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Bel–Ami – Guy de Maupassant

4 min read
Con un saggio di Carlo Bo
Traduzione di Maria Pia Tosti Croce
Newton Compton Editori
Narrativa
Pagg. 288
ISBN 978-88-541-9793-0
Prezzo Euro 4,90
 
 
Tutto, pur di arrivare 
 
Il romanzo, scritto nel lontano 1885, è tuttavia di un’attualità sorprendente. Infatti, la storia di Georges Duroy, conosciuto nella buona società parigina dell’epoca come Bel-Ami non è solo quella di un uomo attraente che si avvale di questa sua qualità per intraprendere una scalata sociale, ma è anche, soprattutto, quella di un personaggio notevolmente contemporaneo, con il suo desiderio esagerato di raggiungere il successo e di ottenere la ricchezza con qualsiasi mezzo. Grazie all’aiuto di un amico, un vecchio compagno d’armi, che poi morirà di tubercolosi e di cui lui sposerà la vedova, entrerà nel mondo del giornalismo e poco a poco, grazie a una frenesia arrembante, che fa leva soprattutto sulle donne, specialmente quelle che contano, in quanto consorti di uomini potenti, raggiungerà il suo scopo. É certamente un seduttore, ma le signore che conquisterà con il suo fascino sono solo le pedine della battaglia che ha intrapreso; verso di loro non prova amore, perché in effetti ama solo se stesso. Nella società intellettuale, economica e finanziaria della fine del XIX secolo, popolata di altrettanti arrivisti, grazie anche alla sua innata astuzia procederà intrepido e con la convinzione che il successo sia a lui dovuto. Personaggio di poche capacità professionali, sa cogliere con precisione le occasioni che via via gli si presentano.  Dell’arrivista ha tutte le caratteristiche:
un innato egoismo, la certezza, accompagnata da un intimo compiacimento, che ogni persona può essere usata per il raggiungimento del suo scopo. É un parvenu in quel mondo, ma ben presto diventerà un autentico pescecane, capace di aggirare ogni ostacolo, di galleggiare nel marasma, e ciò malgrado l’odio che raccoglie intorno a sé. Maupassant è fenomenale nel descrivere la mediocrità di Duroy e della società parigina di fine ‘800; il suo stile è snello, ma è preciso come non pochi nel ritrarre un mondo vuoto e privo di ideali. Se ci si ferma un attimo per una breve riflessione, sembrerebbe un romanzo scritto oggi; è trascorso più di un secolo, ma il mondo attuale non è diverso, fatto di tanti che sgomitano per farsi avanti con qualsiasi mezzo pur di raggiungere la ricchezza e il successo. É quindi proprio vero che un “classico” è tale quando è senza tempo, o meglio ancora quando non tramonta mai, perché le situazioni raccontate, i temi trattati hanno il raro dono di essere presenti in ogni epoca.
In queste pagine vengono presentati aspetti che non ci sono sconosciuti, quali
l’influenza del potere mediatico sulla politica e le commistioni di affari pubblici e privati. Da buon naturalista Maupassant, nel rappresentare la realtà, è capace, con sobrietà, di mostrarci una situazione complessa, in cui se non esiste il bene assoluto, non figura tuttavia anche il male assoluto. Il suo personaggio, così teso a rinnegare un passato da travet senza riuscire a cancellarlo, in preda a un egoismo totale finisce con l’essere artefice e vittima della sua vicenda. Il bello di tutta la faccenda è che al lettore Duroy non suscita né simpatia, né antipatia; anche in questo Bel Ami è un mediocre, un vestito che non riuscirà mai a togliersi nonostante le apparenze.
Questo romanzo non è solo un bellissimo, è uno dei grandi capolavori della letteratura mondiale di tutti i tempi.
 

Guy de Maupassant nacque nel 1850 presso il Castello di Miromesnil, vicino a Dieppe, in Francia. Compiuti gli studi a Yvetot e poi a Rouen, si arruolò come volontario nella guerra franco-prussiana. Gustave Flaubert lo prese sotto la sua protezione, accompagnandone i primi passi nel giornalismo e in letteratura: esordì nel 1880 con la novella Palla di sego. Incoraggiato dal successo della sua prima opera trascorse gli anni tra il 1880 e il 1891 in una produzione incessante e torrenziale: otto romanzi, più di trecento racconti, cronache, poesie, opere teatrali, diari di viaggio. Dopo una lunga malattia che ne compromise anche la lucidità, morì a Parigi nel 1893.

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