KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con Desdæmona

9 min read
 
 
È disponibile in versione digipack e in digitale il debut album dei DESDAEMONA, band veneta di genere symphonic / operatic / power metal. Si intitola “Starcrossed“.
 
 
Tracklist:
1. Cyprus
2 Iago
3. Willow
4. My Magdalene
5. Nothing Lasts Forever
6. Angels In Hell
7. Leonore’s Gardens
8. Invisible Thread
9. Shipwreck
 
Video (Invisible thread)
 
Intervista
 
Davide
Ciao. Ci raccontate la vostra storia, quando e come siete formati e come infine siete giunti al vostro debut album “Starcrossed”?
 
Desdæmona
Ciao Davide, ci siamo conosciuti nel 2007 in una sala prove sperduta nei campi dell’Alta Padovana: io cantavo in un gruppo cover nightwish /dream theater, Mega, che da qualche anno guidava la trash metal band Metastasi, gestiva anche le salette nel nostro giorno di prove. È entrato a sistemare il mixer che aveva problemi ed è scattata la scintilla. Oltretutto a noi serviva un bassista. Abbiamo continuato a suonare cover assieme, con una formazione variabile, per un paio d’anni, ma sempre con il pensiero di fare inediti.
All’inizio del 2011, in occasione di una data dove i Levania (per breve tempo ex band di Anna) aprivano agli Eliseum, conosciamo Matteo (sua ex band – ora non più in attività). Pochi giorni dopo Anna abbandona il progetto, decisa a riformarne uno proprio assieme a Mega, e, casualmente all’annuncio di ricerca del batterista risponde proprio Matteo.. Si aggiunge poco dopo Giorgio (V.O.I.D.) il quale dopo un anno lascia il posto a Mauro.
 
Davide
C’è stato un recente cambio di line-up. Chi se n’è andato tra coloro che hanno suonato in “Starcrossed”, chi è arrivato nuovo e suonerà con voi nelle prossime date live?
 
Desdæmona
C’è stato un sensibile cambio di line up in effetti. Batteria e Chitarra, che ora sono diventate due.
Da un mese circa, sono con noi Teo Lost (Lostair) e Zack (Adgarios) e Matz, rispettivamente  chitarra ritmica, chitarra solista e  batteria.
Ci siamo dati di comune accordo un periodo di rodaggio, ma siamo convinti che questo cambiamento sia stato positivo per il nostro futuro; il clima e il sound che si respirano in sala prove sono molto incoraggianti, pertanto non possiamo che augurarci che la formazione si consolidi.
 
Davide
“Desdæmona” come la sfortunata moglie del Moro di Venezia nell’Otello di Shakespeare (c’è anche una traccia in “Starcrossed” intitolata al freddo ed egoista ragionatore “Iago”, oltre a “Cyprus”, Cipro, l’isola su cui si svolge l’azione dell’Otello)? O c’entra più Verdi e in generale la musica lirica, a cui la voce sopranile di Anna potrebbe ben prestarsi? Perché la scelta di questo nome al gruppo?
 
Desdæmona
La scelta del nome viene proprio dall’intenzione di unire elementi dell’opera, di letteratura (perché no, anche geografici) e di filosofia (il dæmon di Platone che nel Simposio connota la natura di Eros, appunto né mortale, né divino, bensì sospeso tra le due dimensioni) in un’immagine comune.
Anna che ha proposto il nome, effettivamente non ha mai mancato di sottolineare la sua passione soprattutto per l’opera verdiana (…anche a costo di risultare pedante e noiosa ), cosa che è andata ad influire non solo nei riferimenti di altre lyrics, ma anche nella stesura dei brani e negli arrangiamenti. Non essendoci una controproposta nell’immediato, abbiamo optato tutti per questo nome. 
Parlando poi di contenuti, abbiamo inserito una sorta di mini-concept su Otello mettendo le prime 3 tracce in un ordine preciso. Cyprus, un omaggio senza grandi pretese a “Già nella notte densa”, dove la tragedia è però già stata innescata dalla vendetta personale di Iago (traccia 2). Arriviamo poi al triste epilogo, a cui Desdemona nell’opera non si sottrae (nei documenti storici invece sembrerebbe di sì…) e presagisce nelle sue riflessioni più intime con l’amica e dama di compagnia Emilia (Willow / “Salce, Salce. Piangea cantando”).
In ogni caso, Eros e Thanatos (amore e morte) rappresenta forse il tema con più carica emozionale e creativa e con più spunti di coinvolgimento.
 
