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Intervista con Squid To Squeeze

7 min read
“Dada is not Dead” è un frullato di psichedelia, melodie easy listening, saturazioni e live looping, la creatura di Jacopo Gobber, musicista, produttore e sound designer.
 
 
Immaginatevi Syd Barrett prodotto dai Daft Punk. Il looping è l’ingrediente principale: strofa e ritornello convivono assieme in una struttura pop verticale e continuano a sommarsi l’una sopra l’altro. La seconda sostanza è la distorsione armonica del synth Moog Sub Phatty. Il terzo elemento è la drum machine/campionatore Korg ESX che permette di avere ritmi “colorati”, fatti con suoni concreti come legni spezzati, carte stropicciate, o seppie spremute. L’ingrediente finale è la melodia, creata dall’amore per il brit rock sixties e nineties. La musica di “Squid to Squeeze” è composta suonando, registrando e sovraincidendo in una loopstation ed è grazie ad essa che l’album suona vivo e non come semplici sequenze già programmate. Il disco contiene 7 brani originali e tre cover, “No good trying” di Syd Barrett, “Good name” del pioniere elettro funk nigeriano, William Onyeabor e “Just like honey” dei Jesus & Mary Chain, quasi a volere rappresentare le diverse anime ed influenze che si fondono in questo lavoro. Squid to Squeeze è come un dipinto fatto da una scimmia.
 
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Jacopo. Partiamo dal titolo: “Dada is not dead”. Dada o il dadaismo si espressero soprattutto attraverso le arti visive, la letteratura, il teatro e la grafica. Anche se alcune poesie dada vennero declamate musicalmente, come fece Kurt Schwitters nella sua Ursonate, non c’è stato nulla di musicale nel manifesto dadaista, sebbene molti artisti anche decenni dopo cercheranno di ricolmare questa mancanza portando dentro la loro musica le stravaganze irrispettose contro l’arte stessa del dadaismo. Penso a Ivan Cattaneo di “Ouaei” per esempio negli anni ’70. Ecco, nel tuo caso, perché Dada e la musica e perché Dada non è morto?
 
Jacopo
A me non piace la musica! mi piace l’arte, ma in realtà mi fa schifo anche l’arte! a me piace l’arte contemporanea perchè lì, in teoria, l’artista può buttare fuori al massimo il proprio “io” interiore fregandosene un po’ delle correnti, mode, ecc… ma in realtà mi danno il voltastomaco anche certi intellettualismi dell’arte contemporanea! per me l’arte dovrebbe essere spontanea e libera ma nello stesso tempo comunicativa, dovrebbe saper parlare a tutti, anzi dovrebbe arrivare principalmente all’ultimo dei deficienti. Mi piace l’umiltà, le banane e i barattoli di fagioli e cerco di tradurre questo in musica. “Dada is not Dead” vuole essere un megafono che ricorda che “Dada” non è ancora morto; e non morirà perchè qualcuno lo farà ancora ri-suonare.
 
Davide
Quali sono i temi conduttori dei testi di “Dada is not Dead” e nondimeno quelli non espressi in parole, ma nei suoni e nella loro ricerca, specialmente nel campionamento di suoni concreti e nella loro miscela analogico-digitale?
 
Jacopo
I miei testi parlano di carciofi, mirtilli selvatici, trichechi, O di Otranto e tutto quello che (non) mi passa per la testa. In questo progetto cerco di parlare di più con la musica. Ad esempio in “Jelly (s)Tone” ho cercato di tradurre in musica una mutazione: la canzone parte come una “tarantella” africana e diventa un “castello di Dracula”. Quando l’ho scritta avevo pensato al parco giochi di Pryp’jat’ (a 3 km da Černobyl’), che era appunto un parco giochi ma poi è finito in decadenza, abbandonato e degradato. “Jelly (s)Tone” (canzone della medusa e/o medusa di pietra) riesce a comunicare la trasformazione grazie al fatto che il giro di basso iniziale non è appeso ad uno strumento armonico, dunque può essere sia “maggiore” (felice) che “minore” (triste), e solo nella seconda parte il brano si scopre in minore. Un’altra musica mutevole è “I’m Behind You” che parte distesa e oscura per poi diventare shuffle e acida. È come se iniziasse in “blu scuro” e finisse in “rosso acceso”.
 
Davide
John Coltrane disse: Non c’è mai fine. Ci sono sempre dei suoni nuovi da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare. E c’è la necessità di purificare sempre più questi sentimenti, questi suoni, per arrivare ad immaginare allo stato puro ciò che abbiamo scoperto. In modo da riuscire a vedere con maggior chiarezza ciò che siamo. Solo così riusciamo a dare a chi ci ascolta l’essenza, il meglio di ciò che siamo. Cos’è per te il suono?
 
