KULT Underground

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Intervista con Joe Sal

8 min read
 
 
Nato a Milano nel 1978, Joe inizia da adolescente come chitarrista in alcune rock band locali.
Nel 1999 dà vita al trio hard rock KickStart, con i quali inizia anche la sua carriera di cantante. Questa  formazione auto-produce nel 2003 il disco “Fuel” e nel 2006 il singolo “I Am Free”, oltre a esperienze presso festival, radio, tv, riviste musicali.
Attorno al 2005 forma col fratello chitarrista Ettore Salati il duo acustico Salty Bros, riproponendo il rock anni ‘60/’70 con arrangiamenti originali, tra virtuosismi e strumenti etnici. Questa è la prima occasione in cui Joe si cimenta soltanto come cantante, senza suonare la chitarra.
Mentre sperimenta le proprie potenzialità con la voce e con la chitarra in diverse band, viene ospitato come cantante in alcuni dischi di formazioni prog: “Void” dei RedZen e “Mind Colours” dei SoulEngine.
Nel 2012 inaugura il suo progetto solista, semplicemente chiamato Joe Sal, con brani originali: un miscuglio di rock alternativo, soul e pop, presentato dal vivo da solo, semplicemente voce e chitarra. La sua attrezzatura comprende LOUD Guitars e DG Amps & Pedals.
Nello stesso anno la Alex Carpani Band, formazione con un’ottima reputazione presso i più importanti festival prog, gli propone una collaborazione come cantante ospite per i concerti che la ACB eseguirà insieme a David Jackson, sassofonista dei Van Der Graaf Generator, storica band inglese degli anni ’70. Joe naturalmente accetta con entusiasmo. La collaborazione lo sta portando in tour nei continenti europeo e americano.
 
Website: www.joesal.eu
 
Mazzarella Press Office
 
Track-list
In the news
Meet someday
She-cat
What I leave
Cold sting
No lies
 
Intervista
 
Davide
Ciao Joe. Parliamo del tuo primo cd solista, “Live at Scimmie”, 6 composizioni originali suonate e cantate dal vivo il 19 luglio 2013 allo Scimmie Club di Milano. Perché hai scelto la registrazione di questo tuo concerto per esordire e non piuttosto un lavoro registrato in studio?
 
Joe
È stata una scelta quasi compulsiva. Stavo girando da un annetto nei locali della zona con questo progetto, e prima che abbia le idee chiare per la formazione di una band e la registrazione di un disco “vero” in studio ne passerà. Ma volevo cominciare ad avere qualcosa di stampato, e mi piaceva l’idea di catturare l’attimo, fermare nel tempo lo spirito di questo progetto, che spero si evolverà. Fare un disco in studio solo chitarra e voce non penso avrebbe avuto molto senso, perciò ho pensato semplicemente di registrare uno dei concerti che stavo facendo.
Inoltre, facciamo chiarezza su una cosa: questo ep è l’esordio del mio progetto solista, ma come musicista con diverse formazioni ormai sono in giro da vent’anni, esperienze in studio comprese.
 
Davide
Perché un progetto solista voce e chitarra?
 
Joe
Nasce da un momento di mia confusione, da un bisogno di chiarezza, di solitudine. Non sapevo più che cosa volevo fare come musicista, non sapevo come volevo arrangiare questi pezzi, con quali musicisti. È come se mi fossi chiuso in una stanza per tenere fuori il caos e le persone, per attendere che la marea passasse, per meditare e decidere che cosa fare della mia vita musicale. Ho pensato che se avessi suonato in questo modo estremamente scarno le mie canzoni, si sarebbe visto se sono buone o meno. Quando togli ogni genere di orpello e di vestito, quando resti nudo, hai la misura di ciò che stai facendo. Un percorso per me a suo modo terapeutico, quasi ascetico.
 
Davide
Quando nasce una canzone di Joe Sal?
 
Joe
In qualsiasi momento. Nasce con la chitarra in mano (il che capita spesso). Magari sto suonando un’altra canzone, sbaglio un accordo, e mi accorgo di un’armonia inedita, qualcosa che mi stimola e mi fa decidere di proseguire su una nuova strada che non avevo ancora battuto. E poi vado a tentoni, finché trovo la luce in fondo al tunnel.
 
Davide
Attraverso quali dischi e musicisti riassumeresti le tue personali tappe di crescita come autore, cantante e chitarrista? E quale canzone è secondo te la più bella di tutta la storia del rock?
 
Joe
Qual è la canzone più bella è una domanda cui mi rifiuto di rispondere, perché significherebbe nella mia testa settimane di gironi di qualificazione, spareggi e finali tra centinaia di canzoni che amo. Nominarne una sola è assolutamente impossibile.
 
I dischi che hanno determinato la mia crescita come musicista, vediamo… Ho iniziato a suonare la chitarra a 9 anni sui dischi degli anni ’70 di Bennato. Le mie prime note con l’elettrica sono state sui Blues Brothers. La mia vera cotta adolescenziale, che credo mi avesse fatto decidere di diventare una rock star, sono stati gli Aerosmith. Per tutta l’adolescenza andai avanti ad ascoltare e suonare Aerosmith, Led Zeppelin, Iron Maiden, ma in realtà adoravo tutto il rock, il blues e il metal che mi capitavano nelle orecchie, compresi i più “alternativi” Pearl Jam, Alice in Chains, Jeff Buckley. Con i miei gruppi ho sempre suonato hard rock, ispirato soprattutto a quello degli anni ’70, eppure continuavo anche a scrivere canzoni che poco avevano a che fare con il genere, e che non sapevo come collocare. E riscoprivo i Beatles, Stevie Wonder, gli Area, i musical come Jesus Christ Superstar. Espandevo sempre di più i miei orizzonti, e mi cresceva dentro il bisogno di suonare anche altro che non fossero solo i riff granitici spaccamontagne (che tuttora adoro, intendiamoci).
 
