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L’Italia dei poveri – Giovanni Russo

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prefazione diGiuseppe Lupo
Hacca (Macerata,2011)
pag. 382, euro16.00
 
Era ancora il 1958 quando il giornalistaGiovanni Russo, osservatore acuto e prezioso del Meridione e dell’Italiatutt’intera, nato nella Salerno molecola infinita di tantissimi Sud, pubblicavapresso Longanesi la prima edizione di “L’Italia dei poveri”; che poi Marsilioriprese nell’82; e oggi, ‘infine’, la sempre valente maceratese Hacca riportain libreria. Mentre Avagliano, ancora, riprendeva il più sgattaiolante “E’tornato Garibaldi” e Dalai si da fare nel tenere costantemente in vetrina unodei suoi migliori autori. Ma questo ovviamente è nulla. Perché quel chenecessita sapere è nei dialoghi che l’autore aveva ripreso su carta nei tempisubito, o quasi, successivi all’uscita italiana e allora internazionale dallaSeconda Guerra Mondiale. Dove l’Italia povera, appunto, è guardata, quindipersino soppesata, attraverso la lente fiera e materiale di contadini edemigranti, comunisti e preti eccetera eccetera. Innanzitutto dove il contadinolascia la terra che non lo salva più per smarrirsi nell’urbe che riesce adannientarlo, annullarlo. Dove ci sono due chiese, prevalentemente. Insomma ilCattolicesimo cha politicamente avanza nonostante una forte tendenza in calodelle vocazioni pastorali e un Comunismo di partito che segue una serie dischemi rigidi e allo stesso tempo deve rendersi conto che nell’Urss il nuovopresidente-leader ha denunciato i soprusi dello Stalin evocato da un mare di genuinebandiere. Giovanni Russo, e lo spiega lui stesso in fase di breve presentazionedella raccolta di scritti, da voce a una nazione che per mezzo del destino deveriprendersi dalle sonnolenze e per provare a seguire o eseguire la tantorinomata, magari a cambiali, società moderna. Ovviamente oltre Carlo Levi.Evidentemente quando sentire davvero il battito del cuore di Genova, registrarela sua pressione dal polso, vuol dire raccontare che siamo nei vicoli delsottoproletariato – scansato persino dal Pci ufficiale. Retroterra culturale èPasolini unito a Levi, appunto. Ma terra fertile degli articoli descrittividella realtà totalmente assecondata in presa diretta, sono le persone. La verae pulita “Italia dei poveri”. Russo, passando persino velocemente per la Francia, fa tappa in una serie di simbolicamente necessari luoghi dell’ex BelPaese. Il rigorecon il quale lo scrittore riporta storie e ambientazioni, d’altronde, non puòche accompagnare l’ascolto delle soggettività a cui Russo dona attenzioni. La notadi Lupo permette di raccogliere altri elementi utili a inquadrare l’opera:perché il critico e scrittore d’origini lucane entra in contatto con la volontàdi Giovanni Russo. Allora come oggi “L’Italia dei poveri” è testo utilissimo.Ancora oggi molte riflessioni avanzate dall’analisi della realtà fotografatacon cura valgono a pieno. Si pensi, per fare un piccolissimo esempio maevocativo, alla crisi dei partiti e alla crisi delle vocazioni. Russo viaggiacol taccuino in Nord e Sud pronti a essere il Settentrione e Meridione chesapevano e che oltre il 2000 rivediamo.  

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