Jacopo
Oggi per me la musica è il suono. 10 anni fa pensavo a quello che stavo facendo: ora ci metto il “Sol” ora faccio il bridge, ecc. Oggi invece faccio tutto lasciandomi trasportare dal suono e dalle immagini che mi evoca. Dimenticando tutti i tecnicismi. Comuque la mia passione per la musica Pop, mi fa creare quasi sempre delle strutture solide. Van bene gli edifici ottogonali purchè stiano in piedi. Preferisco sempre un rettangolo ben fatto che un tetraedro fatto così e così.
 
Davide
L’uso del loop fu scoperto per errore da Schaeffer e Pierre Henry a causa di un disco su cui si era formata della polvere, la puntina di lettura del disco saltò e compì un cerchio chiuso invece che continuare la sua corsa a spirale. Come lavori al looping, con quali presupposti teorici, e quanto spazio lasci alla possibilità di compiere degli errori o degli imprevisti durante il lavoro nonostante ormai la perfezione delle macchine?
 
Jacopo
Il loop in realtà mi piace poco, nel senso, è roba molto da disc jockey! piuttosto a me piace “ricalcare”. Il progetto “Squid to squeeze” nasce si da una loopstation, ma non tanto per il loop in sé ma per poter continuare a sovraincidere suoni fino a “sgranare” completamente l’ipotetico nastro che c’è dentro la loopstation. In fin dei conti le parti più belle del progetto “Squid” più che l’album “Dada is not Dead” che è fin troppo “patinato”, sono le improvvisazioni, dove i loop durano anche 1 minuto prima di tornare in ri-circolo. Ripeto la loopstation è preziosa per me non tanto per il loop quanto per il fatto che sia un registratore, un serbatoio da riepire di suono e di seppie. È come fare un disegno eppoi continuare a ridisegnarci sopra con altre matite/pennelli/pennarelli fino a sformarne i tratti.
 
Davide
Per stimolare l’attenzione dei suoi studenti detti “acusmatici”, Pitagora, parlava nascosto dietro una sottile tenda bianca in modo da restituire all’udito la totale responsabilità di una percezione che normalmente si appoggia su altri sensi. Da ciò Pierre Schaeffer coniò termine e concetto di arte acusmatica per un particolare tipo di musica elettronica creata per essere ascoltata tramite altoparlanti, metafora di quel velo pitagorico. Oggi invece l’elettronica in particolare si appoggia sugli altri sensi attraverso la multimedialità. Qual è la tua filosofia dell’ascolto e quale tipo di ascolto ideale suggerisci per la tua musica?
 
Jacopo
Mizzica quante cose che sai. Conosco la “musica acusmatica” ma non ho mai partecipato ad un concerto acusmatico. La mia musica è più “bassa”, nel senso popolare, però alla fine ci vedo più possibilità crative qui: il poter mescolare il sacro con il profano. Quando suono dal vivo mi ispiro di più a Mike Tyson che a Pitagora. Comunque tornando a noi, giusto per rispondere alla domanda, questa volta… per me la mia musica va ascoltata con auricolari cinesi in un bagno alla turca.
 
Davide
“Dada is not Dead” è stato interamente realizzato da solo, quindi da te composto, registrato, arrangiato, mixato, masterizzato, prodotto… Perché questa scelta?
 
Jacopo
Ho studiato Ingegneria del suono e di solito tecnicamente riesco ad ottenere da solo il suono che ho in mente. Diciamo che non mi dispiacerebbe registrare in uno studio che non sia il mio (www.flamingstudio.it) per concentrarmi solo sulla parte musicale, ma 1) non ho soldi; e 2) spremerei il tecnico del suono come una seppia per farlo arrivare a quello che ho in testa, a sto punto meglio se mi ci metto io.
 
Davide
Quando domandarono a Syd Barret chi avesse suggerito il nome “Pink Floyd”, rispose: Gli alieni! Chi o cosa ti ha suggerito “Squid to Squeeze” (Calamaro da schiacciare)?
 
Jacopo
Il nome è nato quella volta che sono tornato indietro nel 5000 a.c. quando un troglodita mi ha detto che dovevo spremere una seppia e berne il suo inchiostro nero. Penso fosse un rituale scaccia qualcosa, ora non ricordo.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Jacopo
Ciao Jacopo sono Davide come stai? quali sono i tuoi 3 dischi preferiti? haha finale a soppressa.
 
Davide
Oh, è semplice: il trittico berlinese di Bowie. Grazie e … à suivre…
 

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