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Terra Rossa- parte quarta

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Terra Rossa- parte quarta


Qualcosa da qualche altra parte – VI
Il castello ferve di attività insolite la sera, piccole lente demoniache possessioni – che gli uomini son peggio del diavolo, se ci si mettono. Non manca a nessuno un po’ di compagnia. Cimaron nel suo letto a due piazze, con due giovani biondine che potrebbero essere sue figlie, ma nessuno dei tre sembra preoccuparsene. Scariet ha scelto una delle ultime guardie reclutate, e ora sono in una delle stanze del pianterreno, vicino al passaggio principale, la nipotina si sente eccitata dalla vicinanza degli altri. Lei è sopra, come al solito. Lui steso sul terreno non prova nemmeno a lamentarsi delle pietruzze che gli si piantano nella schiena, delle irregolarità nel pavimento che gli rendono una botta per ogni salto di Scariet.
E nel castello ce n’è veramente per tutti i gusti.
Un ragazzo sta passando per la sala. Forse è il figlio di un mercante accecato dalla potenza di Cimaron, che si è venuto a unire alle guardie, che vuole vivere, combattere e morire per quel simbolo di ciò che lui non ha. Questo ragazzino e’ un piccolo essere curioso, ha lo sguardo di un bambino, la stessa meraviglia di Kim quando vagava per le città straniere. Ciò che lo inquieta è che si sente straniero in questo castello, centro del proprio regno. Com’è possibile?
– Ehi, giovanotto!
Il ragazzino si gira, c’è una coppia di trentenni che si avvicina a lui.
– Dite a me, signora?
– Sì, dico a te. Io e mio marito ti abbiamo notato ieri sera, e oggi ti abbiamo osservato per diverso tempo. Abbiamo un’idea. Vogliamo proporti un’esperienza.
– Di che genere, signora?
– Vorresti venire a letto con noi?
Il ragazzino ha una sensazione come di un ingranaggio fuori asse che gratta contro un’altro.
– Voi, signora?
– Noi, già. Io e mio marito. Vorremmo avere questo tipo di incontro. Niente di violento, o pericoloso. Solo un incontro a tre.
– Mi piacerebbe onorarla, signora, ma io sono vergine.
– Oh, bene, e con questo? – risponde senza nessuna meraviglia la dama.
Raymond sospira, pensa qualche istante e parla.
– Vede, signora, io sono uno che quando ha a che fare con qualcosa di nuovo comincia leggendo il manuale delle regole. Poi, dopo, c’è tutto il tempo di cambiarle e di innovarle: anzi, dopo sono ben contento di dedicarmi ai cambiamenti e alle sperimentazioni. Ma all’inizio voglio conoscere le regole, è una specie di rispetto. Sono disponibile a fare qualsiasi cosa, ma prima di tutto vorrei fare l’amore dolcemente e intimamente con una ragazza. O con una donna – e guardò sorridendo la dama. – Oltretutto la bisessualità non si può inventare. Intendo dire, è un fatto anche fisico. Avendo già baciato ragazze, l’idea di baciare un uomo non è così lontana, così improponibile: mi basterebbe trovare un uomo che mi piaccia davvero, che m’ispiri delicatezza, dolcezza. Ma non avendo mai fatto sesso con una donna, non vedo proprio come potrei farlo con un uomo: mi manca la confidenza con la cosa, capite?
Non c’è traccia di comprensione o di risposta sulle facce dei due, perciò Raymond si defila, continuando a passeggiare per il castello.
Intanto le luci delle torce appese continuano ad essere rosse come le facce dei demoni, c’è un’aria strana, tutto questo fermento, tutto questo potere improvviso, fa prendere la mano. Ma è piacevole. Questa zona snobbata da tempo è ora al centro dell’attenzione dell’intero continente, è una sensazione di importanza che dà più sapore alla vita. E’ tutto come un’infinita festa, non c’è mai silenzio completo, sempre gente che si muove, sempre qualcuno che muove quest’inferno, un altro giro, un’altra botta, qualcuno pagherà mai per questo?

