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Intervista con i Glad Tree

9 min read
 
‘Onda Luminosa’ è il disco d’esordio del nuovo trio composto dal chitarrista Marcello Capra, il flautista Lanfranco Costanza e il percussionista Kamod Raj. Un album senza barriere, tra world music, blues, jazz e classica
Tra Oriente e Occidente: il debutto di Glad Tree!
 
GLAD TREE
è lieto di presentare
Onda Luminosa
(Capra/Costanza 2015, 50 minuti)
 
“Suoni e colori che si espandono in una dimensione corale, temi melodici nuovi si intrecciano ad armonie già ben collaudate, pulsazioni ritmiche che aggiungono altra energia e vitalità, una voce “orientale” evocativa di sensazioni mistiche, tutto questo è valore aggiunto che si dipana ad ogni esecuzione in modo sempre differente”. Dopo anni da solista, Marcello Capra è davvero felice di presentare un trio che ha regalato nuova luce e nuovi aspetti alla sua musica: i Glad Tree! Insieme al chitarrista torinese, nome storico per la musica italiana dai primi anni ’70, il flautista Lanfranco Costanza e il percussionista/vocalist Kamod Raj Palampuri completano una formazione che punta a fondere musiche occidentali e orientali.
 
I Glad Tree sono il frutto dell’alchimia di culture, tradizioni e musicalità diverse: la gloriosa vicenda di Marcello Capra, prima fondatore dei Procession poi artefice di una delle più apprezzate carriere in Europa alla chitarra acustica, Lanfranco Costanza, flautista proveniente dall’ambiente classico ma sempre attento alle contaminazioni, le stesse che Kamod Raj pratica da anni tra tabla e canto indiano. Dall’unione di queste sensibilità sono nati i Glad Tree, attivi dal vivo da un anno e usciti da poco dagli studi, nei quali hanno inciso – una sorta di vero e proprio live in studio – il debutto Onda Luminosa, presentato in concerto lo scorso 22 gennaio al Teatro Massaia.
Gli studi e le ricerche di Capra, Costanza e Raj confluiscono in un suono ricco di magia con riferimenti classici, folklorici indiani, blues e jazzistici, visto l’ampio spazio riservato all’improvvisazione e alla ricerca. Come dichiara lo stesso Costanza, “mi interessa trovare il suono, anzi tutte le possibilità timbriche che possiede il mio strumento, al di là della linearità/bellezza della maniera classica. Con Glad Tree trovo il terreno giusto per sperimentare timbri, fraseggi e atmosfere non usuali”. Alcuni brani storici di Marcello Capra, da For Tibet a Giamaica Blues passando per Soul Raga e Danza Turchese, sprigionano nuovi colori in un dialogo costante fra chitarra, flauto e tabla. La copertina realizzata personalmente da Costanza simboleggia in pieno l’unione tra Oriente e Occidente perseguita dai Glad Tree.
 
GLAD TREE:
Marcello Capra (chitarra)
Lanfranco Costanza (flauti e armonica)
Kamod Raj Palampuri (tabla, canto indiano e sufi)
 
Info:
Glad Tree:
www.facebook.com/pages/GLAD-TREE/717855294961075
Synpress44 Ufficio stampa:
 
 
 
 
Intervista (con Marcello Capra)
 
Davide
Ciao Marcello. Un disco che colpisce per la sua bellezza, la sua energia e solarità. E nondimeno per la tecnica. A cominciare dalla chitarra e dal flauto, strumenti di cui non sfugge la vostra ricerca di altre possibilità timbriche (la chitarra più come cordofono indiano, il flauto traverso più come un bansuri), il tutto amalgamato da vere percussioni indiane quali sono invece le tablas o ai melismi e al konnakol di Palampuri. Come è nato questo bisogno di esplorare altri modi di suonare e far suonare i vostri strumenti musicali?
 
Marcello
Esplorare per me vuol dire, ricercare significati che spesso non si vedono ma si “sentono”.
Corde dell’anima che in ogni essere vivente possono vibrare in armonia con il creato, colori e aromi che luce ed aria ci trasmettono, pensieri fantastici, sentimenti lievi, ma significativi. Il tutto dentro di noi espresso dai nostri strumenti.
 
Davide
Personalmente ho sempre amato la musica indiana, autori come Ravi Shankar certo, ma anche meno noti da noi come Ali Akbar Khan ecc. Perché dunque e come, a parte la traccia finale, “Giamaica blues”, questo tuo/vostro approccio alla musica indiana?
 
