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Intervista con Zeno Gabaglio

9 min read
Niton
Disponibile dal 4 novembre 2013
Pulver und Asche Records
 
È uscito il 4 novembre 2013, per l’etichetta svizzera Pulver und Asche Records, “Niton”, terzo album di Zeno Gabaglio, dopo il concept “Gadamer” del 2008.
 
Zeno Gabaglio, violoncellista svizzero da diverso tempo attivo in generi musicali altri – dal pop rock (Garbo, Frankie Hi Nrg, Gionata, Tibe, Francesca Lago), all’improvvisazione elettroacustica (Bugge Wesseltoft, Michel Godard) – torna a collaborare con la Pulver&Asche, etichetta che, nel 2007, pubblicò “Uno”, pregevole esordio in solo.
Artista sospeso tra lirismo e sperimentazione, affascinato dall’intersecarsi tra digitale ed analogico, Zeno rinnova la formula della collaborazione, e, reduce dallo split “The good old summer” con Soft Black Star e Mike Cooper nell’estate 2013, continua sulla strada dell’incontro creativo.
 
Nella parole del suo autore, “Niton è la documentazione di un flusso di tempo e suono”, registrato durante una delle Drone Nights, ideate da Xelius con l’immediato concorso di El Toxyque.
Le Drone Nights sono performances di musica intuitiva itineranti, i cui protagonisti diventano l’improvvisazione ed il pubblico, chiamato a collaborare con la propria meditazione e rilassamento, così da innescare il canale del flusso intuitivo.
La scelta della strumentazione è libera e varia di volta in volta coinvolgendo gli artisti ospitati. Nell’occasione del 3 ottobre 2013, presso le Officine Creative di Barasso (Varese), l’ospite è stato Zeno Gabaglio, accomodatosi tra Xelius ed El Toxyque senza alcun accordo programmatico, pianificazione o consultazione a proposito della musica che si andava a suonare.
Durante una Drone Night, tutto deve nascere come frutto imprevedibile dell'interazione sensitiva di ciascuno, ascoltatori compresi.
La Drone night è un viaggio di gruppo, offerto agli spiriti curiosi, alla scoperta di ciò che il silenzio nasconde.
 
“Niton” ha visto confluire tre differenti vie del suono analogico – quella degli archi classici, quella delle tastiere pre-digitali e quella dell’oggettistica resa strumento – coordinate da una regia elettronica.
Tre concezioni antitetiche ma complementari della generazione sonora unite in un flusso dai connotati mutevoli: sperimentazione, ambient, noise, industrial, progressive, electronica sono solo alcuni dei generi che in qualche modo emergono dallo scorrere di “Niton”, viaggio siderale e visionario lungo poco meno di quaranta minuti.
 
Mimma Schirosi
 
 
 
Niton
 
El Toxyque: corde, ance, materiali sonori, elettronica.
Luca Xelius Martegani: elettronica, regia del suono.
Zeno Gabaglio: violoncello elettrico, elettronica.
 
Registrato a sei tracce in occasione della Drone night n°4, il 3 ottobre 2012 presso le Officine Creative di Barasso (Varese). Missaggio e rimasterizzazione in stereo ad opera di Luca Martegani ed Enrico Mangione presso Xelius Studio Sound art a Barasso (VA), Italia.
 
Grafica di Alfio Mazzei.
 
Pulver und Asche Records, Chiasso (Svizzera), 2013.
 
 
Ufficio Stampa
Mimma Schirosi
 
 
 
 
Intervista

Davide
Ciao Zeno e ben tornato con questo nuovo lavoro, Niton. L’ultima volta che abbiamo parlato di un tuo lavoro risale ormai al 2008 e fu a proposito di “Gadamer” realizzato con Andrea Manzoni e di “Uno”. Prima di arrivare a parlare di Niton vorrei innanzi tutto chiederti cos’altro è successo in questi cinque anni.

