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Donne di Beirut, di Iman Humaydan Younes

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traduzione di Monica Ruocco
La Linea (Bologna, 2011), pag. 195, euro 15.00
 
Giornalista, scrittrice e sceneggiatrice e libanese, Iman Humaydan Younes ha scritto un romanzo, tradotto adesso in Italia e mirabilmente dalla giovane e piccina e coraggiosa bolognese La Linea col titolo "Donne di Beirut" acclamato quale opera, per esempio, con la quale l'autrice "descrive con spiccata sensibilità e intelligenza una Beirut distrutta dalla guerra". La trama è semplice, essenziale e spietata. Quatro donne durante la guerra civile libanese '75/'91 vivono nello stesso edificio della capitale. Durante una guerra che mette contro drusi, cristiani e musulmani. Regole che queste donne vogliono eliminare. Oltrepassando confini e divieti. In Italia, Repubblica ha parlato di "tenace sorellanza". Perché grazie a questa, appunto, sorellanza le donne protagoniste della vicenda vorrebbero eliminare la guerra. L'editore ha addirittura aperto la propria collana di narrativa, con questa magnifica invenzione. Grazie alla quale Younes di racconta di come Beirut viene spezzata in due frontoni, cristiani a est e musulmani a oveste. In un clima ostile, "una affettività pura anche in ragione di una prosa limpida ed aderente alla realtà che descrive ed ai sentimenti che evoca", ha scritto Castellari. Un testo importantissimo. Narrativa che contrasta e disconosce le logiche dell'intrattenimento. La guerra civile scoppiò a fine dominazione coloniale francesce. Con le comunità religiose che non si fidano una dell'altra, che lo Stato nascente mitiga introducendo un principio di forte confessionalismo. Condizione che forse porterà alla guerra intestina. Inizialmente combattuta tra palestinesi e cristiani. Poi rafforzata dall'intervento siriano, fino al '78. Prima della drammatica invasione operata dal massacratore israeliano. Fino alla nascita degli Hezbollah, le diatribe intensissime tra cristiani e infine l'approdo dell'Olp di Arafat. Un territorio esterno sul quale, evidentemente, israeliani e palestinesi esportarono i loro obiettivi e le loro ostilità.

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