Marcello
Direi non solo alla musica indiana, ma ad un’idea di Occidente e Oriente, in un dialogo come
i fili che s’intrecciano e formano collane variopinte, una fusione di elementi che si trovano in
ogni luogo del pianeta, sotto forme differenti, ma spesso con significati profondi identici….
Tutto questo senza utilizzare strumenti come il sitar, sarod, sarangi o flauti di bamboo, ognuno di noi con il proprio strumento, scelto ben prima di iniziare questo progetto.
 
Davide
E veniamo ai tuoi compagni di musica. Dopo anni di progetti solistici sei dunque tornato a una formazione, a un gruppo. Come è avvenuto questo incontro e come è nata in voi e tra di voi l’idea per questo lavoro?
 
Marcello
Tutto è iniziato in una fredda notte di febbraio del 2013, quando io e Lanfranco Costanza,
ci siamo recati ad un concerto di musica classica indiana, erano diversi anni con non ci vedevamo. Alle tabla, harmonium e canto Kamod Raj, che non avevo mai visto e ascoltato prima, durante una pausa del concerto, abbiamo formulato a voce lo stesso pensiero, tra me e Lanfranco è partita l’idea subito quella sera, di chiedere a Kamod di ascoltare delle mie composizioni e di provare con noi. Ho sempre amato il flauto per il suo suono etereo, che suonato in modo limpido, mi da immagini di volo libero, mentre le tabla, che sono uno strumento ritmico e anche melodico, una percezione di antichità e di fisicità straripante, poi il canto indiano classico o scat o sufi rendono ancora più forte l’emozione sopra le mie corde.
 
Davide
Perché avete utilizzato una registrazione live in studio? Immagino si debba arrivare tutti molto ben preparati e affiatati per fare questo, viste anche le molte difficoltà tecniche che ci possono essere con una musica suonata a così alti livelli contro il fatto di trovarsi in uno studio, che non dà esattamente la stessa adrenalina di un concerto e, quindi, potrebbe anche fare un po’ indulgere e adagiare.
 
Marcello
Perché siamo andati a registrare, pensando di eseguire dal vivo in concerto in egual modo i brani, fondamentale riuscire in concerto anche a superare in meglio, quello che in studio si può ripetere se non è soddisfacente. Per le registrazioni siamo stati seguiti da due fonici ed esperti musicisti, con i quali abbiamo trovato una bella intesa e una loro convinta collaborazione.
 
Davide
Credo che non vedrò mai una poesia bella come un albero. Ma le poesie le fanno gli sciocchi come me. Un albero lo può fare solamente Dio. Così si espresse il poeta americano Joyce Kilmer. Perché “Glad Tree”?
 
Marcello
Quel poeta non poteva trovare parole più belle per descrivere quell’essere vivente, che ha solide radici nella terra e rami protesi verso il cielo, che ha foglie e frutti come figli, che il clima e il tempo decidono quando farli nascere, crescere e  morire…
 
Davide
In copertina un albero dai colori primari, rosso, giallo, blu dalla cui combinazione si può ottenere, con un’accettabile approssimazione, qualsiasi altro colore. Ha un significato particolare, magari – in un mondo multirazziale sempre più a contatto tra problematiche di convivenza e razzismo o pregiudizio spesso assurde – una indicazione per ricordarci dell’uomo primario, l’antenato comune, l’Eva mitocondriale? O cosa?
 
Marcello
Per la copertina, ci siamo affidati completamente a Lanfranco, che anche dipinge. Sul problema “razzismo” ritengo sia qualcosa che fa comodo a manipolatori di masse, a governanti, a poteri occulti. Dividere i popoli, quando naturalmente potrebbero convivere, mantenendo anche culture differenti, come la storia ha dimostrato nei secoli, e come la stessa storia ci ha mostrato bassi interessi sullo sfruttamento dell’uomo, avere una pelle differente come un corpo fisico diverso, non significa essere diversi dentro, perché siamo tutti differenti nella nostra unicità di creature viventi.
 
Davide
Marcello, come appronti o apri le accordature della tua chitarra rispetto alla composizione? Segui o ti ispirano inoltre particolari strutture musicali, come quelle del Rāga, le sue precise regole relativamente alle frasi melodiche, le sue scale musicali?
 
