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Intervista con Claudio Sottocornola

16 min read
Il pane e i pesci.jpg

Claude Productions
&
Velar Edizioni
sono lieti di presentare:

Claudio Sottocornola
Il Pane e i pesci. Scritti cristiani
(Velar Edizioni)

 

Il pane e i pesci (Velar Edizioni) di Claudio Sottocornola raccogliescritti dal 1980 al 2010, in cui l’autore scandaglia le diverse facce ed evoluzionidella spiritualità contemporanea, nel tessuto delle relazionidi un quartiere urbano e nel più vasto mondo, con particolareattenzione al decennio degli anni ’80.  “L’Assoluto è il fondo cheattingiamo – almeno come aspirazione, come fine a cui tendere – approfondendola nostra esperienza e il linguaggio che essa ci ha donato percoglierlo. Tale linguaggio, cui è sottesa una modalità, una esperienza storicaconcreta, certamente esige maturazione, evoluzione, crescita,superamenti e purificazioni, ma non può essere eluso. Il ‘prossimo’ dicui parlano i Vangeli è anche il mondo che viviamo e, se non amiamo ciòche vediamo, come ameremo Dio che non vediamo?”. Questa la sintesi cheSottocornola esprime nel suo nuovo lavoro, una trilogia di scrittispirituali che confermano lo spirito borderline dell’uomo dicultura lombardo, capace di muoversi con innovazione e curiosità nellarilettura del sacro. “Si tratta di un recupero della memoriaspirituale, nel segno di un’archeologia del simbolo e di una ermeneuticadel sacro, che testimoni il rapporto con il proprio spazio e ilproprio tempo“, ha dichiarato l’autore, presentando l’articolazionedell’opera, diversa ma non così lontana dalle precedenti valutazioniermeneutiche sul mondo del popular.
Ilprimo saggio La spiritualità eucaristica di Charles de Foucauld nella suavita propone una rilettura della straordinaria avventura spirituale delgrande mistico ed esploratore francese, illuminandone alcuni aspetticome il fascino giovanile per l’Islam, il rapporto di amiciziaspirituale per la cugina Marie de Bondy, la intensa elaborazione di una “spiritualitàdi Nazareth”. Il secondo volume Scritti cristiani per la gente diColognola è invece un’antologia di articoli scritti fra il 1983 e il1994 per L’Angelo in Famiglia, con particolare riferimento alterritorio del quartiere di Colognola in Bergamo, di cui si testimonianoe decifrano le esperienze di volontariato e la sociologia delreligioso, con abbondanti riflessioni a carattere ecclesiologico. Infine Scrittispirituali giovanili, citazioni, appunti, aforismi propone un itinerariodi formazione dal 1980 al 2010, di impianto quasi diaristico, oveall’evoluzione personale l’autore accompagna l’elaborazione di categorieteologiche sempre più in dialogo con le culture e le esperienze delcontemporaneo. È però il volumetto introduttivo alla trilogia, Mystatus quaestionis 2010, a fare il punto della situazione e a inquadrareil senso dell’intero percorso, sottolinea Claudio Sottocornola: “Comediceva Goethe, dimmi che Dio hai e ti dirò chi sei. Non si dà tantoquestione di essere o no credenti, ma di quale natura sia la propria fede.Ciascuno – alla fine – trascende il proprio io empirico e si dedica a qualcosache va oltre la mera individualità…”.
 
AgostinoBacchi:”Credo che poche persone abbiano cercato un loro personale percorsoespressivo con tanta intensità, con così bruciante fervore come hafatto Claudio Sottocornola. Da sempre […] egli ha cercato di dare una formamisterica ai suoi messaggi dell’anima. Lo ha fatto sia per mezzo dell’espressionevisiva, sia con la parola scritta, che attraverso la musicaed il canto. Come filosofo, intende l’arte come suprema categoria dellospirito e, come tale, ricerca costante dello strumento comunicativo piùadeguato. I suoi recitals mi danno l’impressione del canto e del gestomisterico e mistico dello sciamano guaritore. Musica, canto, gesto, forma,colore per comunicare stati d’animo, cultura, poesia…”.
 
Comunicato
 
Intervista
 
Davide
CiaoClaudio. Torno con grande piacere a fare due chiacchiere con te dopo aver lettola tua ultima opera.
Perintanto, perché hai deciso di intitolare questa tetralogia “Il pane e ipesci“?

