienza personale)  ma fanno della ricerca dentro se stessi e dell’amore verso la Natura di cui siamo gli eredi diretti, un atteggiamento di vita. Dopo averlo letto, vi assicuro che vi sentirete tutti già un po’ purificati e sereni. E cos’è questa se non magia… pura?
Il libro è reperibile anche su www.internetbookshop.it

 

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