Marcello
Le accordature che utilizzo possono essere tradizionali ma anche aperte a seconda del brano
che suono, già da qualche tempo utilizzo due chitarre, una che mi da la sua miglior resa con
un’accordatura normale un tono sotto, l’altra impostata con una accordatura che lascia intervalli di 4° e 5° giusti, dove posso decidere di alzare o abbassare di un tono, qualsiasi corda. Ho ascoltato tanti Raga, ma come per la musica occidentale, nessuno studio tecnico imitativo, mi lascio molto “influenzare” dalla mia immaginazione e dai miei stati d’animo.
 
Davide
Secondo la mitologia indù, come affermano i Rig Veda e i Brahmana, il mondo e la vita furono creati dalla suprema divinità Prajâpati, che presiede alla procreazione ed è protettore della vita,  attraverso il Verbo, il suo suono di luce, quindi il canto, la musica… Cos’è la musica per te/voi?
 
Marcello
Om Mani Padme Hum… la mia vita!
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Marcello
Spero che quest’alchimia prosegua e si possa ancora trasformare… non amo anticipazioni
prima di iniziare qualcosa di nuovo, preferisco parlarne dopo la realizzazione, perché nulla si crea e nulla si distrugge…
 
Davide
Grazie e à suivre… 

Marcello
Grazie e Namastè!
 

MARCELLO  CAPRA 

Chitarrista compositore, inizia a suonare in un gruppo beat: i Flash, attivi nella seconda meta’ degli anni 60. Nel 1971 fonda il gruppo di rock progressive Procession, uno dei piu’ apprezzati all’alba degli anni 70 in Italia, che nel 1972 pubblica l’album “Frontiera” per l’etichetta Help, distribuito dalla RCA italiana.
 
In seguito, dopo il servizio militare, inizia a collaborare con Raffaella De Vita nello spettacolo “Canti e Voci di Raffaele Viviani”, poi con il cantautore Enzo Maolucci in spettacoli come “Songraffiti” e nei dischi “Barbari e Bar”, “Bella generazione mia”, in seguito collabora con Tito Schipa Jr. in diversi concerti e un album nel 1982, partecipa ai tours italiani di John Martyn e Dave Cousins.
 
Grazie alle numerose collaborazioni, Capra inizia a sviluppare uno stile chitarristico sempre piu’ personale e preciso, che diventera’ il punto forte delle sue proposte a venire: diventera’ infatti uno dei nomi di spicco della scuola flatpicking europea. Il suo primo album solista esce nel 1978 e si chiama “Aria Mediterranea”, uno dei piu’ importanti album italiani dedicati alla chitarra acustica.
 
Nel 1993, dopo un lungo periodo di studio della sua proposta creativa, Capra partecipa con il brano “Combat” alla compilation “Fafnir”, pubblicata dalla Kaliphonia, l’anno seguente  Mellows Records ristampa “Aria Mediterranea” insieme a dieci nuove composizioni nel cd “Imaginations”. In seguito realizzera’ altri lavori solisti: l’ultimo intitolato “Preludio ad una nuova alba”, pubblicato dalla  Electromantic Music nei primi mesi del 2010, anno di grande lavoro per Capra, partecipa a numerosi concerti e presta la sua arte chitarristica alla giovane artista Eleonora Zollo per il suo album d’esordio “Vivendo nei miei sogni”, pubblicato da Electromantic con il sostegno di Telethon.
 
Dopo un lungo lavoro in studio, il 26 giugno 2011 Marcello Capra pubblica il suo nono album “Fili del tempo”, ancora una volta con Electromantic Music, il disco vede la partecipazione di due stelle del rock progressivo italiano, ovvero Silvana Aliotta (indimenticata vocalist dei Circus 2000) e Beppe Crovella storico tastierista degli Arti e Mestieri. Il disco viene presentato ufficialmente alla XVIII° Convention ADGPA – International Guitar Rendez-vous a Conegliano Veneto(TV) e ottiene numerosi apprezzamenti da parte della stampa specializzata, a conferma della qualita’ e dell’ispirazione che Capra continua a sfoggiare.
Marcello Capra ha partecipato, con concerti e seminari, a conventions internazionali dedicate al suo strumento.
 
Nell’aprile del 2013 partecipa insieme a Silvana Aliotta alla trasmissione Unomattina caffe’ registrata a Saxa Rubra per RAI 1, nello stesso anno fonda i “GLAD TREE”  con Lanfranco Costanza ai flauti e Kamod Raj alle tabla, canto indiano e sufi, musica che avvicina l’Occidente all’Oriente.
 

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