KULT Underground

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Intervista con London Underground

7 min read
 
 
“London Underground” sono Gianluca Gerlini (Hammond organ, piano, clavinet, Mellotron, Elka,
dell’Hammond-sound e del pianismo elettrico, analizzato in origine da magici inventori di stili Underground pubblicato dalla svedese Record Heaven nel 2000. Nel 2003 esce il secondo album
Moog, Logan), Alessandro Gimignani (Drums), Stefano Gabbani (basso Rickenbacker e Fender Precision). Formati nel dicembre 1998 a Firenze
da Gianluca Gerlini (Hammond, piano, mellotron) e Daniele Caputo (voce e batteria) e Marco Piaggesi (basso). Iniziano recuperando il suono British-underground/psychedelic-pop, con predilezione anche per il rhythm & blues anni ’60, principalmente basato sui metodi come Brian
Auger e George Fame. Debuttano nella scena internazionale con l’album London Through a Glass Darkly per l’etichetta francese Musea Records, lavoro con un sound più prog di inizio anni ’70. Per l’occasione tutte le parti di basso e la cover art, furono affidate a Stefano Gabbani, musicista e artista visionario. Dopo una fase di inattività, nel 2008 Gianluca Gerlini riforma la band con Alessandro Gimignani alla batteria e Fabio Baini al basso. Nel dicembre 2009 entrano in studio e registrano il terzo album Honey Drops; l’album raccoglie brani inediti ed editi della scena British-acid-psychedelic-pop-vintage con influenze prog. I London Underground oggi hanno un sound sempre d’ispirazione Hammond Based (Vintage Sounds in Acid Psyco Beat), solo strumentale, ispirandosi anche alle colonne sonore dei film anni ’60 e ’70.  All’inizio del 2017 il polistrumentista Elio Nencioni, sostituisce Fabio Baini al basso che dopo dieci anni di assidua attività, decide di togliere le corde al basso e dedicarsi ad altro. Il 2018 porta ulteriori cambiamenti di formazione, ritornando al basso Stefano Gabbani con le sue sonorità Psychedelic Progressive Rock, sottolineando e rafforzando così la chiara matrice della band.
 
 
1. Billy Silver (6:22)
2. Ray Ban (3:31)
3. At Home (7:20)
4. The Comete (4:30)
5. What I Say (7:40)
6. Tree Job Man (5:23)
7. Tropic Of Capricorn (6:18)
8. Jam (7:17)
9. Mercy, Mercy, Mercy (2:18)
10. Bumpin’ On Sunset (5:10)

Total Time 55:49

Label: Musea (FGBG 5010) (CD, Digital), Gagegi Records (Vinyl)
 
Intervista
 
Davide
Partiamo dal titolo di questo vostro nuovo lavoro, che è scritto… in alfabeto arabo-persiano? Ovvero?
 
London Underground   
Il titolo è nostro ma l’immagine è del nostro grafico Luciano Marino che ci ha proposto questa grafica e a noi è piaciuta… sembra alfabeto arabo persiano ma: la parola four scompare per lasciare spazio a forme evocative, tra accenni di strumenti e tasti, frequenze e ritmo. Mettendo a fuoco sullo sfondo, four appare grazie alla sua ombra, rimanendo però sempre percepibile per sottrazione, pura ricostruzione mentale. Quello che l’occhio non vede, il cervello percepisce. Ci è piaciuta molto in quanto era proprio quello che volevamo, una grafica minimale, simbolica, enigmatica, subliminale.
 
Davide
Perché sonorità vintage e Clavinet e Hammond based?
 
London Underground
Sonorità vintage perché gli strumenti vintage sono veri. Danno espressione sia quelli che hai citato ma anche la batteria Hayman o Ludwig anni 66/69 o il basso Fender Precision del 1976 perché i materiali sono diversi da quelli attuali. Gli strumenti digitali non danno espressione, non comunicano con il musicista che li sta suonando, con gli strumenti vintage è un’altra cosa. Tutte le volte che li accendi suonano secondo la giornata, un po’ come noi!! Gli amplificatori a valvole sono diversi da quelli a transistors.
 
Davide
Perché vi siete chiamati come la metropolitana di Londra e perché amate in particolare il sound dell’underground britannico acido e psichedelico anni ’60 o inizio ’70, così come certo prog rock che mi ha ricordato particolarmente gli Argent?
 
London Underground
Il nome lo scelse Daniele Caputo, cofondatore insieme a me nel 1998. London Underground, con una formazione come la nostra inizialmente con voce e chitarra era un gruppo poco conosciuto nel 1967 sulla scena britannica. Hai citato gli Argent o Zombies, i nostri gruppi preferiti e infatti sul primo London Underground ci sono un paio di brani di nostra composizione ispirati proprio a loro.
 