Davide
Anna, quali sono i personaggi d’opera, soprattutto femminili, che ti sono più cari oltre a Desdemona?
 
Desdæmona
Ciao Davide. Desdemona, per come la vedo io, se da un lato è disposta al sacrificio più estremo per provare la sua innocenza e per smascherare un intrigo politico, dall’altro  in fondo subisce il suo destino senza appunto esserne artefice, perciò, pur essendo un personaggio ricco di spunti, non ultimo anche un simbolo di Venezia, non è, se vogliamo, l’eroina femminile a cui mi sento più vicina.
Sicuramente anche grazie ai racconti di mio nonno, fin da piccola, mi hanno affascinato e colpito figure come Tosca, Violetta (La Traviata) o Leonora che sfidano il potere temporale o le convenzioni sociali (a seconda), dando al contempo un esempio femminile indipendente, piuttosto avanguardistico per l’ideale di donna di due secoli fa…
 
Davide
Come hai scoperto la tua voce, come l’hai formata, coltivata, e come hai scoperto l’amore per il canto? Che significato hanno per te l’una (la voce) e l’altro (il canto)?
 
Desdæmona
Da quanto mi raccontava mia nonna, ho cominciato a cantare ancora prima di parlare in modo comprensibile. Quando mi sedevano in autobus o in vaporetto e mi trovavo senza un gioco a tenermi compagnia, mi mettevo a cantare tra me e me. Pare che la gente mi guardasse, ma io ero altrove con la testa.
Ho iniziato ad ascoltare la musica che c’era in casa molto presto (Beatles, Rod Stewart, e lirica naturalmente) e già a 5 anni mi figuravo delle  “soluzioni” armoniche diverse per i brani che ascoltavo, anche se non avevo assolutamente alcuna nozione di musica e quindi non avevo chiaro come poter fare qualcosa di mio.
Dai 7 ai 12 anni ho avuto la fortuna e l’opportunità di fare una straordinaria esperienza nel coro delle voci bianche del teatro La Fenice di Venezia,  il quale partecipava regolarmente alla stagione lirica. Sicuramente questa esperienza ha consolidato la mia passione e i miei interessi oltre ad avermi regalato momenti indimenticabili, assieme agli altri bambini e ai professionisti che lavoravano in teatro.
Nonostante  la mia famiglia mi abbia mandato a lezione di pianoforte dai 10 ai 16 anni, il mio percorso non è stato però molto agevolato, in quanto la musica rappresentava da un lato un arricchimento culturale, ma se presa troppo sul serio, una perdita di tempo rispetto agli studi canonici, quindi assolutamente non una possibile professione seria e ben retribuita.
In effetti, i periodi in cui ho abbandonato la musica e il canto sono stati tra i più bui e dolorosi, per cui ho deciso di proseguire in ogni caso, al di là delle posizioni e dei giudizi altrui; a volte con i mezzi e tempo insufficienti, perciò talora in modo discontinuo.
Una delle figure fondamentali per me in questo senso, anche dopo essere stata profondamente influenzata dalla voce e dalla presenza di Tarja, è stato sopra tutti Freddie Mercury: “be yourself no matter what people say”.. Non mi pongo più il problema di avere una brutta o bella voce.  Penso a farlo il meglio possibile con i mezzi che ho, perché, al di là delle capacità tecniche e delle doti naturali, la voce è unica come le emozioni e la propria storia. Se hai qualcosa da dire e non lo fai, nessuno può farlo al tuo posto e alla tua maniera. E se non lo fai, non stai vivendo in modo da realizzare il tuo sé più autentico. Con le conseguenze che questo comporta.
Il mio desiderio più forte comunque è sempre stato quello di avere una band e di scrivere assieme musica originale.
 
Davide
Perché “Starcrossed”, quindi sventurato, sfortunato?
 