Zeno
Un lustro, accipicchia. In effetti dopo aver promosso il disco Gadamer attraverso l’Europa continentale mi sono astenuto dalla produzione discografica in prima persona, partecipando però a svariate produzioni altrui (su disco e dal vivo con Francesca Lago e Paolo Saporiti; per una decina di colonne sonore sia cinematografiche sia teatrali; per progetti una tantum – singolari ma non meno soddisfacenti – con artisti quali Bugge Wesseltoft, René Burri e Frankie Hi NRG). Una sorta di attesa sabbatica che ho sentito necessaria per studiare le dinamiche della vita musicale, ormai presa in un turbinio di cui non si intuisce la direzione ultima.
Forse anche per affrontare quest’analisi da prospettive diverse in questi anni ho soggiornato per alcuni mesi nelle due principali officine della produzione musicale europea ed americana, Berlino e Los Angeles. O forse ci sono andato per allontanare lo spettro del vivere nel momento giusto ma nel posto sbagliato.
 
Davide
Niton come la città nell’isola di Wight da cui Marconi trasmise i suoi primi segnali radio o cos’altro?
 
Zeno
Come spesso capita a chi fa musica strumentale – musica che nulla concede alla verbalità – uno dei momenti più difficili è quello in cui bisogna dare dei nomi alle cose. A Niton siamo arrivati perciò sfrondando una serie di possibilità che avessero un bel risuonare e al contempo la più neutrale valenza semantica. Il legame con l’isola di Wight è perciò un accidente successivo a tale scelta, anche se in realtà nello strumentario di El Toxyque rientra un captatore di onde radio che – in qualche modo molto contemporaneo e creativo – è figlio dello sperimentalismo marconiano.
 
Davide
Il disco è stato registrato durante una delle Drone Nights, ideate da Xelius ed El Toxyque. Cosa sono le Drone Nights e come si è svolta la “Drone Night” che ti ha visto coinvolto il 3 ottobre scorso alle Officine Creative di Barasso?
 
Zeno
Nella definizione dei creatori le Drone Nights varesine sono “performances di musica intuitiva itineranti i cui protagonisti diventano l’improvvisazione ed il pubblico, chiamato a collaborare con la propria meditazione e rilassamento così da innescare il canale del flusso intuitivo”. Si tratta quindi di happening piuttosto vicini all’originale definizione di John Cage in quella folle porzione d’America avanguardista degli anni Cinquanta. I tempi però sono ovviamente cambiati, tutto è già stato visto e le Drone Nights vogliono piuttosto essere il recupero consapevole di uno spirito anacronistico, fatto di tempi lunghi, di fertili attese e di possibili insuccessi.
L’idea di “drone” contenuta nel titolo può però apparire fuorviante: la drone music è un genere dalla sintassi ben definita, cui l’improvvisazione di queste serate può anche avvicinarsi, ma dal quale può anche significativamente allontanarsi, se il procedere improvvisativo (e “Niton” è uno di questi casi) alterna le “fasce droniche” con maggiore varietà di modi e tempi.
 
Davide
Che significato ha per te intersecare l’elettronica digitale al suono acustico del tuo violoncello?  
 
Zeno
È un dovere. Chiunque oggi esca da un conservatorio senza sapere come collegare il proprio strumento ad un amplificatore non potrà che essere un musicista disadattato in balìa degli eventi. Mi piacerebbe poter credere il contrario, cioè che la classicità e l’acusticità rimangano sempre e comunque dei fenomeni musicali sapidi ed esclusivi, ma purtroppo non è così. E per tutti coloro che ritengono lo strumento musicale un mezzo e non un fine, la grande scoperta sarà che con un jack in mano vedranno allargarsi attorno a sé verdi praterie vergini.
Davide
Quirine Viersen, violoncellista olandese, ha detto una volta che col suo violoncello ci parla… “perché tra tutti gli strumenti è quello che produce il suono più simile alla voce umana: può essere tutto, dal basso al soprano; ed è grande, lo posso abbracciare: un vero compagno”. Come descriveresti il rapporto che hai con il tuo strumento?

Zeno
Ogni strumentista tende a vedere il proprio strumento come il migliore possibile, e la più prossima somiglianza con la voce umana è un argomento di volta in volta sbandierato da categorie strumentali anche molto distanti tra loro. Un argomento peraltro piuttosto debole, in quanto indiretta ammissione di un “vorrei ma non posso” rispetto alla voce.
Di certo rimane la concretezza del violoncello, che in tutta oggettività è strumento assai duttile: agile (a differenza del contrabbasso) ma anche possente, ampio in estensione (a differenza del violino o di tanti fiati), vario per dinamica e sustain (a differenza del pianoforte) e dalle facoltà sia armoniche sia melodiche. Prescindendo da qualsiasi considerazione affettiva, anche solo per questi motivi non posso che affermare di avere un ottimo compagno di viaggio.

