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Intervista con Arabeski Rock

9 min read
 
Tra musiche e culture diverse il debutto della formazione romana: dal grande rock anni '70 alla world music, dalla psichedelia al rock-jazz, un lavoro di contaminazione tra Europa, Nord Africa e Medioriente
Il Viaggio: il disco d'esordio degli Arabeski Rock
 
Virtual Studio
è lieto di presentare:
 
IL VIAGGIO
 
…il debutto degli Arabeski Rock…
 
Virtual Studio 2012
9 brani, 46.30 minuti
 
Un grande progetto multiculturale, ancor prima che una rock band. Un punto di incontro tra tradizioni musicali occidentali e orientali, africane e italiane, mosso dallo spirito itinerante del viaggio, della crescita e della scoperta. Il viaggio, disco d'esordio degli Arabeski Rock, nasce da pulsioni musicali ma si apre subito al contatto con "l'altro da sè", comunicando un'esperienza di convivenza pacifica e formativa. La formazione romana guidata dal chitarrista Tiziano Novelli, pur avendo una recente costituzione ha mostrato subito una propensione alla collaborazione con musicisti stranieri, trovando in questo contatto una spinta decisiva per la composizione e il concerto.
 
"Il progetto Arabeski Rock – dichiara Novelli – nasce dalle suggestioni offerte dal film Lawrence d'Arabia e dalla meravigliosa musica scritta dal grande Maurice Jarre. Da qui il desiderio di realizzare una musica con sonorità e melodie “arabeggianti” che si conciliasse con la mia innata matrice rock.  
Con l'aiuto del bassista Claudio Gimmi abbiamo ricercato gli elementi giusti per creare un gruppo con spiccate caratterizzazioni etniche da un lato, e dall'altro comprendesse musicisti dal linguaggio efficace e moderno. Arabeski Rock è il risultato di una miscela di estrazioni culturali ed esperienze professionali diversificate".
Con Novelli e Gimmi completano la band il giovane batterista Gabriele Morcavallo e il percussionista egiziano Ashrad Saif, che offrono un elemento ritmico-percussivo ipnotico e vorticoso.  
L'ethno rock degli Arabeski si caratterizza per la vastità del linguaggio e l'ampiezza delle connessioni: i nove brani strumentali sprigionano ricordi di rock progressive e psichedelico, con riferimenti alla grande tradizione anni '60/'70 (Pink Floyd, Jimi Hendrix, Traffic, Frank Zappa etc.), al jazz-rock ma anche al blues desertico caro a Tinariwen, TerakaftTamikrest. Un rock transnazionale e multiculturale di cui gli Arabeski rock vanno fieri: "Collaborare con tutte queste ‘anime’ è uno scambio che arricchisce molto dal punto di vista musicale ma soprattutto umano. Il confronto è a volte anche difficile: non sempre è semplice accettare la “diversità”, ma lo sforzo porta a una grande soddisfazione proprio mentre suoniamo assieme, tutti con le proprie differenze ma uniti in unico obiettivo: la musica".
 
Info:
 
Arabeski Rock:
 
Virtual Studio:
 
Ufficio Stampa Synpress44:
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Arabeski Rock. Chi sono gli “Arabeski Rock”, come vi siete incontrati e come avete dato inizio al viaggio di questa nuova band e verso quali mete?
 
Arabeski Rock
Attualmente siamo: io,  Tiziano, Claudio, Gabriele, Arianna e Riccardo, ma il nostro è un gruppo metamorfico, che muta continuamente e si avvale della partecipazione di vari artisti, moltissimi mediorientali, del nord Africa ma anche occidentali come Karl Potter.
 
Davide
Non sono in molti a sapere che anche l’Italia ha avuto il suo “Lawrence d’Arabia” nel Comandante Diavolo, Amedeo Guillet… La storia e la personalità di Lawrence d’Arabia non hanno invece mai smesso di esercitare grande fascino. Perché vi hanno così conquistato il tenente colonnello Lawrence, Il film di David Lean e le musiche di Maurice Jarre?
 
