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Il Colloquio Motivazionale – William R.Miller e Stephen Rollnick

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Il concetto del “colloquio motivazionale” nasce negli anni Ottanta come una modalità di approccio alla relazione di aiuto che puntasse a stimolare al cambiamento soprattutto  quanti, vittime delle dipendenze, avessero bisogno di scegliere uno stile di vita più libero e positivo partendo da una situazione di immobilità esistenziale.
Il fondatore di questo metodo è il professore di Psicologia e di Psichiatria William R.Miller, dell’Università del New Messico, che per primo espresse le sue idee sul colloquio motivazionale in un articolo pubblicato in Norvegia nel 1983; da questa prima bozza nacque la prima edizione del libro “Il colloquio motivazionale”, scritto in collaborazione con il professor Stephen Rollnick, dell’Università di Cardiff, nel Galles, Regno Unito. Questa prima edizione del 1991 verteva soprattutto sulla cura delle dipendenze; ad essa ha fatto seguito una seconda edizione del 2002, tradotta e pubblicata in Italia dalla Erickson, che estendeva l’approccio non solo alla cura delle dipendenze, ma anche ad altre aree problematiche.
La terza edizione di questo voluminoso manuale, di quasi 600 pagine, non è un semplice make-up delle edizioni precedenti, come spesso capita a tanti libri, che vengono re- immessi sul mercato dopo un certo successo; si tratta di un vero e proprio rifacimento integrale dell’approccio, che si è arricchito di venti anni di ricerche, che testimoniano una grande apertura mentale degli autori e che sono frutto anche di un enorme lavoro sul campo. Il 90 % del testo è infatti frutto di materiale inedito: è stata cambiata la descrizione delle diverse fasi del colloquio facendolo ruotare intorno a quattro processi fondamentali (stabilire una relazione – focalizzare – evocare e pianificare); c’è un’attenzione maggiore alla pratica del colloquio; si cerca maggiormente di sottolineare che il primo protagonista del cambiamento è il soggetto che chiede aiuto, verso il quale il counselor  non deve avere un atteggiamento direttivo, ma solo di stimolo alle risorse e alle motivazioni del cambiamento che sono presenti. Sicuramente rimane invariato, comunque, lo spirito sul quale si fonda il concetto di “colloquio motivazionale”, che si pone come una relazione collaborativa, rispettosa delle persone che vengono aiutate, segnata da una propensione all’aiuto inteso come ricerca del vero bene del paziente che deve trovare in sé la strada per approdare a una migliore qualità di vita.
Il manuale è diviso in ben sette parti: la prima definisce il colloquio motivazionale impostandolo appunto come “uno stile collaborativo di conversazione volto a rafforzare la motivazione e l’impegno al cambiamento di una persona” e introducendone gli elementi fondamentali.
Dalla seconda alla quinta parte si descrivono quello che gli autori considerano i processi fondamentali entro cui si muove il colloquio nella pratica: non si tratta di fasi separate e consequenziali, quasi che la seconda annulli la prima e così via, ma semplicemente dei “gradini di una scala” in cui il passaggio successivo implica la tenuta di quello precedente, verso il quale di può sempre tornare salendo e scendendo per approdare alla meta. Queste quattro parti sono espresse con quattro verbi all’infinito: a) stabilire una relazione (seconda parte); b) focalizzare, la direzione strategica (terza parte); c) evocare, preparare al cambiamento (quarta parte); d) pianificare, il ponte verso il cambiamento (quarta parte). Queste parti centrali del libro, come dicevamo, costituiscono la novità più importante di questa terza edizione; in particolare gli autori ammettono che la novità più importante  è la scoperta, vissuta nella pratica del colloquio motivazionale di questi ultimi vent’anni, dell’importanza della relazione fra chi chiede aiuto e l’operatore che offre l’aiuto. Al centro del cambiamento non si trova infatti quasi mai semplicemente un percorso di convincimento intellettuale circa una strada da percorrere proposta “dall’esterno”, quanto una relazione sana e positiva che si istaura fra due persone, con la consapevolezza da parte di chi aiuta che solo quando chi è aiutato si sente accolto e accettato, questi trova in sé stesso la forza e la motivazione più importante per desiderare di cambiare.
Le ultime due parti (il colloquio motivazionale nella pratica (parte sesta); la valutazione  del colloquio motivazionale (parte settima)) costituiscono una descrizione dettagliata della pratica del colloquio motivazionale  dopo vent’anni di ricerche cliniche e di pratica di aiuto; si tratta di uno sguardo ampio delle applicazioni di questo approccio in diversi ambiti professionali e di una valutazione, scientificamente descritta, dei suoi effetti e della sua efficacia; questi elementi consacrano sempre più lo stile del colloquio motivazionale come un approccio psicologico approfondito e spendibile anche dal punto di vista professionale.
Un’ultima osservazione da fare riguarda la parte conclusiva del libro che presenta un glossario e una bibliografia molto corposa, naturalmente aggiornata rispetto alle edizioni precedenti del libro stesso.
Il manuale si presenta come un ottimo strumento per professionisti, studenti, cultori della relazione di aiuto e docenti di qualunque campo per avere delle idee spendibili nella pratica quotidiana per migliorare il proprio stile di aiuto nei confronti di chi si incontra nella propria vita professionale; il colloquio motivazionale si mostra sicuramente come uno strumento versatile, utilizzabile in associazione con altri approcci e metodologie di aiuto come il metodo farmacologico o come quello di altri modelli psicoterapeutici e di counseling.

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