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Intervista con Chris Agnoletto

8 min read
 
Nato a Foggia nel 1975, all’età si trasferisce con la famiglia a Treviso, dove tuttora vive.
Nel 1993, dall’incontro con il chitarrista Luca Corradi, nasce il gruppo “Motorbreath” , cimentandosi col genere metal.
Inizia poi un percorso di crescita artistica e spirituale che porta i due alla formazione della band Mantra, con cui realizzano “Mantra” nel 1996, “Ombreluci” nel 2001 e “Mantra EP” nel 2002.
Nel 2003 i Mantra si sciolgono, segue una pausa che dura fino al 2013, anno in cui Chris Agnoletto comincia a scrivere brani propri e a pensare a un progetto solista, fino alla realizzazione del disco omonimo nel 2018. Agnoletto è anche autore di poesie e di racconti ed è del 2013 la pubblicazione del libro “I miei secondi 18 anni”.
Il primo disco da solista di Chris Agnoletto, dal titolo omonimo, esce per Inloop Music il 29 Giugno 2018. Un lavoro vero, viscerale e senza mezze misure. L’onestà con la quale l’artista esprime concetti e pensieri sono disarmanti. Le sue parole sono accompagnate da sonorità forti, crude e dirette.
 
1. Sono Ancora Qui / 2. Basta Così / 3. Canzone Per Un Amico / 4. Filastrocca Nera / 5. Come Siamo Bravi / 6. Carlo E Sara / 7. Allo Specchio / 8. Il Mondo È Morto / 9. Poesia / 10. Sopravvivere Controvento / 11. Parola D’Ordine: Uccidere! / 12. Sei / 13. Your Life Is In Your Hands
 
 
Intervista 
 
Davide
Ciao Chris. Quando e come nasce il tuo amore per la musica e, quindi, il desiderio o il bisogno di farne a tua volta?
 
Chris
Ciao Davide, probabilmente la musica l’ho sempre amata fin da quando ero nel grembo di mia madre, o forse anche prima in qualche vita precedente. Non ho il ricordo di un preciso momento in cui ho capito di amare la musica; di sicuro l’ho sempre trovata così affascinante da accostarmi a lei inizialmente soltanto ascoltandola timidamente, come una donna che non trovavo il coraggio di corteggiare. Poi cresciuta la consapevolezza di chi sono, e con essa il coraggio, mi sono deciso di provarci! E ho capito che non c’è cosa più bella dell’amore, quello fatto di passione vera, quello che non puoi non esternare e gridare al mondo, quello che ti fa godere ma anche soffrire, quello che ti fa capire chi sei, quello che può dare un senso alla tua vita, quello che può deluderti ma non ti tradisce mai. Ecco, per me la musica è tutto questo.
 
Davide
Lunghissima la tua pausa dal 2002 al 2013, quindi dal gruppo “Mantra” e lungo anche il tempo di gestazione trascorso dal 2013, quando hai ripreso a scrivere canzoni fino a questo tuo esordio solista. Perché ci sono voluti tutti questi anni?
 
Chris
Perché i grandi amori non si sostituiscono facilmente; perché i grandi amori che finiscono portano ferite che non guariscono rapidamente; perché i grandi dolori hanno bisogno di un tempo ragionevole per poter essere metabolizzati. Nel 2003 decisi di porre fine al progetto Mantra senza avere altri progetti in cantiere, semplicemente avevo perso la passione, fare musica era diventata solo un mero esercizio tecnico; i Mantra avevano dimenticato perché suonavano, avevano perso l’anima.
Deluso da questa sconfitta personale, in realtà provai a mettermi in gioco con altri progetti ma senza più riuscire a trovare amore per ciò che facevo, così mi dedicai ad altri interessi di carattere spirituale, esoterico, ufologico, cospirazionistico, ma non abbandonai l’altra mia grande passione, ossia la scrittura. Difatti mi dedicai alla pubblicazione di “I miei secondi 18 anni”, una sorta di zibaldone in cui ho raccolto tutto ciò che avevo scritto sino ad allora, tra poesie, testi per canzoni, aforismi e altro; inoltre, scrissi una serie di racconti e altro materiale che poi ha fatto da base, sebbene inconsapevolmente, per nuove canzoni.
 
Davide
Chi ha suonato con te in questo lavoro?
 
Chris
Il disco è stato suonato interamente da Alberto Nemo, cantautore, musicista e polistrumentista, che si è altresì occupato degli arrangiamenti e della produzione, e che quest’anno è stato tra i vincitori di Musicultura.
 
Davide
Quali sono i temi principali nei testi del tuo omonimo debutto solista e qual è il principale messaggio che li collega?
 
Chris
Si possono distinguere tre soggetti a cui si rivolgono le canzoni: “io”, “l’altro”, “il mondo”.
In questo disco ci sono diversi brani in cui il soggetto sono “io”; dopo tanti anni difficili lontano dalla musica, ho avuto bisogno di guardarmi dentro a fondo, di capire chi sono e cosa voglio, di conoscere meglio Christian per far emergere Chris. In queste canzoni la parte psicologica è prevalente.
“L’altro”, invece, può essere l’amico perduto di “Canzone per un amico”, o la coppia protagonista della storia d’amore in “Carlo e Sara”, oppure ancora la donna amata in “Sei”. In questi brani è predominante l’aspetto emotivo-sentimentale.
Nei confronti del “mondo”, il linguaggio si fa meno poetico e diventa crudo, diretto e brutale per poter descrivere al meglio la mia indignazione per i troppi aspetti di questo mondo in cui non mi riconosco e che condanno.
Credo che in futuro la mia scrittura sarà indirizzata sempre meno a me stesso e sempre più agli altri, che comunque userò come uno specchio per non perdermi di vista.
I temi che fanno da collante a tutto ciò che scrivo sono poi quelli che ogni essere umano, chi più chi meno, si trova ad affrontare nella propria vita: l’amore, la vita, la morte, Dio.
 
