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Intervista con Luciano Tarullo

8 min read
 
LUCIANO TARULLO
torna con un nuovo album in bilico fra
ROCK e CANTAUTORATO
“L’ISOLA”
Originario di Agropoli (SA), Luciano Tarullo, in questo suo nuovo lavoro in studio, propone una miscela di cantautorato e rock come insegna la migliore tradizione musicale italiana. “L’isola” diventa così, un gioco di contrasti tirati, ballate rock melodiche e canzoni che presentano una matrice più espressamente cantautorale.
“L’isola” è un lavoro nato da una lunga gestazione: trovano spicco, all’interno dei 9 brani, canzoni scritte da Luciano nel corso della sua vita, fra composizioni più recenti e altre che risalgono alle sue prime stesure, a 18 anni.
Scritto, arrangiato e prodotto dallo stesso Luciano, “L’isola” è registrato, mixato e masterizzato da Tonino Valletta presso il TVA Studio di Ascea (SA).
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Luciano. Ci riassumi la tua storia di cantautore: quando hai iniziato a provarti autore di tue canzoni e perché? E tutto quanto ne è seguito fino a “L’isola”?
 
Luciano
Il mio rapporto con la musica è iniziato in maniera particolare. Solitamente il primo approccio con la musica lo si ha perché si desidera prima di tutto imparare a suonare uno strumento. Io, invece, ricordo di aver iniziato a suonare la chitarra a 15 anni perché desideravo scrivere qualcosa di mio. Sono cresciuto ascoltando i grandi cantautori italiani. Trovavo straordinario il fatto che riuscissero a raccontare delle storie attraverso la “forma-canzone”, e trovavo emozionante il fatto che, ognuno di noi, cantando quelle canzoni, si potesse sentire parte di quella storia e ritrovarsi in quelle parole.
Per questo motivo ho iniziato a scrivere. Volevo cercare di capire se anche io ero in grado di raccontare qualcosa, di mettermi a nudo, di provare a comunicare delle sensazioni, delle emozioni attraverso la musica. Ancora oggi questo è il mio primo obiettivo. “L’isola” in fin dei conti è il riassunto di tutto il mio percorso di autore e musicista.  9 brani. Canzoni scritte a 18 anni e canzoni scritte “ieri”.
 
Davide
Fra le tue composizioni che risalgono ai tuoi 18 anni e quelle più recenti, quali differenze per le prime rispetto alle seconde hai dovuto “limare” per portarle più vicine al modo attuale di pensare il tuo lavoro?
 
Luciano
Non ti nascondo che avevo un po’ di timore ad inserire canzoni scritte 10 anni fa. Soprattutto perché credevo che potessero non essere in linea con il mio modo di scrivere attuale che, se non altro per una questione di “tempo”, è senza dubbio più maturo. Successivamente, però, ho trovato che alcune canzoni portavano dentro di sé una purezza, una genuinità, un modo di raccontare le cose, che forse non avrei più riscontrato se non avessi avuto il “coraggio” di inciderle. Ho deciso di farlo, e adesso ne sono davvero felice. Non è stato difficile poi aggiustare alcuni dettagli di quei brani perché funzionassero all’interno di tutto l’album. Avendo arrangiato i brani del disco tutti insieme, quell’unità che è cosa davvero essenziale per un lavoro discografico, è stata raggiunta grazie al “suono” che io e tutto lo staff che ha collaborato con me, avevamo in testa.
 
Davide
Quali sono le tematiche dei testi de “L’isola” e intorno a quale unico principale tema le raccoglieresti? Quale momento della tua vita vi hai attraversato o vi stai ancora attraversando?
 
Luciano
Sono convinto che dal punto di vista delle tematiche affrontate sia un disco molto vario. Si parla di vita e di morte, di impulsi profondi che faticano a venire a galla, di amicizia e bisogno di farcela, ho cercato di affrontare discorsi che riguardano la nostra cultura e la nostra società, questo soprattutto nei brani più rock. Credo sia importante per un autore oggi raccontare il proprio mondo interiore ma soprattutto lasciare agli ascoltatori la propria visione di ciò che ci succede intorno. Chi fa musica, chi fa arte in generale, chi ad ogni modo possiede la capacità di utilizzare questo potente mezzo di comunicazione ha il diritto e soprattutto il dovere di raccontare la propria versione dei fatti. Questo album è stato scritto ed esce in un periodo in cui c’è molta disaffezione. Disaffezione verso la musica, la cultura, l’arte, ma anche nei confronti della politica e di tutto ciò che realmente conta. Il lavoro del musicista, del cantautore e dell’artista è completamente in antitesi con tutto questo.
Da parte mia, e qui mi ricollego a quello che per me è il tema principale del disco, credo fermamente che abbiamo un grande bisogno di messaggi positivi. Ed è proprio per questo motivo che se avessi a disposizione una sola parola per racchiudere tutti i temi del disco, utilizzerei la parola “Speranza”, quella che ho cercato di lasciare alla fine di ogni canzone dell’album.
 
Davide
Chi ha suonato e lavorato con te in questo lavoro? In quanto autore dei tuoi pezzi, in che modo ti poni rispetto a chi vi contribuisce portando le sue idee, con quale equilibrio tra il totale controllo e il cosiddetto dare carta bianca?
 
