KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con Sonata Islands

8 min read
Zone di Musica pubblica il nuovo album dell'ensemble trentino Sonata Islands: la rivisitazione di una delle opere più emblematiche di Gustav Mahler, esplorando tra jazz, musica colta e rock con musicisti del calibro di Achille Succi, Giovanni Falzone e Francesco Cusa
 
Zone di Musica
è lieta di presentare:
 
SONATA ISLANDS MEETS MAHLER
 
Sonata Islands rilegge il Lied von der Erde
 
Zone di Musica
6 tracce, 69 minuti
 
 
"Gustav Mahler è un compositore contaminato e impuro per eccellenza. La sua composizione si nutre di musica popolare, il suo essere musicista è quello del compositore e dell’esecutore insieme: se fosse nato 40 anni fa sarebbe senza dubbio stato un jazzista… Non a caso quello che resta l’esperimento di contaminazione più riuscito di Uri Caine è ispirato alla musica di Mahler!". Dopo il felice tributo al patrimonio Rock in Opposition, Sonata Islands torna con un'altra ambiziosa rivisitazione: Das Lied von der Erde di Mahler, riveduto alla luce del temperamento eclettico e della natura sfuggente dell'ensemble guidato dal flautista trentino Emilio Galante.
 
Das Lied von der Erde (1908), intreccio di architettura sinfonica e ciclo liederistico, è la più personale partitura di Gustav Mahler (1860-1911). Composto a Dobbiaco, residenza estiva del musicista negli ultimi anni, il Lied simboleggia un congedo letterario e musicale: la fonte esotica, un antico ciclo di poesie cinesi, è la maschera dietro la quale il compositore parla di sé e dell’uomo. Un canto all'eternità, all'inconsumabile giovinezza della natura, alla contemplazione dell'eterna ciclicità della vita nella quale si mitiga anche l'angoscia.
 
Sonata Islands meets Mahler è una sorta di "parafrasi jazz per sestetto": a partire dai testi messi in musica da Mahler, un dialogo immaginario – una cornice e cinque frammenti redatti dallo scrittore e musicologo Giuseppe Calliari – ripercorre le figure che via via prendono congedo da chi “si incammina verso i monti”, per fare ritorno “alla terra natale”. L'operazione conferma la disponibilità di Sonata Islands a far confluire musica colta, jazz e rock in un contesto tra avanguardia e comunicazione. Per l'occasione l'elastica formazione di Galante, ensemble "a geometria variabile" sempre aperto a collaborazioni e "diversivi", si avvale di alcuni formidabili talenti del jazz di confine come Achille Succi, Giovanni Falzone e Francesco Cusa.
 
Sonata Islands:
Emilio Galante: flute, piccolo
Giovanni Falzone: trumpet
Achille Succi: clarinet, bass clarinet and alto sax
Simone Zanchini: accordeon
Stefano Senni: double bass
Francesco Cusa: drums
 
 
Info
Sonata Islands:
 
Zone di Musica:
 
Synpress44 Ufficio Stampa:
 

 

Sonata Islands è un ensemble cameristico nato per suonare la nuova musica italiana, sia essa musica colta o jazz. È attualmente una delle formazioni più prestigiose a cavallo tra avant-rock e avant-jazz nel panorama europeo.
 
Ha registrato Sciare di Fuoco, un CD di Emilio Galante edito dall'etichetta "Ai Confini ed oltre" della BMG-Ricordi nel gennaio del 1999 e presentato al Piccolo Teatro Studio nel giugno del 1999. Nell'autunno 1998 ha registrato le musiche di Cesare Picco per il balletto La Lupa, inciso su CD Sonzogno. Nel maggio del 2000 ha inciso per Rugginenti Enigma, Enigma- la musica dei Tarocchi, messo in scena all'Accademia Filarmonica Romana nel luglio dello stesso anno, come pure a Milano, Sondrio, Ivrea e Bologna. Nel 2001 ha messo in scena lo spettacolo Campioni (cd Velut Luna), con musiche scritte da Carlo ed Emilio Galante, Marco Tutino, Armando Franceschini e Nicola Campogrande per alcuni cortometraggi su grandi campioni dello sport e lo ha poi presentato a Milano (Piccolo Teatro), Bologna, Trento, Bellinzona, Reggio Emilia, Asolo (Asolo Musica), e Torino (Teatro Regio).
 
