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Intervista con Craftycell

6 min read
 
Di fronte a un profondo Blu, il mare è la coscienza e il nuotatore cerca la sua rigenerazione, vulnerabile avanza oltrepassando il limite delle acque tranquille fuori dalla propria zona di comfort.
Craftycell è il nome d’arte di Marco Bettoni, compositore e cantante italiano. Il suo EP di debutto “With the Ghost” vede la luce nel 2013 (Pirames International) grazie alla stretta collaborazione con il chitarrista Fabio Messana e i musicisti Luca Fucci e Jac Salani in veste anche di produttore. Craftycell compone la sua musica al pianoforte, nella sua casa studio di Firenze, intrecciando parole, cori, musica, in incastri melodici che diventano preghiere, cercando di trasformare emozioni in messaggi visivi. Lo stile musicale di Craftycell attraversa con leggerezza l’elettronica, il post rock, l’alternative, mantenendo intatta la propria matrice melodica ed emozionale.
 
 
Intervista
 
 
Davide
Ciao Marco. Secondo Goethe il blu è il colore che più si avvicina alle tenebre, la manifestazione dell’oscurità. Un colore ricco di simbologia che divenne simbolo assoluto del romanticismo. Perché il blu?
 
Marco
Dal punto di vista mentale, il blu induce alla calma ed all’introspezione da cui il riferimento all’oceano della propria coscienza, la mia in questo caso, che in senso metaforico è rappresentata nella cover dell’album.
Insomma il blu è profondità, ignoto e rappresenta per me la costante attitudine alla ricerca di sé, niente altro.
Mi riconosco una forte forma di curiosità verso l’oscurità e non posso fare a meno di cercare di scoprire quello che nasconde facendo leva sull’istinto e provando a riconoscere i meccanismi di difesa che limitano la coscienza. Penso che in questo modo, un giorno magari, scoprirò finalmente chi sono davvero.
 
Davide
Quando hai iniziato a suonare, quali sono le tue esperienze che precedono il progetto “Craftycell” e com’è nato il bisogno e piacere di comporre la tua musica?
 
Marco
Ho iniziato a suonare da piccolo capendo subito che non sarei diventato un virtuoso del pianoforte in quanto ho sempre preferito creare melodie, comporre canzoni, cantarle inventando strofe, piuttosto che studiare lo strumento.
Posso perdermi ancora completamente con la stessa intensità di quando ero bambino, suonando poche note e cantando come una necessità spontanea di toccare le corde dell’intimità e quando poi mi fermo, mi sento sempre diverso, non stanco, non saprei dire neanche se esattamente migliore, ma sicuramente più vicino al mio “centro”.
Ho fatto parte degli Weeping Heads a fine anni ‘90, band psichedelica e stoner e degli Almasfera, progetto di musica rock alternativa, ma ho trascorso anche un lungo periodo di lontananza dalla musica per motivi personali.
Nel 2012 ho ripreso l’attività musicale realizzando alcuni brani per un progetto di colonne sonore chiamato Earth feeds the tree e gettando le basi per Craftycell.
 
Davide
Ho letto che componi al pianoforte, lo strumento acustico e classico per eccellenza, se vogliamo all’opposto dell’elettronica. Come avviene il passaggio dall’acustico all’arrangiamento elettronico nei tuoi brani e perché la scelta di un suono prevalentemente sintetico?
 
Marco
Il suono del pianoforte è accogliente, totalmente avvolgente e per questo apre perfettamente gli scenari della scrittura musicale.
Compongo principalmente la musica al pianoforte di casa ed una volta definite le armonie, le liriche e le melodie, proseguo il lavoro in studio con la costruzione degli arrangiamenti cercando di arrotondare senza stravolgere le atmosfere originali dei brani nudi e crudi.
Con Craftycell esiste una relazione tra classica, rock ed elettronica, con brani che non sono però propriamente concepiti come canzoni con regole di arrangiamento precise, ma piuttosto come dei crescendo che passano dalla costruzione di un certo grado di reiterata tensione minimale e sintetica fino all’esplosione musicale e concettuale.
In questo lavoro le melodie del pianoforte sono basi solide di costruzione e compagne di viaggio ma mai prevalenti, a volte anche scomparendo del tutto o trasformandosi in altri tipi di suoni, ma sempre comunque appartenenti al tipo di ambiente musicale nel quale sentirmi comodo.
L’ambiente sintetico è stato una conseguenza naturale che ha aiutato a scolpire quel certo grado di inquietudine dark rappresentata nell’album ed a volte anche a spazzarla via.
 
