KULT Underground

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Intervista con Canaan

7 min read
IMAGES FROM A BROKEN SELF
Eibon Records
 
 
Nuovo lavoro dei Canaan intitolato “Images From A Broken Self”, un disco dark ambient (genere musicale detto a volte isolationism), dalle sonorità quindi oscure e misteriose, tra gothic e industrial, elettronica e darkwave. Pubblicato da Eibon records. I Canaan sono nati nel 1996 a Milano dalle ceneri dei Ras Algethi, gruppo seminale del doom metal in Italia. Dopo la conclusione del precedente progetto musicale Ras Algethi, di cui facevano parte Luca Risi, Matteo Risi, Mauro Berchi. al terzetto si aggiunsero il bassista Nico Faglia ed il batterista Andrea Freschi. La band, guidata dal cantante e giornalista musicale Mauro Berchi, continuò con la nuova formazione la strada intrapresa con la precedente band, proponendo, tra i primi in italia, un funeral doom metal, spesso venato di sonorità wave e melodie decadenti, in un cupo e malinconico doom dalla forte matrice dark ambient con testi prevalentemente in inglese ed occasionalmente in italiano. La band debuttò nel 1996 con il primo album per la Eibon Records, dal titolo Blue Fire, per poi realizzare nel 1998 Walk Into My Open Womb, in cui appare chiara la loro matrice doom-dark-sperimentale. Nel 2000 pubblicarono Brand New Babylon (Eibon Records/Prophecy Productions), in cui la composizione delle tracce è tutta basata sulla dicotomia tra due suoni principali che modellavano ambienti sonori “intrisi di passionalità e malinconia”, mentre nel seguente A Calling To Weakness (Eibon Records, 2002), le parti ambientali fungono da piano sonoro di congiunzione tra le diverse canzoni.  Gli album Contro.Luce del 2010 e Il giorno dei campanelli del 2016 sono invece cantati interamente in italiano. 

Discografia

· 1996 – Blue Fire (Eibon Records)
· 1998 – Walk Into My Open Womb (Eibon Records)
· 2000 – Brand New Babylon (Eibon Records/Prophecy Productions)
· 2002 – A Calling to Weakness (Eibon Records)
· 2005 – The Unsaid Words (Eibon Records)
· 2010 – Contro.Luce (Eibon Records)
· 2012 – Of Prisoners, Wandering Souls and Cruel Fears (Eibon Records)
· 2016 – Il giorno dei campanelli (Eibon Records)
· 2018 – Images from a broken self (Eibon records)
 
My deserted place / The story of a simple man / Words on glass / Hint on the cruelty of time / I stand and stare / Of sickness and rejection / The dust of time / Adversaries / That day / A tired senttry / Worms / Through forging lines
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao. Giunti al nono album, come ne descrivereste continuità ed evoluzione rispetto ai precedenti? Come si è dunque evoluto il vostro progetto artistico e quale momento del vostro percorso “Images from a broken self” rappresenta  o racchiude?
 
Canaan
Dal 1995 ad oggi abbiamo cambiato profondamente il modo di comporre, registrare e sopratutto “pensare” la musica. Con il passare del tempo ci siamo stancati della tradizionale “forma canzone” e ci troviamo maggiormente a nostro agio a comporre partendo da basi NON-musicali piuttosto che da elementi (riff, melodie, ritornelli) riconoscibili. Abbiamo anche accantonato quasi del tutto chitarre, bassi e altri strumenti acustici (che un tempo costituivano l’ossatura di molti dei nostri pezzi) per usarne prevalentemente di elettronici, anche se a dire il vero su “Images from a broken self” è tornato Matteo (dopo oltre un decennio di latitanza) a suonare la chitarra su alcuni brani.
 
Davide
Il titolo “Images from a broken self” rimanda al Sé nucleo della personalità che Jung definiva come la totalità psichica rispetto a cui l’io, la nostra parte cosciente, è solo una piccola parte riflessa nella quale la coscienza normalmente si identifica, e quindi – con la sua rottura –  rimanda ulteriormente alla follia, alla alienazione. C’è una frase all’interno della copertina che recita: “A questa normalità preferisco la follia”. A quale normalità contrapporre la follia? E quale follia?
 
Canaan
La mia follia, ovviamente: quella di chi si sente sempre fuori posto, sempre indietro (o avanti) rispetto a chi lo circonda. Non ho mai avuto la stabilità per vivere in modo tranquillo e rilassato e sono campione del mondo nel complicarmi le cose anche (sopratutto…) quando non ve n’è ragione. Fin da piccolo ho sempre guardato, vissuto e affrontato quello che mi circondava in un modo molto poco “normale” e questo mi ha fatto crescere “deviato” rispetto alla norma. Le circostanze e le situazioni hanno cercato di raddrizzarmi ma non ci sono riuscito. Ovvio che la mia normalità sia normale solo per me: per gli altri risulta/risulterebbe palesemente “a-normale”. Per quanto riguarda Jung, posso solo dire che delle tre parti della mia personalità, l’ES è stato ingabbiato, punito e frustrato da troppi anni, e non vede l’ora di uscire. Quando questo avverrà, temo fortemente le conseguenze perchè non sono mentalmente equipaggiato per affrontarlo.
 