Claudio
Ilpane e i pesci, come sai, costituiscono il simbolo protocristiano pereccellenza e lo stesso acronimo del Cristo. Hanno finito così con ilrappresentare l’era corrente, datata dalla nascita di Gesù di Nazareth, e tuttoun patrimonio di sapienza, spiritualità, tradizione, che oggi tendono ascomparire, a non essere più comprese nella loro grammatica elementare, e cheio volevo invece documentare, come parte essenziale del nostro vissuto. L’operasi snoda fra giornalismo, teologia e spiritualità, e raccoglie scritti dal 1980(quando avevo vent’anni), al 2010. Così, il titolo mi ricorda anche, conl’episodio evangelico della moltiplicazione, la figura del ragazzo che mise adisposizione i pochi pani e pesci che aveva con sé, in cui un po’ rivedo megiovane quando, come molti altri coetanei, ero pervaso da una volontà diimpegno e da una generosità di cui oggi non saremmo probabilmente più capaci.

Davide
Mystatus quaestionis (un’introduzione) apre dunque la quadrilogia… Heidegger:oggi solo un Dio ci può salvare. A che punto della storia pensi che sia giuntal’umanità e come ne immagini il futuro? Perché ci vorrebbe l’intervento di Dio,in che senso?

Claudio
Viviamo,concentrati in pochi anni, snodi epocali drammatici, affascinanti etravolgenti, di cui globalizzazione, migrazioni, catastrofi ambientali ebiotecnologie, insieme alla rivoluzione digitale in genere, costituiscono leespressioni più evidenti. È indubbio che la “civiltà occidentale”, ormaiplanetarizzata, con le sue opportunità e le sue pesanti contraddizioni, è a unpunto di svolta, e necessita di nuovi input, non tanto di natura tecnica, ma disenso… Heidegger aveva colto bene, e profeticamente, il carattere freddo efunzionalistico che lo sguardo tecnico-scientifico avrebbe gettato sul mondo, ein “Holderlin e l’essenza della poesia” aveva caldeggiato l’ingresso di unosguardo poetico e rivelativo nel nostro tempo, aperto all’ascolto dell’Essere ealle sue straordinarie manifestazioni… In questo senso, il poeta, l’artista, ilprofeta o… il filosofo possono testimoniare il loro desiderio di assoluto, ediventarne un po’ cassa di risonanza, partecipando alle nuove costituzioni disenso che appaiono nella Storia orientandola al compimento. E credo che ladirezione sia verso una spiritualizzazione dell’uomo e del cosmo, che il grandeTeilhard de Chardin aveva prefigurato, e che noi intravediamo, fracontraddizioni e contrasti, anche nel nuovo interesse per religioni espiritualità che attraversa il pianeta…
 
Davide
Se“il pluralismo non nega l’unità, l’arcobaleno non nega la luce…  Dabambini eravamo tutti molto più contenti di essere così diversi… e giocare unsacco!“…  perché sei allora cattolico e non di una qualunque altrareligione o tutte o magari  nessuna?

Claudio
Probabilmenteesistono sul pianeta tante spiritualità quanti sono gli individui che lopopolano. E quindi anche “essere cattolico” può voler dire cose molto diverse:di solito, si sottolinea che qualsiasi  sacerdote , alla domanda se GesùCristo sia il Figlio di Dio, risponderebbe affermativamente, ma poi, richiestodi spiegare che cosa ciò significhi per lui, ciascuno esprimerebbeprobabilmente risposte anche molto diverse. Personalmente, accettare illinguaggio che la mia storia mi ha trasmesso per parlare di Dio non significaaffatto sminuire o misconoscere il valore di altre esperienze o linguaggi, cosìcome il fatto di esprimermi in italiano non mi impedisce di formulare concettidi valore universale che altri possono esprimere in inglese o cinese… Il fattodi amare qualcuno, per esempio, diventa essenziale per amare tout court, cosache non è possibile solo in astratto… Semmai, il pericolo mi sembra potrebbeessere quello contrario: non accettare alcun linguaggio specifico in nome diuna ineffabilità dell’esperienza spirituale che alla fine, ridotta al mutismo oal solipsismo, appassisce e muore. È però vero che, in ambito religioso, ancoramolti concepiscono in modo contrappositivo le proprie esperienze e, dove ciòaccade, non riconoscendo valore all’esperienza dell’altro, il dialogo diventaimpossibile, una pantomima…
 
Davide
Libro1: “La spiritualità eucaristica di Charles de Foucauld nella sua vita”.Perché de Foucauld?

