KULT Underground

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Intervista con Kuadra

8 min read
 
NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI TE
La violenza del quotidiano, l’oppressione del potente, il senso di claustrofobia, lo stato d’impotenza.
Imprigionati dentro i nostri vestiti perfettamente ingessati, moriamo ogni giorno, strozzati da una società che, sempre più incombente, ci tiene con il fiato sul collo, come il lupo mentre sbrana la preda. Un sentimento di impotenza tanto forte da rendere la vittima, a sua volta, carnefice. Demoni allucinati che, tormentati dal sogno di una lontana redenzione, commettono torti e ingiustizie, si sporcano le mani, fino a trasformarle in armi, fino a rivolgere contro se stessi.
Un buco nero dalla quale non pare esserci via d’uscita. “Non Avrai Altro Dio Al Di Fuori… Di Te” racconta questo e molto altro. Dieci anni di Kuadra. Il loro terzo album. L’espressione più matura, lucida e curata del loro universo sonoro. Un suicidio dell’anima. Un drammatico stallo alla messicana che non lascerà superstiti.
 
 
Tracklist: La grande crocifissione, La larva, Per un mondo minore, Abdul, Il male, Con una pistola, Questo è un morto, Godzilla a Milano, In memoria del nostro futuro, Mettersi in salvo.
 
Registrato e mixato al Trai Studio di Inzago da Fabio Intraina.
Mastering a cura di Magnus Lindberg (Cultof Luna)
 
Yuri La Cava: voce, synth
Emanuele Savino: chitarra, synth
Van minh Nguyen: batteria, drum machine
Simone Matteo Tiraboschi: basso
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao. Chi erano ieri e chi sono i Kuadra oggi dopo dieci anni di attività, quelli insomma di “Non avrai altro Dio all’infuori di te”?
 
Kuadra
Ciao Davide. I Kuadra ieri erano un gruppo con poche pretese: fare dischi e suonare più intensamente possibile, ovunque, per chiunque. Non è cambiato molto oggi, forse il numero dei concerti e il numero delle persone che ci seguono, per il resto le pretese sono le stesse.
 
Davide
Come è andato il tour promozionale in Italia e nei paesi scandinavi e baltici?
 
Kuadra
Molto bene. Cinquanta concerti in nove mesi sono tanti per noi, non avevamo mai suonato con così tanta costanza. Ci siamo confrontati con nuove realtà, abbiamo venduto molti dischi e allargato il nostro raggio d’azione. Siamo molto soddisfatti.
 
Davide
Rapcore e Nu Metal sono le coordinate principali della vostra musica. L’identità sonora individuale è la mappa storica del suono di ogni individuo. Come descrivereste l’identità sonora dei Kuadra nel tracciare una mappa che ha portato al vostro suono e modo di fare musica?
 
Kuadra
Ricordo il nostro primo EP, era indiscutibilmente Rapcore, io rappavo e gli altri picchiavano duro. Da allora il rap ci è servito sempre meno, come lo scratch del nostro dj(Krab). Personalmente sentivo la necessità di esplorare e servirmi di un linguaggio diverso, abbiamo quindi cambiato pelle disco dopo disco. Le chitarre di Zavo erano sempre più scariche di gain e Van ha ricercato costantemente nuovi ritmi sfruttando tutta la sua creatività. Simone ha aggiunto l’armonia che a noi è sempre mancata. Ma l’identità sonora è rimasta invariata. Quando penso al nostro suono vedo sempre colori scuri.
 
Davide
La Musicoterapia usa il principio dell’identità sonora per curare la persona tramite suono e ritmo. La musica può essere una qualche forma di rimedio per una società, una qualche forma di cura per la persona?
 
Kuadra
La musica è vibrazione. Sicuramente utilizzata nel modo giusto può alleviare la sofferenza di un individuo. Forse però non basta come rimedio ai problemi che affliggono la nostra società, per la quale servirebbero azioni politiche efficaci, su tutti i fronti, dall’istruzione al mondo del lavoro, in modo da restringere sensibilmente la forbice tra ricchezza e povertà, che negli ultimi anni si allarga in modo esponenziale. Detto questo, noi non crediamo che, nella fattispecie, la musica dei Kuadra sia una cura per qualcuno, cerchiamo solo di stimolare ed emozionare chi ci ascolta.
 
Davide
La musica veicola emozioni attraverso specifici “accorgimenti musicali“. Platone affermò che, come la ginnastica serviva ad irrobustire il corpo, la musica doveva arricchire l’animo. Attribuiva alla musica una funzione educativa, come la matematica: secondo lui bisognava saper scegliere fra tanto e poco, fra più o meno, fra bene o male, per arrivare all’obiettivo finale. Voi scegliete “fra” cosa, con parole vostre, per arrivare all’obiettivo finale e, soprattutto, a quale obiettivo finale?
 
Kuadra
Mi trovi d’accordo con l’affermazione di Platone, noi spesso ne facciamo una questione di più o di meno, ovvero quanto spazio ognuno di noi può occupare in una canzone. L’obiettivo finale è entrare in contatto con chi ascolta e portarlo altrove per qualche minuto.
 
