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Intervista con il dEli

8 min read
 
Esordio da cantautore per il musicista-polistrumentista piemontese trapiantato in UK che, con un viaggio attraverso stili e generi differenti, racconta dell’amore in varie forme, mette a nudo l’anima e presenta alcuni personaggi filtrandone la personalità attraverso la propria sensibilità.
 
Genere: pop, rock
Label: autoproduzione
Distribuzione: Tunecore
Settembre 2017
 
Esce il nuovo disco Lo stupido che canta de il dEli (all’anagrafe Roberto Deliperi). Disponibile su iTunes, Spotify e Google play, l’album presenta diverse sfaccettature derivanti dalle esperienze come musicista live e da un amore spassionato per tutta la musica. Lo stupido che canta si sposta infatti dal rock alla disco, dal reggae al cantautorato fino al prog e alla musica classica. Nella tracklist troviamo il rock 70’s di Viaggio sulla Terra, il pop di Stefania, la dance di Crash, l’indie della title-track, per poi sfiorare il neo melodico con Le frasi rubate, il reggae di London Sun, il funk di Billy Bob, un po’ di latin con Una meta non ho, il blues-rock elettronico di Blues d’amore. Per concludere, un interludio di matrice classica tornando agli anni 70 con la reprise di Viaggio della Terra, mentre la bonus track Una sera si sposa con il cantautorato folk/jazz. Le strumentazioni utilizzate nel disco sono varie e variegate. A fianco dei soliti come chitarra (acustica, prevalentemente), basso e batteria, si trovano synths, fiati, archi e percussioni e, forte della coproduzione di Alberto Brigandi, organo e pianoforte. E, ovviamente, la voce. Le influenze e le citazioni sono tantissime: Kool & The Gang, Bowie, Beatles, Gazzè, Afterhours, Bluvertigo, Casino Royale, Pink Floyd, Sting e i Police e moltissimi altri. Il disco è stato prodotto artisticamente da il dEli insieme ad Alberto brigandi. Le riprese sono state effettuate in vari studi tra Londra e l’Italia, il mixing è stato affidato a James Ivey presso il Location Studio e il mastering a Ed Wood. Il progetto grafico è stato curato da il dEli.
La scrittura di questo album è stata frutto di una necessità spontanea. Lavorando come musicista, mi sono trovato a mettermi sempre a disposizione delle band o degli artisti con cui lavoravo. A ottobre 2016 ho toccato il punto di saturazione e ho preso la decisione di comporre un qualcosa solo per me. Ci ho messo dentro tutte le influenze che ho avuto fin da quando, da piccolo, ho iniziato ad apprezzare la musica. Non ho mai avuto intenzione, per questo lavoro, di creare slogan o di schierarmi o di affrontare chissà quali tematiche. Semplicemente mi sono lasciato guidare dalle emozioni e dalla passione, volendo però essere anche qualcosa di facile ascolto, con melodie semplici. La “mega produzione” in termini di un uso smodato di strumenti è semplicemente venuta fuori dalle divertenti e stimolanti sessioni fatte con Alberto”.
 
 
Viaggio sulla Terra
Stefania
Crash
Lo stupido che cantautoreLondon Sun
Le frasi rubate
Billy Bob
Una meta non ho
Blues d’amore
Interludio
Viaggio dalla terra
 
Videoclip de “Lo stupido che canta”
 
 
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Roberto. Dopo svariate esperienze giungi dunque a questo tuo esordio d’autore. In effetti, viste le difficoltà a intraprendere e affermare oggi una propria strada redditizia e dignitosa con la musica in Italia, molti potrebbero pensare che sia “stupido cantare”. Perché, al di là della omonima traccia, hai intitolato anche tutto il tuo primo disco “Lo stupido che canta”?
 
Roberto
Mi piaceva il titolo della canzone… Scherzi a parte, ho solo voluto fare un passo indietro rispetto ai tuttologi.
 
Davide
Il disco ospita molti musicisti. Ce li presenti?
 
Roberto
Alberto Brigandì (tasti bianchi e neri, chitarre e co/produzione), Vito Guerrieri (batterie), Chris Buratti, Gabriele Ferro, Filippo Faustini, Luis Correira e Peppe Fortugno (chitarre), Gabriel Guarnieri (banjo), Fabio Cascio (contrabbasso), Yosonu aka Beppe Costa (rumori), Zoe Wood (flauti), Brant Tilds (tromba), Frank Griffin (sax tenore), Phil Judge e Cris Holmes (trombone), Mickey J. Cooper (viole e violini), Alessandro Paolillo, Francesco Tambone e Cristina Cerri (voci).
 
Un sacco di gente vero? Poi Igor Fejzula, James Ivey, Anthony Leung, George Perks e Ed Wood per quel che concerne registrazioni, mixing e mastering…e Cyrus Gabrysch per le riprese video. Sono un po’ troppi per raccontare la storia di ognuno, ma li ringrazio tutti per aver reso possibile la realizzazione di questo progetto.
 
Davide
Come è nata questa collaborazione con l’organista, tastierista e arrangiatore Alberto Brigandì (e in quanto organista autore dell’Interludio classicheggiante), in che modo avete lavorato come coautori delle tracce?
 
Roberto
Ci siamo conosciuti nel circuito covers (una tribute band di Lou Reed) e parlando mi disse che era molto più interessato a fare originali. Cosi, dopo aver deciso di fare il disco, gli ho proposto la collaborazione. Lavorare con lui è stato intenso. Io portavo le idee di base e davo suggerimenti sulla direzione, insieme trovavamo il modo di arrivarci. Alberto segue molto i compositori di soundtracks e a me quelle “beppevessicchiate” piacevano (non sempre, ovviamente). Quindi siamo andati sulla scia del “Perché no?” Credo comunque che per un eventuale prossimo lavoro, le carte verranno rimescolate. Mi piacerebbe infatti realizzare qualcosa di molto più scarno e organico. Magari con una band… vedremo!
 