Davide
Per dare un’idea a chi sta leggendo questa intervista, possiamo accostare la musica di “The swimmer” a quella dei Depeche Mode? Quali sono stati i più importanti riferimenti musicali nel corso della tua vita?
 
Marco
Ammiro la voce di Dave Gahan, la teatralità dei Depeche Mode e “Home” è uno dei brani che mi piace suonare e cantare di più al pianoforte.
Diciamo pure che nell’ultimo periodo ho ascoltato in particolare U. N. K. L. E., Joy Division, Johnny Cash, Tori Amos, How to Destroy Angels, Shannon Wright e Yann Tiersen, Gazelle Twin, Ryuichi Sakamoto, Sigur Ros, Arcade Fire, Trentemoller ed il Concerto n. 3 per piano di Rachmaninov.
 
Davide
Cosa significa esattamente “Craftycell” e perché la scelta di dare questo nome al tuo progetto musicale?
 
Marco
Un giorno stavo leggendo un’intervista ad una donna che aveva sconfitto il cancro senza cure mediche e solo attraverso la propria determinazione e la cosa mi ha colpito talmente tanto che mi sono domandato come potesse essersi realizzato fisicamente questo processo di conversione e guarigione.
Ho immaginato quindi l’esistenza di un elemento interiore ribelle, l’ultima roccaforte di speranza che avesse la capacità di convertire il decadimento o il peggiore dei mali, come una piccola cellula astuta e rivoluzionaria e ho pensato appunto di nominarla Craftycell.
 
Davide
State portando il vostro lavoro dal vivo? Avete un sito? Dov’è possibile aggiornarsi sui Craftycell?
 
Marco
Stiamo lavorando al live e dal prossimo autunno abbiamo in programma alcune date. Craftycell è presente su tutti i social web ma a breve sarà accessibile anche il sito ufficiale.
 
Davide
La musica ha un grande potere: ti riporta indietro nel momento stesso in cui ti porta avanti, così che provi, contemporaneamente, nostalgia e speranza. Così ha scritto Nick Hornby. Cos’è per te la musica? Qual è il suo più grande potere?
 
Marco
La musica è per me astrazione completa e permette di mettere da parte ogni riferimento spazio temporale in effetti (Nick Hornby è tra l’altro il mio scrittore preferito).
Si potrebbe tuttavia parlare a lungo senza riuscire a descrivere completamente ed in pieno la grandezza della musica.
Arthur C. Clarke in “Le guide del tramonto” racconta di una popolazione aliena, i Superni, che non percepiscono e non conoscono la musica e decidono di scendere sulla Terra per assistere ad un concerto, rimanendo poi sconcertati nell’osservare un’intera specie, suonare ed ascoltare “schemi tonali” senza senso, trascorrendo gran parte del tempo ad occuparsi di quello che chiama musica.
Lo stupore dei Superni descrive in modo particolare, la magia che la musica esercita su di noi senza controllo, per lo più piacevole e benefica, ma anche capace di una forza incontrollabile ed a volte distruttiva.
La musica può essere sviluppata o plasmata dalla cultura in cui viviamo, dalle circostanze della vita, dai talenti particolari ma rimane qualcosa di profondamente ed inconsapevolmente radicato dentro la natura umana.
 
Davide
A seguire?
 
Marco
A breve usciranno il video del singolo Weightless oltre al riarrangiamento della cover di Black Hole Sun dei Soundgarden ed alla versione acustica al pianoforte dell’EP With the ghost del 2013.
Ci sono alcune collaborazioni in programma che dovrebbero concretizzarsi a breve, ma cosa più importante ho iniziato a lavorare al nuovo album.
 
Davide
Grazie e à suivre…

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