Davide
Quali le tematiche dei testi di questo lavoro?
 
Canaan
Inabilità. Incapacità. Inadeguatezza. Le mie solite pugnette mentali da depresso della minchia. Scrivo e compongo usando la musica come una terapia. Vi riverso quindi quello che mi destabilizza e che almeno temporaneamente viene così neutralizzato.
 
Davide
Mi pare ci sia stato qualche cambiamento nella formazione…?
 
Canaan
Ormai da molti anni CANAAN non è più un gruppo nel senso canonico del termine. Niente “prove”, niente “preparazioni”, niente “impegni” o “scadenze”. Al momento ci definirei come un “collettivo allargato/ristretto” di persone che lavorano in autonomia su frammenti di musica. Da una decina di anni a questa parte siamo rimasti io, Nico e Alberto, con alcune altre “incursioni” sparse. Recentemente ci siamo riavvicinati a Matteo che ci ha prestato le sue manine sante per qualche parte di chitarra. Non so bene cosa accadrà in futuro. Può darsi che prima o poi noi si ritorni ad una “forma” pù riconoscibile, o forse devieremo ancora per allontanarci definitivamente dai canoni usuali. Questa incertezza è in qualche modo anche stimolante.
 
Davide
Mauro Berchi, quindi Canaan, vuol dire anche Eibon records, fondata anch’essa nel 1996. Come descriverne la linea editoriale? Quali parametri ne caratterizzano le scelte e cosa fondamentalmente lega tutti i lavori dell’ormai nutrito catalogo?
 
Canaan
Ho fondato l’etichetta basandomi sul mio gusto personale. Null’altro. Nel corso di due decenni abbondanti mi sono tolto molte soddisfazioni, producendo dischi di musicisti che spesso sono anche amici, e spargendo per il mondo un bel mucchietto di dischi che reputo di grande valore. Il fatto che recentemente la cosa sia tornata un semplice hobby (a causa principalmente, ma non soltanto, del dilagare della diarrea digitale che ancora ci si ostina a considerare come la nuova “frontiera della musica” e quindi del crollo verticale delle vendite) non toglie neppure un grammo alla passione che ancora mi anima. È vero che il passare del tempo mi sta un po’ “provando”, ma continuo (e continuerò finché possibile) a produrre dischi anche se non dovessi venderne neppure uno.
 
Davide
Canaan, come un’antica regione del Medio Oriente e come il figlio di Cam, nipote di Noè della narrazione biblica nota come la maledizione di Cam. Perché questo riferimento nel nome che vi siete scelti?
 
Canaan
Per l’amor del cielo. Nessuna implicazione religiosa (anche se ero ovviamente al corrente dei legami “biblici” del nome). Mi piaceva semplicemente il suono della parola, che ho a dire il vero rubacchiato da un brano degli Amon Duul II (“Kanaan” contenuto in “Phallus Dei”). Sono quanto più lontano possibile da tutto quello che è trascendente, religioni, culti, credenze e lobotomie associate comprese.
 
Davide
Dibattuto problema musicologico è quello sulle funzioni della musica. Quali funzioni od obiettivi, individuali e sociali, consegnate alla vostra musica, che tipo di stimolo psicofisico personale e insieme culturale o, appunto, sociale?
 
Canaan
Ottima domanda. Come accennato prima, usiamo la musica come terapia psicologica (che nel mio caso ha funzionato, funziona e continuerà a funzionare meglio di pasticche e dottori, senza ombra di dubbio). Non ho alcuna pretesa “culturale” né tantomeno “sociale”. Suono, scrivo e compongo perchè ne sento il bisogno e suonerei anche se fossi rimasto l’ultimo uomo sulla terra. Non mi interessa molto interagire con “il mercato” e rivesto di intenzioni profondamente prosaiche quello che faccio. Scrivo di quello che mi smuove (generalmente in senso negativo) e non ho altro fine che non sia auto-curarmi (o per lo meno provarci…) attraverso quello che registriamo. A giudicare dal fatto che raramente apprezzo quello che registro e che la musica CANAAN/NERONOIA mi infastidisce profondamente, direi che l’obiettivo è pienamente raggiunto.
 
Davide
Cos’è per voi l’elevazione della vita attraverso l’arte, la musica?
 
Canaan
Mi piacerebbe essere in grado di “elevarmi” al di sopra di qualcosa. In realtà generalmente striscio come un vermiciattolo. Il fatto che la musica (soprattutto suonata ma anche semplicemente ascoltata) mi dia conforto (non sempre ma spesso…) è già una sorta di mezzo miracolo che mi aiuta a mantenere una sorta di equilibrio. D’altronde credo fermamente che la musica sia uno dei linguaggi più potenti e comprensibili che abbiamo. Cerco di farne buon uso.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Canaan
Di sicuro almeno altri due dischi. Per il resto non saprei proprio dire.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Canaan
Grazie a voi per lo spazio che ci dedicate. NOTHING. NEVER. NOWHERE.

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