KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con Andrea Mirò

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NESSUNA PAURA DI VIVERE
 
C’erano dei pezzi. Qualcuno solo abbozzato: stralci di testo, raccontini.
Sapevo solo che la linea sarebbe stata più estrema rispetto al disco precedente. Volevo pigiare l’acceleratore verso un suono coerente dall’inizio alla fine che riuscisse a far dialogare tutte le influenze musicali che mi porto dietro da sempre e che rendono la mia scrittura a volte troppo poco omogenea. C’era Manuele Fusaroli, per cui avevo suonato nel disco dei Nobraino, e di cui conoscevo la lista delle passate produzioni, che stava per partire per un lavoro in Messico.
Eravamo curiosi di provare a vedere che cosa usciva da 2 o 3 pezzi, giusto per iniziare, e se i nostri linguaggi erano assimilabili. Volevo capire cosa suggeriva la mia musica a uno che, ad un orecchio superficiale, sembrava essere distante anni luce. E là dove ci fosse stata distanza usarla a vantaggio delle canzoni. Se non fossimo stati soddisfatti… beh ciccia, au revoir, auf wiedersehen, amici come prima, ciao. Dalla piega presa all’inizio del lavoro ho però capito che avevo un’opportunità nuova, un disco libero da schemi, emozionale, dai tempi e dalle atmosfere filmici, chiaroscuro, in alcuni punti quasi onirico, sottolineando la mia voce nei suoi toni più bassi che potevano caratterizzare bene i racconti.  Storie di persone che si vogliono affrancare da ruoli stereotipati, che alzano la testa nonostante tutto; microcosmi carichi di fascino e disagio, di stupore, di memoria e di futuro prossimo. L’incongruenza nella vita delle nostre ultime generazioni, questa “cosa” favolosa e ingombrante che è la rete. Piccoli grandi atti di coraggio quotidiano del cuore e dell’anima.
Nessuna Paura Di Vivere è una dichiarazione di libertà con la consapevolezza adulta di chi abbraccia la vita così com’è, nelle sue incertezze, con la giusta dose di rabbia tra le righe, mai urlata ma con fermezza e senza finzioni. La parola “paura” definisce molte canzoni: paura come spinta e motore, mai come limite: nessuna paura di vivere per intero ogni giorno, appunto…
 
– Le canzoni di NPDV sono state scritte da me e in buona parte firmate anche da Manuele Fusaroli per i vari interventi o musicali o testuali da lui apportati, così come i due pezzi scritti da Manuele (Deboli di cuore e Tutto in una notte) portano anche la mia firma per gli stessi motivi. 
Reo confesso e La festa é finita sono interamente miei.
Ci sono anche ospiti illustri : 
Brian Ritchie dei Violent Femmes ha suonato il basso ed il flauto shakuhachi  in Titoli di coda.
Nicola Manzan dei Bologna Violenta ha suonato e/o arrangiato gli archi in Deboli di cuore e Piove da una vita.  
Buona parte del disco è stato suonato a Ferrara da me e da Manuele.
I musicisti aggiunti sono:
Fed Nance / electric guitar synth, basso; Jack Tormenta / chitarra elettrica, semi acustica, acustica; Tommy Lomax / batteria
Il disco è stato prodotto e mixato al @ NATURAL HEAD QUARTER di Ferrara da Manuele Fusaroli e masterizzato a @ LA MAESTÀ STUDIO da Giovanni Versari.
Andrea Mirò
 
 
ANDREA MIRÒ & NESSUNA PAURA DI VIVERE:
passo dopo passo…
 
 
NPDV
La difficoltà di capire l’attrazione per un altro essere umano, lo stupore e la costante aleatoria del viver l’attimo, la fortuna di viverlo fino in fondo.
 
PIOVE DA UNA VITA
Un piccolo film, una storia di sorelle o di amiche, sicuramente un legame forte, quindi carico di esperienze fatte insieme e la certezza che nel tempo non è stato possibile dirsi tutto, che non tutto è andato come sognavano. La voglia di recuperare la memoria comune, fatta di piccole cose, di oggetti e di parole da bambine.
 