Nel 2003 nasce lo spettacolo Muti Musicati, cortometraggi muti del primo Novecento, rimontati e reinventati, con musiche dei fratelli Galante, Lorenzo Ferrero, Filippo Del Corno e Fabrizio de Rossi Re. Dal 2002 Sonata Islands organizza un proprio festival a Milano, dal 2006 anche a Trento. In ambito jazzistico ha ospitato solisti come Franco D’Andrea, Gianluigi Trovesi, Markus Stockhausen, Salvatore Bonafede, Pietro Tonolo, Tino Tracanna, Rita Marcotulli, Sandro Cerino, Roberto Cipelli, Bebo Ferra e Andrea Dulbecco.
 
Nel 2012 ha pubblicato con Altrock la rivisitazione di classici del Rock in Opposition dal titolo Sonata Islands Goes RIO, dal vivo si cimenta in una rilettura dei leggendari Magma (Sonata Islands Kommandoh) e nell’autunno del 2013 con Zone di Musica pubblica l’ambizioso Sonata Islands meets Mahler, con jazzisti del calibro di Achille Succi, Francesco Cusa e Giovanni Falzone.
 
Info:
Sito ufficiale – www.sonataislands.com
 
 
Intervista con Emilio Galante
 
Davide
Ciao Emilio. “Sonata Islands meets Mahler”… Come è nata questa idea di incontrare e rivisitare o parafrasare Mahler e in particolare Il canto della terra?
 
Emilio
Sonata Islands è nata nell’incerto territorio fra musica colta e musica jazz-rock, che negli anni è diventato sempre più affollato: abbiamo reinventato a modo nostro molti musicisti della tradizione colta. Oltre a Mahler, Rossini, Busoni e Villa Lobos con esiti alterni, dipendenti in buona parte dalla consistenza della musica “rubata”, che nel caso di Mahler si è rivelata perfettamente resistente
 
Davide
Mahler non fu pienamente compreso in vita e lui stesso si autodefiniva il “Grande Incompreso”. Dobbiamo a Leonard Bernstein, forse il suo massimo interprete, la cosiddetta Mahler renaissance. E forse non a caso Bernstein è stato un compositore che ha fatto ampio uso dei ritmi e dei modi del jazz. Cosa c'è in nuce di jazz in Mahler e come lo avete enucleato e posto rispetto al classico?
 
Emilio
La resistenza di Mahler al nostro trattamento (a volte brutale) dipende proprio dal suo atteggiamento elastico e curioso verso la musica extra-colta, che considerava fonte primaria di ispirazione e di energia creativa – in ciò assai poco tedesco e ideologico (assai poco adorniano insomma….)
 
Davide
In che modo vi siete avvicinati e avete affrontato un'opera così vasta, seguendo quali metodi e quale pensiero-guida?
 
Emilio
Ognuno dei sei compositori (quattro componenti l’ensemble più Hubert Stuppner, che già aveva reinventato Mahler per il Kronos Quartet e Stefano Nanni) ha fatto come preferiva con il Lied assegnato – il risultato è molto eterogeno laddove l’ispirazione è omogenea. In alcuni casi il testo della partitura viene riportato per intero (come in Von der Schoenheit di Succi), trascritto per il nostro organico e inframmezzato da parti libere, improvvisate. In Around Mahler di Falzone il testo originario è quasi solo uno spunto; nel mio Commiato, nel finale, la melodia mahleriana viene filtrata da un improbabile ma secondo me perfettamente compatibile groove di samba lenta.
 
