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Intervista con Daddy

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Ancora un’uscita di notevole spessore artistico per la Qua’ Rock Records. Si tratta di un lavoro del   messinese Daddy (Davide Faranda) ft. Torpedo (il polistrumentista Alessandro Magnisi) dal titolo “Addio”, Ep nel quale la musica viene vista come come via di fuga, come antidolorifico, come autoconvinzione che forse la vita non è tutta una delusione. 

 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Davide. Dal precedente “Paranoie” con cui hai esordito nel 2011 a questo tuo secondo EP, cos’altro è successo e come sei approdato alla Qua’ Records?
 
Daddy
Ciao! Quando uscì Paranoie, la mia vita aveva preso una piega incerta. Mi mancavano le sicurezze, la stabilità e la serenità mentale.  Il disco uscì nel 2013 ufficialmente.  Dal 2013 ad adesso sono cambiate molte cose, ho fatto un percorso diretto e graduato, che mi ha portato a maturare artisticamente con tanti Live ed Ospitate varie. Cosi, con il mio produttore Alessandro Magnisi, abbiamo deciso di fare un disco del tutto nuovo, con strumentali musicali a 360 gradi. Essendo amico della nuova Etichetta “Qua Rock” , la scelta è caduta su di loro, tra le varie proposte ricevute.
 
Davide
Chi è Daddy? Qual è stato il percorso di vita e di musica e scrittura che ti hanno portato qui, oggi? E perché hai scelto il rap per esprimerti artisticamente?
 
Daddy
Daddy è un ragazzo umile e con la testa sulle spalle. All’età di 13 anni, iniziai a scrivere senza sosta. Fu una sorta di sfogo contro il mondo, la scrittura costruiva nella mia mente un mondo parallelo al mio, ma differente. Nella vita reale vivevo una situazione tragica, nel mio mondo parallelo potevo esser chi volevo. Nella scrittura nessuno è ricco, povero, bello, brutto. Ognuno sceglie chi essere, mette sul foglio la parte più intima. Per il Rap, è come con le donne. Non scegli chi amare. Arriva e ti fotte, ti ruba la mente. Fu cosi quando conobbi il Rap. E sfidai me stesso, venendo da un paese di 4000 persone dove il liscio e i balli popolari fanno da padrone. Ci ho messo la faccia e non me ne pento. 
 
Davide
In realtà parlare di rap potrebbe anche dare l’idea che si tratti di sampling music, e invece i brani sono composizioni pop elettroniche molto ben curate anche dal punto di vista dell’esecuzione, della strumentazione e degli arrangiamenti. Suoni anche qualche strumento musicale? In che modo nasce la musica per i tuoi testi?
 
Daddy
No. In realtà io mi limito a seguire il Ritmo. La nostra musica nasce dalla sofferenza. Il mio produttore, Torpedo, è un artista polivalente. Abbiamo deciso di rivisitare il Rap in una chiave diversa. Di distinguerci dalla massa, di abbandonare il cliché della classica strumentale Rap, dei classici testi autocelebrativi. Ed ecco fuori questo prodotto.
 
Davide
“Qualsiasi tipo di musica influenza il nostro umore, i nostri sentimenti, le nostre attitudini ed i comportamenti che ne scaturiscono.” Così ha scritto anche, ultimo tra tanti, il prof. Joseph Stuassy dell’Università di Sant’Antonio in Texas. Cos’è per te l’aspetto curativo della musica, così come della creatività più in generale?
 
Daddy
Conoscevo la frase di Stuassy, e mi trova pienamente d’accordo con la sua Teoria. La musica per me è un antidolorifico. È l’affetto mancante, la gratificazione. La musica provvede a colmare le mancanze che la vita ci prende. È la democrazia che la politica ci illude di darci. Solo con la musica possiamo avere una libertà totale di linguaggio. La creatività è un qualcosa di innato. Non esistono scuole di creatività, scuole di Rap. È la vita che ti forma. È la vita che ti rende “Artista”, che ti rende creativo. Almeno nella scrittura. La voce è sicuramente un dono di natura che va lavorato e perfezionato, ma devi nascere con le basi. La scrittura, è qualcosa che coltivi incosciamente con le esperienze. Scriviamo sui fogli le immagini penetrate dagli occhi all’anima, viviamo e sappiamo raccontare. La creatività è vedere qualcosa e non fermarsi alla superficie, scavare e coglierne l’essenza, è la cura maniacale dei dettagli.
 
