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Balla Juary – Fabio Izzo

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Sferragliando verso sud
 
Sono ormai molti anni che non porto libri freschi di stampa in vacanza con me, e molti di più che non mi affido ai consigli delle classifiche. Anche quest’anno non ha fatto eccezione e nella valigia ho messo un romanzo che attendeva da un po’ il suo turno di essere letto: “Balla Juary – Sferragliando verso sud” di Fabio Izzo (Edizioni Il Foglio – 2009).
Il romanzo si apre con un colloquio di lavoro affrontato, senza troppe speranze, da un giovane accompagnato dalla madre, che contravviene alle regole di una “società, troppo avvezza alla tragedia, dove i figli restano, per scelta o meno, a vivere nella casa dei genitori fino a 40 anni” ma che considera “un gravissimo reato sociale il fatto di andare in giro con i propri genitori”.
Non si tratta, tuttavia, della solita storia di un italiano mammone che non vuole crescere: “Balla Juary”, un titolo che rimanda al gesto di gioia del giocatore dell’Avellino che ballava vicino alla bandierina dopo aver segnato, ci presenta i dubbi e il senso di inadeguatezza che non sono soltanto il marchio di fabbrica dei giovani d’oggi (ma oggi quando?) ma anche di chi è nato al Nord da genitori immigrati e non si sente appartenere né all’una né all’altra porzione di questa Italia divisa a metà.
Un treno attende il protagonista, quello che lo porterà, “sferragliando verso sud”, ad Avellino, la città natale della sua famiglia, attirato da una sorta di forza di gravità che rende “andare vero sud (…) più facile (…) come cadere, andare giù”. Ma se i compagni di quel viaggio in treno hanno come “semplice, umile e unico desiderio (…) quello di essere già a destinazione”, il protagonista ne approfitta per recuperare la propria identità attraverso ricordi legati alla sua giovinezza, come una partita di calcio a cinque giocata contro una squadra immaginaria e immancabilmente persa, il periodo del servizio civile trascorso a supporto di una compagnia teatrale, il goal di mano di Maradona, perché “non si arriva ad Avellino senza passare da Napoli, come non si arriva a Juary senza passare da Maradona”, le barzellette sugli immigrati che gli venivano raccontate con lucida crudeltà, le differenze sociali che la scuola tentava di livellare grazie a grembiulini tutti uguali, ma che emergevano impetuose ed evidenti nel numero di bustine di figurine che ogni bambino poteva permettersi di comprare, cinque per i più poveri, venti per i più facoltosi.
La famiglia è presente e ingombrante, allargata alla presenza di zii e cugini, legata al rito del pranzo della domenica, in cui i discorsi si accavallano fino a diventare un brusio di sottofondo fatto di decine di bla bla bla che si rincorrono. La famiglia è sempre lì, a partire della madre del protagonista la cui figura è disegnata in maniera decisamente efficace dal semplice dialogo “Mamma ma tu che ascoltavi, li ascoltavi i Beatles e i Rolling Stones?” “Io ascoltavo Gianni Morandi”. Il suo ruolo sarà inaspettatamente importantissimo per lo sviluppo della storia, soprattutto quando il treno si fermerà e comincerà la seconda parte del romanzo, quella incentrata sulla permanenza ad Avellino di un giovane accusato di essere “terrone al Nord, polentone al Sud” in un mondo regolato da leggi che non comprende.
E ad attenderlo c’è una storia d’amore semplice, di quelle in cui si fa presto a complicare le cose, soprattutto per chi cerca di dipanare il groviglio di sottotrame che affondano le radici nel passato. Eppure per un attimo l’amore darà l’illusione al protagonista di poter sfuggire alla “condizione attuale dell’umanità (…) quella di pendere. Pendere senza speranza, con fiducia, ma senza speranza”. Perché la società è divisa, ma non tra chi viene dal nord e chi dal sud, ma tra chi filosofeggia e chi si sporca le mani nella corruzione fisica e morale, tra chi è concreto e reale e chi è accusato di essere un “idealista del cazzo e un romantico senza tempo” in bilico tra “il depresso e l’inaffidabile, sempre alla ricerca del lavoro della vita… e invece gettato lì a collaborazioni occasionali”, un “partner lavorativo, altro che sessuale” che forse riuscirà a sopravvivere proprio grazie alla sua ingenuità e all’inadeguatezza che da sempre lo accompagna.
 
“Balla Juary – Sferragliando verso sud” di Fabio Izzo
Edizioni Il Foglio – 2009
€ 12,00 – Pag. 138
ISBN 9788876062278

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