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La mia stirpe – Ferdinando Camon

4 min read
Garzanti Libri
Collana Narratorimoderni
Pagg. 160
ISBN 978881167038-4
Prezzo € 14,60

 

Grazie alla stirpe c’è l’immortalità

 

Si arriva a un momento della vita incui, ricollegandosi idealmente al passato, si cerca di dare una soluzioneall’eterno problema di ogni essere umano, cioè si aspira a che ci sia unacontinuità, a che resti una traccia di noi per il tempo in cui non ci saremopiù.
Camon, nella dolorosa circostanzadella grave malattia che colpisce il padre, cerca questo filo ideale che siperpetua nei secoli, così che ognuno di noi esiste perché qualcun altro èvenuto prima e di lui portiamo segni inequivocabili, una parte del dna cheaccomuna i bisnonni ai nonni, ai figli dei nonni, cioè i nostri genitori, noi ei nostri discendenti, un segno indelebile, incancellabile che insiemecostituisce traccia e presenza anche quando la nostra vita sarà cessata.
Il suo è un racconto in primapersona, in cui la figura paterna assume una dimensione quasi mistica e se in Unaltare per la madre proprio il padre aveva elevato, con commosso omaggio,un’ara a perenne e perpetuo ricordo dell’amata scomparsa, in questo libro loscrittore padovano diventa l’officiante di una liturgia commemorativa dellafigura del genitore, più presente nelle prime pagine, assente nominalmentenelle ultime, anche se sempre aleggia la sua personalità, perché la vita ècosì, perché di chi ci lascia  portiamo in noi, oltre che la memoria, alcunitratti distintivi, così che di ognuno possiamo dire che è parte di unadeterminata stirpe.
E Camon, che non induce a una facilecommozione, è particolarmente toccante quando, memore di una caratteristicafamiliare (la cisti che prima o poi cresce in testa), ogni volta che incontrale nipotine e ne accarezza i capelli, tasta per percepire se anche nel lorocaso si annunci la piccola protuberanza.
Nella narrativa di questo scrittorele nascite e le morti appaiono per quel che sono, cioè un ciclo naturale a cuiè impossibile sfuggire, e quindi, per quanto ami il padre, è perfettamenteconsapevole dell’ineluttabilità del destino, riuscendo anche a gestire unpassaggio, che se pur normalissimo è comunque doloroso per chi vi assiste, conuna sottile vena di distaccata ironia che, mano mano che le pagine sisusseguono, assume anche note piuttosto marcate, con divagazioni, ma non fuoritema, sull’epoca attuale.
Il padre proveniva da quella civiltàcontadina, ora scomparsa, avara di ricchezze materiali, ma solida disentimenti, mentre ora, che abbiamo tutto a portata di mano, avvertiamo uncontinuo vuoto dentro.
Il libro crescesoprattutto dalla seconda metà in poi, con i capitoli dedicati all’incontro conil Papa in Vaticano, un Benedetto XVI letteralmente fotografato dalla manodello scrittore, e con il viaggio in treno a Venezia con le due nipotine. Nelloscompartimento della carrozza ferroviaria la serena innocenza di una bimba disette anni, disarmante nelle sue affermazioni, riporta a un candore che ilricevimento in Vaticano ha solo sfiorato, e, nel suo modo pur infantile diragionare, segue una logica che, con le dovute considerazioni riguardo all’età,è un po’ quella adottata da Camon in questo libro: la sincerità, la completa etotale sincerità dell’autore che più che in ogni altra sua opera deve essere sestesso, per raccontarci quello che lui prova.
E in effetti appaiono del tuttonaturali l’apprensione per la sorte del padre, la disperazione di non poteresaudire la richiesta del genitore di vedere il pontefice (ma all’incontro conil Papa ci sarà anche lui, sia pure in fotografia), l’emozione di trovarsi difronte al rappresentante di Dio in terra, la certezza di essere un anello diuna catena che lega indissolubilmente una stirpe.
E il finale è un tocco di grazia cheillumina come un alone mistico tutta l’opera, con quel movimento della testadestra-sinistra della bimba che le accentua la somiglianza con la madre, giàdefunta, dell’autore.
Non vado oltre, perché le righe cheseguono e chiudono il libro sono congiuntamente un commosso ricordo dellagenitrice e la raggiunta convinzione che anche post mortem qualcosa di luiresterà, magari con una rinascita dal ventre di quella bimba.
La mia stirpe è ilracconto appassionato di un credente che aspira a un’immortalitàterrena grazie alla stirpe di cui è parte; è forse un sogno a occhi aperti, macredetemi se vi dico che è un bellissimo sogno.
 

Ferdinando Camonè nato in provincia di Padova. In una dozzina di romanzi (tutti pubblicati conGarzanti) ha raccontato la morte della civiltà contadina (Il quinto stato,La vita eterna, Un altare per la madre – Premio Strega 1978), ilterrorismo (Occidente, Storia di Sirio), la psicoanalisi (Lamalattia chiamata uomo, La donna dei fili), e lo scontro di civiltà,con l’arrivo degli extracomunitari (La Terra è di tutti). È tradotto in22 paesi. Il suo ultimo romanzo è La cavallina, la ragazza e il diavolo(2004). Il suo sito è www.ferdinandocamon.it

 

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