Davide
Veniamo alla copertina. Gli orientali  credono che ogni luogo ove venga riflesso il corpo umano sia sacro, misterioso e perciò anche pericoloso poiché cattura, assieme all’immagine, anche l’anima di colui che vi si riflette. Rompere uno specchio quindi significa distruggere anche parte dell’esistenza o dello spirito di chi lo usa abitualmente. Questa copertina, in cui il tuo vero volto appare dietro quello riflesso in uno specchio che si rompe, è un modo di dirci che c’è una parte della tua esistenza o dell’esistenza più in generale che hai deciso di lasciarti alle spalle? O cosa?
 
Daddy
In realtà non sono un ragazzo scaramantico, quindi credo poco a queste credenze. La copertina, è l’essenza del mio carattere. Felice ma mai soddisfatto. Triste ma Fiducioso. Etena lotta tra la gioia e la rabbia. Lo specchio che si rompe nella parte incazzata, sta a indicare la parte di me che vorrei fare a pezzi, e sta davanti ad uno specchio perché è quella che mostro solo a me stesso. La parte sarcastica, sta nella cornice del quadro, perché è quella che vedono tutti.
 
Davide
Come nasce la collaborazione con Torpedo? Parlaci anche degli altri ospiti di questo tuo lavoro…
 
Daddy
Torpedo è prima del mio produttore, un grandissimo amico. All’inizio ero un semplice cliente suo. Lavorando insieme, ci siamo accorti di avere affinità artistica, tanto da creare una canzone (T-Rap) nel giro di 10 minuti. Da li, la decisione di fare “Addio” e di fare scorrere la mia penna sulle sue strumentali innovative. Le cantanti presenti nel disco sono Elenì, con cui ho fatto “Amore Tossico” e “E Adesso Piango”, Carla Andaloro, voce di “Cosa Resterà” e Lara Mineo, voce di “Pioggia Dentro”. Voci studiate per le canzoni, grintose e piene di talento.
 
Davide
Gesualdo Bufalino scrisse: Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso d’identità, né so se sia un bene o sia un male. Certo per chi ci è nato dura poco l’allegria di sentirsi seduto sull’ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino. Qual è la tua Sicilia?
 
Daddy
Soffre, la Sicilia. Tutto in una frase.La mia Sicilia è quella Sicilia a cui ogni giorno la sveglia suona a tutti la stessa condanna. Vedo la Sicilia come una donna meravigliosa e affascinante, sexy, col corpo perfetto e i lineamenti medoterranei. Questa donna però, è priva della vista. Non vede, quindi non può sapere quanto è bella. E le persone che hanno il potere, la usano per i propri interessi, non curandola nei dettagli, trascurandola. Ma chiunque la vede, se ne innamora. Questa è la mia Sicilia.
 
Davide
Qual è l’esatto significato dell’Urban Dictionary del nome Daddy e perché lo hai scelto come moniker?
 
Daddy
Daddy è un nome che da sempre mi è piaciuto. Quando dovevo scegliere il mio nome d’arte, scelsi Daddy perché lo vedo dolce nel suono ma al contempo affascinante.
 
Davide
Quali rappers ti hanno fatto sentire che il rap sarebbe stata la tua strada?
 
Daddy
Sicuramente Eminem ha avuto un ruolo rilevante nella mia infanzia. Guardai 8 Mile, il suo film, nel 2003. Il periodo più buio e povero della mia vita. E analizzando la storia di Eminem, storia di povertà, famiglia rotta mi avvicinai a lui. Mi sentii meno solo e sollevato che dall’altra parte del globo c’era qualcuno come me, con le stesse sofferenze. Da li nacque la mia passione per la scrittura, capii che con la scrittura potevo sfogare quello che mi uccideva dentro, come fece lui. Perché l’arte salva la vita
 
Davide
Che tipo di impatto o influenza valoriali cerchi di avere su chi ti ascolta?
 
Daddy 
Cerco di trasmettere le mie emozioni. Cerco di trasmettere la voglia di farcela, di non mollare mai. La voglia di amare e farsi amare. Le mie sofferenze, le lezioni di vita che nel mio piccolo posso dare. Voglio mettere il mio bagaglio di esperienza a disposizione di tutti, voglio che chiunque posso arrivare ai miei pensieri. E punto sempre a trasmettere emozioni vere, per far sentire meno solo chi vede il mondo con i miei stessi occhi.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Daddy
Sicuramente altro. Intanto mi godo questo lavoro con tutto me stesso.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Daddy
Grazie a voi!

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