Il primo aiuto
Quando si risveglio’, era in una tenda. Deserto. Dune. Sabbia Rossa. Grande Strada. Svenuta. Tenda?
Era una piccola tenda, giusto per un letto e un tavolino con medicamenti. Si alzo’ e si senti’ incredibilmente debole. A quattro zampe, per evitare di cadere, si affaccio’ dalla tenda.
Era in un piccolo accampamento, in un posto sconosciuto. Nessuna traccia della Terra Rossa, anche se il caldo faceva capire che non poteva essere lontana. Altre piccole tende erano piazzate in giro, quasi tutte – come la sua – situata all’ombra timida di alberelli tutt’altro che verdeggianti. Ma era uno sforzo da apprezzare.
Uomini e donne giravano per l’accampamento. Uno di loro la vide e si avvicino’ sorridente.
– Buongiorno. Dormito bene?
– Dove sono? – rispose Filine.
– Hmm… un vero e proprio nome questo accampamento non ce l’ha. Ci troviamo a poche miglia a Nord della Terra
Rossa. Qui portiamo i "recuperati".
– "Recuperati"? Dal deserto?
– Esattamente. Alcuni dei nostri uomini tengono d’occhio le prime miglia del deserto per vedere se qualcuno sia agli sgoccioli… come te del resto – aggiunse divertito. – E poi li portiamo qui. Diciamo che siamo una specie di primo aiuto.
Tutto Filine si sarebbe aspettato oltre la Terra Rossa meno che un drappello di uomini e donne con l’incarico di soccorrere e curare i feriti del deserto.
– Ma per chi lavorate?
– Per nessuno. Ora, per favore, rientra in tenda e sdraiati sul letto. Non hai subito alcuna lesione gravi, sei solo molto stanca e disidratata. Devi riposare.
– No, non posso…
– Si, puoi – la interruppe l’uomo.
– No, davvero…
– Senti. Qualunque sia il motivo che spinge una ragazza come te ad attraversare da sola la Terra Rossa, deve essere una cosa importante. Questo lo capisco da me, non c’e’ bisogno che tu me lo spieghi o che tu mi dica nulla. Ma se adesso non riposi ancora un po’, crollerai prima di aver fatto cento passi. Quindi comunque non servirebbe a niente. Percio’, riposati ancora un poco.
Non riusci’ a rispondergli nulla. Aveva ragione, e basta. Questo sconosciuto che l’aveva aiutata aveva ragione, e basta.
Riusci a dire solo: – Grazie.
Poi torno a dormire.

Si risveglio’ di nuovo che era sera. Ricordava vagamente che qualcuno l’aveva svegliata varie volte per farla bere. Ora stava un po’ meglio e sentiva fame. Si affaccio’ dalla tenda.
Dopo qualche momento, una ragazza la vide e si avvicino’ con una pentola e una ciotola.
– Salve. Stai meglio?
– Si’ – rispose Filine – ho un po’ fame.
– Si’, immaginavo. Ora ti do’ qualcosa. Tieni la ciotola.
La ragazza verso’ nella ciotola un po’ di brodo con piccoli pezzi di qualcosa che poteva essere pane, o formaggio, o entrambe le cose. Filine comincio’ a sorseggiare. Mentre pensava, le venne in mente che forse questi uomini avrebbero voluto essere pagati.
– Non posso pagarvi per questo aiuto. – chiese.
La ragazza sbuffo’.
– Non ti chiediamo niente. I soldi sono sempre ben accetti, ma curiamo anche chi non ne ha.
– L’ho gia’ chiesto a un altro, ma non mi ha dato risposta. Per chi lavorate?
– Per nessuno.
– Come e’ possibile? Ho sentito che a Nord molte cose stanno cambiando.
– Molte cose stanno cambiando – inizio la ragazza sedendosi accanto a lei – e molte altre non sono cambiate. Noi siamo gente di qui, vicino al deserto. Da secoli noi siamo i primi che soccorrono i viaggiatori del deserto, da prima ancora che esistesse la Grande Strada Rossa. Lo facciamo perche’ e’ giusto farlo, e basta. Non importa cosa succede nel resto del mondo, non importano le guerre, i conflitti. Finche’ ci lasceranno qui, noi saremo il primo aiuto di quelli che escono dal deserto. E saremo contenti di esserlo.
Era veramente difficile credere a una cosa simile. Nel civilizzato Sud del continente, all’uscita del deserto nessuno sorvegliava le ultime miglia. Se qualcuno riusciva ad arrivare fino al chiosco, poteva avere aiuto – a pagamento. Al massimo potevano anticiparti una borraccia d’acqua, niente di piu’.
E qui, nel paese "nemico", Filine era stata salvata e curata da persone che lo facevano perche’ "era giusto" farlo, e basta. Era una cosa che non si sarebbe mai aspettata. Era una cosa molto bella.
Si alzo’. Non poteva farsi distrarre troppo a lungo dal suo viaggio.
– Per caso, e’ passato di qui un uomo abbastanza alto, snello, con un caschetto di capelli biondo, viaggiava da solo?
– No, qui al primo aiuto non e’ passato nessuno come quello che cerchi tu.
– So che era davanti a me. Deve essere uscito dal deserto qualche giorno prima. Chi puo’ saperlo?
– Gli uomini che tengono d’occhio le prime miglia. Qualcuno lo trovi in quella tenda laggiu’.
– Ti ringrazio. E… mi dispiace davvero non poterti dare qualcosa. Sono completamente senza soldi.
– Va benissimo cosi’.
– E grazie ancora.
– Di nulla. Ma hai intenzione di partire subito?
– Devo.
– Non sei ancora in forma.
– Lo so. Ma ho fretta.
– Allora buona fortuna.
– Buona fortuna anche a voi. E tante benedizioni per quello che fate. Arrivederci.
– Arrivederci.
Filine si diresse alla tenda degli osservatori. Nessuno aveva visto passare qualcuno corrispondente alla descrizione di Rejtiel negli ultimi giorni. L’unica spiegazione possibile era che Rejtiel avesse guadagnato ulteriore vantaggio durante l’attraversamento del deserto. Tuttavia, qui in giro non c’erano cavalli a disposizione, per cui probabilmente anche lui avrebbe dovuto proseguire a piedi.
Non c’era un momento da perdere. S’incammino’ verso Nord.

Alessandro Zanardi (continua)

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