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Intervista con i Wild Boars

8 min read
 
THEWILD BOARS – “A BOTTLE OR A GUN” – un album tra country, blues, roots eSouthern rock, in uscita a Novembre 2010 su Honeychile, music!, sub-etichettadi New Model Label dedicata a musiche rigorosamente suonate! DistribuzioneAudioglobe e in tutti gli store digitali.
Unaband che nasce dall’incontro di tre diverse menti, unite dalla passione per lamusica Americana, con la A maiuscola, nelle sue più diverse forme, dal countryal blues, bluegrass, Irish folk, southern e classic rock. L’incontro tra i duecantanti, l’inglese Andy Penington e il bluesman romano Stefano Raggi è nato alBottleneck Studio di Torino, e, dopo avere collaborato nei rispettivi progettisolisti, hanno deciso di unire le forze con il produttore e chitarrista SimoneUbezio, dando vita a questa nuova formazione.
Lavarietà di “A Bottle Or A Gun” si ritrova anche nei testi, intimisti e fruttodi storie personali quelli di Stefano Raggi, come “Your Train” e “Do I HaveTo?”, racconti di storie finite e lontananza, mentre Andy Penington affrontatemi differenti, e un esempio è “Vigilante”, moderna murder ballad riferita aifatti di cronaca nera e a come questi sono spettacolarizzati dai media o “OutOf Luck”, il racconto di una giornata di un ragazzo chiamato alle armi, unapresa di posizione contro ogni guerra raccontata dalla prospettiva di chi ècostretto a partecipare a un “gioco” che non vuole.
L’amoreper la tradizione americana nasce da lontano, la prima influenza di Andyinfatti è stato il padre, suonatore di banjo in gruppi bluegrass inInghilterra, sempre un’influenza familiare è stata quella di Simone Ubezio,cresciuto a pane, blues e west coast e a “causa” del padre,chitarrista e cantante degli “Ossidiana”, storica band country rocktorinese in auge negli anni ’70. Diversa invece la storia di StefanoRaggi, che riassume così la sua passione musicale “Il caso mi ha fattoincontrare il blues e sono rimasto folgorato, mio fratello mi ha fattoconoscere il country e sono rimasto elettrizzato, la sfortuna mi ha fattonascere in città, ma io ho rimediato“.
IWild Boars si sono esibiti in Germania e Svizzera, raccogliendo notevoliconsensi e ora si apprestano a presentare la loro musica anche al pubblicoitaliano.
Formazione:
Andy Penington -vocals/acoustic guitar/banjo/mandolin
Stefano Raggi -vocals/electric guitar/dobro/harmonica
Roberto Zisa -lead guitar 
Maurizio Spandre -piano/accordion/backing vocals
SimoneUbezio – bass guitar/backingvocals  
Gianmaria Pepi –drums
 
LINK:
 
New Model Label di GovindKhurana
 
 
Davide
CiaoWild Boars. Torino ha una sua lunga tradizione di musicisti amanti del countryand western tra vari sviluppi e filoni, dal bluegrass al southern rock passandoper il blues… Ci sono molte valide band e molti bravi solisti torinesi, e anchequalche locale, come il Renegade, completamente dedicati al genere. Un bisognodi “campagna” e praterie, di vita all’aria aperta e di tutta un’altracontestualizzazione non solo geografica e ambientale, ma altresì storica etradizionale (Old Time Music), nato per contrasto alla claustrofobica econtingente metropoli industriale o a cosa? Perché la scelta di un generemusicale comunque altro e lontano da qui?
 
WildBoars
Simone:Il mio è un vizio di famiglia: mio padre era chitarristacantante degli Ossidiana (Country rock band degli anni ’70) ed io, prima dilavorare a questo progetto, facevo parte dei Voodoo Lake (southern rock band),con i quali ho registrato 2 dischi.
Andy:Anch’io devo molte delle mie influenze musicali a mio padre,che suonava il banjo in diversi gruppi folk e bluegrass nel Regno Unito. Poi,per quanto mi riguarda non è un genere così lontano, visto che la musicatradizionale irlandese/britannica ha contribuito non poco allo sviluppo dellamusica country (insieme ad altri generi, ovviamente). Comunque, per me non èuna questione di un bisogno di “campagna”; mi piace più che altro come alcunidei migliori esponenti del genere comunicano le loro sensazioni in modo moltosemplice e diretto, e sono sensazioni in cui ci possiamo identificare un po’tutti. Per esempio, credo che “I’m So Lonesome I Could Cry” di HankWilliams sia un sentimento che possiamo capire tutti, non importa se siamodell’Alabama, o di New York, Londra, Torino……
Stefano:l’ho scelto perché è il mio genere.
 
Davide
Megliouna bottiglia o un fucile, berci sopra o combattere, o entrambe le cose?
 
Wild Boars
Simone:Spero, sempre, una buona bottiglia, magari per brindare a un “colpo”risparmiato…
Andy: Inun certo senso bisogna combattere tutti giorni…ma con una buona bottiglia siriesce a mettere tutti d’accordo….
Stefano:entrambe le cose.
 
Davide
Nei vostri testi cantatecanzoni in cui la gente comune può rispecchiarsi, ma la scelta della linguainglese non riduce in Italia questa possibilità?
 
Wild Boars
Andy:Può darsi, ma è la mia madrelingua, quindi ovviamente miviene molto più naturale scrivere testi in inglese. Credo anche che chi siaappassionato di blues e/o country riesca a capire almeno le sensazioni o leatmosfere che vogliamo comunicare. 
Stefano:non è un mio problema.
 