Davide
C’è una tematica in particolare, espressa o non espressa direttamente dai testi, che lega queste canzoni e che ha più fortemente motivato la creazione e il lavoro de “Lo stupido che canta”?
 
Roberto
L’amore! Molto, se vogliamo, banalmente.
 
Davide
Ho letto che musicalmente, perciò come musicista, sei nato nel 1992, a sedici anni, folgorato da Roger Waters. Folgorare si dice di qualcosa che illumina la mente. In che modo la musica ci può illuminare, dal tuo punto di vista? E come ha illuminato te?
 
Roberto
Onestamente rimasi fulminato più dal personaggio che non dal musicista. Sai com’è, 16 anni, Live at Pompei, una cannetta e il gioco è fatto..
Tornando seri. La musica mi ha “folgorato” molto prima. Le canzoni mi hanno sempre dato emozioni. Da bambino mi commuovevo (e mi succede tutt’ora) quando sentivo Roberto Murolo e Mia Martini duettare su “Cumm’e’”, tanto per fare un esempio. Alcune persone sanno scrivere talmente bene e sanno scegliere talmente bene le note con cui interpretano un brano, che ti pare cucito addosso… Credo che ciò che sia in grado di risvegliare emozioni apra delle fessure nel modo di pensare razionale e porti così a una sorta di illuminazione. Poi qualcuno cerca di portare avanti la tradizione imparando a suonare o cantare, ma ho conosciuto “illuminati” che non sanno aprire una custodia e viceversa, musicisti che non hanno capito una sega della musica.
 
Davide
Quando nasci invece come autore?
 
Roberto
Mah… scrivere, ho sempre scritto. Diciamo che ho fatto tanta pratica 🙂 Se ogni cosa che ho scritto fosse diventata una canzone, adesso probabilmente parleremmo del mio 32esimo disco (o 38esimo come Van Morrison… e ‘sti cazzi?!?). Come autore ho registrato le prime cose nel ‘95/96 con la band “Atti di vita”. Poi da lì ho fatto altre cose con altri musicisti, tra cui anche qualche canzone firmata da me.
 
Davide
Perché la musica è importante per te e quale ruolo o funzione vorresti che avesse o ricerchi attraverso la tua e le tue canzoni sulla vita degli altri?
 
Roberto
Come ti dicevo prima alcune canzoni ti sembrano cucite addosso. Prendi per esempio il popolo di Vasco. Il 60% probabilmente non conosce la canzone “Tropico del Cancro” ma, polemiche a parte, Vasco parla una lingua che in tanti comprendono e molte volte le sue canzoni sembra parlino a te direttamente. Per quel che mi riguarda, come ho già accennato, penso che le canzoni accompagnino la vita delle persone. Io nel mio piccolo vorrei accompagnare per mano qualcuno ovunque voglia andare… tutto qui. Questo non significa che scriverò solo di “sole/cuore/amore”, ma alla gente devi arrivare, se no cosa le scrivi a fare ‘ste canzonacce?
 
Davide
Di quale città o paese del Piemonte sei originario e perché a un certo punto hai lasciato l’Italia per il Regno Unito?
 
Roberto
Sono di Gattinara, provincia di Vercelli… Un bellissimo paesello con un sacco di teste matte 🙂
In Uk ci sono arrivato per costruirmi una carriera come musicista full time. Cosa che ho fatto. Ora però mi sono un po’ stufato del circuito covers e quindi sto cercando di imparare cose nuove. In effetti, come disse De André, adesso è il momento di fare un lavoro serio e quindi da Musicista mi sto trasformando in Muratore. Sembrerà strano ma dall’avere a che fare con gente “normale” si traggono più ispirazioni che non dal mondoinunabolla dei musicisti. Questa resta comunque una mia opinione personale.
 
Davide
Oggi la neuroscienza sta spiegando le ragioni per cui la musica può farci venire i brividi, sebbene sia alla fine un fatto anche molto personale. Quali canzoni ricordi tra quelle che nella vita ti hanno fatto venire la cosiddetta “pelle d’oca” una o, riascoltandole, più volte?
 
Roberto
Sicuramente è un fatto personale, altrimenti non si spiegherebbero i diversi gusti. Poi credo che questa neuroscienza di cui tu parli (della quale non so nulla, intendiamoci) si basi più sul fatto che in musica ci sono intervalli che vengono percepiti meglio dall’orecchio umano e quindi vanno a toccare sfere emozionali comuni (il famoso I, VI, IV, V con il quale sono state composte almeno 10000 canzoni).
 
Alcuni (ma proprio alcuni) dei brani che mi emozionano ad ogni ascolto sono:
When a man loves a woman (Percy Sledge, probabilmente la mia canzone preferita in assoluto), Waiting on an angel (Ben Harper), Black (Pearl Jam), Strade di Francia (Daniele Silvestri), Pianoman e New York state of mind (Billy Joel), Where did you sleep last night (Nirvana), Lady Grinning Soul (David Bowie), il 70% dei brani dei Beatles, Pelle (Afterhours), Ora solo ora (Casino Royale), Uomini (Ritmo Tribale) e almeno un altro milione di brani 🙂
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Roberto
Non lo so, spero ancora qualche live e poi chissà, un altro album. Ma sai, tanto per citare Battiato, non scrivo canzoni al chilo, quindi le tempistiche possono essere estremamente brevi o estremamente lunghe
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Roberto
Grazie a te e a presto.

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