Davide
Una volta c’erano il bene e il male. Qualcuno ha provato anche a indicarci una via “al di là del bene e del male”. Cosa sono invece il bene e il male “di consumo” di cui dite ne “La Grande Crocifissione”?
 
Kuadra
Il bene e il male prima del capitalismo dipendevano dal credo, o dalla morale, o semplicemente dall’appartenenza a una determinata cultura. Noi pensiamo che oggi il bene e il male dipendano sempre di più dalle leggi del mercato finanziario. Da qui il continuo reiterare ossessivamente il verso ”crediamo al male e al bene di consumo”.
 
Davide
Sempre per usare qualcuno dei vostri testi, tra gli estremi di un mondo migliore e di un mondo minore, illusione utopistica quindi da una parte e dall’altra realtà finale donchisciottesca, c’è un terzo mondo per cui valga la pena di lottare?
 
Kuadra
Sono convinto che chi lotta tutta la vita per se stesso, per migliorare la propria condizione economica, per trovare la felicità, per sentirsi migliore, non sia peggio di chi lotta per salvare il mondo, entrambe le strade portano a una vita di frustrazione. Però un’altra strada c’è, fare qualcosa di buono per gli altri, ogni tanto, e non per lavarsi la coscienza, ma per allenarsi all’altruismo. Credo che questo aiuterebbe a migliorare sia il mondo che noi stessi anche se in percentuali microscopiche.
 
Davide
Come riscrivereste i dieci Comadamenti partendo dalla logica del primo tu sei il Signore Dio tuo e “Non avrai altro Dio all’infuori di Te”, seguendo altresì una sintesi delle dieci tracce del vostro disco?
 
Kuadra
Non riscriverei i dieci comandamenti. Siamo nell’era dei messaggi brevi, in cui si leggono i titoli e non gli articoli dei giornali. Dieci comandamenti sarebbero troppi, infatti nel finale de La Grande Crocifissione li riduco ai minimi termini: Non avrai altro dio all’infuori di te, non farai altro che nominare il tuo nome invano e odierai il prossimo, come te stesso, più di te stesso.
Queste sono le fondamenta su cui abbiamo costruito canzoni come La larva (io sono un buco nero avido di universo) o In memoria del nostro futuro, la canzone che in assoluto guarda più avanti cercando di disegnare le possibili derive di una società dipendente dal virtuale, immaginando un mondo dove l’uomo non avrà più un corpo e l’amore non servirà. L’unica vera luce in fondo al tunnel l’abbiamo messa nelle mani di Abdul, che arriva da lontano e non è ancora assuefatto al nostro modo di vivere.
 
Davide
“Nessuno vuole rischiare la vita per mettersi in salvo”. Bella frase, molto profonda, che mi sono annotato mentre ascoltavo. Cos’è per voi salvezza e cosa è il rischio della vita per conseguirla o, meglio, se non si proverà a conseguirla?
 
Kuadra
Penso che non ci sia una “salvezza” standard, uguale per tutti, ma che sia qualcosa di personale. In uno dei libri più belli di Italo Calvino, Le città Invisibili, c’è una frase che andrebbe incorniciata e appesa in salotto:  “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Ognuno di noi sa qual è il proprio inferno e cosa fare per starne fuori, qui sta la scelta difficile, l’unica cosa su cui mi trovo in disaccordo con Calvino è che in entrambi casi, si soffre.
 
Davide
Cosa vi fa scegliere ed eleggere un disco a migliore di altri? Cosa vi fa tornare ad ascoltarlo più volte?
 
Kuadra
Ci piacciono i dischi veri e coraggiosi, di qualunque genere essi siano. Di solito quando si torna ad ascoltare un disco è per sentirci qualcosa che non sentivamo prima, per farsi sorprendere nuovamente e dire: senti questo cambio, come hanno fatto a inventarsi questa cosa?
 
Davide
Cosa “Kuadra” e cosa non “Kuadra” nel fare musica oggi in Italia?
 
Kuadra
C’è sicuramente un clima di frustrazione tra le band indipendenti come noi. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una disgregazione totale di tutte le scene musicali, dall’underground in su. Ci sono etichette indipendenti che stanno svolgendo un ottimo lavoro, il problema è che si fanno sforzi sovrumani per ottenere molto poco economicamente parlando, è quindi difficile sostenere band valide, promuoverle come si deve e farle emergere. Nel nostro piccolo noi cerchiamo di tener duro, autofinanziandoci su tutti i fronti e cercando di mettere sempre nuove energie per tenere un ritmo di lavoro costante e essere sempre attivi. E quando qualcuno viene dopo un concerto e ci dice: ”siete la band migliore che ho mai visto in questo locale”, oppure ci comprano tutti i dischi, significa che stiamo lavorando bene.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Kuadra
Dopo più di 50 concerti ci prenderemo due mesi di pausa e riordineremo le idee per il futuro. Faremo uscire un documentario su tre concerti svolti nei centri di richiedenti asilo, poi uscirà il videoclip di Abdul e ripartiremo in primavera con nuovi concerti. Sicuramente inizieremo a raccogliere nuovo materiale per il prossino lavoro. Abbiamo ancora molto da dire.
 
Davide
Grazie e à suivre…

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