Davide
Sei uno dei pochi, forse l'unico per quanto mi riguardi tra coloro che ho intervistato finora, che ha dichiarato di cantare in inglese in quanto “europeo”. Cosa è per te l'Europa, cosa ancora deve diventare e cosa no dal tuo punto di vista, specialmente in questo momento critico?
 
Joe
L’Europa è un continente che dal punto di vista sociale e culturale ha tanta varietà da poter contenere virtualmente buona parte degli altri continenti. Io sono fiero di essere italiano, ma trovo riduttivo scrivere canzoni solo in italiano nel 2014 (anche se prima o poi mi cimenterò anche con l’idioma patrio). Oggi la comunicazione permette di avere un orizzonte davvero vasto, e rivolgersi solo agli italiani mi pare miope e riduttivo. L’Europa è la mia casa tanto quanto lo è l’Italia e tanto quanto lo è Milano. Mi è capitato viaggiando di andare a Barcellona dopo due settimane in Messico, e la mia impressione era di sentirmi a casa, anche se non era la mia città natale. Ero in Europa, lo sentivo nell’aria.
Non so cosa possa diventare l’Europa. Io la dò come entità assodata. Dò poca importanza a chi vuole dividere l’Europa tanto quanto ne dò a chi vuole dividere l’Italia. Secondo me oggi non possiamo fare a meno dell’Europa, con tutti i pro e i contro. Non dò giudizi positivi o negativi sull’Europa: è semplicemente dove vivo, è ciò che conosco.
 
Davide
Stai ancora collaborando con la Alex Carpani Band? Com'è avvenuto questo incontro, che ti ha portato con loro e con David Jackson in tour anche all'estero?
 
Joe
Sto collaborando eccome, anzi, più di prima, dato che dall’uscita (imminente) del nuovo disco sarò ufficialmente membro effettivo della band. L’incontro è stato fortuito, nel senso che mio fratello Ettore, chitarrista, suona con Alex da anni. Alex ha sempre cantato le proprie canzoni dal vivo, ma in vista della collaborazione con David Jackson, che prevedeva l’esecuzione anche di alcuni brani dei Van der Graaf Generator, si richiedeva la presenza di un frontman. In precedenza già in un paio di occasioni speciali avevo cantato con loro un paio di canzoni. Alex ha quindi pensato che fossi la persona giusta per il progetto, e sono contento che mi abbia fatto questa proposta. Ci stiamo divertendo molto. Abbiamo girato mezza Europa e il Brasile, e per il nuovo tour ci sono nuovi posti e nuovi palchi da visitare. Siamo entusiasti!
 
Davide
In origine il termine “musica” non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di "perfetto". Cosa significa per te fare musica, suonare uno strumento musicale, scrivere e cantare canzoni, essere insomma un artista?
 
Joe
Domanda difficile. Potrei chiederti: che cosa significa per te respirare? Perché credo che senza musica non potrei vivere. Personalmente non amo definirmi artista, trovo che sia presuntuoso. Però ti posso dire che, da agnostico tendente all’ateo, l’unica cosa che può farmi pensare che esista l’Anima è la Musica. La musica è qualcosa di non razionale, eppure parla alle nostre emozioni. Un semplice tema strumentale può portarti alle lacrime. Lo trovo quasi soprannaturale, qualcosa che fatico a spiegarmi. La nostra mente è un oceano, e la musica è come le correnti. Fredde, calde, verso sud, ovest e ogni direzione. Ci smuove dentro e noi non sappiamo perché.
 
Davide
Ma, afferma il filosofo francese Vladimir Jankélévitch, “Non si dovrebbe scrivere sulla musica, ma con la musica e musicalmente restare complici del suo mistero”. E allora parliamo del musicista. Chi è Joe Sal oggi e cosa si prefigge per il futuro?
 
Joe
Non so chi sia Joe. È uno che scrive musica per capire chi è, probabilmente. La risposta non arriva mai, ma almeno si tiene impegnato. Per il futuro mi prefiggo di far sentire il più possibile in giro le mie canzoni. Molte di queste sono rimaste dentro per troppo tempo, e trovo che ogni forma d’arte sia prima di tutto comunicazione. Non serve a niente scrivere delle canzoni nella propria cameretta e ascoltarsele da solo. Lo chiamo “masturbarsi allo specchio”. Perciò andrò avanti a produrre musica e portarla in giro tramite concerti, dischi, internet.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Joe
Sto mettendo giù alcune date per portare in giro questo mio primo ep e nel frattempo sperimentare una nuova formula con un bassista il cui nome annuncerò fra non molto. Dopodiché si vedrà. Di certo non mi fermo.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Joe
Grazie a te per l’interessante intervista e grazie ai lettori.
 
 

 

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