Davide
Si scrive per se stessi o per gli altri?
 
Chris
Si scrive, si fa arte per un’urgenza espressiva, per trovare il proprio posto nel mondo, per il bisogno di un’autoidentificazione, per conoscere i propri mostri interiori, i propri demoni, e magari combatterli, esorcizzarli, vincerli.
Ma la musica, non può limitarsi a un mero atto masturbatorio tra le pareti domestiche, perché essa, come tutta l’arte, è comunicazione e condivisione. Se non arriva agli altri, non serve a niente, nemmeno all’artista stesso.
 
Davide
L’etnomusicologo irlandese John Blacking ha esposto le sue idee nel libro “How musical is man?” (Com’è musicale l’uomo, 1973), in cui descrive la funzione profonda della musica nell’incrementare la qualità dell’esperienza individuale e delle relazioni umane all’interno della comunità. Quali funzioni principali assegni o consegni tu alla musica e quindi anche alla parola?
 
Chris
Come dicevo prima, la musica dev’essere condivisione, perché l’arte ha la forza di leggere e interpretare la realtà e di mettersi al servizio di chi cerca risposte esistenziali o anche di chi semplicemente insegue la bellezza.
La musica è evocativa perché si lega in maniera indissolubile ai ricordi, è terapeutica perché è in grado con le sue frequenze di curare la mente e col suo ritmo è capace di far muovere il corpo.
E poi, nel caso della musica popolare, la musica ha il grande potere di incollarsi con una melodia orecchiabile a delle parole, creando poesia con le note, rendendole immortali e indimenticabili.
 
Davide
Come sta evolvendo la musica emergente in Italia e come, tra pro e contro, ti ci stai ritrovando?
 
Chris
Non credo si possa parlare di evoluzione, anzi… Credo che a svantaggio di chi fa musica (e che con essa voglia crearsi una strada e magari anche viverci) concorrano diversi fattori: innanzitutto, sul piano culturale, la società è lungi dal riconoscere in chi suona, canta e scrive canzoni, un artista (anche se non tutti poi lo sono, ovviamente), ritenendolo un ragazzino un po’ cresciuto che gioca a fare il musicista, o un perditempo.
Poi l’industria discografica è quella che è, nel senso che i discografici, al giorno d’oggi, investono solo su chi può garantirgli un ritorno economico sicuro; ma come biasimarli, se ormai dischi non se ne vendono più e la situazione economica generale del Paese non ti consente di rischiare?
Poi c’è da dire che gli spazi per suonare dal vivo sono pochi, e quei pochi sono in gran parte occupati dalle tribute band, il cui proliferarsi sempre più mi inquieta assai. D’altronde, le agenzie lavorano solo con loro, perché gli esercenti non vogliono trovarsi il locale vuoto facendo suonare “Pinco Pallino”, mentre le tribute band di Vasco Rossi o dei Metallica, addirittura spesso dotati di parrucche e look pressoché identici agli originali, garantiscono il pienone di gente dalla mente pigra, che non ha né il tempo né la voglia di stare ad ascoltare musica inedita fatta da degli sconosciuti.
In loro difesa, c’è da dire che la qualità artistica della musica attuale è scarsa, priva di contenuti e di charme. Ci sono pochi veri artisti che hanno davvero qualcosa di originale e importante da dire; d’altronde, il contesto sociale, economico, politico e storico attuale è davvero povero, insignificante e privo di stimoli.
Se negli anni settanta, i riferimenti dei giovani erano De André, De Gregori o Dalla e al giorno d’oggi sono Fedez, J-Ax e Sfera Ebbasta, qualche domanda bisogna farsela!
Io cerco di fare quello che mi piace, con onestà e con perseveranza, e cercando di arrivare a più anime e menti possibili.
 
Davide
Ci regali una tua poesia dal libro “I miei secondi 18 anni”?
 
Chris
Certamente! Questa è “Tacito dissenso”
 
Ho visto camaleonti fuggire
Mille poeti nascere
E nulla capire
Ho sentito la luce
Del suono
Del vento
Tra alberi di vetusti boschi
Entrando come un raggio
Sfiorando come uno sguardo
Con tutta l’indifferenza
Che c’è nell’abitudine
Mentre tutto tace
Ma niente acconsente
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Chris
Attualmente sono impegnato nella promozione del disco e nella messa a punto delle esibizioni live per presentare le canzoni del disco e altre che sono rimaste fuori dall’incisione. Nel frattempo ho scritto e sto scrivendo altri pezzi che inserirò nel mio prossimo disco che conto di pubblicare tra il 2019 e il 2020.
Inoltre mi sto dedicando alla scrittura del mio primo romanzo.
 
Davide
Grazie e à suivre…

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