DEBOLI DI CUORE
Canzone battagliera. Prendere coscienza che non tutto è spiegabile e riconducibile a modelli preconfezionati con l’inevitabile difficoltà di vivere in un mondo bellicoso dove correre e aggredire è il primo comandamento. Le parole di un padre a una figlia, perché trovi la forza dentro di sé per andare avanti dritta per la sua strada; per fare ed essere ciò che sente.
 
NON CHIEDO DI PIÙ
Due adulti con un passato alle spalle s’innamorano; non c’è bisogno di spiegarsi molto, ognuno dei due conosce gioie e dolori di un legame sentimentale profondo. Possono chiedersi tutto senza paura.
 
CONSEGUENZE
Una donna chiude una storia, prende forza e decide di uscire da una spirale che la sta soffocando. Facile a dirsi. Più difficile a farsi.
 
COSÌ IMPORTANTE
Cosa c’è stato di veramente importante nella vita al momento di tirar le somme? Difficile fare un esame di coscienza  sia per un vecchio che per un giovane – protagonisti  di questo brano – perché non è quanto tempo hai vissuto ma come l’hai vissuto.
 
TITOLI DI CODA
La ragazza sta per fare un gesto estremo; è una scelta folle e definitiva?
La risposta forse sta nell’ultima riga: si può morire – in senso lato – senza accorgersene.
 
LA FESTA È FINITA
Quadro notturno in un interno cittadino. Una festa, molti amici, nostalgia, buchi nel cuore, pianto. Domani è un altro giorno.
Sipario.
 
SORPRESE
Ciò che è stato scambio ora non lo è più, finisce una storia (“il loro amore moriva, come quello di tutti…” diceva Gaber). La similitudine cibo/amore è quasi un classico (non è il primo che scrivo. “Il pasto” risale a una decina d’anni fa. M’è tornata la voglia…).
 
NESSUNO ESCLUSO
Micro e macro-cosmi, tutti attendiamo un “messia”, in senso laico, religioso o digitale, che possa dare un giro di vite alle nostre esistenze. I due ragazzi annoiati e disoccupati nel piccolo centro. La ragazzina – che sogna e soffre tra pagine patinate di riviste e foto nell’iPhone – e che si sente inadeguata e incompresa dalla madre.
Abbiamo tutto ma sembra di non avere niente. Attendiamo, col viso rivolto in alto, qualcosa o qualcuno che ci dica perché valga la pena vivere. Ognuno a modo suo.
 
TUTTO IN UNA NOTTE
Anche questo è un piccolo film. Due ragazzi s’incontrano; sullo sfondo la piccola provincia. Una scossa colta al volo nella routine dei giorni sempre uguali.
 
REO CONFESSO
Un uomo accusato di femminicidio.
Un monologo accompagnato da un valzer.
Quasi a disturbare la sua confessione.
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Andrea, o meglio Roberta. Ho sempre seguito con interesse la tua carriera. E vista l’occasione che ho di farti qualche domanda, ne approfitto per dirti che c’è una tua/vostra canzone che per me rimane una delle cose più belle di tutta la canzone italiana ed è “Nessuno tocchi Caino” (ma adesso vi aggiungerò anche “Conseguenze”). NPDV è uno di quei sempre più rari dischi che piacciono al primo ascolto e che poi non si fermano, crescono ad ogni nuovo ascolto. Come lo collochi in continuità o meno rispetto ai tuoi precedenti lavori?
 
Andrea
C’è una certa continuità tra gli ultimi miei lavori e NPDV, probabilmente non immediata all’ascolto, ma per me evidente soprattutto per quanto riguarda i contenuti testuali e l’impianto armonico e melodico. Mentre sicuramente nel suono è chiara la voglia di rottura e di sperimentazione, il voler lasciare un certo stile cantautorale italiano per approdare ad un’unicità più ricercata nell’ambientazione delle storie che superi il suono tipico della nostra discografia standard, fa parte della continuità.
 