Davide
In che modo vi avvicinate agli stilemi e ai suoni del passato, per riavvolgere e riprendervi quale tipo di discorso interrotto e reinventare quali spinte esteticamente (ri)evolutive, anche e soprattutto alla luce degli ormai diversi decenni trascorsi di storia della musica rock? 
 
London Underground
Presumo che il periodo migliore della musica composta, suonata con certi strumenti e una certa sonorità, vada ricercata negli anni 1964/1977. Poi c’è stato l’avvento dei primi campionatori, computer, tastiere digitali, amplificatori più leggeri a transistor potenti, che non ha niente a che vedere con gli amplificatori a valvola o i Leslie, è un’altra tipologia di suoni. Pur avendo vissuto il pieno degli anni 1980/90 con musica totalmente diversa dagli anni 60 o 70, pur avendo fatto esperienze in diversi gruppi o formazioni negli anni 80/90 facendo anche altri generi, abbiamo sentito la necessità di avvicinarci ai suoni del passato. Quando abbiamo scoperto quel mondo ci siamo resi conto che quel tipo di sonorità ci coinvolgeva di più suonando insieme. Adesso (da vent’anni e più) ci viene naturale anche se sono trascorsi decenni da quel mondo di musica Rock.
 
Davide
Perché avete scelto in particolare di creare e suonare musica solo strumentale? E cosa in genere vi fa procedere nel comporre e arrangiare, trovandovi infine concordi, scartando quali “estraneità” e/o superfluità di base? Come descrivereste insomma la quintessenza dei vostri brani?
 
London Underground
In realtà è stata una scelta condizionata dalla decisione di Daniele Caputo di smettere. La band ha avuto un periodo di stop come era logico che fosse. Sui primi due lavori era presente voce su tutti i brani. Quando ho deciso di riformare i L.U., non avevo né voglia nè interesse di ritrovare una voce anche perché trovare una voce per fare questo genere non è facile!!! Decisi di trovare brani e scrivere brani solo strumentali, logicamente per riformare i L.U. e suonare in Trio. Dovevo avere musicisti a cui piacesse suonare e non solo accompagnare (come quando si suona con la voce). I nostri brani nascono quasi sempre da improvvisazioni che possono scaturire da ognuno di noi. L’essenza dei nostri brani è baloccarsi con i nostri strumenti e con la nostra mente!!!
 
Davide
Perché avete scelto quattro brani non vostri (Ray Ban dei Marc 4, Tropic of Capricorn di Brian Auger, Mercy mercy mercy di Joe Zawinul e Bumpin’ on sunset di Wes Montgomery)? In che modo li avete fatti vostri? E in che modo in genere vi avvicinate a un brano di altri autori, per cercarvi o estrarne quale più vostra anima?
 
London Underground
Ascoltiamo tanta musica e gli artisti da cui abbiamo attinto sono per noi delle guide sia per la composizione che per il modo di suonare. Anche se la parte melodica è rigorosamente la stessa del brano originale, cerchiamo sempre di render il brano scelto nostro con arrangiamento diverso e parti nuove di improvvisazione se il brano si presta. Quindi i brani scelti ci appartengono e rappresentano la nostra anima L.U.
 
Davide
Se il vostro lavoro avesse avuto dei testi da cantare, di cosa avrebbero idealmente e preferibilmente trattato?
 
London Underground
Ma non saprei, i testi li ha sempre scritti Daniele Caputo, ma forse di quello che ho mangiato oggi, o del mio gatto …
 
Davide
Rispetto al vinile, la versione cd ha due Bonus Track. Perché avete dunque voluto due supporti diversi e spesso per altro “in conflitto”, se meglio uno oppure l’altro?
 
London Underground
Ma noi preferiamo il Vinile, il Cd è un po’ più commerciabile (anche se adesso poco anche quelli), nel Vinile non potevano entrare i Bonus Track. Il Vinile e i brani all’interno rappresentano i L.U.
 
Davide
Ci sono ospiti in questo lavoro?
 
London Underground
Si ci sono due ospiti, Riccardo Cavalieri alle chitarre, e Stefano Negri al Sax. Ormai collaborano da anni con i L.U.
 
Davide
La musica serve? La musica ci… “salva” in qualche modo?
 
London Underground
Non c’è dubbio che la musica ci salva e ci serve, la musica ti libera la mente da tutto quello che è il quotidiano. Quando ascolti la musica o la suoni, entri in un altro mondo; è come leggere un libro che ti piace, esci per un momento dal quotidiano e questo è necessario per la nostra vita almeno per L.U.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
London Underground
Spero che nel 2020 possa uscire un altro nuovo lavoro con la formazione attuale. Abbiamo già qualche idea e brano in bozza, forse anche un paio di brani con la voce – FORSE!!!! Nonostante sia faticoso fare le prove per tutti gli impegni che uno può avere nella vita quotidiana, per adesso suoniamo per il motivo di cui ti ho parlato prima. Suoniamo e stiamo due o tre ore in trance – solo noi, il resto è altrove !!!!
 
Davide
Grazie e à suivre…
 

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