Davide
Lamusica country, come anche nel vostro caso, tende ad essere strettamente legata(in modo inseparabile) agli strumenti musicali, che sono soprattutto a corda,pizzicata o sfregata (prevalentemente il violino). Perché secondo voi, essendostata anche una vostra scelta, fisarmonica e ovviamente la batteria a parte? 
 
WildBoars
Andy:non so se ho capito bene la domanda, ma credo sia legato al fatto che la musicacountry è una forma di musica tradizionale, popolare e spesso da ballo. Forseil pizzicare, lo strimpellare e lo sfregare in qualche modo servivano (eservono tuttora) a creare la giusta energia per una bella serata danzante!
Stefano:la musica country l’ho trovata già così, mi adeguo.
 
Davide
Lamusica ha da sempre avuto una funzione in un certo senso “curativa”,stimolante  o consolatoria, dell’animo sia individuale, sia sociale. In certicasi addirittura la musica è stata considerata uno strumento curativo dellemalattie:  per esempio nella tradizione musicale georgiana delle Iavnana,la musica, una ninna nanna, veniva usata come strumento curativo per guarirebambini malati, era indirizzata  agli spiriti i quali, secondo le credenzepopolari, si impossessavano delle persone colpite da malattie come vaiolo,morbillo o scarlattina. Il didgeridoo in Australia, appoggiato sulle partimalate, aveva scopi nondimeno creduti curativi. A  Londra alcuni espertidell’Istituto di Neurologia si sono trovati alle prese con un paziente chesoffriva di terribili attacchi epilettici e non aveva reagito in modo marcatoné a sette diverse terapie a base dei più avanzati farmaci e nemmeno ad unintervento chirurgico al cervello, ma solo alla musica di Mozart. Insomma,tornando però all’animo individuale e alla società, cosa vi piacerebbe curarecon la vostra musica?
 
WildBoars
Simone:Innanzitutto me stesso! Non c’è nulla che mi carichi come suonare! Se poiqualcun altro trova giovamento ascoltando la nostra musica, ben venga!
Andy:Mi ricordo come quando ero (più!) giovane, alcuni musicisti/gruppi/cantanti mifacevano venire i brividi quando li ascoltavo. Mi facevano venire voglia diimparare a suonare, di scrivere canzoni, e a volte mi aiutavano a superarealcuni momenti difficili della mia vita….se anche una sola persona dovesseprovare le stesse sensazioni ascoltando un nostro brano, per me sarebbe unagrandissima vittoria.
 
Davide
Perché”cinghiali”? Facendo inoltre chiaro riferimento alla musica americana, perchéWild Boars e non piuttosto Razorback, termine più americano per cinghiale? Unmodo sottile di sottolineare che in fondo la vostra provenienza è dall’Europa?
 
WildBoars
Stefano.È stato un caso. Quando lavoravo come muratore il mio capo michiamava cinghiale e cosi ho chiamato la mia prima canzone. Wild boarprobabilmente perché influenzato dal telefilm “The Dukes of Hazzard” (il localedi Boss Hogg si chiamava Boar’s Nest).
 
Davide
Unafacezia… Unire country e blues, il bianco al nero, in una città come Torino…Juventus o Toro?
 
WildBoars
Simone:Juventus….Del Piero dipendente. Ma la cosa curiosa è che sono nato in uncondominio chiamato “vecchio cuore granata”, nato per ospitare i giocatori deltoro; sono cresciuto al fianco di Claudio Sala e Terraneo!
Andy:Tra la Juve e il Toro, preferisco il Tottenham (Come On YouSpurs!!!!)!
Stefano:Daaroma
 
Davide
Via,torniamo a cose più serie… Il disco uscirà a novembre. Cos’è previsto perpromuoverlo? Ci sono già delle date per venirvi ad ascoltare dal vivo?
 
WildBoars
Andy:Stiamo organizzando la presentazione del disco a Torino per la prima metà didicembre. A breve confermeremo la data e il luogo…. poi stiamo lavorando perpoter girare un po’ il nord Italia e nel 2011 anche all’estero.
 
Davide
Andretenegli Usa?
 
WildBoars
Andy:Sarebbe un sogno, ma c’è sempre un po’ la paura di provare avendere il ghiaccio agli eschimesi…vediamo!
Stefano:quanto costa il biglietto?
 
Davide
DisseCharlie Parker: la musica è la tua propria esperienza, i tuoi pensieri, latua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento. Chetipo di esperienza avete già vissuto con la vostra musica e quale altra idealevi piacerebbe fare in futuro?
 
WildBoars
Simone:Non c’è nulla che riesca a farti provare emozioni intense come la musica,soprattutto quando col gruppo riesci a suonare con una tale sinergia dasentirti “eccitato”! Incroci lo sguardo dei tuoi compagni e ti rendi conto chesta succedendo qualcosa d’intimo e sovrannaturale… E a quel punto anche ilpubblico se ne rende conto ed entra a far parte di questa “orgia” musicale!
Andy:Sono d’accordo con Charlie, tendo a scrivere canzoni neimomenti più intensi, e spesso più negativi, della mia vita. Se avessi una vitatranquilla e senza problemi non scriverei mai nulla….la cosa più bella èquando una mia idea iniziale comincia a prendere forma in sala prova, suonandocon gli altri….ci si sente benissimo quando ti rendi conto che sei riuscito atrasformare quell’esperienza negativa in un’energia positiva. Per il futuro,spero di poter sempre fare così.
Stefano:Simone.. perché non mi avete mai invitato?
 
Davide
Graziee in bocca al buon lupo!

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