Davide
Com’è stato lavorare con Manuele “Max Stirner” Fusaroli?
 
Andrea
È stato proprio l’incontro con Fusaroli la chiave di questo disco: ci siamo trovati e conosciuti per altri lavori e confrontandoci abbiamo deciso di collaborare scommettendo sulle nostre capacità principali che sono la libertà da schemi e la passione per la sperimentazione sui suoni di cui lui è un vero artigiano. Credo fortemente che sia una scommessa vinta; non c’è un solo arrangiamento scontato. Questo poteva disorientare ma abbiamo contato molto sulla forza d’evocazione che in alcuni momenti del disco tocca alti livelli. E siamo andati fino in fondo: era una scelta che andava fatta fino in fondo.
Davide
Joan Miró disse di lavorare come un giardiniere o come un vignaiolo: “Le cose maturano lentamente. Il mio vocabolario di forme, ad esempio, non l’ho scoperto in un sol colpo. Si è formato quasi mio malgrado“. Qual è il tuo modo di lavorare alla tua musica, ieri come oggi ovvero oggi diversamente da ieri?
 
Andrea
Il mio modo di lavorare non è cambiato, forse ho solo acquisito più fermezza e metodo nel metter a fuoco i pezzi, com’è giusto e logico che sia col passare del tempo. Faccio tutto “a mano” ma oggi ho anche a disposizione qualche elemento tecnico in più come GarageBand che semplifica le cose, soprattutto quando si lavora a distanza per la pre-produzione (Manuele sta a Ferrara ed io a Milano; ogni tanto è servito). 
 
Davide
Ci parli delle influenze musicali che ti porti dietro e dentro che in NPDV hai cercato di far dialogare? A tanto livello raggiunto di personale maturità artistica, cosa cerchi ancora “tra” te e loro (le influenze), che tipo di intesa?
 
Andrea
Per NPDV abbiamo fatto ascolti singoli e incrociati talmente variegati che non saprei nemmeno elencarli, sia io che Manuele abbiamo alle spalle un background d’ascolti che convergono, pur venendo da mondi musicali diversi. Siamo due grandi curiosi. Il risultato è stato una lunga serie di soluzioni e stimoli reciproca.
 
Davide
La tua voce in NPDV è grave, intima, espressiva, elegantemente scevra da quegli orpelli come  melismi e acuti ginnici ancora tipici di una buona parte del canto italiano solitamente inteso. Mi hai ricordato le parole di Paul Valéry quando scrisse che gli esseri sensibili non hanno voce potente, o meglio non gridano. Più quel che dicono li tocca, più l’abbassano. Cosa sono, cosa significano per te la voce e il canto?
 
Andrea
Questo è un disco dove il suono della mia voce è decisamente molto a fuoco: ho lavorato puntando sulla mia timbrica grave, in Italia molto trascurata nel panorama musicale femminile dove si tende di solito ad evidenziare virtuosismi e note acute. Credo fortemente che il canto sia comunicare qualcosa e non tanto l’esibizione di una tecnica fine a se stessa, soprattutto credo che sia bello e giusto assecondare la propria vocalità esplorandone le potenzialità caratterizzanti, senza dover scimmiottare qualcun altro.
 
Davide
So che tu ed Enrico (Ruggeri n.d.r.) condividete un comune amore per David Bowie. Cosa ci ha lasciato più di tutto dal vostro punto di vista?
 
Andrea
È venuto a mancare un artista senza pari che, per la generazione di Enrico prima, e per la mia e la seguente, è stato ed è (e sarà) un faro illuminante. La parola che più accosto alla sua carriera e alla sua produzione in toto (anche d’immagine) è  “osare”. 
 
