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ANNI ’70 – Ridateci il Dirigibile!

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Il dirigibile ha sempre esercitato un grande fascino, e credo non soltanto su di me. Prima ancora che questo fascino fosse da me intellettualizzato attraverso la conoscenza della storia dei dirigibili, dalle imprese di Umberto Nobile e le vicende della Tenda Rossa alla catastrofe dello Zeppelin Hindenburg, dai Led Zeppelin all’abbattimento dello Zeppelin degli Area, il primo brano musicale in cui ascoltai il suono del Theremin, salvo parentesi inficiante sia fascino, sia stima, dovuta allo Zeppelin antiinfiammatorio in supposta (una forma, un nome!), poiché spiacevolmente scoprii di essere allergico al feprazone (certe eruzioni cutanee nelle parti molli, quelle intime per antonomasia, divenute rosso fuoco!)… Dicevo, prima ancora, ci fu il dirigibile GoodYear. Un cupo rombo di motore a pistoni preannunciava un qualche evento nei cieli, e noi fuori sul balcone di corsa ad assistervi! Il dirigibile era solo un dirigibile, ma il fatto si è che vivevamo tutti in una sorta di sospensione e apprensione verso i possibili eventi nel cielo. Da una parte, quella negativa evenienza sospesa in cui ci teneva la Guerra Fredda (la preoccupazione di vedere finalmente sganciato e lanciato su di noi un missile con testata nucleare era una cosa molto reale), dall’altra quella più o meno positiva (sarebbe dipeso dalle loro intenzioni) di vedere un Ufo o un’astronave aliena, a cui per altro il dirigibile, per la forma, somigliava (le cosiddette astronavi madri, da cui uscivano – si diceva –  gli altri piccoli Ufo discoidali, erano state avvistate tutte in forma di “sigaro” o “supposta”). E sì, perché allora gli Ufo andavano parecchio di moda, non solo nei telefilm e nel cinema. Anche i giornali ne parlavano sovente, ed erano anni di “flaps” e “waves”, termini usati in ufologia per indicare le ondate di avvistamenti. Molte aeronavi e sonde aerostatiche venivano per altro usate in quegli anni, sicché erano loro stesse ad alimentare dubbie visioni di oggetti volanti non identificati. Ad ogni buon conto, nonostante quella che poi divenne la delusione o il sospiro di sollievo del dirigibile GoodYear a fronte di ben altre aspettative di Ufo o di guerra atomica, quel dirigibile mantenne il suo fascino placido e maestoso (anche se non erano i 245 metri dell’Hindenburg). Una gran bella trovata pubblicitaria, quel dirigibile! La GoodYear oltre a produrre pneumatici fin dal 1898, ha progettato e costruito dirigibili fin dal 1925: la prima aeronave di circa 300 altre a seguire (più di qualunque altra azienda) si chiamava Pilgrim. Già allora, negli anni Venti, il Pilgrim viaggiò per gli Stati Uniti con il nome Goodyear scritto a lettere cubitali sulle fiancate gonfie di elio. Quartier generale mondiale, Akron (Ohio)… sì, proprio la città dei Devo, i profeti (coi Kraftwerk) dell’uomo meccanico, dell’umanità androide, del punk elettronico…! La Goodyear ha sospeso intorno al 2000 la produzione di dirigibili, ma gestisce ancora tre aeronavi in California, Ohio e Florida. Quindi, avremo sempre meno opportunità di vederne ancora uno… Ahinoi… In Italia, dunque, operava uno di quei dirigibili promozionali (uno dei cinque della flotta intera di allora, di cui 4 di stanza negli Usa),  sui quali per altro, in 10 o 12 persone per ogni volo, si poteva prenotare un bel giretto turistico (bisognava fare richiesta alla GoodYear). Il suo hangar era nei pressi di Roma, ma c’erano anche delle basi temporanee, di cui una sicuramente nel circondario di Milano.

Dopo il fallimento dei dirigibili come mezzi sicuri di trasporto in seguito alla sciagura dell’Hindemburg, alla loro poca maneggevolezza, alla loro lentezza, all’alta infiammabilità dell’elio o dell’idrogeno, finite anche le funzioni militari per scortare flotte marine da guerra o come velivoli di ricognizione a fronte di ben altre tecnologie come l’U2, sembrò in quegli anni esserci finalmente una possibilità, una speranza di ripresa per le sfortunate sorti del dirigibile: quello della efficacissima rèclame aerea! Di giorno, si leggeva con più difficoltà la scritta Goodyear, nera su argento, ma di notte un pannello era tutto illuminato con un temporizzatore che l’accendeva e spegneva ritmicamente, e su di esso varie scritte pubblicitarie. Con un po’ di fantasia (e i bambini sempre ne hanno quel tanto), sembrava davvero di presenziare all’epocale evento del passaggio di un’astronave  tutta lampeggiante. Quel dirigibile servì anche per altri scopi, per le riprese televisive dall’alto nel corso di eventi sportivi come i gran premi di Formula 1, più stabili e meno rumorose che quelle fatte in elicottero, o sui campionati europei e mondiali di calcio. Nel 1977 il dirigibile Goodyear fu protagonista di una trasmissione per bambini intitolata appunto “Il dirigibile”, condotto dalla fatina Maria Giovanna Elmi e dal cantante Mal, che ormai smessi i panni dei Primitives e di (per altro) ben più dotato cantante rock tenebroso, da Furia in poi, si diede a una seconda fortunata carriera come interprete di sigle e canzoni per bambini… Comparve (quel dirigibile) anche nel film “Per amare Ofelia” di Renato Pozzetto. Negli anni ’70, inoltre, il dirigibile tornò brevemente all’attenzione del mondo aeronautico grazie ai suoi bassi consumi di carburante (erano gli anni di crisi petrolifera) ed al suo ridotto impatto ambientale. A parte ancora qualche riconsiderazione sporadica in fatto di dirigibili pubblicitari o di sorveglianza antimissile da mandare senza equipaggio in stratosfera, il futuro di questa splendida aeronave è sempre più incerto… Non ci resta che lo ZepRC?

P.S. Una certa ditta italiana produce e vende un dirigibile radiocomandato indoor (venduto in kit di montaggio, lungo 170 cm) su cui applicare il logo della propria azienda: si chiama ZepRC, lo si può far volare nel corso di fiere, cinema, spettacoli o negli ipermercati…

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