Davide
Niton è stato tutto completamente improvvisato o qualcosa è stato anche preparato prima del concerto?

Zeno
È tutto frutto di improvvisazione e, se anche tra di noi già ci si conosceva per il confluire di vari progetti passati, la sera del 3 ottobre 2013 è stata la prima volta in assoluto che si suonava tutti e tre assieme. Gli unici limiti che avevamo erano imposti dalla strumentazione (che con i synth analogici di Xelius e con l’ampio strumentario oggettuale-elettrificato di El Toxyque costituisce comunque un orizzonte decisamente ampio) e dall’ampio concetto di “drone”, inteso come un procedere più per fasce sonore che non per interventi puntuali.

Davide
E il pubblico si è rilassato e ha meditato? In che modo? E cosa ti ha comunicato o, diciamo, rinviato, come pensi che abbia influito su di te (e su voi tre nondimeno) questo particolare ascolto o questa particolare forma di ricezione da parte del pubblico, ma penso anche di scambio con esso?

Zeno
Quella riportata su disco è solo una porzione – non editata ma solo ritagliata – dell’intera Drone Night, che nel complesso durò quasi due ore senza pause o intervalli. Per alcuni è stato agevole entrare nel flusso e lasciarsi trasportare, per altri – malgrado i cuscini e le luci soffuse – un po’ più difficile. Viviamo comunque in un’epoca e in comportamenti culturali che ci hanno disabituato ai tempi dilatati.
Per quel che concerne lo scambio col pubblico devo ammettere che, malgrado un mio fondamentale scetticismo rispetto alla misurabilità dell’imponderabile, cambiata una sola delle condizioni effettive della serata, l’esito musicale sarebbe inevitabilmente stato diverso. E credo abbia a che fare col fatto che dopo diversi minuti chiusi nello stesso spazio i corpi – che siano più o meno attivi, più o meno in movimento – interagiscano per osmosi: un cambiamento di stato influenza lo stato del corpo accanto.
 
Davide
David Lynch, da molti anni sostenitore della meditazione trascendentale fatta conoscere negli anni ’60 dal guru indiano Maharishi Mahesh Yogi, dice che “ogni meditazione porta ad un livello superiore e così crescono le proprie capacità intellettive, la consapevolezza di sé, l’amore, le energie, la creatività e la pace, e la vita diventa migliore di volta in volta”. Qual è invece per te il compito della musica e cosa porta a crescere nell’individuo o nella collettività?
 
Zeno
I danni più grandi alla musica sono stati fatti da coloro che le hanno attribuito valori perentori – di elevazione, di felicità, di qualità, di intrattenimento, di catarsi, di conoscenza – in modo aprioristico: prima di e a prescindere da l’esperienza reale e soggettiva. Credo invece che il valore della musica sia esperienziale, non oggettivo, non replicabile, non vendibile, non mistificabile; tanto che o funziona per me nel momento in cui la ricevo oppure semplicemente non funziona. E non potranno essere chiacchiere accademiche, raccomandazioni amichevoli, titoli di giornali o superlativi assoluti ad influenzare la mia realtà percettiva.
È relativismo? Disfattismo? Pensiero debole? Può darsi, ma la straripante forza che l’arte può avere nella vita dell’uomo si offre agli atteggiamenti rabdomantici (spesi nella costante ricerca – spesso infruttuosa – dell’estasi del bello) anziché alle pretese dogmatiche.

Davide
Nuovi progetti per il futuro?

Zeno
Al momento sto lavorando a due colonne sonore per il cinema e ad una per il teatro. Da troppo tempo rimando inoltre il confronto con una forma di produzione solo musicale non estemporanea, a bocce ferme. Chissà che prima o poi non ce la faccia a fermarmi e a guardarmi allo specchio.

Davide
Grazie e à suivre..
 

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