Claudio
Quando,nel 1984, dovevo scegliere la mia tesi di laurea, decisi di orientarmi verso uncontenuto che fosse il più universale possibile, e che mordesse il miointeresse per la vita e il suo senso. Decisi, anche perché provenivo dasplendidi anni di liceo, ove la formazione ricevuta era stata rigorosamentelaica e agnostica, di indagare l’Eucaristia che, in ambito cristiano, è un po’la cifra esplicativa di tutta la realtà e del suo senso. In particolare, miinteressava l’adorazione, come atteggiamento dell’uomo di fronte al divino… Mons. Antonio Acerbi, grande teologo recentemente scomparso, mi suggerì la figura diCharles de Foucauld, esploratore e giovane libertino francese vissuto fra Ottoe Novecento, poi convertito al cattolicesimo, che aveva fatto della adorazioneeucaristica lo strumento di un impegno nel quotidiano struggente eappassionato, dedicandosi ai poveri, ai soldati, ai Tuareg del Sahara. Ho cosìconosciuto un uomo che, al pari di Madre Teresa, San Francesco o il Dalai Lama,è riuscito a raggiungere il massimo livello di universalità, a partire dal massimo radicamento nella propria esperienza spirituale.
 
Davide
Icristiani protestanti non credono nella celebrazione eucaristica o, meglio,nella transustanziazione… I musulmani non credono nell’inferno, perchélimiterebbe la stessa grandezza di Dio… E avanti… Alla fine mi chiedo chedifferenza faranno tutte queste… “differenze”… una volta davanti a Dio o “cosa”o, più semplicemente, dopo la vita… Se… Quindi, perché è importanteaderire a un credo ben preciso?

Claudio
Studiare,e poi insegnare Filosofia, mi ha obbligato a confrontarmi continuamente conposizioni teoretiche e pratiche molto diverse fra loro. Spesso, gli studentitendono ad assumere come più attendibile l’ultima teoria studiata, che pretendedi invalidare le altre, ma è evidente che ciò non regge, considerato che nonsempre è migliore ciò che vien detto dopo e, soprattutto, che posizioni anchemolto contrastanti spesso coesistono nel medesimo tempo storico. L’esempio chefaccio ai ragazzi quando affronto questa apparente aporia è il seguente: seguardate dalla finestra aperta di quest’aula vedete Bergamo, ma certamentediversa è la visione di Bergamo che avete da Città Alta, mentre ancora diversoè ciò che vedo di Bergamo dalle finestre di casa mia. Ciò significa che una diqueste visioni non è Bergamo?  Evidentemente no, si tratta di prospettivediverse sulla città, tutte ugualmente legittime. Certamente, ogni filosofo èpreso, catturato dalle sue proprie intuizioni, e tende ad estremizzarle, aradicalizzarle, a presentarle in modo magari univoco ma, come sostenevaNietzsche, la conoscenza è prospettica, e quindi, aggiungerei, è semplicisticoassumere un atteggiamento dicotomico e binario: le cose non sono, in generale,semplicemente vere o false, perché la realtà è ambivalente, e occorre quindi,hegelianamente, fare sintesi, mediare, interpretare. Nel volume conclusivodella tetralogia, uno zibaldone di pensieri, citazioni e aforismi, affermo chei concetti sono come chiodi e puntine, dei mezzi… Ecco perché non dobbiamolasciarci intimidire dalle apparenti contraddizioni, anche nel linguaggioreligioso. La realtà è così ricca, intensa, misteriosa, specie se parliamodell’invisibile, che l’apparente contraddizione dei concetti esprime solo latensione  a restituire aspetti diversi del medesimo mistero… Una ricchezza… piùche un limite. Nella visione di un Dio personale che ha l’Occidente e  nelcarattere impersonale della divinità per l’Oriente, ad esempio, non sta tantouna contraddizione, ma l’esigenza di salvaguardare due prerogative percepitecome essenziali nelle due diverse tradizioni: per l’Occidente il caratterelibero, volitivo e relazionale di Dio, per l’Oriente la sua universalità eimparzialità. Non è quindi importante a priori l’aderire a un credo benpreciso, ma seguire la strada che la nostra coscienza ci indica per aprirci alsenso della nostra esistenza, senza farci troppi sconti perché, alla fine,tutti vorremmo “vincere facile”…

Davide
Qualisono e perché i tuoi più grandi riferimenti spirituali e filosofici oltre deFoucauld?