Arabeski Rock
Quando vedi un film perfetto, con quelle ambientazioni magiche, i colori e la purezza del deserto, la regia nitida, potente e delicata al tempo stesso, la musica del grande Maurice Jarre, che mi ha folgorato e le interpretazioni magistrali di grandi attori come Peter O’Toole, Omar Sharif e Anthony Quinn, di cosa vogliamo parlare? Sono rimasto talmente affascinato  che tutto questo ha influenzato la mia musica . Infatti negli anni ’80 , uno dei primi brani che ho composto fu Movimento Solare, che ho voluto inserire nel disco “Il Viaggio”. Dal quel momento in poi l’oriente e le sonorità arabe mi sono rimaste nel cuore.
 
Davide
Da una parte la musica etnica, araba o arabeggiante (ma anche spagnoleggiante, come in “Locanda”, di una Spagna andalusa e moresca…), dall’altra il progressive; su quali dischi e artisti sentite di esservi maggiormente formati nel gusto e nello stile?
 
Arabeski Rock
Per mia  fortuna credo di aver vissuto il periodo musicale più bello, quello degli anni ’70.  Frank Zappa è stato sicuramente il mio idolo indiscusso insieme al grande Jimi Hendrix  ma anche tutti gli altri (Yes, King Crimson, Genesis, Jethro Tull, Santana, Colosseum etc.) hanno avuto  su di me una forte influenza. E la musica classica: i grandi compositori, come Mozart, Beethoven, Chopin e i precursori del rock, Stravinski, Prokofiev e Mussorgski.
 
Davide
I viaggi danno una grande apertura mentale: si esce dal cerchio dei pregiudizi del proprio Paese e non si è disposti a farsi carico di quelli stranieri; così scrisse  Montesquieu. Cosa vuol dire per voi “il viaggio”?
 
Arabeski Rock
Sono d’accordo con Montesquieu: per me il viaggio è conoscenza,  è un percorso di ricerca, di approfondimento dell’altro e del sé, non solo esteriore ma anche interiore, un’apertura, un allargamento del proprio io e dei propri confini mentali. Il Viaggio è un cammino introspettivo e di trasformazione, in definitiva un percorso dove gli ostacoli possono diventare opportunità di crescita. Il Viaggio è anche la possibilità di stupirsi  di sé, degli altri, del mondo.
 
Davide
Veniamo al nome che vi siete dati. L'arabesco serviva e serve per decorare le superfici perimetrali di palazzi e moschee: forme geometriche o fitoformi che trasmettono gradevoli sensazioni di serenità e bellezza. È ciò che volete anche voi trasmettere attraverso la vostra musica e il rock?
 
Arabeski Rock
Queste decorazioni sono anche considerate  la lingua dell'arte islamica e a noi piace, proprio come in un viaggio di conoscenza, unire i vari  stili, i caratteri, i colori e le varie culture in un linguaggio musicale che comunichi sì bellezza ma anche forza,  energia, speranza e condivisione.
 
Davide
Che significato hanno in copertina il deserto e  le rovine, l’uomo solo avvolto nella sua djellaba che di spalle vi si incammina?
 
Arabeski Rock
Le rovine della copertina sono la metafora di un mondo, quello di oggi, cha fra lotte e forti afflati di democrazia e libertà, sta però crollando, com'è giusto che crollino le molte iniquità e  le false verità che ci vengono propinate, i pregiudizi nei confronti di mondi altri, nei confronti di  culture diverse dalle nostre, e i vecchi schemi, un crollo e una distruzione che serve però a rinascere e a intraprendere il viaggio di ricostruzione che deve partire da dentro di noi, per poi manifestarsi nell'ambiente. Insomma, ripartire per costruire un mondo migliore, in cui tutti possano vivere decentemente, con umanità. L’uomo di spalle può essere ognuno di noi che ha voglia di iniziare questo viaggio.
 
Davide
Oltre agli strumenti elettrici più tipici del rock, in questo disco avete utilizzato svariati strumenti acustici etnici; quali e che tipo di intenzionalità avete nel mescolare queste differenti sonorità?
 
Arabeski Rock
Il liuto arabo è però elettrico, l’abbiamo usato perché vi confluiscono sia le sonorità più moderne che quelle più antiche, mentre la darbuka strumento tipico a percussione della tradizione araba ha una forza espressiva molto energica che ti immerge immediatamente in quel mondo. L ‘intenzione è quella di fondere sonorità e culture diverse  in un mondo dove la diversità a volte fa paura.
 