Desdæmona
Il titolo “Starcrossed” rappresenta ancora una volta un sinonimo del significato greco originario del nome Desdemona (dus-daimon), ossia “dal destino avverso”, o come dice Otello dopo averle tolto la vita “pia creatura nata sotto maligna stella”
 
Davide
Di cosa trattano i testi di “Starcrossed” e qual è il tema più importante che li unisce?
 
Desdæmona
Sicuramente c’è l’elemento operistico-letterario di cui abbiamo parlato finora, ma c’è spazio anche per elementi autobiografici o di carattere sociale più ampio.
 
Davide
Tra i maggiori esponenti e ispiratori del metal sinfonico ci sono stati gruppi quali Therion, Nightwish, Epica, Kamelot, Xandria, ma anche gli italiani Rhapsody of Fire e Ancient Bards. Quali sono stati i vostri più importanti ispiratori?
 
Desdæmona
Per quanto riguarda i Nightwish e in un secondo momento anche Kamelot, loro sono stati determinati, se non altro per scegliere di suonare questo genere, poi per il resto ognuno apporta nella musica che facciamo la somma del retaggio culturale e dell’esperienza musicale che ha. Senza voler seguire una pista precisa che possa ricondurre la nostra produzione all’influenza di qualcuno in particolare. Il primo obiettivo, e anche la prima necessità, è quello di raccontare una storia e di esprimere delle emozioni e possibilmente di renderle condivisibili con chi ascolta. Il feedback più bello è appagante che ci è capitato di avere è stato senz’altro quello di chi si è emozionato e riconosciuto in un brano.
Talvolta ci è stato detto che dovremmo fare qualcosa di più nostro e che ricordiamo, com’è normale che accada, qualche band in particolare: è chiaro che ogni musicista è anche il frutto di tutta la musica che ha ascoltato e suonato, ma se c’è una cosa che non abbiamo mai fatto volutamente, è quella di prendere una band come modello e cercare di ricalcarne volutamente i contorni. D’altronde, se ci siamo posti dei parametri da rispettare, questi sono stati il bene del brano anche a discapito della parte singola di ciascuno e la coerenza musicale/testuale del brano stesso.
 
Davide
Cos’hanno per voi in comune il metal e la musica sinfonica o l’opera?
 
Desdæmona
Sicuramente metal e opera hanno entrambe un origine popolare nel momento e nel contesto in cui, rispettivamente, sono nate. L’opera del 700 e dell’800 era considerata musica popolare, quindi la gente andava al teatro dell’opera come ora va concerti rock e metal  con il paniere e la fiasca di vino sotto il braccio. Proprio come noi ora andiamo ai festival con la tenda e la scorta di lattine di birra.
L’aristocrazia più elitaria tendeva ad ascoltare musica in ambiti più esclusivi, dove il popolo non poteva accedere (e verso fine secolo concentrarsi in platea), invece il ceto medio basso era quello che affollava il loggione e che amava le emozioni forti e i colpi di scena
La cosa comune, invece tra musica classica ed heavy metal, potrebbe essere che entrambe rappresentano una forma di espressione musicale più raffinata, complessa ed elevata rispetto al pop e a certi filoni di rock commerciale. Motivo per cui ad esempio, quasi tutti i chitarristi che ho conosciuto in conservatorio finivano a suonare anche metal. D’altro canto però, trovo che anche i filoni meno melodici, jpiù immediati, istintivi e aggressivi del panorama metal (thrash, death, old school etc) abbiano un elemento di continuità (non solo ideale ma anche strutturale) con la musica classica.
Mi spiego meglio. Se da un lato, in questo contesto musicale, la necessità di lanciare il messaggio viene prima del linguaggio, cioè si punta sull’immediatezza espressiva a discapito di inutili virtuosismi o suoni perfetti, il musicista, anche autodidatta, ma guidato da un autentico desiderio di comunicare (piuttosto che da larghi riscontri e benefici economici) finisce per affinare la propria tecnica in modo ampliare le proprie capacità espressive.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Desdæmona
 Sicuramente altra musica e possibilmente altri video
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Desdæmona
Grazie mille a te per lo spazio dedicatoci e per la chiacchierata 
 

Commenta