Claudio
Naturalmenteè difficile per tutti noi tracciare una mappa completa delle influenze eaffinità, anche perché nel tempo possono cambiare, sommarsi, bilanciarsi, esoprattutto, com’è accaduto a me, coinvolgere ambiti diversi di esperienza.Tuttavia credo che la lettura di Raimon Panikkar, teologo e filosoforecentemente scomparso, che si diceva tanto cattolico quanto induista (e lodiceva da sacerdote gesuita), mi abbia aiutato a leggere il pluralismo come unaricchezza e una grande opportunità spirituale… Un’altra grande influenzariguarda l’Ermeneutica contemporanea, una corrente di pensiero che assume lacategoria di interpretazione come centrale nella lettura dei processiconoscitivi, e quindi valorizza l’arte, la musica, la poesia, ambiti diespressione che trovo a me particolarmente congeniali e che pratico nella miaattività fra ricerca e didattica. Non dimentico, in tal senso, quanto abbia influito su di  me la poesia ermetica, da Ungaretti a Montale a Luzi, o lacultura pop, dal cinema di Antonioni alle canzoni di Battiato, perché ho scortoin tali esperienze una tensione metafisica, più efficace di tante omelienell’evocare il senso, l’invisibile, l’ineffabile…  Anche l’Esistenzialismofrancese mi ha introdotto alla tematica della responsabilità e dell’impegno,che ho poi avvertito in modo quasi spasmodico nel mio quotidiano, ma qui cimuoviamo nell’orizzonte delle influenze giovanili… Per tornare alla teologia,credo di avere colto una grande affinità nell’Estetica di von Balthasar,secondo il quale Dio non è prima di tutto azione, ma manifestazione,irradiamento, bellezza, tanto che la perdita di senso estetico del mondo contemporaneo sarebbe all’origine della sua irreligiosità. Ma la scoperta piùconfortante degli ultimi anni è stata quella di Vito Mancuso, pensatorecattolico borderline di cui condivido, al di là delle conclusioni, lametodologia e l’approccio, che intende ripartire “dal basso”, dallaantropologia, per parlare di Dio, restituendo quindi all’esperienza spiritualeuna apertura, una universalità, che taluni atteggiamenti contrappositivi,trasversali alle fedi e alle diverse confessioni religiose, tenderebbero anegare nei fatti e nelle parole.
 
Davide
Prendiamola massima orientale “Quando Dio c’è, non c’è. Quando non c’è, c’è. Esappiamo che ciò significa: quando crediamo di possedere Dio, perché lostringiamo in una concezione granitica ed esclusiva, Dio è assente. Quando neavvertiamo l’assenza, in qualche modo l’ineffabilità e lontananza, e siamoaperti al bisogno, al desiderio, alla mancanza… allora Dio è lì…”. Questopotrebbe essere un modo di asserire che, per esempio, (al di là dei santi edelle loro, in fondo, inquietudini… penso anzitutto a Francesco),l’astensionismo agnostico o la filosofia Zen contengono un qualcosa dispiritualmente migliore rispetto a un certo modo di intendere e praticare lereligioni e i paradigmi o i sistemi ontologici teisti, dogmatici eritualistici? Cos’è il “dubbio” per te, che valore ha?

Claudio
L’agnosticismo,che dice “non so” di fronte al mistero della vita, è anch’esso una affermazioneconoscitiva, una concettualizzazione, e si differenzia a sua volta in unaposizione più esplicitamente metafisica (quella di chi dice essere impossibileconoscere per chicchessia) ed in una più possibilista (che dice: io non conoscoper ora). Ma la stessa conoscenza di non conoscere, ovvero la consapevolezza dinon sapere, cioè di interpretare come tale il proprio sapere, è una condizioneprospettica, spesso molto rispettosa del reale, ma non necessariamentesuperiore ad altre. La vera differenza, a mio parere, la fa non tanto il dubbiointeso come esitazione a definire vero o falso un dato, che sottintende unaqualche presunzione di poter giungere ad una conclusione univoca e apodittica,ma il relativizzare la propria prospettiva rendendola capace di incontrarequella dell’altro, nella consapevolezza di un orizzonte che trascende entrambee nel tentativo di raggiungere un punto di vista sempre più universale.Ovviamente si tratta di una operazione mai conclusa, di un atteggiamentoconoscitivo ed esistenziale, simile al precetto che comanda “l’amore del prossimo”…

Davide
DicevaGoethe: Dimmi che Dio hai e ti dirò chi sei. Che Dio hai tu e dunque chio cosa pensi di essere secondo il Dio in cui credi?

