KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

On…

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On…

Augh, un’altra giornata incominciava. Jack si alzò e si diresse verso il bagno. Si sentiva ancora stanco, come se il programma di ricarica si fosse di nuovo guastato. Pfui, quel dannato arnese non ne voleva proprio sapere di funzionare come si deve, quella era la volta buona che se ne sbarazzava definitivamente. Fissava lo specchio mentre con la mano ondeggiava a scatti il capo. Ma guarda come diavolo era ridotto, eppure avrebbe dovuto durare almeno cinque anni… e i capelli, che disastro, avrebbe dovuto farsi un innesto, non poteva continuare ad andare in giro in quelle condizioni. E no, era inutile girarci intorno, ormai stava diventando vecchio, prima o poi si sarebbe visto soffiare il posto dai nuovi modelli. Pivelli. Sessantacinque anni di onorata carriera buttati nel cesso. "Il progresso prima di tutto". -Sapete dove potete ficcarvelo il vostro benedetto progresso!- sibilò Jack. E no, era proprio stanco, tutta colpa di quel dannato cimelio preneuronico. Non c’era altro motivo per quel malumore. Comunque quella stessa mattina avrebbe fatto meglio a recarsi RBC per un check up completo. E già era proprio tanto stanco. Lasciò il bagno. Entrò in una stanza più grande illuminata a giorno dalle luci. -Canale otto!-bisbigliò. Il suo vecchio Sony 30 Laser rispose all’invito. -Continuano al secondo livello gli scontri contro i ribelli!- era Kelly Brodkman, "la voce più sexi del mondo", a parlare -le operazioni risultano particolarmente ostiche a causa dell’aiuto prestato ai dissidenti da parte di di alcuni RG300, com…-. -Spegni!- Jack prese dalla credenza alcune compresse di novozina che ingoiò -sempre le solite palle, ma che gli ci vorrà poi a far fuori quattro omiciattoli-. Era inutile però perdere tempo in pedestri conclusioni, non erano quelli affari suoi. Erano altri i compiti a cui era stato assegnato, che lasciasse che se ne occupasse chi era stto programmato per questo. -Apriti-. la porta di uscita si aprì. Non aveva voglia di predere il transporter, meglio la tranquilla e sicura realtà, piuttosto di quella affollata trappola mortale della virtuality. In quel periodo il rischio di incidenti era troppo alto, non aveva certo voglia di fare la fine di Jimmy. Poveretto, formattato da un virus, a cui forse nessuno aveva detto che l’autorità aveva lanciato un messaggio in cui si negava che ce ne fossero ancora nella rete telematica.

Appena arrivò al pian terreno, Jack notò che fuori c’era una gran confusione. Era successo qualcosa. La folla si guardava sbigottita. -Ma com’è possibile?-.-Hai visto che roba!-.-Ha avuto quello che si meritava-. -Ma cosa ci faceva qui, al quarto livello!-. Tutti cercavano di carpire qualche informazione, qualcuno si lasciava andare ai soliti commenti scemi. Non mancavano poi quelli che si lagnavano e per cui ogni occasione era buone per reclamare che qualcuno pagasse per quello spiacevole contrattempo. Jack cercò di vedere cosa fosse successo facendosi largo con le braccia. Due P38 stavano chiedendo di mantenere la calma e di allontanarsi. Jack approfittò di un varco riuscendo ad avvicinarsi quel tanto che bastava per poter vedere. Il suo stupore fu immenso appena lo vide. Non ne aveva mai visto uno dal vero. In photoplane era tutta un’altra cosa. Rimase esterefatto da quella visione. Osservò i capelli, il loro colore era lucido, anzi brillante… e la pelle! Era tutto così… così… come si poteva spiegare, ecco, trovato: era tutto così reale, vivo. Jack guardò allora i propri arti, le proprie mani, con le dita tastò le sue fredde guance. Per la prima volta si sentì falso! Osservò ancora quell’essere sdraiato a terra immobile, privo di vita. Eppure Jack provò invidia. In quel momento avrebbe voluto essere lì, supino, al suo posto. Avrebbe tanto voluto essere quell’uomo.

…Off

Michele Brustia 1995

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