Davide
A proposito di te e di Enrico… Cosa ti piace più di tutto della sua musica e cosa lui apprezza maggiormente della tua? Cercate di non influenzarvi e consigliarvi troppo reciprocamente e in che modo o l’influenza è tra voi qualcosa di inevitabile? Insomma, come convivono artisticamente due cantanti autori importanti come voi?
 
Andrea
Di lui mi piace e stimo la coerenza musicale, l’essere un cane sciolto, difficile da imbrigliare, fuori dagli schemi modaioli dei più. Và e scrive ciò che vuole, con un talento unico e una cifra personalissima e ormai riconoscibile. La stima è reciproca e non ci influenziamo per nulla nella nostra produzione, certo ci confrontiamo il momento precedente la realizzazione in studio delle canzoni, e questo è davvero un grande lusso per l’artista che vuol mettersi in gioco, che non si accontenta. Lasciamo molto spazio tra noi nel lavoro, credo sia un presupposto indispensabile per continuare a esser liberi di esprimerci e a far in modo che una coppia anche nella vita abbia qualche chance di continuare ad esserlo.
 
Davide
Nessuna Paura Di Vivere… Cito un tuo grande conterraneo, Giorgio Faletti: ho sempre sostituito la paura di non farcela più, con la speranza di farcela di nuovo. Se non di vivere o non più, di cosa hai tu ancora paura, di cosa dobbiamo o dovremmo secondo te avere ancora tutti paura? E in con che cosa dovremmo sostituire quella paura?
 
Andrea
Mi piace questo titolo perché ha un significato ampio, il non aver paura di esser finalmente se stessi con le proprie virtù e difetti, la voglia di riprendersi spazi e ritmi più umani, lo sganciarsi dagli stereotipi imposti, affrontare le proprie paure è un atto di maturità che cresce con noi, non aver più paura di lasciarsi indietro il bagaglio inutile che ci tiene ancorati al terreno.
Ovviamente io non ho ricette preconfezionate, seguo e ascolto la mia sensibilità e il mio legame empatico con gli altri; sono uno spirito libero da sempre, per lo meno cerco di esserlo il più possibile. È solo che mi premeva sottolineare quanto siamo diventati sordi al mondo, nessuno escluso (parafrasando il titolo di un pezzo del disco),  ma alcuni di noi hanno ancora voglia di cambiare direzione e le regole del gioco, oltre a  superare i propri limiti.
 
Davide
Orfeo con il suo canto ammaliante fu in grado di ammansire le belve ma anche di propiziarsi gli dèi; Anfione utilizzò il suono della cetra per muovere le pietre e costruire le mura di Tebe… Musica come una potenza che deriva dalla divinità, che ha capacità sovrannaturali. Qual è il più grande potere della musica per te? Quale persegui tu in particolare?
 
Andrea
Il potere della musica è liberatorio, è l’ampliamento della visuale; potenzia i nostri sensi e le nostre capacità. Sono infiniti i poteri della musica, smuove gli animi e credo sia quello il motivo per cui si dice che la musica può aiutare a cambiare le cose e gli eventi: è un seme. Io perseguo la condivisione che credo sia l’obiettivo di ogni artista: trasfigurare piccole esperienze in universali respiri. E lo faccio nel modo che più mi appassiona. Un’opportunità preziosa e unica.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Andrea
Nell’immediato, dopo una pausa per uno spettacolo teatrale corale di talking blues gucciniano (“Talkin’Guccini” al Teatro Menotti di Milano, dal 19 maggio al 4 giugno) riprenderò i live con i Perturbazione, a cui apro proprio con pezzi in acustico di questo disco nuovo, come special guest. E le presentazioni di rito, preparando anche i miei concerti (e non vedo l’ora!).
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Andrea
Grazie a te…
 
Biografia
 
Andrea Mirò è un’artista eclettica come pochissimi altri in Italia; è infatti polistrumentista, autrice, produttrice, cantante e direttore d’orchestra.
 