Davide
“Il canto della terra” è una composizione per orchestra sinfonica e coro; perché nel vostro lavoro prevalgono gli strumenti a fiato? Com'è stata scelta la strumentazione per questa vostra opera?
 
Emilio
La strumentazione è quella di un sestetto jazz, tre fiati, tastiera (qui fisarmonica) e ritmica. In certo modo basta l’organico a cambiare completamente faccia alla musica.
 
Davide
Rispetto all'opera di Mahler, nella vostra rilettura, la parte programmatica forse emerge meno mentre si ha l'impressione che la musica in senso assoluto prevalga.Un vecchio dilemma: musica assoluta o musica a programma? Oltre alla musica, come avete trattato la materia programmatica de “Il canto della Terra”?
 
Emilio
La parte programmatica si può leggere maggiormente nello spettacolo, dove un attore recita, fra i Lieder, un testo di Giuseppe Calliari, trasfigurazione poetica della narrazione mahleriana.
 
Davide
Da Lennie Tristano ad oggi l'avant-jazz, così come dagli Henry Cow l'avant-rock, le avanguardie hanno fatto molta strada; cosa c'è ancora da sperimentare, cosa sono oggi avanguardia e sperimentazione, come le intendete voi?
L'improvvisazione è una pratica insita nel jazz. Lo era anche nella musica antica e tra i compositori classici, in verità, almeno fino all'800, quando nella musica colta occidentale l'improvvisazione è venuta ad essere considerata sempre più secondaria fino ad essere esclusa rispetto alla fedeltà dell'interpretazione di quanto scritto nelle partiture. “Sonata Islands meets Mahler” usa l'improvvisazione o ne farà uso dal vivo? Come vi siete posti di fronte al binomio improvvisazione del jazz e all'ambito della musica esatta a cui l'opera di Mahler appartiene?
 
Emilio
Per noi si tratta innanzitutto di sperimentare fra scrittura e improvvisazione: nell’ormai affollato territorio del crossover secondo me il punto non è la contaminazione dei generi ma dei linguaggi. Quello della scrittura è il linguaggio della riflessione mentre quello dell’improvvisazione è il linguaggio della performance, del corpo – fra questi due estremi ci sono molti luoghi dove sperimentare. Nel nostro “Sonata Islands meets Mahler” questi due estremi sono spesso trattati in maniera netta. La scrittura è cameristica e minuziosa, mentre l’improvvisazione è totalmente libera. Porto ancora come esempio il mio Commiato: dopo un inizio completamente scritto, che ricalca nota per nota il testo mahleriano, c’è un duetto per ottavino e clarinetto basso, senza nessuna regola che non sia l’interplay: ogni nostra esecuzione dal vivo è qui completamente diversa, viene fissata solo la frase iniziale e quella finale, che ci permette di tornare all’ovile…
 
Davide
Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze, scrisse Adorno. Può essere questo un modo di rivedere e riproporre il passato in chiave contemporanea? C'è un forte ideale di speranza in Mahler a cominciare da quella racchiusa nel titolo di una raccolta di scritti critici a cura di Gàaston Fournier-Facio: “Gustav Mahler, il mio tempo verrà”. Qual è la tua visione, ma anche speranza  ideale della musica e dell'arte?
 
Emilio
Fare musica è una delle attività più meravigliose che esistano! Nel nostro Bel Paese è diventata una attività per appassionati dilettanti: chi la può chiamare professione con la penuria di concerti e la mancanza di denari che è ormai comune? Anche così non la cambierei con nessuna altra attività – non oso lamentarmi, mi sento un privilegiato -.
 
Davide
Cosa farete per promuovere questo lavoro? State già pensando a qualche nuovo progetto?
 
Emilio
L’abbondanza di idee è progetti è l’unica cosa che non manca.. Ma ce ne è uno che credo presto vedrà luce digitale, sull’avant rock giapponese, dal titolo Nippon Eldorado
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
 
Sito ufficiale – www.sonataislands.com

Commenta