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Sorso di notte potabile – Flaminia Cruciani

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ed. LietoColle 2008
 
Avevo ascoltato in varie circostanze frammentidel libro, letti dall’autrice, sempre colpita, dall’armonica scansione delverso, severa e costante, e ancor più dall’affascinante ricchezza lessicale, nellaquale coglievo l’eleganza formale del costrutto e del termine della più nobiletradizione. Notavo, nel frattempo, la naturalezza e la pertinenza nell’uso divocaboli poco comuni, l’assenza di retorica, l’empito dell’emozionesorvegliato.
L’impressione di una poesia di spessore èstata del tutto confermata dalla lettura personale dell’opera. È evidente che laformazione della Cruciani affonda in una solida cultura classica e nellaconoscenza dichiarata e diretta, rivelata in un ringraziamento finale, deimaggiori autori di ogni tempo.
Come confessa l’autrice, in quest’operafanno capolino molti nomi illustri da Dante, a Proust, a Yeats, per citarnequalcuno.
Una poesia, allora, che si dipana inampiezza, in senso lato, sia per l’uso assiduo di ipermetri sia perl’abbondante flusso di immagini e metafore, come di rado se ne leggono neigiorni nostri, da quando si è preferito il verso contratto e singhiozzante.  
Ogni tempo, di solito, sposa un suo canonepiù o meno condiviso, ed oggi è davvero insolito incontrare un’espressione cosìpiacevolmente gonfia, ciò che costituisce la grazia originale e seduttiva dellapoesia della Cruciani.
A tutta prima si nota appunto il verso abbondanteche occupa tutta la pagina, tanto esuberante per lunghezza da superare anche undoppio endecasillabo e accuratamente cadenzato in quel ritmo che non perde maila sua solennità: ritmo adeguato a cantare un mestissimo dolore: la morte di ungenitore.
L’intensità del sentimento espresso daiversi, ci tocca. L’autrice vorrebbe quasi inseguire il padre, inghiottitonell’aldilà, per non perderlo per sempre, per completare le coseinterrotte, dire le parole non dette. Ma su tutto balugina il turbamento difronte al mistero della morte, quasi un tentativo di svelarlo attraverso larivelazione che il padre ha ricevuto nell’atto di chiudere gli occhi eintraprendere la via del confino.
Ma tu l’hai vista la morte, oppure l’hovista solo io sul tuo volto?
La Cruciani è abilissima nell’analisi deisuoi stati d’animo e molte sono le sfumature del suo sentimento di cui bisognadare conto: dolore per la perdita e la separazione, rabbia e impotenza difronte all’evento, straniamento del cuore nei confronti di un fatto naturale,ma anche innaturalissimo nello stesso momento.
Tutto questo si concretizza in preciseimpossibili domande:
Perché attraverso lo specchio dei tuoiocchi non mi hai rivelato quell’attimo? / Non hai fatto sbirciare anche a mel’eterno? L’hai goduto da solo.
La raccolta, un monologo che si dilungaquasi a protrarre indefinitamente l’ultima stretta col padre e che fa assumereall’opera l’unitarietà del poemetto, si incentra, come si diceva, sul doloredella separazione, sullo sgomento della creatura di fronte all’inspiegabile sostanzadel sonno eterno, per la quale un corteo di poeti in armi ha perso inguerra i vocaboli per scolpire l’apocalisse, ma è in primo luogo un attod’amore, quello che si rivela questo libro.
Tu non invecchierai mai padre, non vedròmai le tue tempie imbiancarsi, le / deformazioni mostruose della vecchiaiainsultare il tuo corpo possente. Tu / rimarrai bello, hai portato la bellezzacon te nell’eternità.
Taluni eventi traumatici rimettono in giocole certezze esistenziali e ci inducono a meditare sul senso del passaggioterreno e sul ruolo delle gerarchie e delle priorità che regolano le sceltequotidiane. Accade anche alla nostra Flaminia che, attraverso gli impossibiliquesiti che pone al muro di frontiera dietro il quale è finita l’esistenza delpadre, ha bisogno di ridare un nuovo valore alla vita. In questo tentativo diricollocare il mondo, non può evitare il dubbio, come accade di solito dopodolori feroci.
Amata fede, io ho un dubbio.
E più avanti:
Ho percorsa tanta strada a rincorrere mestessa. Ho percorso tanta strada per / elidere il dubbio…la verità si èaddormentata per sempre.
Alla fine, proprio attraverso questi versi,si comprende il messaggio del libro che è lamento funebre, dichiarazioned’amore postuma, stupefazione di trovarsi a contatto col più difficile problemadella vita, ma è più di tutto una ricerca, uno sprofondamento in se stessa per rintracciare,dopo la personale tragedia, di nuovo un ancoraggio solido. Non a caso la parolaeternità, col suo contiguo eterno, torna di tanto in tanto aproporre il limite verso il quale l’autrice vorrebbe spingersi, ma naturalmentene resta al di fuori.
La Cruciani è cosciente del drammadell’essere umano, spinto dalle sue qualità intellettive verso l’alto, madestinato alla resa dell’inconoscibile, malgrado ciò si rende conto che deve apprendereil margine della saggezza o della follia che permettono di sopravvivere, se nonvuole soccombere.
Quasi con distacco Flaminia analizza i suoiruoli di compagna, di viaggiatrice… per carpirne il significato che poi devetrasferire in canoni più generali, per non perdersi, mantenersi salda nellarotta e ultimare i compiti che le toccano. La soluzione, tuttavia non sembra aportata di mano. La realtà si mostra squallida, la ragione incapace di trovarepunti di vero. Dall’introspezione emerge nella nudità che è tipica di ognicreatura.
Infelice la ragione che vuole sollevare laveste.
Altrove:
Talora incontro qualcuno che vuoleconvincermi del giorno, ma io so che mente perché la luce è un’allucinazione,allora gli volto le spalle.
La conclusione di cupo pessimismo èmalinconica. Nei limiti umani, non sono concepibili certezze, categorie eregole universali. Anche lo sforzo della Cruciani sembra, dunque, naufragare suivincoli imposti dalla contingenza, che chiude gli individui in una notteperpetua, ma ci resta un testo avvincente come un romanzo, intimo come undiario, emozionante come sa esserlo la poesia.

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