Andrea Mirò ha sette dischi all’attivo, pubblicati tra il 1991 e il 2012; il lavoro in studio e le esibizioni live si sono alternate a collaborazioni con Eugenio Finardi, Mango, Roberto Vecchioni, Ron, Enrico Ruggeri.  Grazie alla sua assoluta conoscenza della musica e alla sua competenza nel saperla plasmare negli ultimi anni più volte si è cimentata in un compito che al 90% è riservato esclusivamente al popolo maschile: ha diretto l’orchestra del Festival di Sanremo per Enrico Ruggeri, Nina Zilli, Andrea Nardinocchi, Zibba, Perturbazione; un rapporto con Sanremo costruito attraverso quattro partecipazioni – l’ultima delle quali con Enrico Ruggeri, presentando il brano Nessuno Tocchi Caino, seguita da una lunga collaborazione con l’omonima associazione – e consolidatosi anche come Presidente di giuria alle selezioni di SanremoLab nonché come Giurato di Qualità nell’edizione del 2015. Una lunga carriera attraverso l’arte, declinata non solo nell’ambito musicale pop/rock – come quando ha partecipato al concerto/evento benefico Amiche per l’Abruzzo in quel di San Siro – ma spesso e volentieri anche a teatro, come con La Belle Equipe – viaggio nella canzone d’autore francese, o ancora quando ha vestito i panni di Maddalena in Jesus Christ Superstar nell’allestimento del regista Massimo Piparo. È stata la voce narrante in scena nell’opera di musica contemporanea Three Mile Island del compositore internazionale Andrea Molino. Anche se il teatro è una grande passione, Andrea Mirò non disdegna il cinema; prova ne è che ha cantato sulle musiche originali del film Le Acrobate di Silvio Soldini come non indietreggia di fronte alle nuove sperimentazioni, donando il proprio talento al progetto multimediale Anatomia Femminile.
Nel 2014 parte in tour insieme ad Alberto Patrucco con lo spettacolo che porta il nome del disco realizzato in comune Segni (e) Particolari (tra musica e teatro attraverso le traduzioni di brani di Georges Brassens ); l’album entra nel sestetto dei candidati al Premio Tenco / Migliori Interpreti 2014 e il tour – protrattosi sino a Giugno 2015 – ha messo in scena l’ultima data a Parigi. Quello dell’essere spesso menzionata e più volte premiata dalla critica di settore, è una soddisfazione ricorrente che Andrea Mirò si è guadagnata portando ovunque la propria voglia di donare agli astanti momenti di grande emozione – corroborati da un impeccabile tecnica – sia dal palco del Festival Fondazione Gaber, che al Primo Maggio di Piazza San Giovanni, come dal Premio Sergio Endrigo e dal Premio Lunezia , dal Blue Note di Milano o dal Qube di Roma.
Gli ultimi mesi sono stati consacrati alla chiusura delle registrazioni per il nuovo disco d’inediti, prodotto da Manuele Fusaroli, che verrà pubblicato nel 2016;  agli arrangiamenti delle musiche per il monologo teatrale L’ultimo giorno di sole, scritto poco prima di morire dall’amico Giorgio Faletti e presentato in anteprima al Piccolo Teatro Grassi di Milano ad Aprile 2015, con la regia di Fausto Brizzi. Nuovamente in coppia con Alberto Patrucco in un primo giro di repliche dello spettacolo teatrale Degni di nota con la regia di Emilio Russo (presentato in anteprima a fine Luglio all’ Elfo Puccini) Andrea Mirò è tornata in scena dal 15 Dicembre 2015 al 1° Gennaio 2016 al Teatro Menotti a Milano.
 
– Archiviata la parentesi teatrale, l’artista si è concentrata nella chiusura dei lavori riferiti al suo nuovo e ottavo album, intitolato Nessuna Paura Di Vivere realizzato con la collaborazione di Manuele Fusaroli (su etichetta Mescal dal 22 Aprile) e anticipato dal singolo Deboli Di Cuore.

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