Claudio
Ilmio – oggi – è soprattutto il Dio dell’assenza: lo colgo, per esempio, neipersonaggi del teatro di Beckett, che attendono ciò che non si manifesta – senon come attesa; nel già citato cinema di Antonioni, che parla diincomunicabilità e bellezza, forse anche  perché mi ricorda, insieme alla poesiaermetica, gli anni del liceo, quelli delle grandi proiezioni sul futuro, ovescorgo il maggior grado di slancio e vitalità di cui forse sono stato capace;in alcune atmosfere rock delle origini, dagli esiti drammatici ma dal saporeautentico; in alcune forme di responsabilità e impegno (sono reduce da unamostra fotografica dedicata a mia madre, mancata in anni recenti, che si èprodigata a lungo nel volontariato verso anziani e ammalati…); nellamarginalità di chi vive alienazione e bisogno, nelle nostre città come nel Suddel mondo; ma anche nella preghiera solitaria e nella liturgia, dove si evocail senso delle cose ultime, la malattia, la morte, l’amore e ciò che resta;soprattutto nel quotidiano e nel lavoro anche ripetitivo che esso comporta… Oggimi sento quindi un uomo più maturo, meno egocentrico, più disposto a cogliereciò che mi supera… e supera ogni soggettività, perché anche i modelli più altialla fine vanno trascesi, altrimenti ci deludono…

Davide
SecondoNathan Söderblom e non solo la religione è per l’uomo la percezione diun “totalmente Altro”… Strano come l’uomo sia sempre stato incline acredere in Dio, il “totalmente Altro”, a cercarne il conforto, e ad avereinvece paura di ogni altra “altrità” nel mondo, tra consimili e in ogni altracreatura, spesso odiandola, sottomettendola, annientandola ecc. Chi e cosa sonol’Altro per te?

Claudio
Ogniesperienza umana, da quella degli affetti più cari al gioco, all’arte, allavoro, è condizionata dal grado di evoluzione della civiltà o soggettività chela elabora. Quindi, così come l’amore può essere vissuto in modo barbaro epossessivo, anche la religione può esprimere la mentalità di un popolo ancoraprimitivo (nell’Antico Testamento, per esempio, Dio è spesso visto come Potenza, che annienta con ferocia i nemici del “popolo eletto”…). Non c’è da stupirsi diciò, ma semmai coltivare l’interiorità e favorire l’evoluzione, sapendo che lapartita non si gioca lontano, ma entro l’ambito della coscienza e delle scelteindividuali. Nella fattispecie, la teologia cristiana, nella sua accezione piùintrinseca e intensa, parla di Dio come Trinità, ovvero come Comunione,Alterità nell’Unità, che spiega e giustifica di riflesso la varietà del mondo e la bellezza dell’altro, inteso non come accidente, ma come strutturalmentecorrelato al sé… Il mondo è unito nell’alterità, ed ogni cosa ha in sé un gradodi bene, verità e bellezza. L’altro – per me – è l’occasione insostituibile cherende possibile il mio stesso espletarsi e quindi la mia gioia, e tale esperienzasembra rinviarmi al suo Fondamento. Realizzare tale percorso è poi il sensoprofondo del nostro muoverci nella vita e della nostra stessa inquietudine. Mache nel divenire storico, tale percorso sia stato semplice e lineare nonpossiamo proprio dirlo, anzi dobbiamo denunciare le deviazioni dalla rotta e inumerosi tradimenti…

Davide
Scritticristiani per la gente di Colognola… Parlando di missioni, di animazionemissionaria e di missionari, quale ritieni sia in sintesi la tua missionepersonale oggi e oltre?

Claudio
Mipiacerebbe perseguire una “missione” che mi riguardi e coinvolga in modoradicale, magari facendomi quasi dimenticare della mia persona per proiettarminel servizio dell’altro. Allo stato attuale però, e cioè in relazione a ciò chemi è storicamente possibile, credo che la mia “vocazione” stia nel portare acompimento le diverse esperienze che ho attraversato, e proporre la mia personacome medium nella lettura del reale, come laboratorio dei possibili, come luogodi una consapevole interpretazione dell’essere che merita di esseretestimoniata, comunicata, trasmessa. E nel far questo mi piace usareogni mezzo che la mia mente e il mio tempo mi mettono a disposizione, sperandodi stimolare anche altri, se possibile, ad attuare il loro compito specifico…

Davide
Ognigiorno fare un passo fuori dalla mediocrità… In che modo però?