Luciano
Nel disco hanno suonato Frank Cara e Ivan Tornese alle chitarre elettriche ed acustiche, Antonio Brunetti al basso, Gianluca Perazzo alla batteria, Bruno Manente al pianoforte e Piera Lombardi, voce nel brano “Come un angelo senz’ali”.
Ho sempre pensato fosse importante circondarmi di musicisti più bravi di me. Le loro idee sono per me essenziali, anche se, sono un autore che quando finisce di scrivere un brano sa già come dovrà  suonare nella sua versione definitiva. Ma la musica è un lavoro collettivo. La collaborazione attiva tra autore, musicista e ingegnere del suono può davvero essere la carta vincente in un lavoro discografico. Il dare carta bianca ai musicisti è giusto ma è altrettanto importante essere convinto delle proprie idee. Questa è la componente essenziale che riesce a rendere il prodotto finale un lavoro personale o impersonale.
 
Davide
C’è in particolare un cantautore (lato sensu) che hai ascoltato più di altri, che ha accompagnato la tua vita, indicandoti a volte una strada?
 
Luciano
Sicuramente Francesco De Gregori. Credo sia stato l’unico cantautore tra tutti quelli che amo che non ho mai smesso di ascoltare in tutte le fasi della mia vita. Non ti nascondo che uno dei miei sogni è quello di conoscerlo per dirgli semplicemente “Grazie”.
 
Davide
Cosa definisce per te oggi l’aggettivo “cantautorale”? Cosa il sostantivo “rock”?
 
Luciano
L’aggettivo “cantautorale” mi riporta sempre a qualcosa di estremamente “romantico”. Oggi forse è un aggettivo legato ad una figura, chiaramente quella del cantautore, che è passata un po’ di moda. Ma contemporaneamente credo che proprio questo essere “fuori moda” è una condizione imprescindibile per un cantautore. D’altra parte che cos’è il Rock se non una musica, un linguaggio, che per antonomasia va e deve andare “contro”? Per di più il Rock non è solo un semplice linguaggio musicale, ma è soprattutto un mondo a sé, un modo di comunicare le cose, un’attitudine.
Nella mia musica cerco di combinare le due cose. Non è semplice, ma il solo fatto di provare a farlo mi fa sentire vivo.
 
Davide
Qualche anno fa Riccardo Malipiero, in un articolo, scrisse che la demagogica affermazione “Italia, paese della musica” è talmente comoda e posa su così radicate anche se sabbiose fondamenta, che tutti possono ignorare il fatto che la musica non è affatto di casa in Italia”. Cosa ne pensi tu della musica in Italia?
 
Luciano
Tutto questo rappresenta un grande paradosso, ma nasconde in sé un altrettanto grande verità. Che l’Italia sia in un certo qual modo il paese della musica è innegabile, se pensiamo a questo dal punto di vista storico. L’Opera è nata in Italia, la forma-canzone è italiana. Il teatro come lo conosciamo oggi, è italiano. Ma gli stessi teatri che sono nati in Italia, paradossalmente, sono i primi che stanno chiudendo. Questo è dato dalla nostra capacità di distruggere tutto ciò che di meraviglioso abbiamo saputo creare in passato. Ma questo è solo uno dei tanti esempi, anche se, a parer mio, molto calzante. Non si può certo dire che in Italia non sia presente musica di qualità. Forse i migliori musicisti al mondo provengono proprio dal nostro paese. Il problema grave è la mancanza di sostegno nei confronti degli artisti, la completa assenza di strutture, e la mancanza di una vera cultura prima di tutto di rispetto nei confronti di chi fa musica. Quindi è vero, siamo troppo legati al passato. La storia è fondamentale, se però questa serve a costruire qualcosa di migliore
 
Davide
“Sono andato per tracciare i contorni di un’isola e invece ho scoperto i confini dell’oceano”, ha scritto Ludwig Wittgenstein. Cos’è la tua isola?
 
Luciano
La mia isola è la mia vita, il mio universo. La mia isola ha disposizioni umane ed è quindi solitaria, silenziosa, incantata, nuda, beata. Rappresenta il mio mondo interiore ed è la visione che ho di ciò che mi circonda. La parola “isola” rimanda anche e soprattutto al concetto di solitudine, un “lusso” che ogni tanto abbiamo il dovere di prenderci e tenerci stretto, l’unico modo che abbiamo per evadere da questo mondo che mai come oggi va a mille all’ora, e a volte è davvero difficile stargli dietro.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Luciano
Nel pratico maggio sarà il mese delle prima 5 date live a cui ne seguiranno molte altre nei mesi estivi. Non nascondo la grande voglia che ho di suonare e di portare dal vivo questo disco. Sarò accompagnato da altri quattro bravissimi musicisti. La scaletta  che stiamo preparando sarà davvero molto energica, bella da ascoltare, coinvolgente, e ancora più divertente da suonare. Chiaramente suoneremo tutti i brani dell’album, e a questi faranno da contorno alcune canzoni di cantautori italiani che sono state importanti per la mia crescita artistica e personale. A breve uscirà anche il videoclip del primo singolo estratto dal disco dopo il suo lancio. Per il resto continuerò a scrivere anche in questo periodo che mi vedrà impegnato con la promozione del disco. Anche perché so bene che massimo entro un anno avrò di nuovo voglia di ritornare in studio a registrare qualcosa di nuovo per raccontare sempre qualcosa di nuovo.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Luciano 
Grazie per la bellissima intervista. Un abbraccio. Luciano.

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