Davide
Siete al disco d’esordio in un’epoca in cui il disco sembra stia inesorabilmente scomparire. Dati della British Phonographic Industry, Regno Unito, nel primo trimestre di quest’anno, ci indicano che la musica digitale ha superato le vendite di quella su cd. Una svolta storica che ricorda quando gli e-book venduti su Amazon hanno sorpassato i libri cartacei. Cosa ne pensate?
 
Arabeski Rock
Per quanto internet  possa permettere una fruizione maggiore della musica, una sua diffusione più orizzontale e per tutti, un disco è come suggellare la nostra collaborazione con qualcosa di concreto e tangibile, non solo virtuale, che si possa toccare con mano e conservare nel tempo. 
 
Davide
Come vanno le cose a Roma dal vostro punto di vista sul tema integrazione e multicultura – intercultura?
 
Arabeski Rock
Purtroppo c’è ancora tanto pregiudizio e tanto sfruttamento, soprattutto nei confronti delle fasce più deboli come gli immigrati; certo ci sono anche storie di persone che hanno saputo e potuto integrarsi con successo.
 
Davide
I nordici hanno potuto fondare culture solo contro il loro ambiente. Ne hanno dedotto che l'esistenza umana s'opponga al mondo e che gli ostacoli naturali si vincano solo con la razionalità tecnica. L'universo dell'industrializzazione generalizzata, della crescita a ogni costo, dell'efficienza meccanica, del calcolo tecnologico, è un universo formatosi nel nord. Anche l'individualismo viene oggi da quel nord che, nonostante radure e foreste, ha dimenticato i valori organici della comunità, del clan, dell'onore e del disonore, anche della sensualità, tuttora valori-chiave nell'ambito mediterraneo. Da qui lo stereotipo dell'oriente mistico, arcaico e superstizioso… Così ha scritto Alain De Benoist. Cosa sono per voi il nord e il sud del mondo e come vorreste vederli idealmente, non solo musicalmente, conciliati (o riconciliati)?
 
Arabeski Rock
Dobbiamo abbandonare il concetto del conflitto. Costruire nel rispetto dell’ambiente e questo implica anche il rispetto dell’altro. L’ideogramma giapponese “crisi” significa anche “opportunità” e io l’ho sperimentato molto spesso: un ostacolo, un problema, può diventare un’opportunità per superare i propri limiti. Iniziamo a pensare di non armarci ma disarmarci, anche mentalmente, anche con le parole. Il SUD e il NORD  non li vedo distanti ma vicini, ognuno con le proprie peculiarità. Le differenze sono ricchezza, la cosa importante è non avere idee preconcette, abituarsi a pensare che è anche bello cambiare punto di vista. Se cambia il punto di vista, cambia la prospettiva. Perché, invece di costruire una centrale nucleare, non investiamo di più nelle energie riciclabili che non causano danni alla terra e alle persone? Ora si parla tanto di termovalorizzatori, in realtà lo stesso nome è un bluff, perché non scaturisce alcun valore da loro, bensì danni per la salute, soprattutto per l’anello più fragile, i bambini. Se invece di sottrarre sempre alla nostra terra qualcosa, gliela restituissimo, come è nell’antica cultura aborigena, che per ogni cosa che si prende si deve restituire qualcosa, forse potremmo lasciare un’eredità migliore della strage che stiamo facendo di boschi, foreste e natura.  Forse non ci sarebbe un’altra Fukushima. Forse non possiamo niente contro uno tsunami, ma sicuramente contro lo scoppio di una centrale nucleare si! Forse dovremmo imparare che la corsa dello sviluppo tecnologico intensivo va fermata e che per un mondo migliore, etico e diverso dobbiamo iniziare a pensare e impegnarci di più.  Viviamo tutti in questa meravigliosa terra, sospesa nell’universo e siamo tutti della stessa tribù: esseri umani, quindi dobbiamo capire che  è stupido agire contro noi stessi.
 
Davide
Farete dei concerti? Cosa c’è nel vostro immediato futuro?
 
Arabeski Rock
In pentola bollono tante cose…
 
Davide
Grazie e à suivre…

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