Claudio
Nelcomplesso è un percorso da mantenere orientato alla meta, quindi continuamenterivisto e corretto. Nello specifico è una dinamica interiore, fatta dimovimenti impercettibili, atti di dignità, coraggio o dissenso dal conformismo,ma soprattutto di attenzione, rispetto e promozione del valore che fanno ladifferenza dentro di noi. Non è infatti l’atto esteriore, ma l’intenzioneprofonda a determinare la qualità del nostro agire e del nostro essere (ricordoun bel film dove un protagonista visionario seguiva nascostamente la vita dianonimi passanti che gli sembravano dotati di bontà e gentilezza, per conferirepoi loro un certificato di nobiltà…). Si tratta comunque di mantenere sempreuno stretto e intrinseco rapporto fra ciò che vogliamo fare, le nostreintenzioni profonde, e ciò che di fatto agiamo e facciamo. Certo, ci saràsempre uno scarto da colmare, ma l’importante è non venire meno al compito… Eciò sarà tanto più possibile quanto più ci sforzeremo di trascendere il nostroio empirico in favore di qualcosa di più grande e più bello, come volevaSant’Agostino. E il plus di qualità, dignità o nobiltà che acquisiremo nostromalgrado sarà di per sé la più gratificante delle ricompense…
 
Davide
Hairiportato in un punto una frase di Enrico Mentana in cui disse: La politicanon è più in grado di stare a capotavola e, alla fine, prende gli spiccioli.Dissento, a parte la freddura che poteva calzare su un episodio come quello diCraxi e il lancio di  monetine… Dissento perché mi pare che di spiccioli neprendano soltanto più i cittadini… Qual è il tuo punto di vista sullasituazione economica e politica in Italia?

Claudio
Hointerpretato la frase di Mentana come una polemica relativa alla incapacitàdella politica di occuparsi di grandi temi e valori aggreganti. Gli “spiccioli”mi sembravano metaforicamente indicare le briciole di una politica che ragionasolo in termini economici, funzionali e di opportunità (senza peraltro farebene neanche ciò), e dimentica la vita dei suoi cittadini, le loro speranze, lequestioni della giustizia e dell’equità. Per alcuni aspetti il problema èeuropeo o addirittura dell’Occidente consumistico e capitalistico, per altri èitaliano, in quanto la nostra classe politica sembra particolarmente corrotta eimpreparata, mentre la società si è sempre più incarognita e sfilacciata neisuoi legami di cooperazione e solidarietà. L’onestà, derisa e sbeffeggiata daimodelli di riferimento correnti, è a disagio… Ma il male è così diffuso dainvestire, per esempio, la stessa cultura nella sua connivenza con la politicae l’economia: i giovani che vogliono fare ricerca senza avere santi inparadiso, oggi vanno più facilmente all’estero… Ma l’intera generazione dimezzo ci ha rimesso le penne, assistendo a un vergognoso mercimonio di cattedreuniversitarie, ove l’apparteneza clientelare determinava il ruolo… Confessotuttavia che non vedo alcun Obama all’orizzonte, e penso che si tratti dilavorare quindi più che altro a partire da una nuova consapevolezza nellacultura, nella professione, nella socialità e nella capacità di aggregazionesul territorio, magari usufruendo anche delle opportunità di comunicazionetrasversale offerte dalla Rete. Occorre rimboccarsi le maniche e saper lavorareanche “senza speranza”.  

Davide
Acosa stai lavorando ora, a quali progetti futuri?

Claudio
Vedi,per ricongiungermi alla risposta precedente, è proprio lavorando che io riescoa dare un significato anche alle contraddizioni di cui sopra, quando magari conqualche alunno o un lettore sperimento quella infinitesima possibilità che ho,che tutti abbiamo, di influire sugli altri, sulle cose e sulla loro evoluzione,nella direzione di un incremento di qualità e valore… Attualmente sto scrivendouna serie di brevi saggi sul modo in cui i filosofi medievali guardavanoall’Essere e sono impegnato ad archiviare una parte delle mie conferenze elezioni-concerto in modo da renderle accessibili a livello multimediale.
L’attivitàcorrente di insegnamento e di giornalismo prende poi quel che resta del mio tempo, che alla fine rimane davvero molto poco… Mi ha fatto però piacere rispondereun’altra volta alle tue domande, che non sono mai scontate o prevedibili, e lascianosempre intravedere passione e simpatia per l’interlocutore che hai davanti,oltre che conoscenza del suo lavoro.
 
Davide
GrazieClaudio.

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