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Esperienze di Scrittura 5: In Fiera

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Esperienze di Scrittura 5: In Fiera
(ovvero, Quando si scrive per i ragazzi)

Bologna 13-16 Aprile 2005, 42° Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi

 

In Aprile, con la primavera e il fiorire dei sentimenti, arriva anche la Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi. Sbarca in città, a Bologna, e, come un circo, da vita al suo spettacolo.

Editor, scrittori ed illustratori si incontrano in quello che durante la seconda settimana del mese sembra essere il centro di gravità degli affari librari mondiali. 

La Fiera ospita Paesi di grande tradizione, come la Francia, da sempre in prima linea nella creazione e progettazione di libri per ragazzi, ed altri che si affacciano, nuovi e pieni di entusiasmo, sul mercato internazionale, si vedano, ad esempio, Cina o Korea.

Quest’anno gli espositori sono stati 1200, di cui 1100 provenienti da 63 Paesi esteri. Numeri che fanno girare ancora di più la testa se si pensa che solo in Italia vengono pubblicate circa 3000 novità all’anno per bambini e ragazzi.

L’impressione, gironzolando, più per piacere che per dovere tra gli stand, è che qualcosa si annidi tra le pieghe dei libri. Una domanda che fa da sfondo a tutto quello che si muove ed accade.

Cosa significa scrivere per i ragazzi?

E per fortuna, a questo punto, in mezzo a tutte le giravolte economiche e alle piroette fiduciarie, si incontrano gli autori. Gli autori di libri per ragazzi che sempre più spesso hanno idee ben precise e sicure su quanto essi fanno o producono. Scrivere per i più piccoli o per gli adolescenti è cosa differente dallo scrivere per adulti. I motivi? I più svariati.

Niente tenerezze, niente edulcorazioni, solo sincerità. E tanta esperienza.

Non è un caso che gli autori più amati siano proprio quelli i cui libri offrono uno sguardo onesto su ciò che sta accadendo.

Quello di scrivere per ragazzi è un mestiere complicato, di mediatore, di chiosatore. Occorre cercare di fare da volano per i grandi temi, e di mantenere una “leggerezza pesante” anche quando si deve affrontare un argomento spinoso.

Ma sarebbe un grave errore ritenere che si debba presentare qualcosa di sminuito, una parte di viaggio: già, perché l’idea che il ragazzo o il bambino non sia in grado di capire alcune cose è ormai superata, oltrepassata. Ed ecco che compaiono volumi che parlano di morte, adozione, guerra, ma in modo accessibile, comprensibile.

Si potrebbe affermare che la voce di certi libri per l’infanzia porterebbe felicemente anche gli adulti a comprendere fatti e storie, perché ciò che viene proposta è l’essenza stessa delle cose.

La volontà è quella di non censurare, non depennare ciò che è scomodo o alternativo, ma la concezione di fondo è che si debba parlare di più, mostrare di più, per dare gli argomenti per capire.

Ed ecco che a vincere il Bologna Ragazzi Award, per la sezione Non Fiction, è il bel testo di Ange Zhang, pubblicato dalla casa editrice canadese Groundwood Books, “Red Land Yellow River”. Un libro sulla Rivoluzione Culturale di Mao e sui suoi effetti sulla vita dell’autore appena adolescente. Un albo illustrato che mostra la fatica delle campagne, il dolore della perdita, in maniera sincera, priva di intendimenti politici, ma solo con l’intento di fondo di mostrare ciò che è accaduto così come l’autore lo ha vissuto.

In questa linea anche il riconoscimento, con la mostra a lei dedicata, a Rosellina Archinto. La grande editor de “La Coccinella Edizioni”. La storica casa editrice che ha cominciato negli anni Settanta a creare libri per bambini. Libri coraggiosi, diversi, che mostravano tipi e illustrazioni meno zuccherini, forse anche cattivi, ma sempre e comunque veri.

E non è un caso che Andersen, in questa occasione, sia stato ricordato e celebrato da più parti, con la sua inquietudine e il suo incubo che pervade il lettore al primo contatto con il testo.

In sostanza, ad oggi, è proprio quel velo di finzione che è pronto a cadere, quello sguardo disneyano sulla realtà.

Ma attenzione, non significa che non si debbano fare libri divertenti. Il patto che l’autore coscienzioso stipula con i suoi lettori è una promessa di essere quanto più originale nel momento della scrittura. Può essere ironico, divertente, sagace, ma non in maniera infantilizzante, non in maniera avvilente, ricordando che l’ironia, il divertimento e la sagacia possono essere compresi anche dai più piccoli. Insomma, è ora di chiudere la parentesi entro cui sta il ragazzo inteso come colui che non può intendere. Il segreto è trovare la sintassi adatta.

In questo senso anche la presentazione del volume di Ferdinando Albertazzi, “Il Correttore di Destini”, ha rappresentato un importante punto di rottura con una tradizione letteraria ormai superata. Il romanzo, un noir ben orchestrato, mette in scena una serie efferata di crimini ed omicidi che si svolgono proprio alla Fiera del Libro per Ragazzi. Un curioso caso di metariflessione, che propone di pensare a quello che si offre da leggere, al prodotto, il libro per ragazzi, che non può davvero essere reso merce scambiabile e solo commerciabile. Occorre meditare su quello che si edita e su ciò che si propone. Insieme ad Albertazzi e al libro si riflette sui rischi di un’editoria che pretende di essere pedagogica e salvifica.

Ma altre sono state le novità, tra le ben 1300 proposte da tutte le case editrici del mondo, che spingono verso la possibilità di fare libri belli, che si impegnano ad essere stimolanti e non soltanto televisivi. Due esempi: “Brutto + Bello” di Koch della Topipittori, un mostro e un bambino vicini di sogni; una storia sulla attrattiva della paura e sull’amicizia e “Come te!” per Bohem. Un modo per scoprire, guidati dalla penna dell’autore, Stefan Gemmel, che è unendo le forze, nella diversità che diviene amicizia solidale, che si possono oltrepassare i propri limiti.

Insomma, “alla fine della Fiera”, un osservatore attento potrebbe scoprire che scrivere per bambini e ragazzi, in realtà, è un compito difficile ed una responsabilità di contenuti ed idee.

Si riscopre qualcosa che Bianca Pitzorno, in “Storia delle mie Storie”, sosteneva già qualche anno fa: “Chi scrive per i bambini dovrebbe prima di tutto conoscerli e, possibilmente, stare dalla loro parte. Anche se racconta di castori o di vecchi astronauti, o di maghi o di formiche”

 

Elisa Rocchi

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